Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: Sorella Grimm    18/12/2013    3 recensioni
Una donna che si è sottratta alla sua esistenza.
Una donna che vaga in una realtà da sogno in cui lei stessa plasma il suo passato rivivendo una vita che aveva deciso di abbandonare per sempre, ma a cui comunque non riesce a sfuggire.
Cit. dal testo.
''Ma alla fin fine io ero solo una viaggiatrice di fumo; potevo vivere, vedere, sentire, assaggiare quello che più desideravo ma nulla era stato davvero vissuto, visto, sentito e gustato.
A volte mi sembra di essere sempre stata solo fumo, anche prima di questa morte. Tutti lasciavano un segno netto nel loro passaggio ed io scomparivo alla prima folata di vento. ''
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







 

Il rosseggiare autunnale delle conifere dipingeva il cielo di macchie vermiglie mentre mi ritrovavo a fissarlo sdraiata mollemente su un prato. L'erba era fresca ma il terreno, scaldato dal sole, manteneva perfetta la temperatura del mio corpo semi nudo.

Indossavo l'abito che bunică1 Gerda mi aveva cucito al mio tredicesimo compleanno; un vestitino bianco dalla stoffa impalpabile e tanto morbida da sembrare seta.

Non poteva però essere seta, non potevamo permettercela a quei tempi.

Io non potevo permettermela a quei tempi, dopo l'avrei vista in abbondanza, ma bunică non la vide mai. Sarebbe stato bello vedere la meraviglia nei suoi occhi neri e antichi se una stoffa così bella le si fosse drappeggiata sul corpo.

Con un sospiro chiusi gli occhi, quel desiderio stretto in fondo all'animo, ed un fruscio rispose ai miei pensieri palesando tra le fronde la figura ricurva della mia bunicuță2. Sorridendo mi misi a sedere, il suo viso rugoso che si illuminava vedendomi, due piccoli passi carponi ed eccomi stretta al suo grembo morbido, le sue mani rugose e delicate che districavano alcuni fili d'erba secca dai miei capelli.

<< Am pierdut bunica... 3>> sussurrai contro la sua gota fresca mentre una lacrima sfuggiva al mio controllo, mentre il cuore mi si gonfiava di nostalgia.

<< Copil4 giochi ancora tutta sola nel bosco? Dove sono Viorica5 e Gentiana? >>

La felicità che mi stava colmando nello stringere di nuovo quella donna tra le braccia si velava nuovamente di malinconia mentre l'immagine delle mie due sorelle colmava i miei ricordi. Un attimo prima avrei semplicemente desiderato di vederle e loro sarebbero apparse; succedeva così in quel piccolo mondo. Ma ora mi rendevo conto che forse non era giusto farle apparire nuovamente qui con me quando sapevo perfettamente dove esse ora fossero.

<< Copil... ti hanno di nuovo fatto i dispetti? Dillo a Gerda. >> mi sussurrò quindi lei traendo il mio viso delicatamente verso il suo, occhi negli occhi.

Non potei esimermi dal sorriderle.

<< No bunicută... >> risposi dolcemente mentre già la risata tintinnante di Viorica irrompeva nell'aria.

In quel mondo i desideri spesso erano un arma a doppio taglio.

Ero io a comandare la realtà, io potevo vivere, vedere, sentire, assaggiare quello che più desideravo ma a volte il cuore e la mente non comunicavano alla perfezione e finivo dentro a ricordi che in verità avrei evitato.

Gerda scomparve lentamente, come un ologramma rotto che dondola, si inclina e poi scompare; dietro di lei apparve il cortile della mia casa d'infanzia.

I Carpazi incombevano, svettanti, sullo sfondo di quella verdeggiante china montuosa e mia sorella maggiore mi stava correndo in contro con un paio di forbici in mano.

<< Oggi al salone di bellezza ci va Narcisa! >> disse lei ridendo mentre un brivido di terrore mi saliva lungo la schiena. Sapevo perfettamente che mia sorella mediana, Gentiana, sarebbe spuntata da dietro le mie spalle, mi avrebbe presa e mi avrebbe legata ad uno degli alberi del cortile.

Dopo di che avrei avuto diversi buchi nei capelli per lungo tempo.

 

Questa volta però io potevo cambiare le cose...

