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Autore: NightWatcher96    17/12/2013    3 recensioni
Mikey aspetta un figlio da Raphael... ma come potrà affrontare una serie di disavventure senza il fratello che ama?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Allora... sono proprio... in... incinto?- mormorò Mikey, seduto sul lettino del laboratorio di Donnie.
-Mi dispiace Michelangelo, ma è così- spiegò il genio, osservando il foglio stampato: -A quanto pare, la natura ha cambiato il tuo apparato riproduttore, permettendoti di avere bambini-.
L'arancione sospirò avvilito. Sapeva che quando in natura, una specie era a rischio di estanzione, cambiava quasi completamente i sessi, permettendo di procreare. Egli era d'accordo, ma come avrebbe potuto dirlo a Raphael?.
-Mikey- continuò Donatello, poggiandogli una mano sulla spalla: -Anche a me piacerebbe avere figli con Leo, lo sai. Per questo è meglio che tu lo dica a Raph. Entrambi siete i genitori del piccolino-.
Il minore annuì ma non ne era affatto convinto, purtroppo. Si poggiò una mano sulla pancia, sospirando. Era nella seconda settimana di gestazione e lui sapeva che avrebbe avuto nove mesi di gravidanza.
Avvilito, si alzò e ringraziando Donnie, si diresse in cucina, per l'imminente ora di cena. Nel suo sconforto, non si accorse neppure di due braccia forti che gli circondarono la vita.
-Eccoti qui- sorrise Raphael, sollevandogli i piedi dal pavimento: -Dov'eri finito?-.
Mikey si leccò le labbra umide e distolse lo sguardo: -Ero da Don-.
-Come mai?- schernì il focoso, baciandolo sulle labbra: -Non mi dirai che mi tradisci!-.
-Siamo un po' troppo sospettosi- ridacchiò Mikey, nuovamente sulle sue gambe: -Ora vado a preparare la cena-.
-Posso aiutarti, se vuoi. Ho finito di allenarmi-.
Mikey sospirò con un triste sorriso: -Ok, basta solo non farmi saltare per aria la cucina-...

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Era notte fonda. Mikey era nel letto di Raph e non poteva chiudere occhio. Anzi, oltre al chiodo fisso di dover rivelare la gravidanza, c'era anche una fastidiosissima nausea implacabile. Durante la giornata, aveva vomitato dopo colazione, dopo pranzo e dopo cena! E l'arancione si era sentito come un anoressico che cercava di disfarsi del cibo per dimagrire.
"Come diavolo potrei fare?" si chiese mentalmente: "Sono così felice di questo esserino ma... se Raph non lo vorrebbe? Non vorrei mai abortire!".
Strette le palpebre, Michelangelo fu incapace di frenare silenziose lacrime gocciolanti sulle sue guance. Fremendo appena e mordendosi il labbro inferiore per non singhiozzare (e svegliare Raph), non si accorse della mano dell'ultimo citato in lieve movimento. Raph borbottò qualcosa d'incomprensibile nel sonno e la sua mano birichina si instaurò dapprima sullo spacco intimo del compagno, per poi soffermarsi sulla pancia.
Un calore alle guance: Mikey si sforzò di immaginare lui più avanti nei mesi e con un pancione... con Raph che lo coccolava, felice del bambino.
La mano calda di Raphael rimase sull'ombelico nascosto di Mikey, il quale, strofinate le lacrime, rimase in perfetto silenzio, abbandonandosi a un sonno di sole quattro ore...

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Nascondere la gravidanza era complicato se una nausea fastidiosa regnava sullo stomaco. Mikey era stato costretto a eliminare la pizza, il latte e la cioccolata. Ogni volta che annusava, guardava o mangiava questi tre alimenti, il vomito lo costringeva a correre in bagno. Il genitore in attesa era perfettamente consapevole che stava destando sospetti in Leo, Raph e il sensei ma era anche grato dell'appoggio che gli offriva Don.
-Mikey- chiamò Raph, una sera.
L'arancione chiuse la porta del bagno dietro il guscio, dopo aver vomitato del riso al sugo: -Raph...-.
-Mikey, è da quasi un mese che stai male- continuò il focoso, abbracciandolo: -Sono preoccupato per te... che cos'hai?-.
-Donnie mi ha detto che si tratta di un'influenza che ha colpito l'intestino- mentì: -Ecco perché continuo a vomitare-.
Raph gli afferrò dolcemente le spalle, guardandolo attraverso il buio del corridoio, rischiarato dalle luci del dojo e del laboratorio di Donnie. Quelle iridi miele lo stavano studiando e Mikey lottò con tutte le sue forze affinché il suo sguardo non lasciasse trasparire segreti e dolori.
-Va bene- mormorò, infine: -Voglio che tu abbia il massimo riposo, ok?-.
L'altro sorrise e gli stampò un dolce bacino sulla guancia: -Stai tranquillo, Raph. Sono sicuro che starò presto bene-.
Le loro mani si strinsero, a mò di principe e principessa. Mikey avrebbe dovuto metterlo al corrente del segreto, ma aveva troppa paura...

