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Autore: BlueAngelxx    18/12/2013    5 recensioni
One Shot creata per il "1st Prompt Meme Competition"
Indetto dal gruppo Fangirl-izzando SPN
Prompt: "Hope" is the thing with feathers
dalla poesia omonima di Emily Dickinson
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Prompt: "Hope" is the thing with feathers

 

Un’altro giorno, il sole sta sorgendo, lo vedo fare capolino timidamente dall’orizzonte, quasi non volesse più sorgere. Lo so, commento ad alta voce appoggiato al cofano dell’Impala. Sono sincero, sono passati pochi giorni da quando mi sono reso conto di quello che ho combinato. Sbatto il pugno contro il davanti del cofano così forte da farmi male e quasi mi viene da ridere, è ironico che cerchi qualcosa che faccia più male di quello che al momento mi attanaglia, pur rendendomi conto della sua impossibilità.

È l’ennesima notte che non dormo cercando una soluzione, ritrovandomi sempre nello stesso posto tutte le notti per guardare l’alba, all’inizio avevo pensato di chiamare Castiel rendendomi conto poi di aver combinato un casino anche con lui. Ha ragione, fu il mio pensiero successivo, ero costretto a fare una scelta ma, purtroppo, avevo fatto quella sbagliata. Come sempre nella mia vita d’altronde…

Non sono mai stato bravo a cercare le soluzioni, mi sono sempre buttato nelle situazioni guidato dall’impulso per poi rendermi conto solo dopo dei guai e degli impicci che causavo. Io non sono come Sam. Sam, mio fratello piccolo più alto di me, l’unica cosa che mi spingeva a fare ancora questa vita. Sospiro, rendendomi conto di star parlando al passato, certo, come ci può ancora essere un futuro?  

Non mi accorgo del tempo che passa e alzo lo sguardo al cielo, ormai schiarito dal sole che ha ufficialmente deciso di venire fuori, coraggioso lui, sicuramente più di me. Che ormai mi rintano nel mio Bunker, passando da una stanza all’altra come se questo potesse risolvere qualcosa. 

Passo delicatamente una mano sull’Impala, cercando di non farmi sopraffare dai ricordi, Dio quante ne aveva viste quella macchina, mia fedele compagna di mille avventure. Mi torna in mente quando, quella volta io e Sam avevamo inciso le nostre iniziali e di quella volta di come, egoisticamente avevo sorriso, pure sapendo che Sam aveva deciso di seguirmi solo per uccidere Azazel e vendicarsi di Jessica.

Perfetto, sono anche un egoista adesso? No, non lo sono

La risposta alla mia domanda viene di getto, anche se ripensandoci continua a tornarmi in mente Cas. Sempre lui, sempre e solo lui!

“Non puoi restare qui.” è stato quello che gli ho detto, non preoccupandomi di quello che avrebbe pensato lui, beh…forse sono davvero egoista.
Ignoro uno sbadiglio che mi ricorda che è ora di dormire sospiro, come se fosse possibile dormire con tutto quello che mi sta venendo in mente, le parole mi si affollano mentre io cerco di dargli un ordine, o almeno ci provo. Come se fosse anche solo possibile pensare una cosa del genere. 

-Cas…- mi ritrovo a pronunciare quasi in un bisbiglio, stringendo con l’altra mano una bottiglia di birra, come i poveracci avevo pensato la prima sera che mi ero deciso a comprarla, salvo poi rendersi conto che, effettivamente, era proprio come mi sentivo in quel momento. 

Mi giro di scatto sentendo lo schioccare di un ramo che si rompe, più sorpreso che spaventato. Solitamente quello era un posto sempre vuoto e nessuno ci veniva mai, lo avevo scelto per quello. Uno bellissimo, quasi poetico, in un certo senso dal quale riuscivo a vedere il cielo e il sole sperando che, almeno lui, riuscisse a darmi un po' di calore e a fare luce nello strapiombo che vedevo farsi sempre più buio dentro di me. 
La delusione mi invade quando non vedo nessuno. Illuso, come potevo anche solo pensare di trovarmi qualcuno.
Kevin morto.
Sam posseduto.

Cas… non sapevo descriverlo.

Ovvio che non mi è rimasto nessuno, nessuno a cui importi. Ho fatto un casino, un casino troppo grosso questa volta.
Per un momento all’inizio avevo cercato di convincermi che fosse possibile, ma ogni secondo, ogni minuto che passava sembrava tutto troppo grande. Cosa sono io in fondo? Un umano, forse troppo illuso di poter risolvere i problemi. 

Alzo un momento lo sguardo mentre il silenzio dell’alba echeggiava quasi forse un urlo. Il silenzio che non avevo mai avuto. L’idea della pace, dopo anni e anni mi sfiora la mente con una dolce carezza di qualcuno che ami. Che fosse proprio questa la soluzione? Un minimo, misero silenzio? Una fuga?
Un’altra cosa che devo aggiungere alla mia lista insomma, sono anche un codardo? Preferisco la fuga alla battaglia, ma d’altronde…non è anche vero che perfino il più grande combattente alla fine sceglie, seppur inconsciamente la fuga?

Sospiro, certo in quel momento che nulla sarebbe stato peggio di quello che mi aspetta sulla strada al di là del bosco. 
Un passo dopo l’altro, mentre mi alzo dal cofano e mi dirigo verso lo sportello, sento la terra passarmi sotto ai piedi, mentre tutto intorno a me si fa sfocato, una terra che sento non appartenermi più già da tanto tempo. Sento il rumore del vetro della bottiglia ovattato, c’era dell’erba in quel punto? Non ci avevo mai fatto caso, ma in quel momento non era importante, niente era importante. Sentivo solo la testa scoppiare e gli occhi bruciare.

