One shot - Revenge
Era un video messaggio.
Un file arrivato nella sua casella di posta elettronica personale, da un mittente sconosciuto.
Jared Leto aggrottò la fronte, passando il file all’antivirus
Era meglio non fidarsi.
Eppure la curiosità lo stava divorando.
Alla fine, lo aprì.
Conosceva
quella casa: una panoramica veloce passò dal living ad uno
studio privato, poi verso una saletta, dove due bambini stavano
giocando con una ragazza.
Jared la riconobbe subito.
Era Claudine Farrell, sorella del ben più noto Colin James Farrell.
I bimbi, Henry e James
Jared riconobbe anche loro.
E perse un battito.
Più
in là, seduto ad un tavolo, a rimontare un robot, un tizio
massiccio: era Ante, l’assistente personale di Colin.
Anzi, le cose erano cambiate: anche Ante lavorava nel cinema ed aveva fatto un bel salto di qualità.
Anche fisicamente sembrava davvero in forma, con un corpo allenato ed anche un po’ esagerato.
Jared vide poi transitare una signora sorridente: Rita, la madre di Colin e Claudine.
Aveva preparato una torta e tutti la accolsero con gioia.
“No
mum, vengo dopo, lasciatemi una fetta, devo fare prima una cosa
importante” – e poi la sua risata, fuori campo.
Era lui che stava riprendendo.
Era Colin James Farrell l’operatore improvvisato alla cinepresa.
Jared perse un altro battito, poi si sentì pizzicare gli occhi.
Quindi
la rabbia, la voglia di spegnere tutto e di gettare il note book contro
la parete davanti a sé, in quella villa di Malibu.
Vuota.
Come il suo stomaco ed anche il suo cervello, avido di assistere al seguito.
Una
porta chiusa, un respiro più greve e poi la prospettiva fissa su
di una poltrona, dove l’irlandese andò ad accomodarsi.
“Eccomi qui Jay … Non so neppure se vedrai mai questo video” – sorrise mesto.
“Bene,
ho appena saputo dell’ennesima nomination, ai Golden Globe, la
seconda oggi … Già, sì, manca quella più
pesante, ma arriverà … Sai, nell’ambiente sei
l’argomento del giorno, anche se tutti evitano di parlare di te
in mia presenza” – tossì.
“Anche
tu mi eviti, al telefono, sotto casa tua, agli eventi … Ok,
nessun problema” – sorrise forzato – “Del resto
non posso obbligarti, ti sei sacrificato abbastanza, vero?”
– e lo fissò, finalmente.
Jared era come cristallizzato.
Scene di anni prima, scorrevano nella sua mente come flash.
Una
sfilza di umiliazioni, che aveva più volte vomitato in faccia a
Farrell, rivendicando la sua dignità ed il suo amore per lui:
amore, che Jared Joseph Leto, aveva alla fine soffocato, appassito e
sepolto, sotto ad una montagna di soddisfazioni professionali, giunte
al culmine ed a sorpresa, proprio nella recitazione, trascurata per ben
sei lunghi anni.
Anni
in cui comunque, Jared aveva ottenuto un successo notevole come
cantante e leader di una band, ormai conosciuta a livello planetario, i
30 Seconds To Mars.
Era
stata dura, durissima affermarsi, con la spada di Damocle sopra la
testa, per una controversia innescata niente meno che dal colosso EMI.
Eppure se Jared era sopravvissuto a Colin Farrell, tutto il resto gli sembrò una bazzecola.
Ogni tanto ci pensava a quel paragone e poi piangeva.
Piangeva
senza farsi vedere, ma quando Shannon, il fratello, al quale era legato
da un legame simbiotico, lo pizzicava in quegli stati depressivi, era
l’unico a saperlo consolare ed a farlo ridere, sfottendolo con un
nodo alla gola.
Jared, mentre pensava a Colin, era dolore puro: negli occhi, nelle mani, nella voce, che cambiava.
Di
certo non ne faceva più parola con nessuno, tranne che con Shan:
sembrava passato un secolo dall’ultima volta, però.
Così
come l’ultimo incontro con Farrell, un anno prima, durante il
quale scoppiò una litigata senza precedenti.
Si erano dati il cambio, come in un ruolo teatrale.
