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Autore: cljffvord    16/12/2013    7 recensioni
«Sono Justin…Ma non sono una persona normale, anche se sei nuova mi dovresti conoscere, tutti mi conoscono anche se non mi hanno mai trovato e mai lo faranno.»
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30
 
Debby’s Point Of View.
 
Io e Justin ci accomodammo sul divano parallelo a quello dove erano seduti Chaz e Ryan. Fu Justin che cominciò a parlare.
 
«James ed Alice si frequentano, ma questa è la cosa meno importante.» disse per poi passarsi una mano tra i capelli. Mi fece cenno con il mento di tirare fuori dallo zaino il bigliettino che Alice mi aveva lanciato durante la lezione. Lo porsi ai due che cominciarono a leggerlo.
 
«Come faremo?» chiese Ryan.
 
«Non è finita qui.» rispose Justin scuotendo la testa e rivolgendo lo sguardo a me, dicendomi di proseguire io la spiegazione. Gli occhi dei due ragazzi si spostarono su di me.
 
Sospirai prima di iniziare «Mio padre aveva un foglio di cui non mi aveva mai detto di cosa parlasse. Avrebbe dovuto darmelo giovedì.» spiegai ai due ragazzi «Ma è stato rubato da James. Temo che contenga qualcosa sulla società.» finii prima di abbassare lo sguardo.
 

I ragazzi si appoggiarono con la schiena al divano sbuffando «Aspetteremo fino a domani. Almeno partiremo con qualche informazione in più.» affermò Chaz posando il foglietto sul tavolino in vetro davanti a noi.
 
«Lo penso anche io. Magari mio padre potrebbe aiutarci.» risposi voltandomi verso Justin cercando di convincerlo. Si passò una mano tra i capelli e annuì. Si voltò verso di me e mi fece cenno di seguirlo al piano superiore. Cia alzammo insieme e andammo in camera sua.
 
Mi attirò con sé sul letto e caddi sopra di lui «C’è qualcuno che vorrebbe parlare con te.» mi disse sorridendomi. Mi alzai per dargli la possibilità di prendere il suo computer. Mi fece cenno di riavvicinarmi e così feci. Mi posizionai tra le sue gambe così da avere la mia schiena contro il suo petto. Mi circondò con le braccia sotto il seno. 

Sistemò il computer sulle mie gambe e aprì Skype. Accettò una chiamata e aprì la finestra della video chat.
 
«Ehi Debby!» mi salutò Austin prolungando la ‘i’.
 
Mi portai le mani alla bocca mentre sorridevo. Stavo per mettermi a piangere «Austin!» gridai io.
 
«Come va?» chiese sempre sorridente. Dio, quanto adoravo il suo sorriso. Ti trasmetteva allegria.
 
«Bene, grazie. Mi manchi tantissimo.» risposi un po’ tristemente. Justin mi baciò la tempia.
 
«Che ti avevo detto?» mi chiese facendo cenno verso Justin. Mi voltai e lo ritrovai con la bocca appoggiata alla mia spalla. Incrociò il mio guardo e alzò le sopracciglia. Ridacchiai voltandomi di nuovo verso Austin.


«Avevi ragione.» risposi abbassando lo sguardo imbarazzata.
 
Ridacchiò anche lui «Io ho sempre ragione.» rispose sorridendomi per poi scoppiare a ridere insieme a me «Adesso devo andare, ci vediamo presto Deb!» mi salutò sventolando la mano. Lo salutai anche io. Quella chat era durata fin troppo poco e la cosa mi rattristiva.
 
Justin abbassò lo schermo del computer e lo sistemò sul comodino accanto al letto. Mi voltai verso di lui e lo abbracciai circondando il suo collo con le braccia. Mi venne in mente un’idea per vivacizzare quel pomeriggio un po’ triste. Cominciai a solleticargli i fianchi vicino agli addominali.
 
Ridacchiò, «Lo so che ti piacciono.» affermò convinto cominciando a ridere. Lo feci stendere e mi sedetti a cavalcioni su di lui e cominciai a fargli il solletico. Ascoltai la sua dolce risata che sembrava una melodia e mi beai di essa. 


Mi afferrò per i polsi fermando le risate «Adesso tocca a me.» disse. Fece ribaltare le posizioni e mi ritrovai sotto di lui. Cominciò a farmi il solletico sui fianchi. Continuavo a pregarlo di fermarsi mentre ridevo, ma come al solito, non mi ascoltava.
 
