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Autore: Shainareth    14/05/2008    7 recensioni
[Mai Otome - anime] Shizuru Viola, uno dei Cinque Pilastri e quindi una delle Otome più potenti del pianeta, poggiò la tazza sul piattino e sorrise in modo amabile alla propria sovrana. «Rammento perfettamente quanto accadde quel giorno» esordì allora con quel suo strano accento che nessun altro, su Earl, pareva possedere. «Ma se ben ricordate, vi ho anche fatto presente che…»
(Sequel di "Beata ingenuità".)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Otome? No, grazie!'
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Otome? No, grazie!

 

 

«E questo è quanto!» sbottò la regina alla fine di un lungo resoconto, battendo entrambi i palmi delle mani sulla scrivania. «Perciò mi aspetto la tua collaborazione» stabilì, senza attendere risposta. «Siamo intese?» La sua interlocutrice si concesse un attimo di silenzio per sorseggiare il tè e per assimilare al meglio il racconto; pertanto la regina, irritata da tanta attesa, si sentì in diritto di continuare. «Insomma, c’eri anche tu!»

   Shizuru Viola, uno dei Cinque Pilastri e quindi una delle Otome più potenti del pianeta, poggiò la tazza sul piattino e sorrise in modo amabile alla propria sovrana. «Rammento perfettamente quanto accadde quel giorno» esordì allora con quel suo strano accento che nessun altro, su Earl, pareva possedere. «Ma se ben ricordate, vi ho anche fatto presente che…»

   «…“anche quella è una forma d’amore”, sì, lo so!» urlò Mashiro, portandosi entrambe le mani alla testa per strapazzarsi i capelli, ormai sull’orlo di una crisi di nervi. «Ma non ha senso!» si riprese quindi, tornando a battere i pugni sul ripiano della scrivania. «Lo capisci, eh?! Lo capisci?!»

   Ma perché cavolo deve venire a fare tutto questo chiasso proprio qui?, si domandò in un sospiro la preside della scuola di aspiranti Otome, Natsuki Kruger, massaggiandosi le tempie. Solitamente questo tipo di mal di testa le era causato da tre persone: la prima, la severa Miss Maria, la docente più anziana e rigida dell’accademia; la seconda, quel diavolo scatenato di Arika Yumemiya; la terza, la regina Mashiro. Quale delle tre mettesse più a dura prova i nervi della preside, quest’ultima non era ancora riuscita a stabilirlo; ma spesso si domandava come diavolo riuscisse Shizuru a non risentire minimamente delle loro urla e a sorridere beata ogni qual volta una delle tre starnazzava o, nel caso delle ultime due, si metteva nei guai.

   «Cos’è che non avrebbe senso, Mashiro-sama?» domandò infatti dolcemente l’Incantevole Ametista, senza lasciar trasparire la minima indolenza in quell’assurdo discorso in cui la regina l’aveva suo malgrado coinvolta. «Se due giovani si amano, non è una bella cosa?»

   Un urlo portentoso che fece tremare le pareti della scuola sottolineò la contrarietà di Mashiro, ed un dito accusatorio fu puntato contro la bella Shizuru. «NO, NON LO E’! DEVI DISTRUGGERE TUTTO QUESTO, HAI CAPITO?!»

   Viola sorrise di nuovo, divertita. «Mi state chiedendo di sedurre il bel Takumi Tokiha no Kami Tadayori?»

   Arika, la quale, seppur presente alla discussione, rimaneva in disparte per non subire danni permanenti all’udito, si portò istintivamente le mani alle orecchie, cosa che Natsuki non riuscì a fare in tempo per attutire un nuovo strepito. «ASSOLUTAMENTE!» E la visione della regina con gli occhi iniettati di sangue ed un rigoglioso rivolo di bava alla bocca lasciò finalmente intuire a Shizuru quanto ella fosse seria sulla questione.

   «Capisco» mormorò allora, portandosi nuovamente il tè alle labbra.

