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Autore: Teyra Five    16/12/2013    19 recensioni
Lei è Clarissa Moore, una ragazza di diciannove anni.
Lui è Cameron Way, un ragazzo di ventidue anni.
Lei studia lingue all'università.
Lui studia psicologia.
Lei lavora in una biblioteca, ama leggere e scrivere.
Lui ama disegnare.
Lei è timida, ingenua.
Lui è freddo, diffidente.
Lei è insicura di se stessa, ha una bassa autostima, alcune volte quasi assente. Non ha mai avuto relazioni con i ragazzi.
Lui è consapevole del suo fascino, ma preferisce la solitudine.
Lei ha dei semplici occhi marroni che nascondono miliardi di sentimenti.
Lui ha gli occhi grigi, come le nuvole, e contengono un passato più scuro del nero.
Lei vuole aiutare lui.
Lui vuole aiutare lei.
Riuscirà Clarissa a far entrare un raggio di luce nel mondo buio di Cameron?
Riuscirà Cameron a creare un mondo perfetto che Clarissa ha sempre sognato?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 1
tempesta grigia

Le finestre sono spalancate, tuttavia il caldo di luglio riesce a tormentarmi lo stesso.
Sfoglio la rivista guardando ogni tanto fuori dalla finestra nella speranza di vedere un essere vivente. Invece nulla. Sospiro voltando l'ultima pagina e mi appoggio allo schienale della sedia.
''Possibile che nessuno voglia prendersi un buon libro?'' -penso.
Lavoro in biblioteca del centro da poco. Due giorni. Non é un vero e proprio lavoro, solo un passatempo per l'estate e anche un modo per guadagnare qualche soldo in più. E poi, la biblioteca non è di certo il lavoro dei miei sogni! Studio lingue all'università di Treviso e tutti mi dicono che ho fatto bene a scegliere questo corso: ''Ora hai tutte le porte aperte'' -mi dicono, ma io non sono mai stata così convinta.
Sospiro un'altra volta e controllo l'ora: sei meno dieci. Finalmente. Alle sei potrò finalmente chiudere la biblioteca ed abbandonare quel forno.
Indosso una semplice camicetta color menta e una gonna in jeans lunga fino ad un pò più sopra del ginocchio. Ho un caldo terribile che mi fa venire quasi le allucinazioni e pensieri poco opportuni.
All'improvviso la porta si apre e mi volto sperando di vedere un cliente, ma in realtà è solo la proprietaria della biblioteca, la signora Ginevra. E' una donna sulla quarantina, dai bellissimi ricci rossi e occhi color miele, sempre gentile e sorridente.
Quando alzo gli occhi per guardarla, noto che non è da sola. Accanto a lei c'è un dio greco stupendo. Il mio respiro si ferma per pochi attimi e sono già sicura che sto sbavando. Il ragazzo davanti a me ha un bel corpo atletico: è molto alto, magro ma non troppo; le sue braccia sembrano forti e muscolose, deve praticare qualche sport o frequentare spesso la palestra. I suoi capelli sono neri, come la pece, sembrano quasi delle onde scure. Ha una pelle molto abbronzata, apparentemente morbida e liscia; mentre le sue labbra sono grandi e carnose, quelle che fanno venire in mente i i pensieri poco opportuni.Alzo lo sguardo ancora di più e mi fermo sui suoi occhi: hanno un colore strano, malinconico e triste, sono come le nuvole grigie quando c'è un temporale. Vedo in loro una tristezza nascosta, come se con tutte le forze stesse cercando di trattenerla.
I miei pensieri vengono interrotti da Ginevra che mi saluta con un sorriso mostrando i suoi denti bianchi perfetti:
-Buongiorno Clarissa!
-Buongiorno... -riesco a dire. Il ragazzo non dice nulla.
''Neanche un saluto?'' -penso guardandolo male, ma non reagisce minimamente.
-Lui è Cameron, un allievo di mia sorella...sai quella che lavora all'università? Ecco. -continua la proprietaria indicando il ragazzo che la guarda diffidente- ha bisogno di alcuni libri per lo studio e la mia sorella ha fatto proprio bene a consigliare la mia biblioteca. Beh, non poteva essere altrimenti, no? -ride.
-Ah... 
-Ora devo andare. Aiutalo, posso fidarmi?
-Certo.
-A presto, allora! -ci saluta Ginevra e un secondo dopo sento la porta chiudersi.
Guardo di nuovo il ragazzo che aggrotta le sopracciglia.
-D-d-di cosa hai bisogno? -balbetto quando sento la mia voce orrenda ed insicura.
-Psicologia.
-C-c-come?
-Libri. Di. Psicologia -pronuncia parola per parola trattandomi come una deficiente.
Mi alzo bruscamente e vado verso gli scaffali dedicati alle scienze e psicologia.
-Ti servono per studiare? -chiedo tanto per rompere il ghiaccio.