Colin, dopo un’insperata riappacificazione, voleva fare coming out.
Jared
non ne voleva più sapere, perché la carriera veniva prima
di qualsiasi casino mediatico, la cui portata avrebbe travolto non solo
la loro vita, ma anche quella dei figli di Farrell e di ogni persona
facesse affidamento sul cantante.
Colin
reagì male, rammentando a Leto quante discussioni erano nate su
quell’argomento, dove era invece il moro ad avere mille dubbi.
Più
di diciotto mesi di relazione ripresa e consolidata insieme a Jared,
dal 15 ottobre 2010, gli avevano cancellato ogni paura.
Aveva
fatto anche di più, preparando James ed Henry, che adoravano,
ricambiati, Jared, ad accoglierlo definitivamente come il loro secondo
papà.
Leto,
nel lontano 2009, pregava ogni fottutissimo giorno che ciò
accadesse, ma il risultato fu solo ritrovarsi una tipa polacca, incinta
di Colin, ad una festa, dove i due erano arrivati mano nella mano,
annunciando il lieto evento ed il loro stato di coppia a tutti gli
effetti.
Si frequentavano già da mesi.
Farrell
andava a letto con lei sul set di Ondine, in Europa, poi tornava a Los
Angeles a scoparsi Jared, ignaro di quell’ennesimo tradimento.
Ferite fresche, su ferite ancora da rimarginare, su ferite cicatrizzate appena.
Una tortura infinita .
“Chissà
cosa stai pensando Jay … vorrei saperlo, mentre mi guardi e sei
lì, tra le tue cose, dove avrai ancora anche le mie
…”
“Sbagliato, le ho gettate tutte, stronzo maledetto” – gli rispose, come se potesse sentirlo.
“Lo
scorso Natale è stato un incubo, sai? Ci siamo separati di nuovo
ed io non ho saputo frenare la lingua, offendendo i tuoi amici, la tua
professione, la tua … famiglia, insomma ero come inferocito,
alienato dal terrore di perderti ed alla fine è successo
… comunque” – si passò le mani tra i capelli,
sbuffando e guardando in giro.
Leto
serrò di poco le palpebre, aspettando che riprendesse il
discorso, presagendo fosse la parte più interessante, a quel
punto del suo monologo.
“Bene
Jay, siamo di nuovo a dicembre e non voglio più avere incubi,
non ne ho motivo, sai? Sono riuscito a farmi forza, non da solo certo:
Claudine mi è stata alle calcagna, temendo il peggio e non
sbagliava. Ho spesso pensato di farla finita dallo scorso anno a circa
tre mesi fa …”
Era sincero, terribilmente sincero.
Leto non respirava più.
Farrell rise più leggero.
“No,
nessuna donna, non pensarlo nemmeno! … Anzi … Ti ricordi
di Ante? E’ di là con i nostri …” – si
corresse immediato, ma l’inferno abitava ormai lo stomaco di
Jared – “… Con i miei bambini … E’ un
uomo affettuoso, dolcissimo, sia con loro che con me … Ed ha una
pazienza enorme … In ogni senso”
Leto
si morsicò le nocche della mano destra, poi controllò la
durata del filmato, constatandone l’epilogo imminente.
Trentasette, fottutissimi, secondi.
“Domani
ci sarà una conferenza stampa e le mie dichiarazioni saranno
stringate, ma esaustive: ammetterò la mia omosessualità e
la relazione con Ante. Non voglio più nascondermi, Jay …
Ci sono un mare di cose da fare, alla luce del sole, che non posso
rimandare od evitare … E volevo farle con te, Ante è il
primo ad esserne consapevole ed è l’unico a sapermi
comprendere e consolare nei momenti peggiori … come
questo” – e due lacrime gli solcarono il viso bellissimo.
Anche Jared stava piangendo, senza neppure rendersene conto.
Il
suo prezioso cellulare si stava intasando di messaggi di
congratulazioni, di telefonate non risposte, ma a lui sembrava di
essere stato proiettato di colpo in un’altra dimensione, non
certo sconosciuta.
Era
lì che abitava l’amore tra lui e Colin: un luogo
inaccessibile a chiunque, dove riusciva ad essere davvero felice.
