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Autore: itsmeWallflower    16/12/2013    2 recensioni
E ora, cosa si fa quando perdi il tuo punto di riferimento?
Come puoi andare avanti quando non sai dove guardare?
Kurt non lo sa.
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sono passati due anni da quando Kurt aveva visto l'ultima volta Blaine, suo marito Blaine, Blaine che lo aveva tradito.
erano passati due anni.
e Due anni non sono tanti, ma sono abbastanza per credere di non far più parte della vita di un’altra persona.
Forse o forse no.
Dalla storia:E tutto era lì, in quelle poche parole..
C’era l’errore di Kurt di non avergli detto ogni volta che ne aveva avuto l’opportunità, di amarlo.
C’era l’errore di Blaine di pensare a quelle volte come importanti.
C’era l’errore di non essersi fidato abbastanza, Blaine di Kurt e Kurt di sé stesso.
E c’era poi l’amore incondizionato, quello che non sparisce con gli errori, quello che non diminuisce con il tempo distanti l’uno dall’altro, quello che vuoi anche se fa male, quello che nonostante le botte ti fa sentire vivo.
C’era ancora e Kurt doveva solo trovarlo da qualche parte negli occhi di Blaine.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Back to the start, Back to your heart.
Rating: arancione, o almeno credo. (per me dare un colore a qualsiasi storia è un trauma e credo di non esserne capace)
Avvertimenti: AU, OOC (anche se onestamente, per come stanno andando le cose nel tf.. non so su che base dovrei dire che questi Kurt e Blaine non sono in character.. ma va bene)
Note: ne farò solo un paio, giuro. Kurt e Blaine hanno la stessa età, si sono diplomati nello stesso anno (perchè è così che doveva andare), non c'è stato nessun faro e anche se ci sono riferimenti al liceo, molte cose non seguono la storyline del tf. Sono sposati da parecchi anni.
questa doveva essere una OS. Io l'ho concepita come tale e l'ho partorita come una minilong fatta di quattro capitoli.
Stato Storia: conclusa. Per questo ci saranno aggiornamenti giornalieri.

Parte prima.

 
  E chi l’avrebbe detto che un giorno come un altro di Marzo, si sarebbe rivelato il giorno in cui tutto crolla.
Tu crolli, sotto il peso di quello che un’unica sola persona ha il potere di fare.
 
Kurt aveva sempre avuto il suo punto fermo, il suo porto sicuro.
C’era stato da quando l’aveva incontrato per la prima volta, tutto impettito nella sua giacca della scuola e aveva creduto che non se ne sarebbe mai andato.
Mai.
 
Kurt se lo ricorda ancora com’era stato un tempo.
Sincerità.
Passionalità.
Purezza.
Amore.
Era stato un misto di tutte quelle cose e altre ancora.. tutte insieme, solo per Kurt.
 
E ora, cosa si fa quando perdi il tuo punto di riferimento?
Come puoi andare avanti quando non sai dove guardare?
Kurt non lo sa.

*

 
  Era tardi, davvero tardi ma Kurt era troppo preso dal suo lavoro per  notare l’enorme ritardo di Blaine, in effetti non stava badando neanche alla sua necessità di mettere qualcosa nello stomaco.
Ma quello era un mese estenuante per lui, avvenente stilista di Burberry, che doveva finire in tempo per la fashion week un’intera collezione.
Nemmeno ricordava l’ultima volta che aveva messo il naso fuori dal suo studio, ricordava però che quella mattina Blaine gli aveva lasciato del caffè e dei toast sulla scrivania.
Era grazie a lui se non era ancora morto di fame.
 
Alla fine, seppur tardi, quella sera Blaine era tornato a casa con le lacrime agli occhi, i capelli in disordine e i vestiti sfatti, ma Kurt se ne era accorto solo quando l’altro aveva sussurrato un quasi inudibile “scusa”.
 
Una parola biascicata che era arrivata come un fuoco d’artificio alle orecchie di Kurt, forte e chiara.. per questo alzò la testa dal suo blocco da disegno e fissò lo sguardo in quello vacillante dell’altro.
 
“che succede?” aveva chiesto lui,
“scusami Kurt” aveva ripetuto Blaine abbassando lo sguardo e alzando le braccia al cielo, senza capacitarsi di quello che fosse successo solo poco prima.
 
“Blaine dimmi che succede”
Era sempre stato così, sempre.
Nell’attimo in cui avrebbe dovuto andare nel panico, Kurt diventava calmo e autoritario.
Spirito che aveva sempre invidiato, ammirato e a volte anche innervosito Blaine.
 