-No, sono venuto a rompere la bibliotecaria chiedendole libri che mi servono per abbellire la mia stanza -risponde. Il suo sarcasmo comincia a darmi sui nervi.
-Te l'ho chiesto perchè, nel caso ti servissero per lo studio, potrei prestarteli per più del tempo previsto, ovvero un mese -m'invento una cavolata per non sembrare stupida ed intanto cerco di prendere i libri dallo scaffale più alto, ma non riesco ad arrivarci -ma visto che ti diverti a prendermi in giro...beh, te li presterò per una settimana.
Mi volto guardandolo con il trionfo negli occhi, ma allo stesso momento sto tremando per colpa dell'adrenalina.
-No, cara. Non me li presti per una settimana -commenta appoggiandosi alla mia scrivania e ricalca bene le parole una settimana.
-Hai ragione, te li darò per due giorni.
All'improvviso si avvicina: sento il suo respiro sulla mia pelle, sento il suo sguardo su di me. Alza la mano e tremo ancora di più perchè l'unico pensiero che mi viene in mente è il fatto che, probabilmente, sta per colpirmi. Invece, prende i libri dallo scaffale più alto che non riuscivo a raggiungere e li posa tra le mie mani.
-Tornerò a riportarli il prossimo mese -dice e la sua voce sembra minacciosa e suona come un sussurro che non promette nulla di buono.
Torno alla mia scrivania senza aggiungere altro, ma le mie intenzioni non sono di certo quelle di accontentarlo. Devo registrarlo e fargli la tessera, visto che sicuramente non è mai venuto qui.
-Nome e cognome -dico preparandomi a digitare i suoi dati sul computer.
-Cameron Way -risponde freddo e distaccato, proprio come i suoi occhi.
Mentre scrivo sulla tastiera gli chiedo:
-Sei inglese? Americano?
-Può darsi -risponde picchiettando sui libri.
''Come può darsi? O lo sei o non lo sei...mi sta prendendo per i fondelli di nuovo!'' -penso arrabbiata.
-Data di nascita -dico.
-26 dicembre 1990.
''Ventitré anni''.
-Sei maggiorenne, quindi mi devi dare la carta d'identità.
-Che?
-Carta. Di. Identità -scandisco parola per parola come ha fatto prima lui.
Dopo alcuni secondi di silenzio, mi risponde ed i suoi occhi percorrono tutta la stanza, da una parte all'altra.
-Non la ho.
Lo guardo per un attimo facendo il mio tipico ed originale sguardo mi-prendi-per-il-culo-o-sei-deficiente-di-tuo? 
Sposto una ciocca dei miei capelli, castani ondulati e lunghi fino alla vita, dietro l'orecchio e cercando di riprendere la calma gli ripeto:
-Ho bisogno di un documento per registrarti.
Cameron smette di picchiettare e mi ripete la stessa cosa di prima:
-Non ce l'ho qui.
-Mi prendi in giro? -gli chiedo guardando l'orologio: sono le sei.
-No. 
-Ma come fai ad uscire da casa senza la carta d'identità?!
-In qualche modo ce la faccio visto che sono qua.
Non so cosa dirgli così sto zitta. Passano attimi interminabili e piuttosto imbarazzanti in cui ci guardiamo e basta: lui è di fronte a me, ed io sono seduta ed appoggiata allo schienale della sedia con le braccia incrociate.
-Senti, Way, vai a casa e vieni a prenderti i libri un altro giorno. Sono le sei, devo chiudere -gli faccio notare l'ora indicando l'orologio appeso alla parete color pesca e comincio a preparare la mia borsa.
-E se te la porto adesso? -chiede ignorando completamente quel che gli ho detto prima.
-Allora, fai una cosa: esci fuori e guarda l'orario che è incollato sulla porta. Poi, rientra e controlla l'ora. Così mi dirai se hai capito la risposta alla tua stupida domanda -rispondo tutto d'un fiato. Cameron mi gela con lo sguardo. Lo vedo dirigersi verso la porta e mentre sta per aprirla mi dice:
-Torno tra dieci minuti.
Rimango a bocca aperta e non ho neanche il tempo di rispondere quando lo vedo uscire.
''Ma ci mancherebbe altro che lo aspettassi!'' -penso e prendo velocemente la mia borsa e mi chino sotto la scrivania per spegnere il computer: non si può fare, ma visto che sono speciale mi lascio questo privilegio. Non sto mica a chiudere tutte le finestrelle sul desktop!
Mi avvio verso la porta con il mio stupido modo di camminare sui tacchi, ma appena metto la mano sulla maniglia penso:
''Anche se i suoi comportamenti sono fin troppo educati, io sono meglio: ormai posso resistere ed aspettarlo altri dieci minuti, così avrò il cuore in pace. Senza tormenti, e tutti felici e contenti''.
E con questo pensiero torno a sedermi sulla sedia di pelle finta e sospiro.