“Hai
detto che la migliore vendetta, Jay, è ottenere il massimo del
successo: di certo avrai pensato di chiudere la frase con un e sbatterlo in faccia a chi mi ha fatto del male … Hai
ragione, io te ne ho procurato in una misura spesso inaccettabile,
però credevo …” – ed ingoiò un
singulto amaro – “… credevo di essermi meritato la
tua fiducia, in quei diciotto mesi quando ci eravamo rimessi insieme
… Sono stato ingenuo? No … Ero innamorato e lo sono
ancora, di te … Eppure il modo in cui mi hai evitato
l’ultima volta che ci siamo incrociati … Il modo in cui
ridevi, anche senza di me … Forse ridevi di me o di come sei
riuscito a fregartene di quello che ci ha uniti … Ok, sono
patetico, meglio chiudere qui … meglio non parlarne più
… Ti auguro di avere ciò che vuoi, dal tuo successo
… dalla tua vendetta. Addio Jay.”
L’immagine divenne nera.
Definitivamente.
Le signore dell’impresa di pulizie, stavano uscendo dal cancello secondario, a Los Feliz, chiacchierando allegre.
Jared fece loro un sorriso ammiccante – “Devo fare una sorpresa a Colin … Permesso”
Lo riconobbero subito, arridendo alla sua presenza ed avvenenza: era molto elegante.
Leto
passò nel giardino come un folletto, mutando espressione appena
fu oltre quel drappello multi etnico, che non si oppose affatto al suo
accesso al regno di Farrell.
Il
cantante suonò un paio di volte, poi, con stizza, diede un
calcio al prezioso portone, che si aprì dopo un secondo.
Fu Ante a scontrarsi con la sua faccia contorta in un disprezzo ostile.
“Ah sei tu, fai anche da portinaio, eccellente …”
“Buonasera … Cosa vuoi?” – chiese senza perdere le staffe.
“Vedere Colin” – ribatté secco Leto.
“Allora dovresti calmarti, se proprio vuoi vederlo” – replicò serio, senza spostarsi.
“Levati di mezzo accidenti!!” – inveii, dandogli uno strattone, per piombare nell’ingresso.
Colin stava scendendo le scale ed appena lo vide, dopo averne riconosciuto la voce, si sentì le gambe molli.
Lo sguardo di Ante lo tranquillizzò immediato, così il suo ritirarsi educato.
“Henry ti voleva …”
“Sì
per la favola, gliela avevo promessa a merenda” – sorrise,
con una tenerezza che faceva a cazzotti con il suo aspetto rude.
Se ne andò, dando una carezza al braccio sinistro di Colin, che avvampò, sentendosi puntato dal leader dei Mars.
“Togliamoci
da qui, non voglio che i miei sentano i tuoi isterismi Jared”
– gli disse più sicuro, dirigendosi verso la biblioteca.
“I miei …” – ma per smentirlo, Leto smorzò la sua reazione istintiva, per seguirlo in silenzio.
Farrell sigillò la porta, prendendo fiato.
“Hai
un futuro come regista, un po’ monotono, ma puoi
migliorare” – ironizzò l’ex ragazzo di Bossier
City, dalla lunga chioma, sciolta sulle spalle.
Era incantevole e Colin avrebbe preferito non guardarlo più di troppo.
“Tu,
al contrario, sei arrivato in vetta: congratulazioni” – e
lo fronteggiò, ad un metro, sentendosi il cuore pulsare nella
nuca, come impazzito.
“Sono dove sono perché lo merito, sia chiaro” – bissò aspro.
“Nessuno
afferma il contrario o quasi … Di certo non faccio parte di
quelli che pensano tu abbia usato ben oltre la tua indiscutibile
bravura, per collezionare nomination: tutta invidia, vero Jay?”
“Smettila di chiamarmi in quel modo, mi dai solo fastidio!” – sbottò rigido.
“E
come dovrei chiamarti? Mr. Leto? O magari usare il tuo secondo nome,
Joseph?” – e rise, le iridi tremolanti.
Liquide,
indimenticabili, impresse nel cuore di Jared, con quel suo modo di
guardarlo, di amarlo anche con una semplice e fugace occhiata.