 

Schivai Gentiana che cadde in avanti rotolando nell'erba, ridendo ma con un poco di dispetto negli occhi, Viorica mi si parò davanti ma la presenza delle forbici la impacciava nel cercare di prendermi e riuscii a farla inciampare con un sorrisetto vittorioso.

La Narcisa di otto anni avrebbe pianto gridando disperata, la Narcisa decisamente più vecchia che ero invece sapeva perfettamente come percepire presenze intorno a lei anche ad occhi chiusi, ma soprattutto aveva imparato ad atterrare avversari il triplo della sua corporatura.

<< Narci! >> sbuffò indignata Viorica rialzandosi da terra, un ginocchio sbucciato e un aria da guerriero ferito.

Viori era sempre stata la più dispettosa e melodrammatica di noi tre.

Nata tre minuti e mezzo prima di me si fregiava di quei pochi minuti come di una medaglia al valore ma alla fin fine era sempre stata lei quella che negli anni si era caricata sulle spalle la responsabilità di noi sorelle.

Gentiana invece era il genio del male.

Non scherzo per niente nel chiamarla così, ed infatti eccola che sta già tornando alla carica con quello sguardo calcolatore. Ha già notato che dietro di me lo spazio di fuga è limitato e che potrò spostarmi solo in avanti per cercare di sottrarmi a lei; nello stesso tempo però è anche a conoscenza delle mie abilità di arrampicatrice e che quindi gli alberi dietro di me sono solo un arma a mio favore.

In quell'estate Gentiana mi aveva notevolmente superata in bravura in quell'arte fanciullesca ma Viorica non era ancora molto brava nelle acrobazie; in famiglia faceva disperare tutti per la sua incapacità.

'' Tre non doveva essere un numero fortunato? '' si domandava sempre nostro padre quando ci guardava allenarci nei salti in alto o nelle prove di equilibrio; si sarebbe rifatta negli anni però.

Getiana in compenso era la più abile ragazzina mai vista prima.

Con il sangue di generazioni di acrobati nelle vene era aggraziata e bella come un corvo. I lunghi capelli neri le ricadevano come piume sulle spalle larghe ma fini, le braccia muscolose rimanevano proporzionate al suo corpo in fioritura e presto le forme dell'adolescenza l'avrebbero resa un vanto di bellezza. Viorica dal canto suo era la sua copia esatta, gemelle omozigote in ogni più piccolo dettaglio le mie due sorelle.

Belle ed eleganti, forti e piene di grinta.

Loro avevano sempre affrontato la vita come una sfida da cui non avevano dubbi sarebbero uscite vittoriose; io non ero mai stata come loro.

Narcisa era bella come le sue sorelle ma...

Narcisa era abile come le sue sorelle ma...

Narcisa saliva sugli alberi come una lucertola ma...

Narcisa cantava come un angelo ma...

Io ero il ma della mia famiglia.

Ero ovviamente identica a loro ma avevo un piccolo neo a lato dell'occhio destro, inconfondibile; avevo un fisico longilineo e muscoloso come il loro ma avevo quel pizzico di femminilità in meno; avevo una voce calda e dolce ma la loro era più pura. Ero la più piccola, ero la più timida, ero la più fifona, ero un po' tutto e niente alla fin fine.

 

Per questo avevo fatto quello che avevo fatto.

 

I Carpazi davanti ai miei occhi brillavano di sfumature verdi e pulsanti, ramificati di vene brillanti e discordanti dai miei ricordi palesando davanti al mio viso la realtà del mio gesto efferato.

I capelli di Gentiana erano neri ma nei riflessi che il sole vi lasciava brillavano ombre verdi che nella natura non vi erano mai stati.

Era lo Xarium che vibrava dentro le mie vene a sventolarmi davanti al naso la sua immutabile presenza nel mio essere, ed anche se io viaggiavo in quel lungo sonno plasmandolo a mio piacere lui era sempre lì.

Narcisa

Gentiana mi stava chiamando di nuovo.

Narcisa

Non era raro per me sentire la sua voce o quella di Viori invocare il mio nome con dolore, ma come sempre tendevo ad ignorarle.

Narcisa

Mi sarei potuta sporgere in avanti, allungare l'anima verso di loro e forse avrei superato quella stretta barriera verde e pulsante che ci separava.

