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Autore: Laila    17/12/2013    4 recensioni
Akane sembra sparita nel nulla. Per scoprire cos'è accaduto Ranma and Co. dovranno intraprendere un viaggio molto particolare e vedersela con le loro fantasie interiori, nulla sarà davvero ciò che sembra e più si avvicineranno alla metà, più saranno consapevoli di dover restare uniti perché stavolta il rischio da scongiurare è enorme.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Akari Unryu, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Illusion



"Ci sono due tragedie nella vita:

non riuscire a soddisfare un desiderio e soddisfarlo."

(Oscar Wilde)

***



La ragazza dai lunghi capelli lavanda uscì con discrezione da una delle tende.

Il suo fiuto l'aveva guidato fin lì.

La guardò percorrere pochi metri verso valle, fermandosi di tanto in tanto per controllare di non essere seguita. Teneva una mano nella tasca dei pantaloni, mentre con l'altra puntava la torcia davanti a sé.

Un attacco frontale sarebbe stato troppo clamoroso e non voleva attirare l'attenzione degli altri umani.

La sua cara Yuriko era stata così oltraggiata! Cadere vittima di quella forestiera e finire imprigionata nel suo stesso scrigno doveva essere un'esperienza terribile per un'anima libera come la sua. Inoltre non poteva sopportare di non averla più al suo fianco, tutto ciò doveva finire. Nessun essere umano era mai riuscito a separarli. E nessuno lo avrebbe fatto impunemente.

Perciò avrebbe inflitto a quella donna delle pene, che a confronto quelle dell'inferno sarebbero sembrate cure di bellezza termali.

L'avrebbe condotta al solito posto e per lei non ci sarebbe stata via di scampo. Così come per molti anni, prima dell'arrivo di Yuriko, era stato per lui.

***

Niente!

Dopo lo sproloquio di Ryoga e gli strepiti di Ranma non era riuscito a chiudere occhio. Ora, in quella calma irreale, il ticchettio dell'orologio da polso di uno dei suoi compagni di viaggio sembrava il suono di un gong percosso all'infinito.

Il tremolio di un'ombra passeggera scosse la tenda e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso... La sagoma che aveva appena intravisto era quella della sua adorata Shampoo, oppure il sonno mancato gli stava facendo avere le visioni? Non riuscì a dar credito alla seconda ipotesi e allora, nascondendo una torcia sotto la manica, si alzò.

Fuori, gli occhiali gli si appannarono e fu costretto a fermarsi e pulirli. Trasalì quando se li rimise sul naso, perché le sue ansie trovarono piena conferma.

La luce della torcia che doveva appartenere a Shampoo stava scomparendo oltre una selva di abeti, in un punto in cui il terreno sembrava scendere verso valle. Ma perché la donna che amava se ne andava in giro come una gatta, di notte?

Allungò il passo. Persino il tempo pareva essere contro di lui mentre calava giù dalle rocce.

***

Konatsu le aveva appena fatto una rivelazione sconvolgente... si conoscevano da così poco tempo. Come poteva amarla già?

Ranchan... con lui era sempre stato tutto così dannatamente difficile, d'altra parte Konatsu non voleva che lei. Le sarebbe bastato un ripensamento su chi dei due fosse il più importante e il fedele servo l'avrebbe fatta sentire una principessa, di questo era certa.

Dopotutto Ranchan non sembrava il suo principe e forse a guardar bene era solo un ranocchio. Forse tutto quello che doveva fare era ricacciare la mano dentro al lago e cercare un altro rospo da baciare.

Se Ranchan fosse stato un buon partito per lei, avrebbe dovuto inseguirla fin dall'inizio invece di farsi rincorrere.

-Non voglio una risposta adesso. Aspetterò per un tempo ragionevole che lei pensi al nostro rapporto e mi risponda quando sarà pronta.- disse con fermezza Konatsu, quasi come potesse leggerle dentro. -Pronta a ricambiarmi, spero...