Il punto era che, subito dopo aver fatto quello che Blaine aveva fatto, si era reso conto di come avesse mandato tutto a puttane.
Si era reso conto, che l’uomo fintamente composto, di fronte a lui era la persona della sua vita, l’amore vero e incondizionato che non potresti mai lasciare andare.
Anche se lo vuoi, anche se lo vuole lui.
Blaine era un debole.
Lo era stato a quattro anni, quando suo fratello maggiore lo scherniva davanti ai suoi amici e lui scappava tra le gambe della mamma.
Lo era stato a quattordici quando aveva acconsentito ad aiutare suo padre a risistemare un’auto d’epoca, solo per sentirsi meno inadeguato.
Lo era stato a sedici anni quando, dopo due costole rotte, un dente saltato e un braccio slogato, lui aveva lasciato la scuola pubblica per nascondersi nella gabbia d’oro che era la Dalton.
 
E poi..
Poi non lo era stato più, debole e codardo, perché cercando un modo per aiutare un ragazzo che in qualche maniera gli ricordava sé stesso, aveva finito col aiutarsi e innamorarsi.
E non era più solo.
C’era Kurt e con lui la paura era un sentimento effimero.
 
Kurt era sempre riuscito a farlo sentire potente, speciale, un qualcuno che vale.
Un qualcuno per cui vale la pena lottare.
 
E poi, esattamente neanche ricordava quando non si era più sentito quel qualcuno che valeva per Kurt.
Me era successo ed era cambiato tutto, era tornato al punto di partenza sentendosi di nuovo quel bambino di quattro anni senza però le gambe della madre a cui aggrapparsi.
Ed era caduto, più debole di prima.
 
“Kurt”
“smettila Blaine e dimmi che cosa diavolo sta succedendo” la voce di Kurt aveva ceduto, si era incrinata.
 
“io- io.. avevo ancora bisogno di te Kurt e tu non c’eri, mai.”
“cosa? cosa vuoi dire B? cosa?”
“non ti sei nemmeno accorto che è quasi mezzanotte e sono tornato solo ora, non è vero?”
“io.. stavo lavorando”
“Sono stato con un altro Kurt”
 
Ed anche se era impossibile, lui lo sapeva, aveva sentito un rumore nel petto, nel momento esatto in cui Blaine aveva detto quelle parole, sentore del fatto che il suo cuore era andato in mille pezzi.
 
Tutto era andato in mille pezzi.
Ogni sua convinzione, ogni suo centimetro di amore che provava per ogni centimetro di pelle di Blaine.
 
“Chi è lui? chi è?!” aveva urlato per poi scacciare via le lacrime con forza dalle sue guancie, arrabbiato per primo con sé stesso, per essere così incapace di trattenersi prima di uscire da quella casa.
“anzi no, non voglio saperlo. Cosa cambia? Niente. non cambia niente. Non cambia il fatto che sei- sei..”
Avrebbe voluto urlare tutte le parole cattive che premevano per uscire insieme alle lacrime, avrebbe voluto colpirlo fino a fargli sentire quel dolore che sentiva lui sul cuore.
Ma cosa avrebbe cambiato? Cosa avrebbe salvato?
Niente.
Alla fine del giro, Blaine sarebbe ancora il traditore e lui il tradito.
Kurt sarebbe ancora quello distrutto e in modo diverso anche Blaine.
E da salvare, a quel punto c’era ben poco, se non il suo orgoglio che gridava per farsi ascoltare.
 
“Kurt! Kurt! guardami!” Blaine lo aveva seguito fino in camera da letto dove Kurt era fuggito per prendere le poche cose di cui aveva bisogno per andarsene da lì.. le gettava alla rinfusa, proprio come erano i suoi pensieri al momento.
“non mi toccare” aveva sibilato lui senza degnarlo di uno sguardo, perché non poteva guardarlo. Non riusciva a guardare quegli d’ambra e non trovare più il suo porto sicuro.
Non poteva fissare i suoi occhi in quelli di Blaine e trovarsi davanti uno sconosciuto con cui fino a poche ore prima aveva condiviso una vita intera.
Se solo si fosse fermato a pensarci, alla vita vissuta, ad ogni esperienza fatta, ad ogni più piccola cosa con Blaine, sarebbe finito coll’impazzire di dolore.. e lui non poteva permetterselo.. perché Blaine in un attimo gli aveva portato via ogni essenza di lui ed era solo il suo amor proprio che lo faceva muovere.
 “me ne vado io. tu resta.” Blaine tirò via la valigia e si accasciò sul letto con le lacrime che anche a lui non volevano smettere di scendere.
Era ormai tutto finito.
“resta” sussurrò ancora con il viso nascosto tra le mani, come se fosse una preghiera e lo era.
“non posso.. mi sistemerò da Santana per un po’” mormorò Kurt sedendosi all’altro lato del letto, schiena contro schiena, distanti più che mai.
 
Allora è così che ci si sente quando non hai più nulla da perdere.
Vagabondo in un mare di disperazione e perdizione.
 
“Kurt ti prego non-“
“Blaine no, non farlo.. solo, perché ti sei arreso? Perché? Noi valevamo così poco?”
“no Dio no! io non lo so! Io-“
“spero per te che ne sia valsa almeno la pena” sospirò Kurt, non riuscendo a dire altro, convinto che le sue ultime parole avevano fatto più male a lui che a Blaine,
“cosa può valere la pena dell’averti perso?” sembrava invecchiato di cent’anni mentre Kurt infilava alla rinfusa i suoi ultimi vestiti in valigia.
 