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1 mese dopo...

-Mikey, non puoi continuare a nascondere la gravidanza- ricordò il genio, esaminando la pancia del fratello: -Guarda che i tuoi piastroni centrali si sono parecchio ammorbiditi e tra non molto cominceranno a gonfiarsi-.
L'arancione che era disteso sul lettino, affondò il volto nelle mani, sospirando con tremolii di un pianto mai scoppiato. Maledicendosi al lieve rimprovero, Donnie lo abbracciò strettamente, baciandolo sulla fronte. Odiava che il suo fratellino fosse in un simile dolore, ma non poteva farci nulla. L'idea di diventare zio lo allettava moltissimo ma era a conoscenza che sarebbe stato considerato un traditore per aver nascosto qualcosa di tanto incredibile.
-Mi dispiace, Donnie- gemette, infine, Mikey, guardandolo con occhi lustri: -Non voglio continuare a pressarti...-.
-Non ti preoccupare- sorrise l'altro, stringendogli la mano: -Qualsiasi cosa per te, lo sai-.
In quell'istante, Raphael bussò alla porta del laboratorio, dove Mikey si nascose sotto una coperta bianca. La paura lo rapì immediatamente tanto che non riuscì a mantenere il sangue freddo. Don permise al rosso di entrare, rimanendo in perfetta calma.
-Mikey!- esclamò il focoso, sedendosi accanto all'altro: -Come ti senti, amore mio?-.
L'altro sorrise stancamente, guardando brevemente Donnie. Quest'ultimo capì tutta la paura del fratellino e pensò di mentire ancora una volta.
-Ha la febbre- spiegò, mentre Raph poggiò la mano sulla fronte di Michelangelo: -L'influenza sembra non voglia lasciarlo stare-.
Neanche a farlo apposta, l'arancione era piuttosto caldo e ciò giocò una carta a favore nella menzogna. Raph strise la mano del suo compagno, guardando Don con aria addolorata.
-Mikey sta male da due mesi, Don!- sbottò: -Non abbiamo ancora scoperto che razza di influenza di tratta?!-.
Notando l'aria carica di tensione, Mikey ingoiò un amaro senso di colpa e guardò Raphael, improvvisamente colto da una forza potente. Alzandosi dal lettino, afferrò il volto di Raph nelle mani e lo guardò negli occhi.
-Non è colpa di Don, Raph- spiegò: -La verità è questa...-.
Raph non disse nulla e aspettò. Michelangelo si leccò le labbra e prese un respiro tremante.
-Io aspetto un nostro bambino da due mesi-.
Gli occhi del focoso si ampliarono in puro shock tanto che balzò dalla sedia, indietreggiando: -Cosa...?-.
-E'... così...- continuò l'arancione, notando l'altro sempre più scosso: -Per questo sono stato male e... ho chiesto a Don di non dire nulla-.
-Michelangelo aspetta un bambino?- piombò una nuova voce.
Leonardo e Splinter erano sulla soglia della porta con dei volti luminosi e raggianti, di pura felicità.
-Questo è...- continuò l'azzurro, eccitatissimo.
-Un vero fottuto sbaglio!- ruggì Raphael: -Dannazione, Michelangelo! Mi hai rovinato la vita!-.
L'arancione sentì letteralmente il suo cuore fermarsi: -Raph...-.
-NO!- ringhiò l'altro, afferrandolo per i bicipiti magri: -Stammi a sentire! O abortisci o la nostra storia finisce! Non voglio nessun piccolo mostro nella mia vita, chiaro?-.
Gli occhi dell'arancione si riempirono di lacrime e le lasciò cadere: -Non posso abortire! Non potrei mai uccidere una vita innocente...!-.
-Bene. Allora non permetterti di starmi intorno, razza di sporco parassita!- inveì Raphael, stringendolo per poi sbatterlo contro il muro del lab.
Corso via, ignaro dei richiami della famiglia, Donnie fu il primo a stringere a sé un Michelangelo talmente scioccato da non rispondere al suo nome. Di lacrime non ce ne erano, ma una profonda ferita si era appena solcata nel cuore di Mikey...