Era sollevata dalla sua proposta di non dovergli ancora rispondere. Perché sentiva che tutta quella indecisione non sarebbe scomparsa per magia. E cos'era quell'emozione timida e speranzosa che, nonostante la confusione, provava dentro di sé? Felicità? Gratitudine? Qualche bracciata dopo, Konatsu era riemerso sulla terraferma. Il vapore si levava con fumate bianche dal suo corpo.

E lei era esattamente come il suo yukata, non faceva che disperdere il suo calore.

Quella consapevolezza la fece simpatizzare per lui. Intanto Konatsu si era strizzato la veste, ma prima di andarsene l'aveva osservata assorto. Attimi dopo, le aveva sorriso, un sorriso spensierato e molto dolce.

Solo che rimuginare lì da sola la faceva star male.

Gemette e la superficie perfetta dell'acqua s'increspò. Avrebbe tanto voluto sapere cos'avrebbe pensato Ranchan, se all'improvviso fosse tornata al suo paesino d'origine.

Avrebbe sentito la sua mancanza come aveva fatto lei quando era ancora una bambina? In fondo al cuore sapeva benissimo che era un'altra pia illusione, una di quelle che usava per sedare il suo malumore quando arrivava al limite. Corteggiarlo non aveva senso e non perché lei non fosse abbastanza femminile o dotata di talento.

Semplicemente perché lui non era Konatsu.

Ranchan, non era lei che amava con tutto se stesso.

Allora sospirò e si arrese.

Non sarebbe mai più stata la seconda scelta, non lo avrebbe rincorso più, stava diventando stancante giocare a mosca cieca. Le era rimasto un po' di amor proprio, in fondo. Ci aveva provato abbastanza a lungo per fingere ancora che Ranma sarebbe tornato da lei.

Forse certe battaglie sono perse in partenza.

All'improvviso capì che aveva sprecato tanto tempo da quando era giunta a Nerima.

Konatsu le aveva aperto gli occhi, prima del suo arrivo Ukyo non aveva voluto vederlo.

Stava attraversando uno dei suoi mille momenti nostalgici. Il riflesso appena riconoscibile del suo aspetto sull'acqua sembrava ricordarle che era un essere penoso. Voleva distendere i lineamenti tesi di quel volto sgradevole. Le dita però non erano leggere come pennelli e potevano solo bucare l'acqua che la ritraeva limpida e incurante. Le immerse e vide quell'immagine infrangersi, ma sapeva che presto si sarebbe ricomposta.

Chiuse gli occhi, riprese fiato. A quanto pareva c'era del vero in quello che si diceva sul primo amore. Lei, il suo non lo avrebbe mai scordato, ma doveva almeno provarci.

Doveva smettere di pensare che al mondo, per lei, ci fosse solo Ranma.

E prima se ne convinceva, meglio era.

Un cuore spezzato dev'essere ricucito con costanza e pazienza.

Konatsu, le aveva detto, avrebbe aspettato, perché Konatsu sapeva benissimo che non poteva fare altrimenti.

***



Girarono ad est, dove gli alberi sembravano diradarsi.

Lei si guardò attorno, facendolo sussultare. Non voleva farsi scoprire.

Trattenne il respiro, accovacciandosi dietro ad un cespuglio di rovi. Affondò le dita nel terreno, sentendo alcune spine pungergli le ginocchia.

Shampoo fece un giro su se stessa, guardandosi attorno circospetta.

Quando la ragazza tornò alla sua passeggiata, sospirò, ma subito dopo si domandò quanto a lungo avessero camminato, accorgendosi stupito che si stava facendo giorno. Come correva il tempo quando stava assieme a Shampoo!

Un minuto dopo la ragazza si fermò di nuovo. -Incledibile! - esclamò estasiata, coprendosi la bocca esterrefatta.

Da dietro un albero Mousse strabuzzò gli occhi. Era davvero incredibile, non aveva dubbi.

Le sorgenti maledette, lì... ad Hakodate.

Per giunta, ogni pozza aveva tanto di cartelli segnaletici, non come a Jusenkyo dove non si capiva mai dove si cadeva.

Voleva assolutamente gioire di quell'istante con lei. -Shampoo! - urlò. -Sono qui! Finalmente possiamo tornare no...