“dimmi che possiamo sistemare tutto questo Kurt”
“non è un vaso rotto di cui si sta parlando Blaine, si tratta di fiducia infranta.. amore distrutto.”
“no, no, no”
“non riesco nemmeno a guardarti”
“ti prego”
“ti sei preso tutto quello che avevo, dammi almeno un po’ di tempo”
“però torna, anche solo per urlami contro, torna”
 
Tornare è essere diretti al luogo da cui si era partiti o da cui ci si era allontanati, rientrare o rimettersi nel luogo da dove si era venuti.
Tornare è ricominciare a stare bene dopo aver corso e corso ancora.
Tornare è ritrovare “casa” e Kurt si sentiva naufrago dei suoi stessi sentimenti per ripercorrere quella strada in salita.
 
E non tornò.
 
Il tempo lento e inesorabile passava e Kurt e Blaine non si erano più visti, per volere del primo ovviamente, che lo evitava come la peste.
Non si erano visti nemmeno per firmare le pratiche di divorzio, a quello ci avevano pensato i loro avvocati.
La casa fu venduta, perché nessuno dei due voleva metterci piede senza l’altro, Kurt si sistemò nella camera degli ospiti di Santana, Blaine sentendosi soffocare da New York perché ogni centimetro di quella città gli ricordava l’altro si trasferì da Sam a Los Angeles ricominciando d’accapo, senza però farlo sul serio.
 
“È finita” se lo erano ripetuto spesso, ogni giorno.. senza crederci mai fino in fondo.
Come poteva essere finita se mai una volta Kurt glielo aveva detto? Una firma su di un pezzo di carta non decretava niente.
Non decretava la fine di un amore.. non il loro.
Eppure Blaine non aveva avuto diritto di appello.. Kurt non gli aveva concesso parola.
 
“non vuole sentire ragioni, ne tanto meno le tue Hobbit” gli aveva detto allora Santana quando per l’ennesima volta aveva suonato al suo campanello per vedere quello che allora era ancora suo marito, “Ascolta Blaine, queste non sono cose che mi riguardano e neanche voglio sapere cosa ti passava per quella testa impomatata quando sei andato a letto con un altro.. però una cosa la so.. vi amate ancora. Tu lo ami e lui ama te.. altrimenti non ci stareste così male. Altrimenti non sentirei Kurt piangere tutte le sere.. ma tu lo sai come è fatto, quando viene ferito forte e nel profondo, lui diventa un robot senza sentimenti. Lascia tutto e tutti fuori.” Blaine non ricordava quando aveva cominciato a piangere quella volta, però ricordava bene come Santana lo strinse forte a sé.
Erano settimane, che Blaine si negava il calore umano, aspettando e sperando che avrebbe ritrovato quello di Kurt.
“parlo da persona che sa cosa significa essere traditi, Blaine.. e non sto parlando dell’atto fisico ma di fiducia e sentimento.. non è facile perdonare, non è facile ritrovare quella persona che tu credevi conoscere, non è facile rialzarti quando non hai niente cui appoggiare i piedi.. devi concedergli tempo.. Kurt sta colpevolizzando prima sé stesso e poi te.. se gli parlassi ora, non ti ascolterebbe nemmeno.. la vedrebbe come una tua redenzione per pulirti la coscienza e andare avanti. Lui non è pronto e credo che non lo sei neanche tu” Blaine tirò su col naso e annuì, “io ho bisogno di lui San, ma non tornerà. Non lo farà, perché sono stato vile e stupido e ha capito quanto valgo poco. Non lo merito eppure lo voglio.”
“tu pensi che siate fatti l’uno per l’altro?”
“si”
“pensi che fra voi due ci sia vero amore?”
“si”
“beh allora andrà tutto okay, magari non subito.. non ora.. ma tutto si sistemerà”
“come fai a saperlo?”
“quando due persone si amano come voi due vi amate, alla fine tutto si sistema. Devi portare pazienza”
“perché tu non sei arrabbiata con me, come tutti?”
“perché, io so a differenza di molti, a differenza di Kurt, che non sei perfetto e che anche tu puoi commettere un errore.”
“ho rovinato tutto”
“lo hai fatto. Ma chi lo dice che una volta demolito un capanno non puoi costruirci sopra un grattacielo?”
“quello che avevamo non era un capanno San, erano le twin towers ed ora dimmi.. cosa c’è al loro posto?”
“tra qualche anno accanto al memoriale, Blaine, ci saranno diversi grattacieli e non saranno come quelle torri.. ma questo non vuol dire che saranno indicibili, ma solo.. diversi.”
“diversi”

*

 
 Quante volte Kurt, aveva preso il cellulare in mano per chiamare Blaine.
Per chiedere una spiegazione, per avere delle risposte, per urlargli in faccia “perché?”..Quante volte aveva digitato quel numero -che come ogni altra cosa di Blaine, non si cancellava dalla sua testa- senza però premere quel maledetto tasto di chiamata, che lo avrebbe portato, una volta per tutte a chiarire e chiarirsi.
 