   «Però…» provò a balbettare la Otome della regina, le spalle alla parete accanto alla porta d’ingresso della stanza, «…ci abbiamo già provato a separarli, e…»

   «Me ne infischio!» strillò una terza volta Mashiro, scattando nella sua direzione, mentre Natsuki iniziava a rovistare nei cassetti della propria scrivania alla ricerca di un paio di tappi per le orecchie o, in alternativa, di una fialetta di caro, misericordioso assenzio. «L’hai detto tu che non c’era di che preoccuparsi!»

   «E’ perché Akira-kun ha detto che fra lei e il suo padrone non c’è niente…» farfugliò Arika, mortificata. Soltanto adesso, alcune ore dopo il loro primo tentativo di dividere shogun e kunoichi, la Otome cominciava a rendersi conto di quanto doveva esser sembrata stupida nel tentare di sedurre un’altra donna. Specie se già innamorata di un’altra persona, oltretutto.

   «Dobbiamo comunque evitare che il loro rapporto possa prendere una piega inaspettata» spiegò la regina, abbassando finalmente il tono della voce. «Quindi,» e qui si volse nuovamente verso Shizuru, «a te affido il compito di accattivarti la simpatia di quella donna e di portarla lontano da Takumi Tokiha no Kami!» Lei le regalò un nuovo sorriso, e sebbene non rispose, Mashiro si ritenne comunque soddisfatta. «Bene. E ora torniamo al castello, Arika» decise, marciando verso la porta. Si fermò e girò il capo verso i due Pilastri. «Sia ben chiaro che questa nostra discussione dovrà rimanere segreta. Segretissima» e senza aggiungere altro, uscì sbattendo la porta, incurante del fatto che grazie alle sue urla probabilmente almeno tutte le studentesse del Gardrobe ormai erano a conoscenza della situazione.

   Arika abbozzò goffamente un inchino a mo’ di scuse e la seguì poco dopo.

   Shizuru tornò a sorseggiare il suo tè, Natsuki la fissò con sguardo poco allegro. «Lo farai davvero?»

   «Certo» rispose serafica la maggiore delle due. «Dopotutto, è un ordine della nostra regina.»

   Sapendo perfettamente cosa si nascondesse dietro a quel suo inquietante sorriso beato, la preside sospirò rassegnata, richiudendo uno dei cassetti. «Poveri quei due ragazzi…»

 

Il pomeriggio seguente, l’ultimo che buona parte dei capi di stato avrebbero passato a Windbloom prima di far ritorno nei propri paesi natali, tre di loro si erano riuniti al Gardrobe assieme ad una guardia, la preside della scuola, altri due dei Pilastri, il Rubino dell’Arco di Fuoco, l’Otome della regina Mashiro e quella della presidentessa della Repubblica di Aries.

   «Takumi-sama,» esordì Shizuru, prendendo la propria tazzina di tè e rivolgendo uno sguardo gentile al primogenito dello Shogun di Zipangu. Il giovane levò gli occhi azzurri nella sua direzione, e lo stesso fecero Akira, in piedi alle sue spalle, e Mashiro, la quale, avendo aspettato quel momento come l’avvento del Messia, dovette far ricorso a tutto il proprio contegno regale per costringersi a rimanere seria. Cosa che non riuscì a Natsuki, già pronta a metter mano alla fialetta di arsenico che era infine riuscita a trovare. «Mi stavo chiedendo una cosa…» prese invece tempo la bella Viola, portandosi il tè alle labbra. «Durante la vostra prima visita qui a Windbloom avete affermato di essere contro l’istituzione delle Otome.»

   «Precisamente» rispose lui, lo sguardo grave come ogni qual volta si affrontava l’argomento. Non aveva mai dimenticato, né aveva intenzione di farlo, quanto sua sorella avesse sofferto a causa della crudele scelta che le si era posta davanti quando, dopo aver inizialmente votato la propria vita alla protezione del suo regno entrando al Gardorobe, aveva poi conosciuto le gioie dell’amore; infine, combattuta fra il seguire il dovere o il cuore, Mai era sparita nel nulla, facendo perdere le proprie tracce fino a pochissimo tempo prima.