Narcisa

Sì, potevo farlo. Ma non lo avrei fatto, io stavo bene dove stavo.

 

Loro stavano meglio senza di me.

 

Come ero arrivata lì non era una domanda senza risposta per me; sono sempre stata completamente consapevole di ogni avvenimento della mia vita precedente a questa vacanza.

Sapevo che la colpa di tutto era da ricondurre all'Illuminato e che fuggire dai miei dolori mi era invero impossibile, ma ne ero consapevole ora, dopo che avevo superato quella soglia. Mi ero fidata troppo delle stesse cose contro cui combattevo, avevo dato ragione alla voce di colui che avevo giurato non avrei mai più ascoltato; ed ora eccomi qui a pensare sempre ed in continuazione alla mia vita passata.

Secondo il culto cristiano ogni fedele deve analizzare la sua vita giorno dopo giorno e confessare i proprio peccati in una totale analisi di coscienza.

Io mi trovavo a vivere dentro ad un confessionale dove i miei sbagli, i miei giorni felici, i miei dolori, le mie vittorie si susseguivano in un flusso continuo di eventi che potevo illudermi di poter cambiare a mio vantaggio.

Ma alla fin fine io ero solo una viaggiatrice di fumo; potevo vivere, vedere, sentire, assaggiare quello che più desideravo ma nulla era stato davvero vissuto, visto, sentito e gustato.

A volte mi sembra di essere sempre stata solo fumo, anche prima di questa morte. Tutti lasciavano un segno netto nel loro passaggio ed io scomparivo alla prima folata di vento.

Come quando eravamo fuggite dall'Harem.

Pensare a quel momento era diventata un abitudine fastidiosa, continuamente riapparivano le immagini di quella lunga notte e della fuga dalla torre Shizen6 e anche ora non riuscivo a frenare i globuli baluginanti di colori che pian piano componevano nuovamente quella notte.

Lentamente colavano attorno a me pareti di specchi e vetro su cui si riflettevano i corpi sinuosi delle mie compagne. Accanto a me avevo Magdalena, una veste rossa a fasciarle sensualmente le forme conturbanti, di fronte a lei le mie due sorelle le cui vesti verdeggianti si confondevano in un unico drappo di seta, le mani intrecciate a sostenersi vicendevolmente.

Ci guidava la chioma rossa di colei che finalmente ci aveva aperto gli occhi, la nostra guida, il nostro capo, la nostra forza.

Stavamo scappando con una calma compassata, camminando lente e serafiche, ridendo, scherzando.

Solo io restavo sempre muta, nei ricordi come ora. Non ero mai stata una brava attrice e già una volta avevo rischiato di rivelare troppo.

Quella non era la prima volta che rivedevo quella notte, erano innumerevoli le volte che avevo rivissuto quei lunghi e fatidici momenti; talmente tante da non sapere realmente quante.

Sorrisi radiosa alla mia compagna in rosso e lei mi rispose con felicità ma gli occhi rivelavano nervosismo.

<< Oggi la notte splenderà radiosa per te Magda... devi esserne contenta immagino. >> le dissi con l'allegro trasporto di sempre su argomenti così banali come la nostra routine quotidiana.

<< E' vero Nar, finalmente è ritornato il mio turno. A volte mi sembra passino mesi... >>

<< Bé ma perché passano davvero dei mesi! >> risi io sbeffeggiandola un poco e guardando il suo broncio salire.

Magdalena era sempre stata una permalosa.

<< Manca molto alla tua notte con lui? >> mi chiese di rimando con una punta di ironia; sapevano tutti che era più di un mese che l'illuminato non mi chiamava a sé, ero stata dimenticata anche da lui.

<< Forse no... >> risposi vagamente ma con una segreta allegria nel cuore.

Tutte in verità sapevamo che nessuna avrebbe mai più dovuto entrare nel suo letto all'annuncio di un dispensatore. Quella notte saremmo state libere.

Scendemmo diversi piani del palazzo, una passeggiata che ci era pienamente concessa tra le molte libertà che avevamo noi Madonne, ed accedemmo ai bagni a nostra libera disposizione.

Non appena le porte si furono richiuse l'atmosfera cambiò nettamente.