Non ci riusciva Kurt, perché faceva male.
Perché faceva paura e non sapeva se era più spaventato di dover mettere quel punto che non aveva il coraggio di mettere o se non sarebbe riuscito a dire “no” a quel mare di sensazioni che sapeva, solo Blaine era capace di regalargli.
E gli mancava, Dio quanto gli mancava.
 
E avrebbe tanto voluto poter dimenticare e tornare indietro nel tempo da lui, da Blaine.
 
Blaine che aveva il sorriso più dolce del mondo.
Blaine che cantava canzoni d’amore sotto la doccia.
Blaine che aveva un papillon per ogni occasione.
Blaine che lo faceva sentire importante in ogni modo possibile.
Blaine che c’era stato, sempre.
Blaine che aveva rinunciato a molte cose per lui.
Blaine che con i suoi occhi cangianti poteva conquistare il mondo.
Blaine.
 
Ogni cosa gli ricordava quel viso, quel corpo, quella voce.. lui.. ed era troppo e non sapeva come fare per smettere.
Sperava, ogni mattina, appena aperti gli occhi che quello sarebbe stato il giorno in cui tutto non facesse più così male.
Sperava, che fosse il giorno in cui lui non si sarebbe più sentito così solo e più giusto e che non avrebbe più sentito quel dolore al petto ogni volta che i suoi pensieri andavano a lui.
Alla fine, ogni sera però, si rendeva conto che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
Quello in cui avrebbe potuto sentirsi.. non felice, quello no.. ma almeno leggero.
Leggero nel suo vestito migliore.
 
Santana aveva lasciato che Kurt se la sbrigasse da solo, credendo che il tempo sarebbe stato l’unico buono amico per lui, per loro.
Ma era passato un anno e mezzo da quando lui si era trasferito in casa con lei e Britt e di miglioramenti non ne aveva visti.
Kurt lavorava il doppio delle ore necessarie, tornava a casa, mangiava quel poco per non far preoccupare Brittany e poi si chiudeva in camera con i suoi blocchi da disegno.
Qualche volta era uscito con i suoi colleghi per far contento il suo capo e solo una volta aveva provato ad andare avanti.
 
In un anno e mezzo c’era stato un unico solo tentativo.
C’era stato un unico solo appuntamento.
 
Kurt aveva studiato alla perfezione ogni minimo movimento, ogni minimo discorso e parola, ogni sguardo e sorriso.
Non aveva parlato di Blaine, non aveva parlato del suo matrimonio finito, non aveva parlato di come era doloroso stare nello stesso ristorante in cui lo aveva portato Blaine quando erano ancora ragazzini ed erano a New York solo per un weekend.
Non aveva detto a quel tizio, così gentile e garbato, che aveva accettato il suo invito perché era completamente l’ opposto di Blaine, perché stava cercando un modo per andare avanti.
Senza riuscirci.
 
Lo capì dopo la cena e la passeggiata.. dopo che David lo riaccompagnò a casa e si baciarono e Kurt ricambiò il bacio per poi scoprire che non c’era quello che cercava e fuggì via.
 
Fuggì per nascondersi tra le braccia di Santana e piangere e arrabbiarsi fino a quando fu troppo esausto per farlo ancora.
 
“se n’è andato San” aveva detto prima di addormentarsi ancora con le lacrime agli occhi e il viso appoggiato al petto di lei.
“se solo tu lo vorresti, lui tornerebbe. Lui verrebbe sempre da te, Kurt” rispose Santana, perché sapeva che stava parlando di Blaine, perché sapeva che quel David non era niente e non sarebbe mai stato niente, perché sapeva che tutto quello che faceva Kurt era per Blaine.
Per perdonarlo.
Per dimenticarlo.
 

*

  Blaine era a Los Angeles da 6 mesi ormai e ancora non si era abituato a quel ritmo di vita, a quell’eterno sole e alla sua vita senza Kurt.
 
Sam era un buon amico, Blaine lo aveva sempre saputo dal liceo, ed era grazie a lui se non si era ancora arreso con sé stesso.
 
Sam non lo abbandonava, mai.
C’era alle tre di notte, quando tornava a casa ubriaco e c’era la mattina presto quando lo rimetteva in sesto per presentarsi a lavoro.
C’era quando piangeva davanti al cielo limpido, di un azzurro troppo simile agli occhi di Kurt e c’era quando si sentiva in dovere di ripescarlo da qualche squallido locale.
 