***********************************

Come predetto da Don, la pancia di Michelangelo cominciò a cambiare, gonfiandosi un po'. La sporgenza era grande abbastanza per una mano e sebbene questo era un'immensa gioia, per l'arancione non aveva momentaneamente importanza. Seduto al buio nella sua stanza, fissava il soffitto corvino, ancora ripensando alle parole orribili di Raphael. Erano già passate altre tre settimane ed ora, il minore era nel suo terzo mese di gravidanza, con ancora quella maledetta nausea.
"Mi sento solo" pensò: "Ma non voglio abortire".
La sensazione di pianto fu forte, ma le lacrime non caddero, nonostante egli premesse per singhiozzare. Un sordo dolore prese possesso al centro del suo petto e lo costrinse a strofinarsi i pettorali per lenirlo in qualche modo. Nella sua nebbia di dolore mentale, non si accorse di un bussare sulla sua porta. La sagoma di Leo era illuminata dalle luci del corridoio e il suo profilo era sfumato. S'intravide un vassoio con del cibo e un fumo di caldo vapore provenne da una tazza, probabilmente di tè deteinato.
-Mikey- chiamò dolcemente, avvicinandosi all'interruttore della luce.
L'arancione non batté ciglio e neppure si mosse dalla posizione supina nel letto. Seguì Leo con lo sguardo sino a quando quest'ultimo non si sedette sul suo lettino, con un sorriso forzato.
-Il maestro Splinter sapeva che non saresti venuto per cena e mi ha chiesto di portarti del brodo-.
Mikey si limitò solo a seguire il vassoio di metallo poggiato sulle ginocchia di Leonardo. Non aveva voglia di mangiare o niente... perché aveva solo intenzione di morire.
L'azzurro guardò il fratellino silenzioso e provò ad avvicinargli la prima cucchiaiata di brodo alle labbra. 
-Mikey, per favore... mangia- implorò dolcemente: -Non puoi continuare a far uso di flebo... rischi di danneggiare anche il bambino-.
Neppure quelle parole veritiere riuscirono a scuotere il fratellino in catalessi. L'azzurro sapeva che invogliare Mikey a mangiare era una sfida, ma in quel preciso istante, sia Don sia Splinter vennero a far visita al bambino di famiglia.
-Michelangelo- chiamò anche il sensei, accarezzandogli la fronte: -Vorrei tu non fossi in un dolore emotivo simile-.
Donnie ringhiò, stringendo i pugni: -E' tutta colpa di quel bastardo ipocrita! Il bambino è anche suo figlio!-.
L'arancione, i cui occhi erano più un grigio opaco che quel bellissimo azzurro brillante, cominciarono a cadere verso il basso.
-Continuando in questo modo, il suo corpo sceglierà fra la sua vita e quella del bambino...- gemette Donnie: -Il declino è inesorabile-.
Mikey chiuse le palpebre e pregò solo che il suo bambino sarebbe stato bene. Di lui non gli importava... anzi, se avrebbe potuto, si sarebbe ucciso con uno dei kunai che aveva...