Nessuna telecamera era presente in quell'area del palazzo, ed era un grave errore, perché proprio quella particolare zona era collegata da alcuni scoli all'esterno della struttura ed alle fognature sottostanti la distesa delle serre.

Maria passò rapida tra di noi lanciandoci alcune vesti scure molto simili a quelle dei fedeli che lavoravano alle serre. Ognuna di noi si spogliò rivestendosi di quei tessuti grezzi e ruvidi, fastidiosamente irritanti per la nostra pelle ormai fin troppo abituata alla carezza dolce delle sete più pregiate.

Un grande rumore di acqua andò a coprire lo strusciare delle grosse grate delle docce comuni e lo srotolio delle corde calate giù per il profondo pozzo nero. Magda fu come sempre la prima a lanciarsi nel vuoto sottostante, nemmeno un velo di ansia per quello che avrebbe potuto trovare sul suo cammino, la rossa la seguì un secondo dopo.

Ai tempi io fui l'ultima a varcare quella soglia scura, il dubbio sulle nostre intenzioni che strisciava sotto la mia pelle; ora mi gettai sulla corda con foga gettandomi nelle fognature con la sicurezza di chi quel percorso lo ripeteva tanto spesso da usarlo come allenamento.

Il buio mi aveva circondata molti anni prima, ora quelle correnti verdi che invadevano la mia nuova realtà rischiaravano la mia lenta discesa.

Nessuno si era preoccupato dei dubbi che recavo nel mo cuore, nessuno, nemmeno le mie sorelle aveva cercato di farmi coraggio, di spingermi a seguirle davvero. In quella notte in verità nessuna di loro si aspettava che le seguissi; pensavano che sarei ritornata nelle mie stanze, che avrei rivelato tutto all'Illuminato e che le avrei fatte seguire.

Per questo non mi avevano rivelato cosa avremmo dovuto fare fuori di lì.

A pochi importava davvero cosa io pensassi, cosa io provassi. Narcisa valeva poco come donna, come amante, come guerriera.

Narcisa valeva poco e tutt'ora la cosa è ben chiara nella mia mente.

Sono sempre stata una viaggiatrice di fumo, ma adesso sognavo quello che volevo, facevo quello che volevo e anche loro che mai avevano creduto in me si sarebbero ricredute... almeno in questa mia morte.

Come so di essere morta?

Altra domanda banale.

Io e le mie compagne combattevamo una lenta e lunga battaglia in un mondo ormai ostile verso esseri come noi. Esseri del tutto corrotti dallo Xarium.

Lo sapevamo anche noi di essere realmente corrotte, lo sento tutt'ora nelle mie vene. Scorre lento e caldo irrorando il mio corpo della sua benefica influenza.

Si riduce tutto al bene ed al male in fin dei conti.

All'inizio sembrava una manna caduta dal cielo, la speranza della vita eterna, poi come tutto aveva rivelato di essere ben più pericoloso e crudele nel suo scambio. Lui dava tanto ma chiedeva, come ogni dio, qualcosa in cambio.

Una vita per una vita.

Io potevo vivere in eterno sì, ma non potevo più dare la vita a nessuno.

Ero una donna a metà. Non ero più la Madonna creatrice di vita di nessuno.

Risultava così importante la morte in questo contesto, se io morivo un altra vita avrebbe potuto sostituire la mia. Forse una madre mancata avrebbe potuto smettere di piangere la sua perdita, forse io in fin dei conti potevo dare qualcosa più del fumo a quel mondo.

Così mi ero fidata dell'opinione che l'Illuminato aveva sullo Xarium.

Una dose precisa poteva renderci gli esseri perfetti che lui voleva, una dose minima poteva chetare in noi i palpiti dell'età e del dolore ma una dose eccessiva, pura, perfetta non poteva che ucciderci istantaneamente.

Una boccetta chiara con un liquido verdeggiante all'interno.

Questa era stata la mia morte.

Anche ora quella boccetta era nuovamente tra le mie mani... anche ora potevo ancora ed ancora abbeverarmi da lei.

 

 

7There is no choice
An echo on the wind
You'll hear my voice...

 

Viorica cantava. La sentivo, vicina e lontana.

Un eco nel vento, una voce che non potevo scegliere di non sentire.

Lo diceva la canzone o il mio cuore?