L'amazzone non sembrò neanche sentirlo, si era già tolta le ballerine dai piedi e si apprestava eccitata al tuffo. Ma stava correndo verso la sorgente sbagliata, quella era la sorgente dell'uomo affogato!

Come poteva farlo?

C'era qualcosa che non andava in quel momento. Ci doveva essere.

Prima l'alba che è spuntata così all'improvviso, poi le sorgenti e adesso...

-Shampoo! Fermati! - Sentì il corpo della conterranea agitarsi nella sua presa, come un pesce quando viene preso all'amo.

-Mousse, stupido! Che vuoi? Lasciami!

-No!

-Lasciami andale! La solgent...

Non avrebbe retto ancora per molto.

La baciò. Doleva farla smettere di urlare e di spingersi in avanti a qualunque costo.

Mentre si lasciava andare al suo istinto, ebbe un momento di puro terrore in cui pensò che Shampoo gli avrebbe anche potuto tagliare la lingua coi denti.

L'amazzone s'irrigidì, poi però rilassò la schiena contro di lui, fu per questo che Mousse decise di lasciarle andare le braccia. Mossa avventata, perché invece lei gli sferrò un feroce montante sotto al mento.

-Come hai osato! - era sconvolta e non era mai stata così bella in vita sua.

C'era un odore pestilenziale, un odore che prima non avevano sentito e che di colpo si fece opprimente.

La luce del cielo si rabbuiò rapida attorno a loro fino a quando non divenne di nuovo buio e le stelle ripresero il loro posto nel firmamento.

Lei, però, ancora non capiva. Si vide costretto a riaccendere la torcia ed indicò la pozza d'acqua che si estendeva di fronte a loro. -È una trappola! E se vuoi proprio morire, almeno lascia che ti dia il bacio della morte! - cercò di sdrammatizzare.

Il fascio luminoso mostrò che la sorgente maledetta non era altro che una fossa profonda, all'interno della quale c'erano decine di bastoni acuminati ed alcune carcasse d'ossa umane e animali.

Controllò meglio, ma non vide altre fosse attorno, ecco perché l'illusione doveva portarli entrambi laggiù, a far compagnia ai cadaveri putrefatti.

Accanto a lui, Shampoo si lasciò andare ad una bassa imprecazione e sembrò farsi piccola, come se al suo posto ci fosse stata una bambina impaurita, sul punto di piangere. Contò i suoi respiri penosi, e tentò di levarsi di dosso la sensazione che avrebbe potuto perderla per sempre.

-Questo non è un salvataggio, la mia vita... io non ti dovele niente, lo sai velo? Sai che sono già plomessa a Lanma!

Eccola, l'amazzone testarda che conosceva.

-Lo so. Non ci pensare adesso. Dimentica tutto, il salvataggio, il nostro bacio...

In quel paese a nord del Giappone aveva scordato le leggi amazzoni.

-Come hai detto, scusa? - chiese Shampoo incredula.

Le regole delle donne di polso prevedevano, tra le cause di matrimonio, anche i salvataggi estremi. La donna doveva dare la sua mano all'eroe che l'aveva salvata e far prosperare così la sua tribù. Ciò nonostante Mousse non poteva avvalersi delle leggi, essendo solo il secondo arrivato subito dietro a Ranma, non ne aveva il diritto. Le amazzoni non praticavano la poligamia, al massimo potevano ripudiare il marito e trovarsene un altro.

Ma le leggi dovevano essere state scritte da un essere senza cuore, che non aveva mai amato in vita sua e che voleva infliggere quella stessa tremenda sorte alle generazioni che dovevano venire, per farle impazzire in cerca di un grammo di vero amore.

Ne era sicuro. Portare a termine i suoi doveri d'amazzone non avrebbe fatto sentire Shampoo una donna felice, né amata. Forse al massimo sarebbe stata rispettata, ma con quanta pena avrebbe vissuto il rispetto acquisito all'interno di quella scala sociale così ipocrita...