***********************************

Quarto mese. La pancia di Mikey era più grandicella ma poteva ancora essere fatta sparire sotto un maglione. Era il mese di gennaio e faceva davvero molto freddo. L'arancione aveva smesso di parlare ma si era convinto a mangiare solo per il suo piccolo. La sua stanza lo accoglieva 24 ore su 24 ma di Raph neppure l'ombra. Se ne era andato misteriosamente una settimana fa, stufo di vivere nel garage, a così stretto contatto con gli altri. 
Se qualcuno glielo avrebbe chiesto, l'arancione avrebbe rivelato del suo non odio per il focoso. Anche se oramai la sofferenza era diventata insopportabile, lui non era in grado di maledire il rosso. Lo amava ancora, sebbene il dolore al petto per la menzione di quel nome gli dolesse troppo. 
Mikey poteva contare sull'appoggio di Leo, Don e Splinter ma non era sufficiente. Aveva bisogno solo di Raphael, anche se cominciava a credere che lo avesse definitivamente abbandonato. 
Ritrovandosi ad accarezzare la pancia grande quando un maglione spesso piegato alla bene e meglio, Mikey pensò di alzarsi dal letto. Non voleva più stare coricato perché un leggero ma insistente mal di testa aveva preso possesso della sua nuca.
Allentandosi la cintura sull'addome fiorente, prese una coperta e ci si avvolse per tenersi al caldo. Una sensazione di brivido raggiunse i suoi piedi, ma non se ne curò.
Mentre camminava verso il salotto, però, sentì delle voci provenienti dal laboratorio di Donnie. Con quel volto privo di espressioni, Michelangelo si avvicinò e scrutò attraverso la fessura della porta socchiusa. C'erano Don, Leo e il sensei.
-So che Raph è andato a vivere nella casa della nonna di Casey- rivelò Donnie, appoggiato con il guscio a una scrivania: -Quindi ha completamento abbandonato Michelangelo-.
-Se io fossi stato nei panni di quella testa calda- continuò un contrariato Leo, a braccia conserte: -Avrei fatto i salti di gioia e seguito passo passo la gravidanza-.
Splinter strinse il bastone sotto le sue dita, con immensa collera: -Un bambino è una benedizione. Sono molto orgoglioso di Michelangelo, per la sua scelta di non abortire. Tuttavia, so che senza l'appoggio di Raphael, qualcosa di spiacevole potrebbe accadere-.
Mikey aveva sentito abbastanza e chiudendo gli occhi, si accarezzò la pancia. Una parte del suo cuore gli gridava di raggiungere Raph e parlare, ma l'altra no. Era chiaro come il sole che il rosso non voleva il bambino, quindi perché provare? Per continuare a ricevere male, dolore e sofferenze? Era meglio lasciar perdere.
Deglutendo, pensò di andarsene in camera sua quando sentì il telefono di Don squillare. Fu un motivetto veloce e il minore comprese che si trattava di un messaggio. Quindi, si avvicinò di nuovo alla porta e andò a sbirciare.
-E' un messaggio di April- spiegò Donnie: -Dice che ha bisogno del nostro aiuto-.
Leonardo annuì ma ancor prima che potesse dire "andiamo" sentì la mano del sensei sulla sua spalla e il volto spettrale di Mikey fermo sulla porta. Entrambi volevano venire.
-Mikey, non è saggio venire con noi- spiegò Donatello: -Ma... un po' di aria fresca potrebbe farti bene-.
Dando un leggero sorriso, sia lui sia il genio andarono nella camera del minore per qualche vestiario giusto. Un maglione, un paio di jeans larghi, un cappotto e un cappello sarebbero andati benissimo...

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Il Battle Shell non ci mise molto a imboccare la strada che avrebbe condotto all'appartamento di April. Eppure, proprio in quel momento, un nuovo messaggio comparve sul display del T-Phone di Leonardo. 
-Un messaggio di April...- rivelò: -Dice che dobbiamo raggiungerla alla discarica perché ha trovato qualcosa di strano-.
Donnie annuì e ingranando la quarta, svoltò verso sinistra, costeggiando il Central Park...

Dopo dieci minuti, raggiunsero la discarica e ignorando i brividi di freddo dovuti alla notte gelida di gennaio, si avviarono verso la recinzione. Don prese in stile sposa il fratellino perché non avrebbe potuto saltare nelle sue condizioni e spiccò un balzo degno di un atleta olimpico del salto in lungo. C'era solo desolazione e uno strano presentimento negativo scavò nella mente del sensei. Senza scambiare una singola parola, raggiunsero il centro della discarica, non trovando nessuno.
-Psss! April- chiamò a bassa voce Donnie, sentendo il vento nelle orecchie: -Siamo qui. Dove sei?-.
Non ci furono rispose e ciò creò una certa tensione. Leonardo sguainò le katana dando la netta impressione di un imminente combattimento. Dalle zone più buie della discarica, ecco balzar fuori circa una quarantina di Foot Ninja, divisi in gruppi da dieci. Accerchiati gli Hamato, mostrarono chiaramente le loro brillanti armi d'acciaio. Mikey strinse i suoi nunchaku nei pugni perché sapeva che avrebbe dovuto lottare sino allo stremo solo per proteggere il bambino.
-E' stata un'imboscata!- ruggì Donnie: -Mi chiedo come abbiano rintracciato il segnale dei nostri T-Phone!-.
-Lo scopriremo una volta finita questa storia!- mormorò Leonardo. 
E così, purtroppo, lo scontro iniziò. Splinter rimase al fianco del figlio bambino per aiutarlo nella battaglia impari, mentre Leonardo e Donatello si avventarono su una schiera esagerata di nemici. 
L'azzurro correva instancabile e a zig zag, con le katana che si muovevano come un'enorme forbice o a tipo sega elettrica. Le gambe nemiche che venivano colpite guadagnavano urli strazianti di Foot che rovinavano al suolo.
Donatello si catapultava con il suo flessibile Bo, balzando al centro degli accerchiamenti ed esibendosi in acrobatiche mosse che prevevano sempre il fendente dato con il bastone. Anche nel suo caso, il genio era riuscito a guadagnarsi nemici in meno con la moltitudine di botte in testa.
Mikey era quello più debole. La mancanza di allenamento e lo scarso cibo cominciavano a farsi sentire, purtroppo. Con già il fiatone, evitava le stoccate dei Sai contro il suo stomaco, con rapide piroette a destra o a sinistra. I suoi nunchaku vorticavano rapidamente, schiantandosi e rompendo i setti nasali o le mandibole dei Foot. Gemiti e bolle di sangue contribuivano a rendere raccapricciante il luogo nauseabondo. 
Splinter non aveva molta difficoltà nel parare i colpi anche meschini o a destreggiarsi in agili difese di arti marziali strepitose. Ai suoi piedi, molte teste nere erano cadute inermi. 
-Mancano ancora venti Foot da togliere di mezzo!- ansimò Donatello, il cui freddo della notte stava rendendo poco mobili i suoi muscoli: -Che sfortuna essere a sangue freddo!-.
I Foot rimanenti attaccarono in contemporanea, pronti per uccidere la Forza Numero 4. La famiglia incompleta dette fondo alle energie rimaste per evitare di soccombere, eppure, qualcosa accadde...

