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Autore: 365feelings    18/12/2013    4 recensioni
Tragicommedia in tre atti e due cuori: mancarsi, scontrarsi, amarsi.
A Nocturnia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Catwoman aka Selina Kyle
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Il cielo sopra di noi
Paring: Batman!Bruce Wayne/Catwoman!Selina Kyle
Rating: verde
Genere: introspettivo, malinconico, sentimentale
Avvertimenti: one shot, missing moment
Note: è il compleanno di Nocturnia e io giustamente le scrivo una Bruce/Selina. Dove mi sono andata a cacciare! Non che non lo abbia mai fatto, eh, ma questa storia è andata per conto suo. Spero di non essere andata OOC e di non aver scritto proprio una schifezza.



IL CIELO SOPRA DI NOI
TRAGICOMMEDIA IN TRE ATTI E DUE CUORI

A Nocturnia.
Perché tutto è iniziato con loro.





 
Atto I: MANCARSI
Il cielo è un rettangolo lontano che fa capolino tra i tetti dei grattacieli, uno squarcio azzurro su cui posare lo sguardo e immaginare, almeno per un istante, di essere altrove — in un posto migliore, dove la fame non morde lo stomaco.
Selina riporta lo sguardo (e la mente) a terra, tra le strade grigie e i vicoli umidi: Gotham è una madre fredda e crudele che non ammette distrazioni, una giungla di cemento e acciaio dove vince chi ha più soldi e meno scrupoli.
Sotto il tessuto leggero del giubbotto rabbrividisce appena, l'autunno che volge all'inverno e la necessità di un nuovo guardaroba: le pare di sentirla, sotto pelle, quella città maledetta.
Sybil le sta raccontando qualcosa, a Jen piace parlare e a Selina, una volta, piaceva ascoltare. Ma ha imparato presto a non affezionarsi, che se si vuole sopravvivere, allora, è meglio essere avari di emozioni, tenersi il cuore stretto e i sensi allerta; dovrà spiegargliela, a Jen, questa cosa, è il miglior insegnamento che possa darle — dopo averle fatto vedere come rubare le chiavi di quel vecchio appartamento che stanno tenendo d'occhio da ormai una settimana.
Sembra un ottimo posto per svernare, anche se non è lussuoso o raffinato; ma quando vivi di espedienti, ti fai bastare un tetto e stringi i denti.
La polvere e le ragnatele confermano la loro ipotesi: il posto non è più usato da tempo e, se tutto va bene, nessuno andrà a cercarle lì. Dovranno pulire senza dare nell'occhio, entrare ed uscire senza destare sospetti, tenere le luci basse, soprattutto per i primi tempi: tutte cose che Selina ha imparato molti anni prima e che Sybil sta affinando.
Mentre la ragazza continua a parlare, la donna strappa con circospezione i giornali che oscurano le finestre che non danno sulla strada e accartoccia la carta: le stampe un po' sbiadite riportano notizie datate. Scorge distrattamente il nome di Batman, è frequente in molte testate: poco tempo prima era sulle bocche di tutti, come dimenticarlo.
Le loro strade non si sono mai incrociate e, ora che è sparito dalla circolazione, è certa non accadrà mai — ai gatti i tetti, ai pipistrelli il cielo.
È curiosa, è sempre stata curiosa, ma non si cruccia troppo, Selina, e torna a guardare lo spicchio azzurro che taglia lo skyline della città: non ha tempo per i grandi ideali.