   «Eppure,» riprese Shizuru, senza mutare espressione, «non siete preoccupato del fatto che tutti gli altri regni possano avvalersi dell’ausilio delle Otome ed il vostro no? Certo, la guerra è appena finita e si spera non se ne presentino altre per un bel pezzo, ma dovete ammettere che è rischioso il vostro svantaggio.»

   Takumi scosse il capo, mentre Mashiro corrucciava la fronte: dove voleva andare a parare, quella donna, con tutto quel preambolo? Non bastava arrivare dritta al sodo e… La nuova risposta del ragazzo interruppe i suoi pensieri. «Per questo i rapporti diplomatici sono molto importanti, e Zipangu non ha interessi ad inimicarsi questa o quella nazione.» La regina di Windbloom lo fissò estasiata: era così che doveva parlare un vero capo di stato. «Senza contare che il nostro esercito è comunque formato da soldati scelti preparatissimi ad ogni evenienza» continuò lui, ignaro di essere oggetto di adorazione.

   Shizuru spostò allora gli occhi scuri verso Akira, che subito batté le palpebre, domandandosi il perché di quello sguardo che, era palese, non era casuale. Anche Natsuki e Mai, sedute di fronte a lei, si accorsero della cosa, mentre Yukino Chrysant rifletteva, come Mashiro, sulla saggezza del giovane erede di Zipangu. Accanto a lei, invece, Haruka Armitage, sua Otome, fissava il Secondo Pilastro con aria annoiata. Più in là, sedute in disparte, Arika Yumemiya e Juliet Nao Zhang ascoltavano la conversazione; la prima con chiaro interesse, l’altra apparentemente distratta dalla lucentezza delle proprie unghie.

   «Su questo non posso che darvi ragione» riprese Shizuru. «Ho potuto vedere con i miei occhi l’abilità delle vostre guardie, in particolare di quella alle vostre spalle.»

   Takumi finalmente si concesse un sorriso. «Akira-kun è con tutta probabilità la migliore in assoluto.» Parole che portarono un lusingato imbarazzo sul viso della fanciulla ed un grave disappunto su quello di Mashiro: ma Shizuru non doveva aiutarla?!

   «Se non ricordo male,» tornò a parlare questa, «si era misurata con la Otome della nostra regina, e sebbene quest’ultima fosse una studentessa della nostra scuola, la vostra guardia del corpo riuscì facilmente ad avere la meglio. Vero?»

   Presa dal panico per l’essere stata chiamata in causa così d’improvviso, le treccine schizzate in aria, la giovane Yumemiya arrossì e la sua mano tremò, rischiando di far traboccare il tè dalla tazzina. «Ehm… s-sì…» farfugliò con gli occhi bassi, facendo crescere la stizza della sua Master: ma come, lei e quella sottospecie di travestito di Zipangu si erano battute, ed Arika aveva perso?!

   «Senza l’ausilio di nano-macchine?» si stupì Natsuki, venendo solo ora a conoscenza della cosa.

   «Eccezionale!» esclamò Yukino, sinceramente ammirata.

   Mai invece sorrise rimanendo in silenzio. Sapeva bene cosa volesse dire amare qualcuno, così come sapeva che, da sempre, quando Takumi aveva bisogno di aiuto, Akira era la prima ad accorrere, trovando dentro di sé la forza di stendere anche un intero esercito di Meister Otome, se necessario.

   E mentre la guardia arrossiva più di prima, avendo interpretato perfettamente il sorriso della principessa di Zipangu, Haruka proruppe in una risata fragorosa e poco femminile. «La ragazza ha capito tutto» affermò poi, battendosi un pugno sul petto generoso. «Quello che conta sono fegato e forza di volontà.»

   Takumi annuì. «E senso dell’onore.»

   «Assolutamente» fu d’accordo la bionda, intrecciando le braccia sotto ai seni con fare baldanzoso.

