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Autore: GiuUndergroundNOH8    16/12/2013    0 recensioni
Ho voluto esplorare l'universo interiore di Loki, per analizzare il suo rapporto con il padre.
"Il mio destino era già stato scritto, una deprimente strada dritta, una tranquilla ed insulsa strada dritta che mi avrebbe condotto nell’ignoto. Sarei morto di stenti, dati dalla mia ambizione uccisa violentemente, soffocata piano con un cuscino. Sarebbe sembrata una morte dolce, celando l’efferatezza che vi stava dietro. "
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardarmi, sono tuo figlio.
«A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme»
La sera del dì di festa, Giacomo Leopardi.
 
 
Ero solito guardare le guglie della città e il mare di Asgard dalla finestra di camera mia.
Mi perdevo con gli occhi nell’inseguire i viottoli che sparivano dietro imponenti e dorati edifici. Sebbene conoscessi abbastanza bene la città, mi divertiva immaginare cosa potesse esserci lungo quelle strade ingoiate dalle strutture alte decine e decine di metri.
C’erano taverne con amanti che degustavano le specialità della casa mentre si mangiavano con gli occhi; bambini che giocavano con spade di cartone ad essere eroi; anziani che camminavano lenti lungo la via, scrutando tutto e tutti con occhio vigile e ritornando con la mente ai loro giorni più belli.
C’erano amici, familiari, sposi. Sorridevano per lo più, i loro volti erano rilassati e distesi, le loro bocche sorridevano, le loro menti erano leggere.
Erano contenti, privi di ogni preoccupazione, a loro agio con se stessi.
A questo punto, finivo sempre per abbassare gli occhi verso le mie mani, mi strapazzavo sempre l’indice sinistro.
Lo facevo quando mi sentivo in ansia, quando il peso dell’intero universo sembrava essermi caduto addosso, quando percepivo un cappio al collo e non riuscivo ad immaginarmi la mia vita che solo ad una strada, senza bivi o incroci dove se avessi potuto scegliere avrei scelto un’altra strada.
Ma io non potevo.
Il mio destino era già stato scritto, una deprimente strada dritta, una tranquilla ed insulsa strada dritta che mi avrebbe condotto nell’ignoto. Sarei morto di stenti, dati dalla mia ambizione uccisa violentemente, soffocata piano con un cuscino. Sarebbe sembrata una morte dolce, celando l’efferatezza che vi stava dietro.
Loki sarebbe rimasto un mero e sfocato ricordo.
Perché io non potevo aspirare ad una vita più degna, più gloriosa di quella che mi era stata data. Non potevo cambiare il mio fato, renderlo più consono alle mie ambizioni. Dovevo rimanere a marcire in una fetida prigione che Odino chiamava castello, perché lui, il padre degli dei, non mi ha mai ritenuto capace di cose più grandi.  
Ha sempre preferito Thor.
Thor con le sue mirabolanti capacità belliche.
Thor con il suo entusiasmo da giovane imbelle, direi da adolescente ottuso ed ingenuo, ma ovviamente questo non lo si poteva dire.
Thor, bello come il sole.
E Loki invece? Schivo, incazzato con il mondo intero, solitario, con manie da protagonismo.
Senza la chioma lucente e fluente dorata del fratello, senza il corpo scolpito e gli occhi del colore del mare.
Non sarebbe mai potuto diventare re. Soprattutto perché Loki non era figlio di Odino.
Ma di Laufey, il super cattivo, il mostro dei mostri. Ed io cosa sono allora, se non il mostro che dorme sotto il letto dei bambini? Come avrebbe potuto Odino sopportare che sul trono di Asgard salisse un essere maligno come un Gigante di Ghiaccio?
Ma lo sono davvero? No. Io non ho nulla a che fare con Jotunheim. Per quanto la mia discendenza possa parlare chiaro, io sono un asgardiano. E Per quanto Odino possa dire di amarmi, lui non l’ha mai fatto.
Ha sempre preferito Thor.
Da piccolo cercai più volte di mostrarmi grande agli occhi di mio padre.
Papà, diventerò un grande guerriero e seguirò le tue orme! Lui mi guardava e sorrideva.
Rideva di me. Thor sarebbe diventato il più grande guerriero di Asgard e non Loki.
E per quanto mi sforzassi di mostrarmi all’altezza di mio fratello e di mio padre, non ero mai abbastanza. Mai abbastanza. MAI!
Ogni mia azione aveva una falla, ogni mio progetto si rivelava debole e mi rivelava debole. Forse per questo che ora mio padre non mi considera adatto al trono. Perché mi sono reso vulnerabile ai suoi occhi, un povero ragazzino che cercava con ogni mezzo di affermare se stesso. Così insicuro, così disperatamente bisognoso di attenzioni..
Le mie lacrime sono state asciugate dal tempo, ma la ferita, quella rimarrà insanabile.
Così, mentre guardavo Asgard dietro ad un vetro, capii che dovevo reagire. Che il tempo di commiserarsi era finito e che dovevo rischiare.
Avrei salvato mio padre dall’uomo nero, anzi blu, Laufey, e lui mi avrebbe finalmente amato.

Angolo Autrice: Sì, ritorno con un'altra storia introspettiva su Loki perché ultimamente sono un po' triste e frustrata e mi sembra che solo Loki possa davvero capirmi :P ( della serie 'senza amici' LOL) Mi sfogo quando devo esplorare l'universo emotivo di Loki, dato che ciò che presumibilmente sente, è ciò che sento anche io. Detto ciò, grazie mille se sei arrivata/o a leggere fino a qui! 
   
 
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