Donatello era crollato carponi, tenendosi il naso sanguinante, dopo aver subito una forte ginocchiata al volto. Con il Bo lontano dalla sua portata, le sue difese erano sguarnite. Ciò non passò inosservato a un Foot particolamente muscoloso ed equipaggiato con una lunga Karma. Donnie tossì un grumo di sangue e notò l'ombra spessa avvicinarsi a lui inesorabilmente. Guardò la lama affilata correre inesorabile contro il suo volto e terrorizzato chiuse gli occhi. 
Gridò alla sua imminente morte ma un lampo verde fu rapido e veloce. Un cozzare metallico, il rumore di carne trafitta, un gocciolare implacabile di sangue, bocche spalancate. Splinter e Leo sconfissero i nemici rimasti e guardarono l'orrore davanti a loro.
-MIKEY!- strillò Donatello, guardando la Karma nel petto del fratellino, il quale crollò all'indietro, giusto fra le sue braccia.
Il sangue dribblò anche dalla bocca... il respiro si fece superficiale ma l'invitante buio sicuro lo prese...

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Passi veloci correvano per un familiare magazzino, diretti all'ascensore ovoidale della tana. La moto aveva corso così tanti chilometri e ora meritava riposo. Il casco rosso era stato appoggiato sul sellino nero e quegli occhi dorati fissarono le doppie porte dell'ascensore inghiottirlo. Erano passati circa due mesi da quando se ne era andato. Raphael non aveva idea di cosa fosse accaduto alla tana ma lo avrebbe scoperto.
Lo sbuffo dei pistoni idraulici antriciparono la riapertura nella casa dell'entrata e Raphael inspirò la tanto mancata puzza di fogne. Guardò le luci soffuse e iniziò a vagare alla ricerca di una faccia comune...