   Shizuru si permise di interromperli. «A tal proposito, mi chiedevo un’altra cosa: perché non permettete alla vostra guardia di sperimentare la tecnologia del Gardrobe, qualora lei lo ritenesse opportuno?» Akira sobbalzò, il suo signore aggrottò le sopracciglia, Mai fissò il Secondo Pilastro, non capendo: suo fratello non era stato chiaro al riguardo? Di tutt’altro umore, Mashiro faticò a trattenersi dall’andare a baciare l’orlo della gonna della carissima Viola. La quale continuò: «Mi è parso di capire che tiene sinceramente a voi,» e qui il sorriso della regina si spense, mentre il viso di Akira si fece paonazzo, «pertanto, come vostra fedele guardia del corpo, sarebbe saggio rafforzare il proprio fisico per potervi proteggere al meglio. Se è già in grado di tenere testa alle nostre Coral così com’è, figurarsi quale imbattibile guerriera ne verrebbe fuori se le venissero impiantate le nano-macchine.»

   Anche questo è vero, si disse Haruka, senza però esprimere quel pensiero a voce alta per non ammettere di essere d’accordo, anche se solo per una volta in tutta la sua vita, con Shizuru.

   «Stiamo parlando di una ragazza o di una macchina da guerra?» domandò legittimamente Takumi. «Mi dispiace, ma…» e si fermò quando la sua interlocutrice si mosse elegantemente per mettersi in piedi.

   «Perdonate l’ardire, Takumi-sama, ma non credete che la risposta debba darla la diretta interessata?» gli sorrise ancora la donna. «Dopotutto, la vostra posizione in merito la conosciamo già.»

   «Shizuru…» iniziò ad allarmarsi Natsuki. Per quanto fosse sicura della prudenza della propria compagna, l’assalì comunque il timore che ella dicesse qualche parola di troppo.

   Disarmato, il ragazzo fu costretto a tacere, e gli occhi di tutti si spostarono su Akira, la quale stavolta non batté ciglio.

   Nao sorrise. «Figurati se accetta» mormorò a bassa voce, continuando a limarsi le unghie smaltate.

   «Ho avuto modo di ammirare non solamente la vostra abilità nel combattimento, ma soprattutto la lealtà che vi lega al vostro signore» ricominciò allora Shizuru, rivolta questa volta alla kunoichi di Zipangu. «Non credete anche voi che, diventando una Otome, potreste rendere dei servigi migliori a lui e al vostro regno?»

   «Posso benissimo compensare la differenza di forza fisica e la facoltà di volare per mezzo di altri espedienti» replicò subito la fanciulla, fiera ed orgogliosa come sempre. «Quindi, per quanto possano sembrare allettanti i poteri di voi Otome, preferisco di gran lunga schierarmi dalla parte del mio signore ancora una volta. Dopotutto, l’avete detto voi: sono leale a lui soltanto.»

   Quella risposta intenerì più di un cuore, inorgoglì Takumi e Haruka, e ammusonì Mashiro, mentre Nao prendeva a ridersela sotto ai baffi.

   Shizuru però parve non arrendersi, perché mosse alcuni passi in direzione della giovane guardia e si portò alle sue spalle. «Se gli siete davvero così leale,» riprese in tutta tranquillità, «allora immagino abbiate messo in conto l’impossibilità di realizzare i vostri desideri personali, dico bene?» Akira e Takumi rizzarono la schiena, allarmati. «Sicuramente avrete pensato all’eventualità di dover proteggere il vostro signore nei momenti di pericolo, anche a costo di dover abbandonare la vostra famiglia, qualora decideste di metterne su una.»

   Il principe di Zipangu impallidì: non l’aveva mai presa in considerazione da quel punto di vista…

   «Certamente» rispose invece la kunoichi, solenne, dimostrando una volta di più la propria integrità morale.

   «Quindi a che scopo contrarre matrimonio e generare dei figli se poi sareste costretta a lasciarli?» infieriva l’altra, spietata, lasciando di sasso persino Mashiro che ritenne quell’attacco eccessivo. «Senza contare che non sareste certo in grado di sopperire ai vostri compiti durante i periodi di gravidanza. Avete pensato anche a questo?»

   «Shizuru!» la riprese Natsuki, balzando in piedi.

   Takumi abbassò lo sguardo e strinse i pugni poggiati sulle ginocchia. Era chiaro dove quella donna volesse arrivare, ma la questione era troppo delicata e la sola Akira aveva il diritto di rispondere.