Avrebbe avuto solo pesi su pesi da caricarsi sulle spalle e un giorno o l'altro avrebbe ceduto. Quante volte lui gliel'aveva ripetuto? Ma Shampoo era testarda e si rifiutava di comprendere quanto gli diceva. L'unica legge che lei conosceva era quella del dominio del più forte sul più debole.

In fondo io sono solo Mousse, lo sciocco papero venuto dalla Cina, e non posso chiederti di più...

Shampoo sostenne il suo sguardo con un'espressione tormentata. -Tu hai semple voluto... Tu volele sposalmi!

Le chiuse le mani fra le sue.

-Shampoo! Me lo chiedi davvero? Allora anche tu mi a-aihh! - L'ultima cosa che avvertì, dopo la sberla della cinese, fu il rovinoso contraccolpo col terreno.

-Ma che hai capito? Mi è sfuggito, io... Elo solo sovlappensielo, ecco! - Forse gli stava facendo un test per controllare che il suo fascino ammaliasse ancora uomini come lui.

Ma era così illogico che Shampoo dubitasse della sua bellezza, lei era tutta la bellezza che esisteva.

E se invece fosse apparsa una luce in fondo al tunnel?

Com'era stato imbecille! E dire che si era convinto che provarci e riprovarci con lei non avrebbe mai dato alcun risultato. Ora invece anche lui, Mousse il mezzo papero, aveva una chance per tentare la fortuna. E Cupido non era forse cieco come lui?

-Pelò devo ammettele che non baci come l'imblanato che sei, comunque se lo dici a qualcuno sei un papelo molto! E ola è meglio che andiamo a letto...

-Dunque, considerando che il bacio ti è piaciuto, vuoi provare anche il resto? Se vuoi che resti segreto però dobbiamo trovare un pos... Ahio! - Questa volta, dopo averlo steso a terra, la ragazza lo coprì con una miriade di calci.

Tra un attacco e l'altro fece fatica a risponderle: -Scusa! Credevo che... Ahio! visto che hai, no! Ahio! trovato irresistibili le mie... Ahio! labbra... Ahio! ora volessi provare il... Ahio! pacchetto completo! Ahio! Ahio! -

La giovane amazzone s'irrigidì tutta e chiuse le mani a pugno come per impedirsi di compiere un efferato omicidio. -Mu-si! Va bene che io non pallo pelfettamente il giapponese... ma tu te ne applofitti! - Mentre lei faceva una pausa, si mise a sedere, cercando i suoi occhiali nell'erba.

Quando si rese conto che non li avrebbe mai trovati, ne tirò fuori un paio nuovo dalla manica e tutto indolenzito li indossò.

-Ola stammi a sentile, stupido papelo. Ho detto che tolniamo all'accampamento insieme. Tu nella tenda dei ragazzi e io nell'altla! E quello che ho detto plima su quel bacio, – da qui in poi le sue parole divennero cinesi, basse e profonde: -me lo rimangio!

Finito che ebbe di redarguirlo, Shampoo gli voltò le spalle e s'incamminò a passo di marcia in direzione dell'altura. Non replicò, stava ancora sprofondando nella vergogna per aver equivocato le sue parole. La seguì e dentro di sé tornò a chiedersi come mai se ne fosse andata in giro, tutta sola, di notte.

***



Aveva fallito.

Quello strano ragazzo dagli abiti cinesi si era messo di mezzo.

Aveva sbagliato a coinvolgere anche lui nell'illusione allestita per l'amazzone.

Ora non aveva un minuto da perdere.

***

Il lampo aveva saettato così vicino al suo corpo che l'odore della terra bruciata le fece involontariamente contrarre lo stomaco.

Le orecchie cominciarono a fischiarle, lei e Mousse non erano soli!

Qualcosa si muoveva tra gli alberi, protetto dal vento. All'inizio vide solo delle piccole fiaccole, poi la sagoma della belva albina si delineò perfettamente. I suoi occhi gialli scintillavano di vendetta.

L'hōkō si profuse in un lungo e basso ringhio e appiccò davanti a sé una scia di fuoco che scansò per un pelo.

Mousse fece scattare subito le catene dalle maniche della sua giacca.

Non era lui la preda della bestiaccia, l'aveva coinvolto di nuovo.