Tubi d'ossigeno e cardiaci erano collegati sia sul volto sia sul petto di una spettrale tartaruga incoscente da oltre un mese. Quinto mese di gravidanza. Il povero Michelangelo aveva rischiato la morte con quel colpo e una spessa cicatrice giaceva sul suo petto, coperta da una moltitudine di bende bianche. Leonardo aveva un braccio intorno alle spalle di Don, fissando il bip costante del monitor cardiaco.
-Potrà mai risvegliarsi?- chiese sottovoce Leonardo, con lo sguardo angosciato.
-Sì, ma ci vorrà molto tempo. La piccola vita, almeno è al sicuro...-.
Proprio in quell'istante, un rumore di voce schiarita costrinse i due mutanti a voltarsi... e a scurirsi in volto. Fermo sulla soglia della porta del laboratorio c'erano Raphael e il sensei. Il focoso sembrava pentito ma la rabbia fraterna per aver abbandonato Michelangelo era troppa.
-Solo ora torni?- ringhiò Donatello, facendo un passo di lato per mostrare in che condizioni era Michelangelo: -Scommetto che sei contento adesso!-.
Raph guardò l'arancione ed ebbe un battito mancante. Sotto la coperta blu si notava chiaramente il rigonfiamento molto grande della pancia. Mikey non aveva abortito.
-Ho riflettuto- cominciò il focoso: -Ho meditato sulle mie parole... e non ci sono scuse per quello che ho fatto... Ma non ero pronto-.
Leonardo non gli staccò mai gli occhi di dosso: -Mikey non ha più mangiato o parlato dopo che gli gridasti quelle assurdità!-.
-Ero accecato dallo shock. Sapevo che Mikey voleva questo bambino ma io non so se sarei stato in grado di prendermene cura- continuò Raphael: -Non avrei mai voluto dirgli quello che... oh! Mi dispiace!-.
Donatello sospirò amaramente, aggrottando le sopracciglia alla rabbia immensa nel suo cuore e iniziò a raccontargli del declino che il fratellino aveva subito dopo quella maledetta sera sino all'imboscata. Più Raph ascoltava, più il suo cuore congelava.
-Ma... il bambino sta bene?- mormorò, avvicinandosi a Michelangelo.
-Cosa te ne può importare?- ringhiò Leonardo: -Non lo hai mai voluto!-.
Raph strinse i denti mentre le lacrime caddero dai suoi occhi: -Ho sbagliato, va bene? Ma poi ho capito che... è mio figlio! E anche di Mikey! Ora ho capito che voglio questo bambino! E voglio rimediare!-.
-Delle semplici scuse non cancelleranno il dolore di Michelangelo!- urlò Donatello: -Ammettilo! Stai parlando così solo per compassione!-.
-Chiudi il becco, Don! Non puoi sapere quello che ho passato!-.
Leonardo rise amaramente: -Ah, certo! Che cosa hai fatto? Piangere tutti i giorni, sperando che Michelangelo perdesse il bambino solo per il tuo egoismo?-.
Raph provò a mollargli un pugno, ma l'azzurro fu più rapido e lo bloccò nella mano destra, mentre Don continuava a urlare parole di un risentimento avvelenato. Splinter chinò le orecchie e sospirò amaramente, quando udì qualcosa di flebile. Voltò lo sguardo alla forma inconscia di Michelangelo, notando chiaramente una lieve contrazione della mano. 
-Ragazzi!- chiamò.
-Maledetto bugiardo! Come hai potuto fare questo a Mikey!- urlò Donatello.
-Figlioli!-.
-Sei solo un egoista! Mikey ha tentato anche il suicidio!- rivelò Leonardo.
-BASTA!- tuonò Splinter, zittendo i tre ninja in un colpo solo: -Rimanderemo la nostra discussione a dopo! Occupiamoci di Michelangelo!-.
Sbattendo increduli le palpebre, i fratelli con il guscio guardarono il minore, visualizzando i suoi occhi aperti... ma spenti e vuoti. Felici come non mai, gli furono accanto. L'arancione non lì guardò e fissò il suo pancione, mentre il tubo nella bocca continuava a infondergli ossigeno medicinale.
-Mikey, fratellino...- gemette Donatello, controllando i parametri vitali sui macchinari.
L'arancione lo degnò di un'occhiata per poi spostarsi a Leonardo, poi a Splinter e infine si fermò su Raphael, il quale gli sorrise con le lacrime. 
-Mikey, mi dispiace di averti abbandonato- cominciò frenetico il rosso, ma ottenne qualcosa che gli fece davvero male.
Debolmente, l'arancione voltò la testa dall'altra parte, senza la minima intenzione di perdonarlo. Don e Leo furono d'accordo, ma una piccola parte del loro cuore si dispiacque per il fratello dal temperamento esplosivo. Splinter continuò a fissare il volto del figlio bambino, le cui lacrime avevano già creato una pozza scusa sul cuscino.
-Perché non dici niente?!- ringhiò Raphael, singhiozzando incontrollabilmente: -Non voglio il tuo silenzio! Gridami che mi odi e che sono un mostro! Perché questo sono!-.
Mikey chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul bambino, cercando di ridurre al minimo lo stress. Raphael non poteva trattenersi dal piangere come un bambino ma fu allora che Don preferì iniziare un'ecografia per il fratellino. Accendendo un macchinario bianco, collegato a un monitor monocromatico, spremette del gel freddo e trasparente sulla pancia grossa di Mikey, iniziando a premere per verificare se il bambino stava bene.
-E' un'ecografia- spiegò Don, senza staccare gli occhi dallo schermo: -Guardate, ho già individuato il bambino! E' ben annidato, lo ammetto!-.
Mikey sorrise stancamente ma non disse nulla. Sentiva il genio premere un po' sulla sua vescica e la mano di Leo stringere la sua, cercando di non udire i singhiozzi di Raph, mentre il sensei gli mormorava qualcosa. Il dolore al petto era diventato familiare a livello emotivo e doleva maggiormente con la ferita in via di guarigione.
-Oh, mio Dio!- esclamò, poi, il genio, fermandosi col muovere la sonda: -Io non ci posso quasi credere!-.
I presenti lo fissarono con aria interrogativa e l'altro continuò: -Mikey, ancora una volta congratulazioni! Aspetti due gemelli! Adesso capisco perché il volume della pancia era maggiore rispetto alla norma!-.
-Che stupenda notizia!- sorrise Leonardo, accarezzando il capo del fratellino che annuì, senza mai rispondere.
Il silenzio, per lui, era diventato familiare sino a quando una sensazione di solletico, mista a farfalle nel suo stomaco lo costrinse a irrigidirsi a uno strano colpetto dall'interno. Don notò la preoccupazione e continuò a esaminare la pancia.
-Che tenerezza! Si muovono! Guardate, posso chiaramente dire che sono due mini ninja ma che non posso capire i sessi a causa delle gambe piegate-.
Raphael fissò intontito l'immagine sullo schermo, mentre la lacrime di gioia caddero ancora in terra, senza il minimo rumore. Si avvicinò a Michelangelo, prendendogli la mano solo per strusciarla contro la sua guancia e baciarne il dorso con dolcezza.
-Mikey, voglio starti vicino per il resto della gravidanza... anche se tu non mi vorrai-.
L'altro lo guardò, cominciando a muovere il pollice per accarezzare Raphael. Nessun sorriso, solo lacrime e dolore. Guardò ancora Donnie e lentamente cadde addormentato...