“smettila di comportarti come qualcuno che non sei Blaine”
“e chi lo dice che io non sia quel ragazzo che non vedeva l’ora di farsi fare quel lavoretto che il ragazzo al bar aveva promesso?”
“se eri davvero chi dici di essere ora stavi godendo da qualche parte in quello squallido bar”
“mi hai trascinato via, Sam”
“e mi ringrazierai domani”
“dovresti lasciarmi in pace”
“dovresti provarci sul serio ad andare avanti”
“stavo cercando di conoscere quello che potenzialmente sarebbe potuto essere l’amore della mia vita”
“sono sicuro che non fosse neanche maggiorenne”
“poco importa.. aveva un gran bel potenziale”
Sam in uno scatto d’ira, sterzò di colpo l’auto per accostarsi ad un marciapiedi, senza preoccuparsi delle altre macchine che suonavano e delle urla di qualche donna troppo isterica per essere ritenuta normale e senza neanche spegnere il motore, si slacciò la cintura e tirò un schiaffo a Blaine in pieno viso.
“Sam ma che caz-“
“te lo meritavi e ne avevi bisogno” Blaine si massaggiava la guancia con le lacrime agli occhi e non per lo schiaffo avuto, ma per quello che significava, per quello che stava facendo in quel bar, per Kurt che non c’era più solo per causa sua.
“Ascolta, sono mesi che ti stai torturando.. da quando tu e Kurt vi siete lasciati.. e non venirmi a raccontare la cazzata dell’andare avanti. Rimorchiare ragazzini in squallidi bar non è un modo per andare avanti. Se vuoi sapere la mia.. il tuo è solo un modo per autopunirti. Hai sbagliato una volta, una sola volta e ti sei auto convinto di essere quel genere di persona.. ma non è così.”
“Sam.. sono stato con un altro! L’ho fatto perché sentivo che Kurt stava mettendomi da parte, sentivo che la sua vita era piena anche senza di me e dopo tutto quello a cui ho rinunciato, dopo tutti i problemi che ho avuto con la mia famiglia e il lavoro che non aiutava.. io ho iniziato a pensare che non eravamo predestinati.. che non avremmo passato il resto della nostre vite insieme. Ma la cosa orribile, la peggiore di tutte è che subito dopo essere stato con.. con un altro, ho capito che tutto quello che avevo pensato e creduto erano bugie.. non era così, io e Kurt siamo fatti per stare insieme, lui è l’amore della mia vita, lui è tutto ciò di cui ho bisogno per stare bene. E sono un’idiota, perché qualsiasi piccola mancanza che ci sia stata, io avrei dovuto parlargliene, chiedere spiegazioni, non arrendermi e..”
“devi dirglielo Blaine”
“Dio Sam! Pensi che non ci abbia provato!? Io-“
“Riprovaci! va’ da lui e-“
“No! Sam! No! l’ho tradito.. ho tradito la persona che amo più di ogni altra cosa al mondo. L’ho ferito ed è ovvio che non vuole parlarmi né vedermi, ed è ovvio che non si fiderà mai più di me e non mi perdonerà Sam, io non lo merito”
“se anche fosse, tu devi perdonare te stesso Blaine, devi farlo. Devi smetterla di colpevolizzarti. Sì, sei stato un idiota, sì hai ferito Kurt.. ma cercare di dimenticare con qualche sconosciuto per un paio d’ore, non sistemerà le cose.”
“Voglio solo smetterla di sentirmi come.. come una persona orribile”
“non lo sei Blaine, non lo sei.. solo smettila di comportarti come- come Puckerman con le donne, okay?” Blaine si ritrovò a fare un sorriso se pur tirato e annuì,
“mi hai dato uno schiaffo.. grazie”
“di niente. lo sai, quando vuoi”
“torniamo a casa, Mercedes ti aspetta.”
 

*

  Un anno e otto mesi dopo, Kurt si trovava ancora allo stesso identico punto.
Sdraiato, con i pensieri rivolti ad un’unica sola questione, sul letto nella camera degli ospiti di Santana.
Sapeva, che prima o poi avrebbe dovuto trovarsi una casa tutta sua e magari prendersi un gatto, ma la solitudine gli faceva paura, quasi quanto rassegnarsi al fatto che Blaine non sarebbe più tornato.
 