Mi agitavo sotto di lui mentre inarcavo la schiena più volte. Dopo che lo pregai mi lasciò andare e si spostò di fianco a me, mentre io mi tirai a sedere per il mal di pancia. Portai una mano su quest’ultima e la massaggiai delicatamente, cercando di alleviare il dolore.
 
«Scusa piccola.» mi disse ridacchiando ancora. Mi ripresi e gli tirai uno schiaffetto sul petto. Mi spinse verso il basso e mi stese portandosi sopra di me. Attaccò le nostre labbra mentre si sorreggeva sui gomiti. Feci scivolare le mai dal suo petto ai suoi addominali, tastandone la durezza. Sorrise nel bacio prima di scendere verso il collo. 


Sorrisi malignamente e feci ribaltare le posizioni e Justin ne rimase sorpreso. Portai una mano tra i suoi capelli e ne tirai leggermente le punte. Mi riavvicinai alle sue labbra e le feci combaciare con le mie infilando la mia lingua nella sua bocca senza il permesso.
 
Mi accarezzò i fianchi fino ad avanzare lentamente verso il reggiseno, alzando la mia maglia larga. Rabbrividii sotto al suo tocco. Gli morsi il labbro inferiore. Adoravo farlo e le sue labbra erano così soffici.
 
Stavo per riavvicinarmi quando il mio cellulare appoggiato sul comodino cominciò a squillare. Mi allontanai, ma non potei fare a meno di notare la faccia dispiaciuta di Justin. 


Presi il telefono e lo portai all’orecchio «Pronto?» chiesi.
 
«Ehi Debby, vieni subito a casa, ti stiamo aspettando.» rispose. Era mio padre. Sorrisi e saltai giù dal letto riattaccando la chiamata. Justin mi guardò un po’ stranito.
 
«Justin, ci sono i miei genitori!» gli spiegai saltellando. Lo presi per mano e lo trascinai al piano inferiore dove solo ora mi accorsi che Chaz e Ryan non c’erano più.
 
Percorremmo il vialetto di casa mia ed entrai in casa con Justin dietro. Abbracciai mia madre e poi mio padre. Ci sedemmo a tavola e cominciammo a parlare. Justin accanto a me.
 
«Hanno rubato il foglio.» dissi con tono piatto verso mio padre. Sembrò congelarsi.
 
«Ne ho una copia in macchina, vado a prenderla così vi mostro di cosa parlava.» detto questo scappò fuori dalla porta lasciandoci soli con mia madre.

«Deb, devo ammettere che siete una bella coppia.» sorrise fiera, mentre Justin mi strinse la mano da sotto il tavolo. Sorrisi e la ringraziai.
 
Entrò mio padre e si sedette portando il foglio sul tavolo. Come pensavo. Riguardava la società. Lo presi in mano e cominciai a leggerlo.
 
“Bieber Society, una società di spie segrete fondata nel 1994 da Jeremy Jack Bieber. La compagna, Patricia Lynn Mallette, rimase incinta del primo figlio di Jeremy proprio in quel periodo. Molti pensano che non sia un caso, altri sì. La società fu affidata a Jeremy che si occupò di affari in nero, collaborando con gang del quartiere fino ad arrivare al mondo. Bieber Society è una delle più conosciute Società del mondo. Il primo figlio, Justin Drew Bieber è l’erede a diventare capo di una società così vasta dopo la morte del padre. Attualmente non si sa dove ha sede, ma si conoscono solo i principali componenti.”
 
Mi voltai verso Justin. Era disperato. Non c’era scritto molto, ma erano comunque informazioni che dovevano rimanere segrete. Si passò una mano sul viso e si appoggiò allo schienale della sedia.

«Come hai fatto a capire che avevano rubato il foglio?» mi chiese mio padre.
 
«Il terzo cassetto del comodino era aperto. Solo quello conteneva il foglio, gli atri nulla di importante.» risposi appoggiando di nuovo il foglio sul tavolo e spingendolo verso il centro.
 
«Vi aiuteremo a ritrovarlo.» affermò mia madre guardando prima me e poi Justin.
 
«No, è troppo pericoloso.» negò Justin scuotendo la testa.
 