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I mesi lentamente passavano. Mikey era al settimo mese di gravidanza e non era più in un letto fisso. La sua famiglia gli era molto vicino e anche Raphael, cercando di convincerlo a parlare. Erano da circa tre mesi che non spiccicava parola e stava preoccupando tutti quanti. La sua pancia era molto grande e spesso non poteva neppure camminare senza irritanti mal di schiena o la sensazione di gambe molli. Seduto sul diavano, Mikey guardava la tv a volume azzerato, godendo dei movimenti dei bimbi nel suo stomaco.
Era una gran bella sensazione! Ma lui si sentiva così triste.
-Mikey?- chiamò la voce di Raphael, sporgendosi oltre il bordo del divano: -La cena è pronta. Ce la fai ad alzarti?-.
L'altro annuì e aiutandosi con i braccioli del divano si mise in piedi, permettendo al compagno di sostenerlo e accompagnarlo in cucina.
Un odore invitante di pizza c'era ma Mikey ancora non poteva mangiarla. Sapendo questo, c'erano delle polpette, spinaci e della pasta con prosciutto e panna. Erano queste le voglie che aveva avuto dal quinto mese di gravidanza. Si sedette, fissando gli altri e iniziò a mangiare piuttosto lentamente.
-Mikey- chiamò, però, Leonardo: -Che cosa c'è che non va? Perché non parli più?-.
Don posò la sua forchetta sul piatto e intrecciò le dita sotto al mento: -Siamo preoccupati per te, fratellino. Dobbiamo sapere cosa stai provando, perché potrebbe ripercuotersi sui piccoli-.
Mikey smise di mangiare e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le sue spalle tremavano, mentre i piccoli scalciavano dall'interno. L'arancione era disperato e Raph sentì chiaramente la rabbia verso di lui. Dispiaciuto, chinò lo sguardo, amareggiandosi.
-E' colpa mia. Mikey non deve aver superato lo shock di quella sera ed è per questo che non riesce a parlare, vero?- spiegò, rivolgendosi al minore che annuì.
-Non riesci a parlare?- ripeté Leo, sconvolto.
Mikey negò, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Raph volle abbracciarlo, ma si trattenne, fissando il suo piatto, senza più voglia di mangiare. Successivamente, Mikey prese la mano dell'altro e se la posizionò sulla pancia, cercando di sorridere. Che cosa voleva dire era un mistero, ora. Intelligentemente, Don prese un taccuino e una penna, porgendolo all'arancione, che iniziò a scrivere...

Raph, da quando mi hai chiamato parassita, mi sono sentito perso. Ho cercato di sforzarmi di vedere la mia situazione dal tuo punto di vista ma non ce l'ho fatta. Mi dispiace di averti costretto ad andartene dalla casa per causa mia, ma perdonami, ti prego. Sto cercando di trovare il mio io perduto ma non ci riesco. Eppure sono felice di questi bambini, perché quando tu non ci sei stato, loro hanno saputo consolarmi. Io ti amo ancora, ma ho bisogno di sbloccare questo buio nella mia mente. E solo tu puoi aiutarmi.

Il focoso, con il permesso di Mikey, lesse tutto ad alta voce e mordendo le labbra, lo abbracciò strettamente, attento a non schiacciare la pancia. Mikey aveva le lacrime e permise un bacio veloce.
-Ti prometto che farò di tutto per aiutarti!- mormorò Raphael...