Atto II: SCONTRARSI
Sono passate ore o forse giorni da quando ha ripreso conoscenza in quella fetida cella e sono molti i pensieri che affollano la sua mente febbricitante: ci sono Gotham, bellissima e terribile, da salvare e un nemico indistruttibile da sconfiggere, c'è un corpo da aggiustare e ci sono persone per cui combattere (Talia, Alfred, Lucius, gli innocenti e le vittime, Gordon).
Il dolore logora le terminazioni nervose, lo piega, lo fa piangere e arrabbiare: non ha tempo per curare membra deboli e ossa stanche, muscoli lacerati e una schiena spezzata, ma non può nemmeno andarsene. Stringe i pugni e ingoia tutto, sofferenza e furore, mentre si fa aiutare.
Nel frattempo, Gotham crolla, pezzo dopo pezzo e lui guarda, guarda la tempesta infuriare; ogni tanto grida, un po' per le vertebre, un po' per quello che vede.
La puzza, lì sotto, è soffocante, ma è l'ultimo dei suoi problemi, mentre cerca di elaborare un piano e di tempo, per farlo, ne ha fin troppo. Quando il cielo è ridotto a un punto lontano che comunque non puoi vedere perché non sei in grado di uscire dalla tua cella, i minuti diventano ore e il pensiero alla fine, inevitabilmente, cade su Selina, al suo terribile errore.
E non lo sa nemmeno lui, cosa prova nei suoi confronti. Rabbia; ma è davvero con lei che deve prendersela per quello che è successo? Delusione, forse; invero Selina è rimasta fedele a sé stessa. Amarezza; sarebbe potuta andare diversamente?
E sotto a tutto c'è la consapevolezza di essere più simili di quanto gli piaccia ammettere, una consapevolezza che per quanto cerchi di rinnegare non riesce a cancellare: sono due figli di Gotham, svezzati dalla stessa madre crudele, induriti dalla vita. Il loro è un retaggio di sangue e polvere e un retaggio simile non si dimentica e non si nasconde, si riconosce e si accetta.
In Selina rivede la notte in cui Gotham si accende di luci, ritrova le forme sinuose delle strade, la durezza dell'acciaio e la fredda bellezza dei diamanti.
Si rende conto che era solo questione di tempo, che alla fine le loro strade si sarebbero comunque incrociate.


Atto III: AMARSI
La prima a svegliarsi è Selina: apre gli occhi su un soffitto nuovo e pulito, senza crepe e ragnatele. Quando gira la testa verso Bruce, lo trova ancora addormentato, i muscoli rilassati e il petto che si solleva piano sotto il lenzuolo — ma in fondo se lo merita, il riposo del guerriero.
Si sono dimenticati di chiudere le imposte e la tenue luce del mattino che filtra dalla tende le permette di osservare il profilo dell'uomo: mentre segue la linea dritta del naso e indugia sulle labbra, si rende conto che forse le è stato concesso un privilegio. Nel silenzio della camera, Selina sta assistendo ad un momento intimo, che potrebbe non accadere più — perché Bruce ha accantonato la maschera di kevlar, ma le altre, quelle che lo rendono l'uomo sfuggente e spigoloso che è, sono pronte ad essere indossate.
E un po' ha paura, perché proprio del pipistrello, si doveva innamorare: tra tutti i miliardari, il suo cuore, a tradimento, aveva scelto lui; aveva scelto quel Batman di cui tanto aveva sentito parlare, che non credeva avrebbe mai avuto l'occasione di incontrare — il pipistrello che non uccide, ma fa giustizia, che appare dal nulla e nel nulla scompare. Poi Gotham li ha posti sulla stessa strada e chissà qual era stata la sua vera intenzione, perché Gotham è matrigna e puttana, non concede la grazia, non tende la mano, non aiuta, non sana ferite del cuore ma ne apre di nuove, più profonde.
E l'uomo di cui si è innamorata, di ferite e cicatrici ne ha tante, troppe, più di quante una persona ne dovrebbe sopportare.
Ci sono pieghe, momenti bui della vita di Bruce che non conosce, che può solo immaginare; forse gliene parlerà, forse resteranno un segreto tra lui e i suoi morti. Ci sono dolori che il tempo cercherà di sanare, ma che la memoria riporterà alla luce.
Se chiude gli occhi, ancora lo sente, il suono della schiena che si spezza; anche lei ha i suoi demoni con cui convivere, che riguardano proprio l'uomo che dorme al suo fianco — in fondo, il cielo e i tetti non sono poi così distanti tra loro.
Si china su di lui e gli accarezza la mascella, quindi lo bacia una, due, tre volte fino a quando non lo vede aprire gli occhi.
L'ha lasciata sola troppo a lungo con i suoi pensieri e ora deve rimediare.
   
 
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