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Autore: KuromiAkira    16/12/2013    1 recensioni
Ho sempre voluto essere come il protagonista, Edwin.
Nobile e fiero, tanto coraggioso da non farsi fermare da nulla, tanto forte da riuscire a proteggere le persone a lui care, proteggerle davvero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elliot Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Come Edgar ed Edwin
Fandom: Pandora Hearts
Personaggi: Elliot Nightray, nominato Leo Baskerville
Genere: introspettivo, malinconico, sentimentale
Rating: giallo
Avvertimenti: spoiler! capitolo 59
Note: Ah, quanto tempo non iniziavo con la tabellina...
Bene, non credevo avrei mai scritto su Pandora Hearts. Per quanto adori questo manga, non mi era mai venuta ispirazione su quest'opera prima d'ora.
Seguo questo manga da quando è uscito in Italia, anche se poi mi sono fiondata sulle scan, e non seguo nemmeno molto il fandom, per questo temo che qualcuno abbia già scritto qualcosa del genere... è la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo il capitolo 59, ma magari non è una cosa poi così originale eh XD In un certo senso, ho voluto raccontare il ragionamento che, secondo me, ha poi portato Elliot a dire a Leo 'mi dispiace', anche se il motivo sembra scontato.






Chi sacrifica la propria vita per gli altri è solo un egoista.
Morire per la felicità altrui, accogliere con gioia la morte... tutte sciocchezze.
Come si può credere che la propria morte possa portare la felicità delle persone a cui si vuole bene?
Solo un codardo, solo un debole può pensarlo. Il sacrificio è solo una scusa per non ammettere che non si è forti abbastanza per proteggere tutti, anche se stessi.
Sono sempre stato convinto di questo io, Elliot Nightray, ultimogenito della nobile casata Nightray.
Ricordo il giorno in cui ho letto la scena della morte di Edgar del libro Holy Knight.
Amo quel racconto, ma ho sempre trovato irritante il personaggio del servitore. Quella volta, poi, provai una tale rabbia che scaraventai il libro dall'altra parte della stanza... davvero, quella scena fu la goccia che fece traboccare il vaso!
Poi il mio servitore, che stava leggendo seduto vicino alla finestra, sospirò, si alzò con apparente calma, raccolse il libro e me lo rilanciò indietro, mirando accuratamente alla mia testa... ma questo è un altro discorso!
Quel giorno fu proprio lui, Leo, a dirmi che, in fondo, anche la vita era una storia, uno strano e contorto racconto e che nessuno può prevedere in quali situazioni ci si sarebbe trovati ad affrontare in futuro.
Non compresi bene il senso quelle parole e, a dire il vero, mi infastidirono talmente tanto che scelsi di ignorarle, ma ricordo che giurai a me stesso che, nella mia storia, io non sarei mai stato come Edgar.
Ho sempre voluto essere come il protagonista, Edwin.
Nobile e fiero, tanto coraggioso da non farsi fermare da nulla, tanto forte da riuscire a proteggere le persone a lui care, proteggerle davvero.
Sì, avrei fatto esattamente come lui.
Eppure in questo momento, in un certo senso, inizio a comprendere sia i sentimenti di Edgar, sia le parole di Leo.
Ci sono davvero situazioni in cui devi decidere tra la tua vita e quella degli altri, e una risposta esclude per forza l'altra.
Quando 'il nemico' è un entità impossibile da sconfiggere con la sola forza, quando a legarti a lui è un contratto fatale, inscindibile se non con la morte, capisci che non sempre sarai in grado di proteggere davvero tutti.
E tra te stesso e gli altri... cosa si può scegliere?
Mi viene da ridere... è questo il mio ruolo nella storia, allora? Sarei diventato l'Edgar della situazione?
Ma la mia scelta non deriva dalla felicità altrui. Quale felicità? So benissimo che la mia morte non renderà felice nessuno. No, alla fine continuo a non condividere i pensieri del personaggio che tanto ho odiato.
È l'orgoglio.
Se continuo a vivere, molte altre persone moriranno, tra cui Oz Vessalius; io non voglio che proprio uno come lui venga ferito a causa della mia debolezza. Sarebbe umiliante.
Se continuo a vivere, finirò persino col dimenticare tutto ciò che ho fatto, e non sono così pusillanime da scappare in questo modo.
Se continuo a vivere, la mia esistenza sarà controllata da un chain ed è la cosa peggiore che possa accadermi. Vivere nell'ombra di un essere del genere sarebbe una vergogna. A questo punto, è davvero meglio morire.
Proprio perché sono Elliot Nightray, ultimogenito della nobile casata Nightray, e sono fiero di ciò che sono.
Di ciò che sono io. Non lascerò che un chain manovri il mio corpo.
Certo, se fosse possibile, vorrei vivere con la consapevolezza di aver ucciso in passato, senza dimenticare la mia colpa, la mia paura e quella delle mie vittime. Se fosse possibile, vorrei rimediare a tutto questo.
Non è possibile.
Ho dovuto fare una scelta e, siccome non sono un codardo, ho rinnegato Humpy Dumpty.
Non l'ho fatto per l'illusione di poter proteggere gli altri o per credere alla bugia di renderli felici facendo una cosa del genere.
Non ho bisogno di certe cose, per essere fiero di me stesso.
L'ho fatto per me. Per il mio orgoglio.
Ma ho un rimorso, ora.
Anche se avrei preferito vivere con coraggio, ho dovuto sacrificarmi. Ma, qualunque sia stato il motivo che mi ha spinto a farlo, so che le conseguenze non cambieranno.
Ho fatto esattamente l'unica cosa che non avrei mai, mai voluto fare.
Non mi serve alzare lo sguardo e posarlo su Leo. So bene che espressione hanno quei suoi bellissimi occhi, dietro la spettinata frangia scura e le spesse lenti degli occhiali.
Con me nasconderli non serve più, ormai.
Dolore. Senso di colpa. Riesco a percepirli, questi sentimenti, e riesco a comprendere il motivo.
Dovrei essere arrabbiato con te, Leo, perché mi hai tenuto nascosto tante cose importanti, proprio tu che sei sempre stato schietto con me. Eri l'unico a farlo.
Ma, alla fine, so che mi volevi solo proteggere, così come io ho sempre voluto proteggere te.
Mi dispiace.
Sto per scaricare un grosso peso sulle tue spalle.
Questa è l'ultima cosa che avrei voluto fare nella vita, e tu sei l'ultima persona che avrei voluto ferire in questo modo.
È questo, alla fine, il mio unico rimorso.
Non mi rimane che sperare che tu sia Edwin e che, nonostante tutto, ti farai forza ed andrai avanti per la tua strada, qualunque essa sarà, superando ogni ostacolo.
La tua storia... avrei voluto fosse anche la mia.
Mi dispiace.

"Mi dispiace, Leo"
  
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