Annoiata, tiro fuori dalla mia borsa lo specchietto con motivi egiziani che mi ha portato la mia amica Cinzia dall'Egitto: ci è andata l'anno scorso con il suo fidanzato e ci ha pensato bene a portare un regalo a persone che hanno passato tutta l'estate a casa.
Lo apro e mi guardo: una visione terribile. ''Se fossi in un film, dovrebbero metterci il bollino rosso: vietato guardare ai bambini. Potrebbero spaventarsi.'' -penso.
Sono brutta e non sono l'unica a pensarla in questo modo: troppe volte sono stata rifiutata, troppe volte ho avuto il cuore spezzato, troppe volte tutto. Ma non mi deprimo e continuo a guardarmi. I miei occhi sono marroni, Celeste, un'altra mia amica, dice che sono quasi rossi e mi fa sentire ancora più ridicola facendomi venire in mente dei pensieri tipo: Magari sono un vampiro, per questo sono così strana. Ma no, i vampiri son belli, di solito. Le mie labbra sono sottili e senza colore, ma a differenza di altre ragazze non le evidenzio con il rossetto rosso acceso come va di moda ora. Non sono molto alta, penso che si capisce dal fatto che non riesco neanche ad arrivare allo scaffale, e non sono magra anoressica: mi sento grassa, ma tutti mi dicono di no facendomi notare che ogni ragazza vorrebbe avere delle curve come le mie. Peccato che mi sento una mucca lo stesso. Lo so che, in realtà, non sono un maiale, ma ho sempre voluto avere il fisico delle modelle. Ma è una cosa impossibile e quindi è inutile deprimermi su ciò.
Ripenso a Cameron e mi accorgo che ne sono attratta fin troppo: i suoi capelli sono fantastici e vorrei provare la sensazione di immergervi le mie dita, le labbra sono così carnose che vorrei saltargli addosso e baciarlo.
Abbandono questi pensieri poco opportuni e controllo l'ora: sono le sei ed un quarto. Ho passato ben quindici minuti a fantasticare sull'aspetto di Cameron, che non ancora non si è fatto vivo.
Devo essere già alla fermata: il mio autobus dovrebbe arrivare alle sei e mezza, ma siccome l'autista Daniele, che tutti chiamano Dany, sembra un ritardato, arriva o in anticipo o in ritardo. Ho saputo che ogni tanto perde tempo a parlare con gli altri autisti e fumare perciò arriva per esempio alle sei e quaranta, oppure vuole tornare a casa prima così viene alle sei e venti.
Passano altri cinque minuti e Cameron non arriva. La cosa comincia ad innervosirmi.
Altri cinque minuti.
''Sto pensando di restare qui fino a mezzanotte?!''.
Altri cinque minuti.
Mi alzo e sono decisa veramente ad andarmene stavolta.
''Scusa tanto, sto per perdere il mio ultimo autobus e ho ancora in mente di restare qui? Ma quando maleducato è? Ma se ho altri impegni, altri piani, un appuntamento o semplicemente sono stanca e non vedo l'ora di tornare a casa?''.
La porta si apre ed entra finalmente quel disgraziato. Non ci penso due volte e prendo un libro qualsiasi e lo lancio contro di lui: non sono brava a mirare perciò, mi sembra ovvio, riesce a schivarlo.
-Ma sei pazzo? E se ho fretta? -urlo e vedo che sta ridacchiando. Non posso non notare il suo bellissimo sorriso, ma mi sento di nuovo presa in giro perciò continuo a gridare come impazzita -E tu, come ti permetti di ridere con tutta calma?!
-Scusa -dice riprendendo il suo comportamento freddo ed indifferente- c'è molto traffico.
-Non mi interessa un cavolo! -urlo e strappo la carta d'identità dalle sue mani. Mi chino sotto la scrivania per riaccendere il computer e quando mi alzo vedo che non mi sta guardando molto bene. Cerco di ignorare il suo sguardo e apro la carta d'identità: sulla foto sembra ancora un ragazzino, dal vivo, invece, sembra un uomo.