Con un turbine di vento, partito dalla coda, l'hōkō sprigionò un mulinello d'aria talmente potente che spense le fiamme precedenti e le catene di Mousse impazzirono, aggrovigliandosi attorno alle sue braccia. Purtroppo, le estremità delle catene avevano colpito il cinese in varie parti del corpo.

Mousse lamentandosi cercò di puntare i piedi e di non farsi trasportare via, ma alla fine i suoi sforzi non valsero a nulla e venne scagliato con una violenza devastante contro un arbusto.

Tolto l'ostacolo di mezzo, il cane si gettò su di lei. Nel volo Shampoo tenne le fauci dello spirito aperte con entrambe le mani, bloccando la mascella, mentre la bava putrida dell'animale le scendeva lenta e viscida lungo gli avambracci.

Rotolarono giù dal pendio. Sentì la pelle della schiena lacerarsi mentre scivolavano per una ventina di metri. A un certo punto, riconobbe il rumore sordo della mitamaya rimbalzare sul suolo roccioso. Era caduta da qualche parte lungo la loro folle discesa.

Scalciò con tutte le sue forze, ma i suoi piedi nudi fendevano l'aria e nient'altro. Le unghie dell'hōkō erano salde sulle sue spalle e le punte le ferivano le scapole, eppure per effetto dell'adrenalina non sentiva alcun dolore, solo una spiacevole sensazione di bagnato che colava. Cominciava anche a sentire freddo.

-Andiamo via, stanno arrivando! Al ponte! - disse una voce che riconobbe essere quella di Yuriko. Ora che la scatoletta funebre si era aperta, doveva essere tornata a piede libero.

-Shampoo!

Una catena di Mousse colpì la bestiaccia ad un'anca e l'hōkō, guaendo sorpreso, la lasciò andare.

-La mitamaya! Prendila subito! - La miko indicò la zona al segugio, il quale dopo un momento d'immobilità aguzzò le orecchie e si lanciò tra le sterpaglie per uscirne con i pezzi della mitamaya della padrona.

Intanto Yuriko lo raggiunse, ma prima di andarsene si voltò verso Shampoo.

-Non è finita qui, forestiera, tu e i tuoi compagni fareste meglio ad andarvene subito! - urlò grave, quasi come volesse giurarle vendetta.

Non rispose, ma, da stesa, si drizzò un po' sui gomiti.

La miko allora salì sul dorso dell'inugami e Shampoo li osservò allontanarsi nel folto del bosco finché la sua vista non venne interrotta da una cascata di scintille dorate e i gomiti cedettero.

***



Ranma andava in su e in giù, con la bambina in braccio. Lo fissava di traverso, dato che non aveva risposto a tutta la sua raffica di domande.

I minuti scorrevano lenti. Konatsu strizzò il fazzoletto sporco di sangue sulla bacinella.

Continuò ad osservare la donna che amava distesa su un futon, portato fuori all'aria aperta, mentre il ninja terminava di fasciarla. Non aveva ripreso conoscenza dalla battaglia, era preoccupato per le sue condizioni.

-Sono venuto a sapere alcune informazioni quando mi sono "staccato" dal gruppo.- raccontò all'improvviso Ryoga, chinando il capo imbarazzato.

-E cosa aspettavi a parlarcene?! - lo incalzò il ragazzo col codino.

Tossendo, l'interpellato portò un pugno vicino al mento e strizzò l'occhio a Saotome. L'intento era di ricordargli di abbassare la voce o avrebbe finito per svegliare Akane dal suo sonnellino. E nessuno di loro voleva diventare sordo.

-Me ne sono dimenticato, okay? - Si giustificò impacciato.

-Ero così felice di aver incontrato Konatsu ieri, che ho rimosso questo piccolo particolare! Che sarà mai... Lo scrigno funebre di Yuriko è sparito dal suo posto, sulla mensola. Katashi ci ha seguiti fin dentro al bosco e una volta che mi ha trovato mi ha scongiurato di cercarlo e di farglielo riavere indietro. O qualcosa del genere...