Dovevo ascoltarla? Avrei dovuto riabbracciare le mie sorelle, chiedere scusa e tornare alla mia vita? Alla mia scia di fumo?

Fissai nuovamente quella boccetta tra le mie dita.

 

Some choose to fall behind
Some choose to lead
Some choose a golden path

 

Dovevo seguire il mio cammino. Lo avevo scelto tempo addietro, non potevo cambiarlo... o forse sì?

Gentiana mi chiamava dolce. La sentivo, vicina e lontana.

Mi chiamava a sé con amore, come mai aveva fatto per la sua piccola sorella di fumo. Dovevo seguire quel richiamo? Dovevo? Potevo?

 

And in your memory
I will remain
I will forever be within the flame...

 

Un sorriso amaro mi spuntò sulle labbra mentre stappavo la boccetta, il liquido che dondolava all'interno.

No... sarei dovuta rimanere solo un ricordo per loro. Un ricordo di sicuro ormai più bello della realtà del passato; il tempo migliora tutto e loro di tempo ne avrebbero avuto fin troppo.

Alzai la mano, aprii le labbra e una fiamma bollente mi colò lungo il corpo risvegliando fiamme verdi e guizzanti in quel buio infinito che è la morte.

Uno sprazzo di luce chiara mi mostrò per un secondo i volti vicini delle mie sorelle, le labbra mosse dal canto dolce di quella canzone che mi stavano dedicando, poi di nuovo fiamme verdi ad inghiottire la mia anima.

Non c'ero riuscita di nuovo. Nemmeno provandoci dentro quel lungo sonno.

Non ero riuscita davvero ad uccidermi nella vita, non ci riuscivo ancora nel sonno.

Ma prima o poi lo avrei fatto; le avrei liberate di me.

Lo sapevo.

Lo avrei fatto.




 




 

1Bunică = Nonna in Rumeno.

2Bunicuță = Nonnina in Rumeno.

3Am pierdut bunica = Mi sei mancata nonna

4 Copil = Bambina in Rumeno.

5Viorica significa Viola di Campo – Gentiana deriva dal nome della pianta omonima, la Genziana.

6Shizen = Natura in Giapponese

7Testo tratto dalla canzone ''Village Lanterne'' dei Blackmore's Night






N.d.A

 Questa storia partecipa al contest Onironauta indetto dal gruppo Facebook "I ragazzi e le ragazze della porta accanto (EFP)".
I giudici sono: 
MalariaZanna Aleksandrvna MetanovaLori Liesmith e Vella.
E' stata scritta pensando al termine onironautica, cioè sogno lucido. Esso è un termine coniato dallo psichiatra e scrittore Frederik van Eeden, per indicare un'esperienza durante la quale si può prendere coscienza del fattodi stare sognando. Il sognatore in questione, detto onironauta, può quindi, conla pratica, esplorare e modificare a piacere il proprio sogno. Coloro che hanno avuto esperienze di sogno lucido le descrivono come eccitanti e realistiche. (Wikipedia)
Basandomi su questo ho collegato un idea per una storia molto complessa che mi vagava nella testa da molto e ne ho estratto un piccolo brano dedicato ad una delle donne di questa saga che prima o poi vorrò proporvi. 
Come ogni mia storia è molto strana e poco chiara ma alla fin fine sono io stessa a volerle così.
La donna della storia è una donna che ha fatto molte cose nella sua vita ma che non ha mai dato peso a queste sue esperienze, ed in fine ha deciso di tirarsi fuori da questo mondo con un gesto estremo, quello del suicidio.
(Spero che almeno questo si sia capito XD !!)
Ma alla fin fine non è riuscita perfettamente nemmeno in questo e rimane quindi sospesa da qualche parte in continua presenza dei suoi ricordi.
Il contesto di vita in cui è stata inserita è molto complesso e non oso dilungarmi a tentare di spiegarvelo ma spero che le piccole briciole che ho seminato vi possano portare ad interessarvi a quello che, in un futuro spero non troppo lontano, diventerà una lunga serie di storie; tutte diverse ma con protagoniste donne di ogni genere ed estrazione accomunate da un destino più grande di loro. 

Sperando di non avervi confuso troppo, 

un saluto.

Sempre vostra Sorella Grimm. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Sorella Grimm