   «Certamente» ripeté quest’ultima, senza scomporsi di un minimo.

   «Quindi, se avete rinunciato all’eventualità di amare un uomo,» si sentì autorizzata a continuare il Secondo Pilastro, «perché rifiutare l’offerta di diventare forse una delle Otome più potenti del pianeta, vista già la vostra preparazione fisica?»

   La kunoichi schiuse la bocca per parlare, ma a quel punto, sentendosi chiamata in causa, Mai si permise di intromettersi. «Se Akira-kun ha deciso così a priori, perché forzarla?»

   «Ha già rinunciato all’amore» osservò Shizuru, serafica.

   «Lo credi davvero?» ribatté la sorridente principessa di Zipangu. Non solamente conosceva bene quanto crudele potesse essere il bivio in cui prima o poi si sarebbero imbattute tutte le aspiranti Otome, ma capiva perfettamente la posizione di Akira: sarebbe stata capacissima di amare Takumi in silenzio per il resto dei suoi giorni senza che una sola parola di pentimento potesse sfiorare le sue labbra. Se soltanto lui se ne fosse accorto…

   «Sono d’accordo» prese parola inaspettatamente Takumi. «E’ giusto che Akira-kun scelga ciò che ritiene più giusto, purché non perda di vista la possibilità di coronare il suo sogno d’amore nel qual caso gliene si presentasse l’occasione.»

   La ragazza arrossì di nuovo. «Takumi…»

   «Senza contare che non potrei mai perdonarmi di essere la causa di una sua eventuale infelicità, passata, presente o futura che sia» e nel dirlo i suoi occhi azzurri cercarono quelli purpurei di lei. «Prima ancora che dal senso del dovere, io ed Akira-kun siamo legati da un affetto sincero e profondo, per cui il rapporto di lealtà non può che essere reciproco.» Spiazzata da quelle parole, la kunoichi gli fece dono di un sorriso commosso. «Quindi,» continuò Takumi, purtroppo, «quando ti innamorerai di qualcuno, Akira-kun, sentiti pure libera di seguire i tuoi sentimenti.»

   Belle parole, certo, ma che stavano a significare che il giovane non aveva capito un accidenti della passione che agitava l’animo della sua povera guardia del corpo, cosa che invece era divenuta più che chiara a tutti i presenti nell’arco di quella conversazione. Troppo modesto per avere la benché minima presunzione di poter credere che lei lo amasse, il principe, infatti, non osava ascoltare quel tarlo del dubbio che in più di un’occasione lo aveva legittimamente messo sul chi va là al riguardo.

   «Che idiota» commentò fra sé Nao, ruotando le pupille al cielo, mentre Mai tuffava il viso nel palmo della mano con fare scoraggiato, Akira era tentata di strangolare il proprio signore e Mashiro si mordeva l’interno della bocca per non scoppiare a ridere come una matta. Invano, perché alla fine le convulsioni ebbero la meglio sulla sua forza di volontà, lasciando Takumi interdetto. Cos’aveva detto di così divertente?

   «Mashiro-chan! Non sta bene ridere così!» la redarguì Arika, balzando in piedi. «La nonna diceva sempre che è sbagliato ridere delle disgrazie altrui!»

   «Quali disgrazie?» non si capacitava il principe di Zipangu.

   Akira mise il broncio e voltò il capo dall’altra parte, incrociando le braccia al petto con fare profondamente indignato. «Quasi quasi divento Otome per ripicca.»

   Divertita, Shizuru le si avvicinò alle spalle e la cinse fra le braccia, facendola sussultare e rabbrividire al contempo. «Se avete bisogno di essere consolata, sono qui apposta» aggiunse con aria adorante al pensiero di avere una nuova studentessa nella scuola, mentre Natsuki si portava una mano alla tempia e con l’altra tornava a cercare l’arsenico.

   «Eh?! Ma perché?!» scattò in piedi Takumi, cadendo dalle nuvole alla risposta della sua amica. «Akira-kun, vuoi davvero diventare una Otome?!»