“Hummel!tu domani farai le valigie! Mi hai capito?!” Santana stava urlando dal corridoio, appena rientrata insieme a Brittany da chissà dove, ma Kurt non si degnò nemmeno di spegnere la sua playlist al computer.
Era un comportamento usuale, quello di Santana, lo minacciava di lasciarlo in mezzo ad una strada almeno una volta a settimana.. e poi gli faceva trovare la sua tisana preferita nel mobile il giorno dopo.
Era fatta così e Kurt le voleva bene.
“Kurt Porcellana Hummel! Sto parlando con te! ora hai superato il limite!” Santana come una furia aveva spalancato la porta, raggiunto il portatile in due falcate lo aveva chiuso e sbattuto sul letto con poca grazia.
“e questo limite quale sarebbe? Rifiutare l’ennesimo uomo di mezza età che mi rifili? Quel Brad o come cavolo si chiama è più vecchio di mio padre, Santana!” Kurt si mise a sedere sul letto, guardando l’amica come se volesse dirle, “discorso chiuso, ora sparisci” ma Santana era arrabbiata, troppo arrabbiata per lasciar perdere.
“oh, non fare il finto tonto con me, Hummel! Credevi che non l’avrei saputo? Che Mercedes non me lo avrebbe detto? Hai buttato il tuo invito al suo matrimonio con Sam!”
“no, non l’ho fatto” disse in tono piatto lui,
“Gesù Kurt, sei diventato così bravo a mentire che ormai non batti ciglio! Mi hai rifilato la storia di Sam che non ti voleva al matrimonio, perché ci sarebbe stato Blaine come suo testimone e non voleva rovinare quel giorno con le vostre scenate.. ed io ti ho creduto come un’idiota! perché si parlava di Bocca di Trota e lui ne fa di idiozie.. ma Dio! Mercedes ti ha persino chiesto di essere il suo testimone e tu non hai avuto nemmeno la decenza di risponderle! Non ti sei preoccupato di come possa esserci rimasta di merda! No, tu freddo e impassibile come un pezzo di ghiaccio, hai buttato l’invito e chiuso la conversazione. Mercedes è una delle tue migliori amiche, Hummel!”
“San, calmati.. e lascia che Kurtye possa spiegarsi” era intervenuta Brittany accarezzandole un braccio e facendola sedere accanto a lei sul letto di Kurt,
“sapevo che se ti avessi detto che avevo ricevuto l’invito tu non avresti voluto sentire ragioni e mi avresti trascinato di peso al matrimonio. Ma non posso, devo lavorare”
“tutte cazzate Hummel, tu hai una paura matta di rivedere Blaine”
“ci saranno così tante persone che potrei anche non incontrarlo affatto”
“allora chiama Mercedes, scusati e dille che sabato sarai lì”
“ho del lavoro da sbrigare”
“ho già chiamato il tuo capo.. sei libero da ogni obbligo. Devi solo fare le valigie”
“no”
“okay le faccio io per te”
“no”
“okay allora, non farle.. puoi comprare qualcosa a Los Angeles”
“no”
“Kurt smettila. Mercedes è stata una delle tue damigelle al matrimonio, non puoi dire di no!”
“no”
Santana era stufa di quel battibecco e stava perdendo ogni briciola di pazienza che gli era rimasta dopo un anno e mezzo di convivenza con Kurt.
“sai cosa Hummel? Per una volta, una stramaledettissima volta smettila di pensare soltanto a te stesso!”
Santana era balzata in piedi alzando le braccia al cielo e guardando Kurt con tutto l’astio che portava dentro.
Erano quasi due anni che lo trattava con i guanti, perché credeva che non sarebbe riuscito a sostenere anche solo una misera discussione senza crollare, ma ora Santana ne aveva fin sopra i capelli dell’atteggiamento autodistruttivo di Kurt e aveva capito che da solo non avrebbe raggiunto nessun risultato.
“tu sei matta” bofonchiò lui, sorpassandola e lasciando la sua camera, in cerca di chiavi e cappotto per uscire da quella casa.
“lascia che ti dica la verità” disse lei con le chiavi che Kurt stava cercando in una mano, “appena capisci che hai avuto l’amore da chi vuoi, non te ne frega di continuare a meritarlo. Credi che ti sia dovuto a priori. Lo fai con tutti, lo fai con Mercedes, con me.. ma io sono una stronza e non me ne frega niente e lo hai sempre fatto con Blaine” Kurt sgranò gli occhi dalla sorpresa e allungò il passo per uscire fuori di lì, per mettere fine a quella conversazione, ma Santana non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare via.. lo avrebbe seguito fin in capo al mondo per il suo bene.
Si piazzò proprio di fronte a lui con le braccia incrociate al petto e un sopracciglio alzato a mo di sfida,
“è così Hummel, non te ne frega di come possano stare le persone accanto a te, qualsiasi cosa fai, qualsiasi decisione prendi, lo fai solo ed unicamente per te. Quante volte hai sbagliato con Blaine? oh te lo dico io! tantissime Kurt, troppe se vuoi saperlo, perché sei egoista, perché pensi a far star bene solo te, perché non lo fai neanche apposta.. semplicemente sei fatto così.. e Blaine quando te ne ha fatto una colpa? Mai! Dio Hummel.. quel ragazzo ti ha sopporto anche fin troppo a lungo!” Kurt era tentato di tirarle un pugno in faccia e fuggire via, ma sapeva che Santana non si sarebbe fermata neanche con la violenza, era un vulcano in eruttazione e non avrebbe smesso fino a quando la lava incandescente non lo avrebbe colpito in pieno petto, quindi tanto valeva prendersela comoda e sedersi sul divano.
“prego Santana, fa’ pure.. dai a me tutte le colpe del tradimento di Blaine.” lei sbuffò e di nuovo alzò le braccia al cielo, sovrastandolo con la sua figura di fronte al divano,
“chi l’ha abbandonato alla Dalton senza battere ciglio quando ha avuto la possibilità di tornare al Mckinley senza le ripercussioni di Karofsky? Chi ha praticamente trascinato Blaine al ballo quando era consapevole del fatto che lui avesse una paura fottuta dopo quello che era successo nella sua vecchia scuola? Chi ha permesso che lui si iscrivesse al nostro liceo solo perché non poteva fare qualche sacrificio e vederlo nel pomeriggio? Chi ha lasciato che Blaine rinunciasse alla sua borsa di studio per l’ American film institute di Los Angeles per iscriversi alla NYU e stare vicino al suo ragazzo? Kurt, chi è stato a non battere ciglio quando i suoi genitori lo hanno diseredato perché era impossibilitato ad accettare il suo posto nell’azienda di famiglia? Chi è stato a dargli una pacca sulla spalla e dirgli che sarebbe andato tutto bene e che la famiglia l’avrebbero costruita insieme e ha fatto passare sei anni e di bambini non se ne è mai parlato perché il lavoro viene prima? Chi non si è mai risparmiato un viaggio a Parigi o Milano per lavoro lasciando suo marito a casa da solo? E chi non ha mai accettato che-“
“Dio Santana! Smettila.. è un- un attacco di panico? Ti prego dimmi che non è un attacco di panico!” strillò Brittany sedendosi di fianco a Kurt, che guardava con sguardo spento un punto indefinito davanti a lui e respirava con affanno a bocca aperta.
“ehi Kurtye.. respira con me, avanti” Brittany gli accarezzava la schiena e gli sussurrava all’orecchio che sarebbe andato tutto bene.
Santana si era seduta anche lei di fianco a Kurt aspettando che si calmasse, senza però gettare la spugna.
 