«No Justin. Lo faremo, fidati di noi.» ribatté mio padre. Justin non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo. Cominciò a giocare con le chiavi della macchina mentre mormorava qualche imprecazione.
 
«Cominceremo da stasera.» ordinò mio padre «Per cominciare, voi due andrete in discoteca, quella che frequenta James e vi immischiate tra la folla. Dovete cercare di essere il più irriconoscibili possibile, altrimenti il piano salta.» continuò mio padre puntando un dito contro di noi «Noi, invece, andremo al vecchio capannone dei Crox. Forse riusciremo a trovare qualcosa.» finì. Noi annuimmo. Fece cenno con la mano di andare al piano superiore e ubbidimmo.

Arrivammo in camera mia. Dovevamo preparaci per la festa di questa sera, ma dovevamo essere irriconoscibili. Andai in bagno e dal mobiletto sotto il lavandino, presi la tinta bionda per capelli. Justin si stava preparando da solo. Andai in camera e presi un vestito nero fino alle ginocchia e dei tacchi. Mi vestii e ritornai di nuovo in bagno. dopo essermi tinta i capelli, passai al trucco. Passai l’eyeliner sui miei occhi, del mascara su entrambe le ciglia e dell’ombretto bianco. Colorai le mie labbra di un rosso acceso e lo stesso feci con le guance.
 
Uscii dal bagno e mi ritrovai Justin seduto sul letto che si allacciava delle Jordan bianche e rosse. Indossava dei jeans neri portati sempre a vita bassa, una camicia bianca sbottonata sui pettorali e i capelli non erano più tirati in una cresta, ma abbassati, che gli cadevano sulla fronte.
 
Alzò lo sguardo appena udì il rumore dei miei tacchi. Incontrai i suoi occhi… azzurri?  Mi sorrise e dopo capii che si trattavano di lenti a contatto. Scendemmo e andammo incontro ai miei genitori. Ci guardarono un po’ storto.

«Spero funzioni.» commentai abbassando lo sguardo non vedendo l’ora di levarmi tutto quel trucco e quel vestito.
 
«Andate e fate in modo da avere più informazioni possibili.» ordinò mia madre dal salotto. Annuimmo ed entrammo in macchina, diretti al club più frequentato da James e dalla sua compagnia.
 
 
Eravamo nel club da molto e non ci eravamo più avvicinati da quando avevamo messo piede nel locale. Justin era al bar e serviva i drink che le persone ordinavano, mentre io ero ferma, seduta su un divanetto.
 
«Cosa ci fa una ragazza così sexy tutta sola?» mi chiese una voce alle mie spalle, la quale mi fece alzare lo sguardo dallo schermo del cellulare, per incontrare due occhi piccoli e azzurri. James.
 
«Oh, ehm, niente.» risposi timidamente, sapendo che Justin ci stava osservando dal bancone del bar  «Tu, invece?» gli chiesi voltandomi verso di lui e mordendomi il labbro cercando di apparire almeno un po’ seducente.
 
«Aspettavo una ragazza che mi tenesse compagnia.» rispose afferrandomi per un fianco e trascinandomi sopra di lui «E a quanto pare, l’ho trovata.» aggiunse con il suo sorrisino malizioso.
 
«Andiamo a casa tua?» gli chiesi cominciando a sbottonare i primi due bottoni della sua camicia bianca. Annuii e mi fece cenno che sarebbe andato a prendere la sua roba e che sarebbe tornato presto.
 
Mi avvicinai al bancone dove Justin mi stava aspettando «Devo andare a casa sua.» affermai temendo la sua espressione.
 
«Cosa?!» sbottò sporgendosi verso di me. Sapevo che non gli sarebbe piaciuto saperlo.
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ehi ragazze,
probabilmente mi vorreste morta, perchè è da un sacco di tempo che non aggiornavo e la cosa mi dispiace moltissimo.
non avevo molte idee e poi avevo cominciato una nuova storia per questo mi sto portando avanti così da esaurire tutte le idee che ho nella testa.
ho una buona notizia...
ho deciso che molto, ma molto, ma molto, ma molto probabilmente ci sarà un seguito di questa storia per questo non piangete se finirà, in un certo senso, male.
spero che sarete ancora qui a recensire...
ci vediamo al prossimo capitolo.
kiss kiss
shedreamsbieber.








 
  
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