   «Sarei tentata di farlo, credimi» ringhiò lei fra i denti, fissandolo con occhi fiammanti d’ira e riuscendo a fatica a scollarsi Shizuru di dosso. «Ma non posso lasciarti solo per tanto tempo: senza di me finiresti morto suicida nel giro di ventiquattr’ore.»

   Il giovane aggrottò la fronte. «Non ho affatto intenzioni suicide» protestò indignato.

   «Mi correggo: senza di me finiresti involontariamente morto suicida» precisò allora la ragazza. «Distratto ed imbranato come sei…»

   Mai si lasciò andare ad una risatina divertita. «Takumi, dovresti prendere seriamente in considerazione l’eventualità di sposare Akira-kun, così almeno tutti i vostri problemi sarebbero risolti» gli disse chiaramente una volta per tutte.

   «Onee-chan!» avvampò lui, segno che sotto un forse grosso quanto tutta Earl, qualche speranza per la povera Akira c’era.

   «Ehi!» scattò a quel punto Mashiro, puntando il dito contro la guardia di Zipangu. «Non mettetele in testa strane idee! Ha detto che vuole fare la Otome, ed Otome sarà!»

   L’altra, anche lei ancora rossa da capo a piedi per l’ultima battuta di Mai, grugnì infastidita. «Non l’ho mai detto.»

   «Hai affermato di essere tentata, però» ribatté la regina di Windbloom, intrecciando anche lei le braccia al petto ed alzando il mento con fare altezzoso. «Sii coerente con te stessa e diventalo, allora.»

   «Per poi perdere il privilegio una volta tornata a Zipangu?» insinuò Nao, a voce abbastanza alta, questa volta, da poter essere udita da tutti. «Non le conviene mica.»

   Takumi ed Akira andarono letteralmente a fuoco. Mashiro ululò di rabbia. «Se anche diventassi una Otome, non c’è la minima possibilità che… che…» prese a replicare la guardia, dapprima con enfasi, poi con un confuso balbettio che si spense nel nulla.

   La vezzosa Juliet sorrise furbetta. «Lascialo crescere e vedrai. Ti basterà mostrarti a lui durante la materializzazione della Veste» le assicurò, facendole passare la voglia di alzare gli occhi su Takumi forse per le successive quarantotto ore.

   «Giuro sul mio onore che se quella diventa Otome, assolderò Mahya per impedirle di perdere la verginità!» mormorava frattanto fra sé Mashiro, inferocita.

   «Scusate, ma prima non sarebbe meglio ascoltare l’ultima risposta della ragazza?» si preoccupò di quietare gli animi Yukino, saggia e posata come sempre.

   «Ah… ehm… Giusto» convenne Natsuki, tornando a sedersi. Si schiarì la gola e domandò ad Akira: «Allora? Siete intenzionata ad entrare al Gardrobe?»

   «Per diventare una Otome?» rispose la kunoichi, ritrovando la voce persa poc’anzi e riprendendo padronanza di sé. «No, grazie.»

   «Una Otome-non-Otome? La ragazza è più furba di quel che sembra» sorrise Nao, tamburellandosi la limetta sui polpastrelli delle dita. «Peccato solo che lui sia un imbecille» sospirò infine con aria rassegnata. «Anziché lo stipendio, potrebbe risparmiare soldi dandole altro» concluse con il tono di chi la sapeva lunga, senza per questo preoccuparsi di procurare uno scompenso cardiaco al principe di Zipangu e alla sua graziosa guardia del corpo.







Stavolta non so che pensare di questa shot... davvero. E' la più lunga, al momento, ma è anche l'unica che ho scritto in due riprese. Oddio, no: anche Beata ingenuità la scrissi allo stesso modo.
L'ho catalogata con un rating verde, anche se le battute di Nao, specie quella finale, mi lasciano in dubbio. Se ritenete opportuno ch'io alzi il rating a giallo, fatemelo sapere e provvederò a correggere subito. ^^
Un bacio a NicoDevil, Hinata_Chan, AtlantisLux, Chiarucciapuccia e Cisca90 per le loro recensioni. ^*^
Shainareth





  
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