“se mi avessi lasciato finire ti avrei detto che hai fatto molti errori, senza mai rendertene conto perché Blaine non te li ha mai fatti pesare, perché lui era realmente felice se lo eri anche tu e perché ti ama così tanto che farebbe qualsiasi cosa per starti vicino.. questo però non significa che lui sia perfetto.. è umano e ha sbagliato e non ti sto dicendo che devi dimenticare quello che ha fatto, perché non si può, dico soltanto che per una volta ascoltalo. Ne ha passate tante Kurt e merita almeno il tempo di una spiegazione. La meritate entrambi una spiegazione, non per giustificarsi e giustificarlo.. ma per chiarirsi e andare avanti nel modo in cui voi vogliate. Se n’è andato non perché non ti voleva più Kurt, se è questo che stai pensando, ma perché sapeva che tu avevi bisogno di tempo e spazio.. se n’è andato perché se tu non c’eri, lui non aveva più niente che lo trattenesse, se n’è andato perché era un mese che aveva lasciato il suo odioso lavoro in quella stupida casa discografica che lo stava trattando come un burattino e non sapeva come dirtelo perché credeva che ti avrebbe deluso.”
Santana sapeva di essere stata poco gentile mettendolo con le spalle al muro, sapeva di aver detto troppo.
Sapeva che Blaine non avrebbe mai parlato di e con Kurt in quei termini ma a volte per mali estremi ci vogliono estremi rimedi.
E Kurt e Blaine si stavano facendo male da troppo tempo, per restare ancora a guardare in disparte.
 
Per Kurt fu difficile immagazzinare e digerire le parole di Santana.
Non sapeva da dove iniziare e dove finire, non sapeva come riuscire a trovare il capro espiatorio in tutto quel trambusto che erano i suoi pensieri.
C’erano molte cose di cui Kurt aveva pensato in tutto quel tempo.. non si era mai risparmiato di darsi le colpe di come aveva anche lui, con le sue distrazioni, portato a finire il suo matrimonio.. ma non aveva mai messo in conto ogni suo singolo gesto durante l’intera storia con Blaine.
 
“Sai cosa, Kurt? tu hai sempre voluto vedere Blaine come l’uomo perfetto.. l’hai idolatrato come se non avesse difetti, come se non fosse umano. Ma se ci rifletti, tu sai che lui è la persona più insicura, spaventata e difettosa che tu conosca. Pensaci, lo hai conosciuto alla Dalton dove anche lui era scappato dopo un orribile pestaggio nella sua vecchia scuola pubblica, ti ha seguito al Mckinley perché preoccupato di poterti perdere, ha messo da parte il suo sogno di diventare attore non solo per starti accanto ma anche e soprattutto per la paura di non essere abbastanza bravo senza provarci nemmeno, non si è arrabbiato quando la sua famiglia lo ha abbandonato perché credeva di meritarselo, credeva di non essere mai stato un buon figlio.. Kurt, io so perché ha fatto quello che ha fatto.. ma tu invece? Non vorresti saperlo? Non vorresti chiederglielo? Io non avrei dovuto dirti tutto questo, lo so e mi dispiace. Stava a Blaine parlatene e a te chiedere” Santana gli fece un sincero sorriso e lo abbracciò senza chiedere il permesso, come faceva sempre.
Come aveva imparato a fare col tempo.
“se vuoi essere felice, allora devi darti una possibilità, devi darla a entrambi”
“Santana io non so più come amarlo. Come fare, senza farmi male e senza farne a lui?” disse lui staccandosi dall’abbraccio dell’amica per nascondere il viso tra le mani,
“Kurtye ancora non lo hai capito? Non c’è risposta a questa domanda. L’amore non è una cosa semplice, non c’è un modo giusto di amare. Lo si fa e basta anche se fa male, anche se ti frega” aveva detto Brittany togliendogli le mani dal viso e baciandogli una guancia, come si fa con un bambino quando è triste.
 