Registro tutti i dati di Cameron e quasi gli lancio i suoi stupidi libri e i suoi stupidi documenti e gli dò la tessera. Su un biglietto in cui c'è l'orario di apertura della biblioteca metto il timbro con la data entro la quale deve riportare i libri. Quando lo guarda alza lo sguardo minaccioso e mi dice:
-Fino al 16 luglio? Stai scherzando? E' tra due giorni.
-Ti avevo avvisato.
-Ma non credi che possa avere altro da fare che venire qua ogni giorno?
-E tu non credi che anch'io possa avere altro da fare che aspettarti? Ho perso l'autobus, per colpa tua! -dico: sono le sei e quarantacinque, ormai non c'è più speranza.
''Spento'' -penso e sospiro.
Sospira anche lui e mette i libri sotto il braccio:
-Allora il minimo che possa fare è riportarti a casa.
-Ma che gentile -dico con un tono sarcastico.
-Pensi che potrei lasciarti per strada da sola?
-Perchè per strada? In biblioteca. Dormo sulla sedia, magari leggo ''I Promessi Sposi'' e gioco a ''Spiders''. Ah, e bevo la Fanta scaduta delle macchinette -continuo ed indico le macchinette che si sono rotte appena ero arrivata e ancora non sono stare riparate.
-Smettila. E non sono poi così tanto entusiasta di andare in macchina con te.
-Non mi fido. E se mi molesti?
-Te?? Per carità di Dio, neanche se fossi l'ultima donna sulla Terra.
''Eh beh, faccio così schifo'' -dico abbassando lo sguardo. Sono forte, non devo offendermi, non è la prima volta che qualcuno mi dice che sono orrenda. Cameron nota la mia reazione e aggiunge velocemente ed imbarazzato:
-Sei troppo antipatica.
-Dio, abbiamo gli stessi pensieri uno dell'altro.
E dicendo ciò mi avvicino alla porta facendogli capire che accetto ''l'invito''. Cameron mi segue.
Nel parcheggio c'è una sola macchina che ho anche visto in TV: è una Hyundai Grandeur 2013 nera, perfettamente nuova, senza neanche un graffio. Ma non può di certo essere di Cameron, è troppo costosa.
-Dov'è la tua macchina? -chiedo guardandolo. Lui sospira e mi guarda male di nuovo con i suoi occhi grigi.
-Vedi tante macchine qui, per caso? Sei ubriaca?
-E'...la tua?? -urlo ed indico la macchina.
-E tu cosa pensi, che vada con una Fiat Punto? Non farmi ridere. -mi dice e tira fuori le chiavi. Si vede che il lusso faccia proprio per lui.
Mi fa accomodare consigliandomi vivamente di non graffiare la sua ''bambina'' e solo dopo un pò capisco che intendeva la sua macchina.
 

Angolino d'autrice
Ciao a tutti! Eccomi con la nuova storia!
Allora, cosa ne pensate di Clarissa e Cameron?
Sinceramente, tutte le protagoniste delle mie storie sono uguali dal punto d vista del carattere: non so perchè e non riesco davvero a liberarmene!
Come vi pare Cam? Ho scritto che ha un passato difficile, cosa vi fa venire in mente?
Recensite, vi prego, è importante per me!
Per chi non avesse letto l'altra mia storia: Immortal Souls, parla di vampiri e ovviamente d'amore :)

A presto!!

Myrtus.
  
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