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Come l'inizio, prima della rivelazione. Mikey era nel letto con Raph ma stavolta erano entrambi svegli. La mano birichina del focoso strusciò dolcemente lo spacco intimo del compagno con estrema tenerezza prima di risalire la curva prosperosa della pancia grossa dell'ottavo mese di gravidanza. Si soffermò sull'ombelico, lanciando un piccolo gemito di piacere. 
-Mikey- espirò, guardandolo: -Adesso ho capito che sensazione magnifica si prova nell'affrontare insieme la gravidanza. Mi dispiace di essermene andato e averti trattato malissimo. Il punto è che mi ero sentito perso, perché sapevo che con il mio carattere, avrei finito col farti del male-.
L'arancione gli accarezzò la guancia con dolcezza, ascoltando e avvertendo la sensazione umida della lacrime.
-In quel momento avrei voluto chiederti di aspettarmi per un po', perché avevo bisogno di riflettere, ma ho finito per ferirti! Ti ho allontanato perché non avrei mai potuto guardarti di nuovo negli occhi... non dopo quello che ti avevo detto!- singhiozzò, accarezzando la pancia e godendo dei movimenti dei piccoli: -Mikey, forse inizialmente no, ma voglio questi bambini!-.
Mikey sorrise e lo baciò, quando sentì una strana contrazione nella sua pancia. Respirando con paura e affannosamente, notò che lo stomaco era stretto. Raph accese il lume e guardò il suo sofferente compagno. 
-Mikey, amore, che cosa c'è?!- urlò impaurito.
L'altro strinse le mani sulla pancia, singhiozzando e senza perdere altro tempo, Raph corse a chiamare Donatello...

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Era ormai tutto pronto! Mikey doveva partorire e per la mancanza di un apertura apposita nel suo corpo, dovette sottoporsi a un taglio cesareo da parte di Don.
Sistemato sulla barella, sorvegliato da Raph e Splinter, mentre Don e Leo prepararono il necessario per la nascita, l'arancione tirò debolmente il rosso per un bacio, dove lasciò trasparire tutta la sua paura.
"Se non dovessi farcela, ti prego, sappi che ti amo e ti affido i bambini!", pensò il minore.
Intuito quasi completamente il pensiero, il focoso approfondì il bacio e si staccò solo quando Don e Leo ritornarono a riprendere la barella nel corridoio.
-Ce la farai!- sorrise Raph, guardando la barella allontanarsi...

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Maximilian e Lilian Hamato, due kili e novecento per entrambi. Nati alle 03:20 del mattino. I due piccoli gemellini erano al mondo e sistemati in una calda coperta bianca, sonnecchiavano, mostrando le incredibili somiglianze con i loro genitori. Max era uguale a Mikey: pelle verde mare, tre dita per mano e due per piedi, una codina, quattro mini pettorali e incredibili occhioni cobalto. Lily era la copia di Raph (anche dal carattere!), identica la fratellino nato per primo, con la pelle smeraldo e occhi miele. 
Due piccole graziosissime tartarughine, pronte per essere amate e protette. E Raph era lì, a guardare la culla bianca con immenso orgoglio e lacrime di felicità. I due piccoli piangevano e timorosamente, il neo padre li prese fra le braccia, baciandoli sulle testoline, mentre Leo ne approfittò per scattare una foto ricordo.
Mikey, stanchissimo, era sveglio e sebbene avesse passato la prima ora dopo la nascita a dormire a causa dell'anestesia di Don, ora stava guardando ciò che aveva tenuto dentro di lui per otto mesi interi. Erano perfetti e bellissimi. Sorridendo, prese la piccola Lily in braccio, mentre lasciò Max a Raph.
-Sono magnifici, Mikey- momorò Raphael, guardando il nonno Splinter felice, Don e Leo raggianti.
-Congratulazioni, ragazzi!- sorrisero i presenti.
Mikey baciò la testolina della sua piccolina addormentata e fu allora che il suo cuore prese a battere con immensa fretta, cercando quasi di sfondare lo sterno. Cercando di dominare il dolore, la sua bocca si aprì meccanicamente e un gemito strozzato ne uscì.
-Fratello, cos'hai?- esclamò Raph, impaurito.
Mikey chiuse la bocca e sorrise con le lacrime: -Sono bellissimi... ti amo, Raph...-.
-Riesci di nuovo a parlare!- singhiozzò l'altro, avvicinando l'altro bambino all'arancione che annuì e sorrise come avrebbe sempre fatto anche nel corso della sua nuova vita come genitore...
Perché adesso avrebbero avuto due fasci di gioia a illuminare la loro vita...

The End

  
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