“questo è il biglietto per Los Angeles, fa’ quel che vuoi” disse Santana prima di andare via, trascinando con sé Brittany per permettere a Kurt di schiarirsi le idee e prendere la decisione migliore per lui.
 

*

 
  Erano passati quasi due anni anche per Blaine ormai.
Due anni non sono tanti, ma sono abbastanza per credere di non far più parte della vita di un’altra persona.
 
All’inizio credeva che Kurt se ne fosse andato per prendersi il suo tempo, per non rimanere e ridurre tutto in liti rabbiose e parole cattive urlate in faccia.
Aveva creduto e poi sperato, che Kurt sarebbe tornato per poter rimediare insieme.. sapeva che tra i due Kurt era sempre stato il più forte e se lui si era arreso.. allora significava che non c’era più niente da salvare tra di loro.
 
Due anni, non sono molti per dimenticare, ma sono abbastanza per diventare un’altra persona che cerca disperatamente di andare avanti.
 
E Blaine Anderson si era convinto che con le unghie e con i denti lui era riuscito a mettere da parte quel libro.
 
Sapeva che non era concluso e che il finale era ancora inesorabilmente aperto, ma si era convinto di essere riuscito a svestire i panni di quel vecchio personaggio.
 
Aveva preso la via più facile? No.
 
Non era stato per niente facile abbandonare quei vestiti, che gli calzavano ancora a pennello, per vestirsi di nuovi.
Diversi e a volte anche scomodi.
 
Due anni non sono molti per sentirsi più leggeri, ma sono abbastanza per smetterla di portare rancore verso sé stessi.
Aveva sbagliato. Aveva pagato le conseguenze.
Odiarsi ancora, era uno spreco di energie che lui preferiva utilizzare nel ricordare ogni cosa bella.
 
Il suo profumo ad esempio.
 
Due anni non sono molti, ma i giorni di cui essi sono composti sì, per ricordare ancora bene il profumo di cocco e vaniglia di Kurt.
C’erano giorni in cui Blaine si svegliava con la paura di poter dimenticare, prima o poi, il sapore e l’essenza di Kurt.. e poi c’erano giorni, invece, in cui si svegliava con l’odore di lui sul cuscino.. come se fosse stato lì solo qualche ora prima.
 
Blaine dopo quasi due anni, aveva una nuova vita, con una nuova casa e un nuovo lavoro.. ma niente di tutto quello lo faceva sentire vivo.
 
Si trascinava avanti per inerzia, perché era l’unica cosa che poteva fare oltre che aspettare.
 
Perché sì, Blaine Anderson stava aspettando.
Perché è questo, ciò che fanno le persone innamorate: aspettano.
 
E non si trattava di speranza o di fiducia ma semplicemente di dare al suo cuore qualcosa per cui ancora battere e il tempo era tutto ciò che gli rimaneva.
 
Quando poi a questo “tempo” era stata tolta l’aura di astrattezza e gli era stato concesso una data di scadenza, Blaine con tutta la calma che possedeva era andato nel pallone.
 
Dopo due maledettissimi anni, Blaine stava per rivedere Kurt.
Dopo due stramaledettissimi anni, Blaine stava per incontrare di nuovo quegli occhi che non lo avevano abbandonato per un unico solo giorno da quando se ne erano andati.. perché di certi occhi non puoi liberartene mai, neanche quando smettono di guardarti.
 
Ed era spaventato perché non sapeva se la persona che si sarebbe palesata davanti a lui, sarebbe stata ancora quel ragazzo di cui si era innamorato anni addietro.
Non sapeva da dove iniziare con lui e come.
Non sapeva se dall’altra parte ci sarebbe stato solo odio e rancore.
 
Non sapeva molte cose Blaine, di una cosa però era sicuro.. Kurt Hummel ne valeva la pena.
Sempre.
 

 


Angolo Wallflower_

Son tornata con un'altra piccola, piena di angst Klaine.

Spero che vi piacca almeno la metà di quanto è piaciuta a me scriverla.

Se volete farmi sapere cosa ne pensate, non esitate a farlo! ;)

e se volete essere aggiornati sui miei scleri.. questa è la mia pagina autore fb.

A domani <3 

 
  
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