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Autore: Fragola9711    16/12/2013    0 recensioni
"Summertime Sadness" ormai la ascoltavo più di venti volte al giorno. Era l'unica cosa che mi rimaneva di lui là in Australia.
Sedici anni e un'avventura da assaporare fino all'ultimo dettaglio.
Perché l'amore a volte è così forte che può sopravvivere fino a 16000 chilometri di distanza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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PROLOGO

Mi guardava dritto negli occhi, quasi come se stesse cercando di leggermi nel pensiero.
“Quindi te ne vai?” mi chiese, piano.
“Sì, Sebastiano, me ne vado. Lontano da qui. Lontano da tutti, lontano dai miei amici, dalla mia famiglia, dalla scuola, da te. Me ne vado e magari non torno più ” sbottai all’improvviso.
“Perché?” gli occhi rossi.
“Perché tanto non mancherò a nessuno. I miei amici dopo due giorni non si ricorderanno già più di me, i miei genitori dopo una settimana si saranno messi il cuore in pace e a te non sono mai mancata e quindi non ti mancherò ” gli urlai a un centimetro dalla sua bocca.
“Quando?”
“Fra una settimana.”
“Federica, sei la ragazza che mi ha fatto provare tutti i sentimenti possibili. Rabbia, dolore, tristezza, tenerezza, felicità, invidia, odio e amore. Come potrai non mancarmi? Sai, è vero. Non ti ho più voluta perché pensavo e penso ancora adesso che siamo diversi, che non ci potrà mai essere nulla fra di noi. O forse siamo troppo uguali. Resta il fatto che dal momento in cui lascerai questo paese ti porterai via un pezzo del mio cuore ” e si buttò sul gradino freddo.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto, incontrollabili. Cercavo inutilmente di riscaldarmi le mani, fregandole l’una all’altra, mentre la musica della discoteca ci raggiungeva come chiusa in una scatola.
Perché mi diceva tutto questo solo adesso?
“Perché mi riempi sempre di cazzate? Di frasi fatte e psicodrammi? Al posto di prendermi e salvarmi, rendi tutto una tragedia senza una fine. Sposti e rimonti la storia a tuo piacimento. Poi alle volte torni indietro e pretendi di dimenticare quello che è successo. Io sono umana, ho dei sentimenti, non puoi giocarci assieme. Non puoi pensare di usarmi ogni volta che vuoi. Parto perché sono stufa dei comportamenti di merda delle persone come te. Che non sanno cosa vogliono dalla vita, che hanno paura delle risposte. Parto perché voglio ricominciare da zero, per quanto è possibile farlo in tre mesi. Parto per dimenticarti, finalmente ” dissi, strattonandogli il braccio con il mascara che mi rigava di nero le guance rosse per il freddo.
Ci guardammo dritto negli occhi, forse per la prima volta.
Riuscivo a percepire il suo respiro caldo invadermi il viso.
Aggrappata al suo braccio, speravo che mi pregasse di non partire, di restare con lui. Che tutto sarebbe andato bene e che mi voleva.
Bum bum bum, il rimbombo della musica altissima andava di pari passo al battere impazzito del mio cuore.
Mi prese la mano e la appoggiò sul suo petto: bum bum bum.
Di nuovo quel suono.
Uguale al mio.
“Lo senti?” mi sussurrò.
Lo sentivo, chiaro e forte.
“Si” lo sguardo fisso sulla sua mano che teneva la mia.
“Non ti chiedo di non andartene, non sarebbe giusto. E’ la tua vita, ormai hai deciso. Ma se questa è l’ultima volta che ci vediamo e siamo da soli, allora voglio farti capire che cosa significhi per me, una volta per tutte” mi disse.
Avvicinò lentamente le sue labbra alle mie, mi accarezzò con le nocche delle dita la guancia destra e con la mano mi cinse i fianchi.
Restò così, immobile per qualche secondo, poi socchiuse gli occhi e mi baciò.
Prima un bacio veloce, leggero, poi sempre più forte, come se volesse lasciare il segno per non essere dimenticato.
Ma tanto io non lo avrei dimenticato. Neanche a 16455,37 chilometri, che è la distanza, stando a Google Maps, dell’Italia dall’Australia.
Esatto. Stavo per partire per la “Land Down Under”, precisamente per Melbourne, una città situata a sud-est del continente.
Non lo avrei dimenticato nemmeno dall’altra parte del mondo.
Si staccò ansimante e rosso in volto.
“Hai capito?!” mi chiese, urlando.
“Ma perché hai aspettato tutto questo tempo?” gli chiesi, tremando per il freddo pungente e per la paura di lasciarlo.
“Lo sai come sono fatto. Odio tutti, odio il mondo intero. Non sopporto nessuno, sono apatico. Non capisco le cose e non capisco le persone. Ho bisogno åche gli altri mi facciano vedere la realtà. E qualche giorno fa l’ho vista e anche bene. Ti ho immaginata con le valigie su un aereo diretto all’altro capo del mondo, da sola. Senza di me. Ed è stato lì che ho capito quanto io sono stupido e immaturo. Che ti ho lasciato andare senza dire nulla. Che ti ho odiato semplicemente perché non ti volevo” disse.
“Ora non c’è più tempo!” spiegai.
“Lo so! Lo so! Parti Federica, parti. Sarà l’esperienza più bella della tua vita e ti divertirai un sacco. Io ti aspetterò e quando tornerai ci sarò. Te lo prometto!” mi fissò con gli occhi luccicanti.
“L’hai detto troppe volte e non hai mai mantenuto la promessa. E questa volta nemmeno io la manterrò. Mi mancherai, ma cercherò di superarlo. Cercherò di dimenticarti e sono convinta che ci riuscirò” - il suo sorriso si era ormai spento e gli occhi diventavano sempre più rossi - “adesso torno dentro, perché sto congelando e fra poco devo tornare a casa. Buon Natale e buone vacanze. Magari ci rivediamo a Marzo” gli voltai le spalle per l’ultima volta, le orecchie mi fischiavano, gli occhi erano tutti appannati e scoppiavano di lacrime, nella mia testa urlavo e maledicevo il giorno in cui avevo deciso di partire.
Con il mio bel vestito rosso e lo scialle nero tornai nella discoteca, raggiunsi i miei amici e afferrai una bottiglia di Vodka.
Il resto non lo ricordo più.


  
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