“Fai come ti pare, del resto non ti darò ulteriori possibilità di farlo, se non questa, Colin”
“Allora
ne approfitterò, ma non so con quale prospettiva, visto il tuo
atteggiamento: la mia anticipazione deve averti fatto incazzare
parecchio oppure cosa, di preciso?” – domandò
ironico.
“Tu
credi di essere migliore di me, peccato tu stia prendendo una
cantonata, come per un sacco di cose, Ante in cima alla lista. Ti
accontenti di poco” – ed il suo risolino fu tagliente
più di una lama.
Partì uno schiaffo, istintivo, a palmo aperto, che lo scosse, ad una profondità inaudita.
“Bastardo
…” – ringhiò Leto, massaggiandosi lo zigomo
sinistro, spostandosi dalla parete, dove Farrell lo aveva come stampato.
“Se
vuoi insultarmi, fai pure, con la tua acida indifferenza o con le
invettive che preferisci, ma lascia fuori Ante!”
“Prenderlo in giro ti fa onore”
“Quello che tu fai con Balthazar o Terry o con chi altri? La lista è lunga, vero Jared?”
“Come ti permetti” – ed anche lui provò a colpirlo, senza successo.
Farrell gli afferrò i polsi, facendogli male, ma mai quanto quella conversazione.
“Questo
non te lo permetto! Sei un ipocrita, peggiori di giorno in giorno, ti
nascondi dietro ad una vita fasulla e sei solo come un cane! Chi
ringrazierai quando ti consegneranno i tuoi ambiti trofei?? Con chi li
guarderai o con chi ricorderai il modo in cui li hai conquistati?? Sei
talmente pieno di te e di vana gloria, Jared, che ti resterà
solo quella, molto presto, te lo assicuro!”
“E’
l’invidia od il tuo stupido orgoglio a farti dire queste
stronzate Colin” – sibilò, andando verso
l’uscita.
“No,
è l’esperienza: c’è stato un tempo in cui
anch’io sono salito sulla cima del mondo e da lì sono
precipitato: tu mi hai fatto tornare il sorriso e la voglia di vivere,
ma quando volevo consacrare il nostro rapporto meraviglioso, hai come
rinnegato ogni gesto, rifiutando la mia proposta di matrimonio e
persino l’opportunità di adottare James ed Henry! Te ne
rammenti od hai cancellato anche questo dalla tua agenda Mr. Jared
Joseph Leto?!?”
I notiziari delle sei di pomeriggio si aprirono tutti con lo stesso servizio.
Colin James Farrell ed il suo coming out.
C’era
anche di più, un gossip succulento: la sua dichiarazione di non
essere single e di avere accanto, non solo in quell’istante,
l’amico di sempre, quel certo Ante, che in molti conoscevano
esclusivamente come un suo collaboratore fidato.
A quanto pare sbagliavano.
Il discorso del bad boy di Dublino, fu semplice, così le sue risposte.
Ad
una domanda provocatoria, esaudì la curiosità della
giornalista di un patinato mensile di moda, con una risposta
diplomatica.
“Quindi
i pettegolezzi su di lei e Jared Leto hanno un fondamento? Ai tempi del
film girato con Oliver Stone oppure anche dopo?”
“Sono
ciò che lei ha appena detto, signorina: pettegolezzi. Jared Leto
è stato un collega, poi più nulla. E’ sparito,
preso da mille impegni e da tutte le sue presunte avventure con
splendide modelle, almeno così mi dicono” – e
nell’affermarlo con noncurante simpatia, intrecciò le
proprie dita a quelle di Ante, a dire poco radiosi entrambi.
Shannon
spense la tv a led, gettando il telecomando sopra il divano, dove Jared
non aveva neppure assaggiato il caffè preparato dal fratello.
“Bello
spettacolo, non c’è che dire Jay” –
bofonchiò, accomodandosi al suo fianco, dandogli una pacca sulle
ginocchia gelide, come il resto di lui.
“Vado a dormire”
“Rimani qui?”
“No Shan … no, non credo” – balbettò, provando una vertigine.
Leto jr si rimise seduto, ma una nausea improvvisa lo stava come soffocando.
“Dio
Jay, sei così pallido, cosa ti prende? Non vorrai mica dargli
questa soddisfazione a quella testa di cazzo?!” – il
batterista provò a distrarlo, ma fu inutile.
