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Autore: Norgor    16/12/2013    3 recensioni
Le sentiva, le grida.
Urla a squarciagola si propagavano dentro di lei consumandola nel più oscuro smarrimento. Tutte insieme, una dopo l’altra, le rimbombavano incessantemente nella testa in un coro di voci stridule e insistenti.
Le mani attorno alle orecchie, le pupille ridotte a fessure inesistenti, i sospiri incrinati. Lacrime salate le scivolavano lungo le guance scavate fino all’osso, la confusione che regnava sovrana.
Le sentiva, tutte le loro grida.

Incubi. Terrore. Paura. La loro vita, praticamente.
Everlark | One shot | 583 parole | Rating verde.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Grida.


 

Le sentiva.
 
Chiudendo gli occhi straziati dal dolore, una smorfia sofferente dipinta sul viso sporco, riusciva a sentirle forti e chiare. Le penetravano cruente nel cervello, le scorrevano nelle vene in un crescendo di paura e terrore, le si appiccicavano addosso marchiandola a fuoco. Respiro affannoso e labbra tremolanti.
 
Dei singhiozzi sommessi le fuoriuscivano deboli dalla bocca, mentre le sue gambe intorpidite si muovevano in scatti improvvisi.
  Le sentiva, le grida.
 
Urla a squarciagola si propagavano dentro di lei consumandola nel più oscuro smarrimento. Tutte insieme, una dopo l’altra, le rimbombavano incessantemente nella testa in un coro di voci stridule e insistenti.
  Le mani attorno alle orecchie, le pupille ridotte a fessure inesistenti, i sospiri incrinati. Lacrime salate le scivolavano lungo le guance scavate fino all’osso, la confusione che regnava sovrana.
  Le sentiva, tutte le loro grida.
 
Si mescolavano incessantemente trapanandole l’udito, incidendosi in ogni parte del suo corpo. Le ferite non ancora guarite pungevano come spilli appuntiti e parevano aggredirla in gemiti strazianti.
  Fermatevi. No, lasciatemi stare.
 
Dappertutto, l’eco amplificato delle loro grida le arrivavano come profonde e taglienti pugnalate al petto. Le ghiandaie imitatrici assumevano il loro aspetto, la osservavano con i loro occhi sottili in battibecchi di disprezzo e furia, sui loro trespoli impagliati.
  E poi partivano.
 
In un frusciare indistinto si avventavano su di lei contemporaneamente, squarciandole la carne, spezzandole le ossa, divorandole le viscere. Lei rimaneva immobile, impotente, indifesa. Sentiva ogni membra spezzarsi in due e lacerarsi nel silenzio più assoluto. Perché se lo meritava. Avevano ragione, tutti loro.
  Perché, in fondo, era stata tutta colpa sua.
 
Mentre i lamenti acuti di Rue la invadevano senza sosta, mentre i pianti di Prim la urtavano con violenza, mentre le suppliche di Cinna la colpivano in fitte lancinanti, se ne rendeva conto.
  Ora, per colpa sua, nessuno di loro avrebbe più rivisto un tramonto. Marvel non avrebbe più scagliato una lancia, Cato non avrebbe più maneggiato la sua spada rifulgente, Glimmer non avrebbe più sfoderato la sua bellezza. Per colpa sua. Era stata lei.
 
Gocce di sudore freddo avevano iniziato ad imperlarle la fronte biancastra, mentre oramai il suo corpo tremava in spasmi decisi sotto le lenzuola.
  Vi prego, lasciatemi stare.
 
Feroci, violente, vendicative. Non smettevano di echeggiarle nella mente, in un incubo duro e senza fine. Dove si trovava adesso? L’avevano uccisa? Una parte di lei, tra i sussurri strozzati e i tremolii dolorosi, nutriva questa speranza.
  All’improvviso le sembrava di fremere ancora più duramente, scosse potenti che le attraversavano gli arti indolenziti. E lei cercava di dimenarsi, di respingere tutte quelle grida, di liberarsi da quelle morse glaciali che parevano rinchiuderla in trappola. Anche lei aveva iniziato ad urlare, adesso.
 
« Katniss! »
  Un debole suono ovattato si disperdeva dentro di lei come una corrente elettrica, inebriandole i sensi.
  « Katniss, svegliati! »
  Netto. Preciso. Uno spiraglio di vita in un mare di morte.
  Con uno scossone violento, Katniss aprì lentamente gli occhi e riprese a respirare regolarmente. Nella sua mente ancora rimbombavano quelle che erano state le fonti amare dei suoi incubi, in un’eco che si disperdeva in lontananza. Aveva vinto ancora lei, per ora.
  Al suo fianco, un Peeta sudato e preoccupato la osservava attentamente, sul viso un’ombra di timore. In un lieve movimento delicato cinse le sue spalle con un braccio muscoloso, lo sguardo profondo rivolto verso il basso.
  « Altro incubo. Vero o falso? »
  Katniss si accoccolò nella sua stretta protettiva e rassicurante, socchiudendo gli occhi grigiastri nell’ormai consueta espressione spaventata.
  « Vero ».

 













 
Tana di Norgor.
Hola.
Sì, ho pubblicato una Everlark, avete capito bene.
Anche se di Everlark non ha poi molto.

Spero solo che stanotte non abbiate gli incubi.
Concludo dicendo che non sono per niente soddisfatto di quello che ne è uscito, perciò bao.

Non so cos'altro dire, se non recensite in tanti. <3
Vi lovvo, fé.
Norgor.

 
   
 
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