Dopo un istante di silenzio tombale da quella rivelazione, Ranma si grattò la testa, inclinandola da una parte: -A che scopo, rubare il suo scrigno? Chi potrebbe rivendicarlo?

Ryoga prese di nuovo la parola: -Chi lo sa... La stessa Yuriko avrebbe potuto farlo! Anche se rimuoverlo dal piccolo santuario è stato obiettivamente un atto spregevole; per questo i suoi eredi lo rivogliono indietro, appartiene alla loro famiglia...

-Sì, ma non credo che dovremmo sottovalutare il problema, non dimentichiamoci che se il fantasma della miko s'infuria, scatenerà la sua vendetta... Al villaggio avranno tutti soggezione di questa storia, Hyobe e i suoi parenti forse temono di subire delle ripercussioni dalla loro antenata. – intervenne flemmaticamente Ucchan.

-Beh, Yuriko dovrebbe migliorare l'accoglienza che dà ai forestieri in ogni caso, non è stata molto tenera nei nostri riguardi, padroncina. – commentò infine Konatsu, posando le mani sui fianchi. -E noi non abbiamo rubato niente!

Sentiva che ora finalmente poteva vuotare il sacco: -Credo di aver visto la mitamaya. La teneva stretta tra le fauci l'hōkō, è stato davvero un combattente temibile, i suoi attacchi non hanno mai perso di forza, anzi...- rabbrividì al pensiero della battaglia ancora così vivido. Tutti quei discorsi però non fecero alcuna presa su Saotome.

-Ah, quindi ce l'ha l'hōkō! Non vedo l'ora d'incontrarlo! Deve ancora nascere il mostro che mi batta, non ho paura di misurarmi con quello... però non capisco perché hanno attaccato te e Shampoo, stanotte. - parve rifletterci sopra. –Credevo che il loro obbiettivo fosse Akane.- tese il braccio della piccina, mostrando il cerchio che li aveva portati a rischiare fino ad Hakodate. Le sue iridi azzurre lo scrutarono e non senza difficoltà tenne alto lo sguardo. Lo fece soltanto per difendere l'onore di Shampoo.

Perché anche lui avrebbe voluto delle risposte, esattamente come Saotome. L'amazzone, quasi avvertisse i suoi timori, strizzò le palpebre e si risvegliò. Tutta l'attenzione a quel punto si concentrò su di lei e su come si sentiva.

-Mu-si... sei qui. Stai bene?

-Sì, Shampoo, sono qui. – le prese la mano, stringendola appena. -Non sforzarti, ti prego.

Nel frattempo la frugoletta in braccio a Saotome si destò, emettendo alcuni indecifrabili versetti. Fortunatamente si limitò a quelli e non riprese a piangere come una forsennata.

Portandosi una mano alla tempia, Shampoo si mise a sedere.

-Mi fa tanto male la testa... Ah, il fantasma della lagazzina... ha detto che dovevano andale ad un celto ponte, mi pale... sono saliti velso la cima... io non licoldo altlo, elo così stanca.

Sulla bocca di Saotome si allargò un sorriso. -Hyobe mi aveva parlato di un ponte... so dove dobbiamo andare. Ci siamo! Tra poco sarai libera, Akane.- e la sollevò per aria.-Non sei contenta?

Akane gli afferrò tante ciocche di capelli quante ne riusciva a raggiungere da quella posizione. Sembrava piacerle un sacco quel gioco. Chissà se aveva capito le intenzioni del fidanzato.

In qualche modo però avvertiva che lui e Konatsu erano gli unici a sopportare la vista di quella scena. Gli altri, infatti, sembravano disturbati dalla dedizione che il ragazzo col codino dimostrava verso la sua fidanzata e lo celavano assai malamente, nascondendo i loro visi dentro a maschere sorridenti.

Sopratutto Ryoga, lui era il più penoso di tutti.

***



Gong: Strumento a percussione formato da un disco di metallo che viene percosso da una mazza o un martelletto o un'asticella.


Shampoo theme song:Use Somebody di Laura Jasen. Ukyo theme song:Gravity di Sara Bareilles
   
 
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