“Torno a Malibu, scusa il disturbo, scusami”
La sua voce si spezzò, come qualcosa al centro del suo petto glabro e tonico.
La
camera, illuminata dal caminetto, divenne buia come la notte, nella
quale Jared sembrava ripiombato senza più vie di fuga.
I
paparazzi lo inseguirono sino alle ante scorrevoli del pronto soccorso,
poi i body guard, appena assunti da Claudine, impedirono agli sciacalli
di turno, di tallonare Colin sino al terzo piano dell’ospedale,
dove “il
celebre e pluripremiato Jared Leto, è stato ricoverato per un
malore: le ipotesi si rincorrono, non solo quelle sulla salute del
front man, messa a dura prova dal ruolo in Dallas Buyers Club, ma anche
su un’eventuale overdose oppure un tentato suicidio, illazione
poco plausibile, visto che proprio oggi l’Academy di Los Angeles
lo ha candidato all’Oscar, come migliore attore non
protagonista”
Nella stanza 305 c’era Emma, stravolta: a Colin ricordò un pulcino bagnato.
Accanto a lei un’altra ragazza, spesso fotografata con Jared: era entrata nello staff del gruppo di recente.
Shannon, in corridoio, bisbigliava al telefono con la madre, presumibilmente a Londra.
Tomo e la moglie, erano su di una panchina, nella sala di aspetto, immobili e taciturni.
Jared dormiva, forse sedato.
Due
flebo penzolavano da un’asta in metallo, mentre i bip dei
rilevatori di pressione e cardiaci, sembravano rimbombare tra quei muri
verde tenue.
“Ciao Emma … salve …” – Farrell sorrise cauto.
“Colin … Non sapevo tu fossi qui” – disse lei smarrita.
“Appena
ho saputo mi sono precipitato” – spiegò ad occhi
bassi, che andarono a posarsi sulle scarpe di Shannon.
“Tu che diavolo ci fai qui?” – ruggì il primogenito di Constance.
Emma gli chiese gentile di allontanarsi e di non fare scenate.
Jared non ne aveva bisogno.
Ciò di cui aveva bisogno era ben altro
Colin prese posto al suo capezzale, brandendo con delicatezza le mani di Jared, quasi giunte sul suo addome asciutto.
“Tesoro …” – Farrell gliele baciò, quasi con timore.
“Ma cosa vuoi …?” – mormorò a fatica, senza trattenere un pianto spontaneo.
Farrell sorrise – “Io voglio te Jay” – disse scrutandolo amorevole.
“Sei
pazzo … hai un fidanzato che potrebbe farci a pezzi e metterci
in una valigia” – aggiunse debole, senza però
sciogliere il loro intreccio di falangi, tiepido e rassicurante.
Colin
rise gioioso – “Non cambierai mai …” –
ed inspirò, prima di proseguire – “ed io vorrei
farti capire quanto mi manchi, Jared … ed ero disposto a tutto:
fare outing e … inventarmi la storia con Ante, che è
già in Irlanda, con la sua … valigia, sai?”
“In … In Irlanda …?!”
“Dal
suo fidanzato: eccoli qui, lui fa il fotomodello" - e gli mostrò una foto sul palmare - "... è piuttosto
ingestibile e gli ha spezzato il cuore in più di
un’occasione, ma quando si ama qualcuno … sai come vanno
le cose, vero Jay? Posso chiamarti così …?”
Leto sorrise, finalmente.
“Tu
puoi fare ciò che vuoi Colin … ed essere ciò che
vuoi … L’essenziale che tu lo voglia e lo sia con
me.”
Colin James Farrell sospirò, aprendo la busta, dopo il breve promo sui candidati.
“Ed
il vincitore è … E’ l’uomo che amo, Jared
Leto” – annunciò illuminandosi come mai prima di
allora.
Jared
salì sul palco, tra un’autentica ovazione: prese la
statuetta e la posò sul leggio, senza curarsene affatto.
Afferrò il volto di Colin e lo baciò, nel plauso generale.
Sembrava un sogno, ma era tutto vero.
Dopo tanti segreti, tante bugie, tante delusioni.
Nel
loro abbraccio abitava una promessa, che avrebbero mantenuto, anche se
non sarebbe stato facile; il loro amore non lo era mai stato.
Davvero mai.
The end