Tutto questo, tutto questo per arrivare qui, in un unico misero, insulto ed insignificante punto.
Come me, Dean Winchester. 


-Cas, Sam, Kevin, Papà…Vi ho deluso tutti, scusa…-

L’ultima cosa che sento, prima del buio, è l’erba solleticarmi le guance e il collo, fredda come non la ricordavo più. -Dean!- sapevo di chi era quella voce, ma cosa ci faceva lì Cas? Iniziai a ridere, quasi di scherno, lì non ci poteva essere Cas. Lui non c’era, non ci sarebbe più stato. 
Mi sento strattonare dal cappotto e dalla maglietta per poi sentire qualcosa di caldo sfiorare il mio collo. Sembra una mano, ma non ho il tempo di pensare a chi o cosa, potesse aver deciso di prendermi e tirarmi fuori dal baratro in cui stavo sprofondando. 
-Cas, Sam, Kevin, Papà. Vi ho deluso tutti, Scusa.- ripeto.

Mi esce spontanea, anche se so che tanto nessuno c’è per ascoltare quelle parole.
Per ultima cosa solo i buio,  mi accolse tra le sue braccia come un vecchio compagno.

✞✞✞✞


Riapro gli occhi grazie ad una sensazione di qualcosa di soffice e caldo avvolto intorno al corpo. Cerco di muovere la testa ma una fitta mi colpisce e io sono costretto a gemere. Sono morto? In effetti ero nel mio bunker e non riuscivo a ricordarmi come ci fossi arrivato, certo era che se era il paradiso ed era come aveva detto Ash il mio paradiso faceva schifo.  Ovviamente ti pareva? Solo a me poteva capitare. 

Sento il rumore dell’acqua scorrere e non posso fare a meno di cercare di mettere giù una gamba per fare leva e riuscire ad alzarmi per scoprire chi aveva preso possesso del mio bagno.
Girando leggermente la testa, evitando di farmi venire di nuovo un capogiro mi accorgo di un hamburger appoggiato vicino a quello che, a mio parere, poteva facilmente sembrare un comodino. Ok sono morto. Questo è il paradiso. Fa schifo ma mi ci posso abituare.

Non faccio in tempo a realizzare completamente del panino che mi trovo la faccia di Cas che mi fissa facendo capolino dalla porta. 

-‘Giorno Dean-
Lk sono morto, ma molto morto, decisamente morto, mortissimo. Si insomma, quello.
- Ti ho messo l’hamburger li, mangialo ti farà star meglio.-

Non riesco a mettere in ordine un pensiero logico, il mio primo dubbio era come potesse fare un hamburger a farmi sentire meglio, secondo poi era…cosa ci faceva Cas di fronte a me?
Faccio ricadere la testa sul cuscino, non rendendomi conto della velocità, che mi provoca una fitta della peggior specie e mi costringe a gemere.  Ma che cosa ho fatto? 

Vedo Cas avvicinarsi a me per appoggiarmi la mano sulla fronte, con un riflesso quasi fulmineo gli blocco il polso. Da quando avevo questi riflessi, o meglio, quando mi ero dimenticato di averli?

Lo vedo rimanere fermo, sapevo che avrebbe potuto liberarsi della mia presa in qualsiasi momento, allora perché non fa niente? Perché sta lì a fissarmi senza dire niente?
Dimmi qualcosa Cas, qualsiasi cosa.

-Dean?-

Ecco, l’unica cosa a cui non so proprio che che cosa replicare.  
-Cas, cosa stai facendo…?-
-Ti aiuto?-

Quella era una domanda o un’affermazione? Certo che chi riusciva a capirlo era bravo. Uno sguardo interrogativo e lui sembra aver capito tutto.
-Sono giorni che ti cerco Dean, sono venuto persino nel bunker,  ma non trovandoti mi sono messo a cercarti. Dopo qualche ora ti ho trovato sdraiato sull’erba con il sangue che ti colava da una tempia. E’ per quello che hai il mal di testa e la fascia.
-Sei venuto a cercarmi? Perchè? 
-Che vuol dire perchè? 
Sembra seriamente perplesso della mia domanda, non voglio spiegarti perché lo penso Cas, lo sai benissimo da te. 
-Pensavo avessimo superato quella tua convinzione di non meritare di essere salvato Dean, 

Abbasso lo sguardo per guardare per terra, perché non riesco ad evitare che i miei occhi si inumidiscano?
-So benissimo chi sono Cas, io distruggo tutto quello che mi capita. Se c’era da fare una scelta, ho sempre fatto la scelta sbagliata!-

Mi rendo conto solo in quel momento che sto stringendo più forte il suo polso ma lui, nonostante tutto non si è mosso continuando a guardarmi con i suoi occhi nei miei. Ma chi voglio prendere in giro? Sono ben certo della verità. 

-Ci hai provato a suo tempo Cas…
-Si e ti faccio presente che ci ero anche riuscito! Dean, è come la storia dei sigilli. Non è stata colpa tua, né questa volta, né quell’altra.

Faccio cadere lo sguardo sulle mie gambe, sentendo qualcosa premere contro il mio ginocchio e in quel momento mi accorgo del ginocchio piegato di Cas che spinge contro il mio. Quando aveva appoggiato la gamba sulla mia? Perché non me ne sono accorto?
Ma specialmente, perché mi sento mancare l’aria? 

-Cas..- 

Perché quella domanda mi esce con la voce roca di un adolescente alla sua prima cotta? Prego per un momento che Cas non se ne accorga. In compenso però mi ritrovo con il ginocchio di Cas all’altezza della vita. Deglutisco, ignaro del fatto di essere riuscito a mascherare l’espressione sconvolta sulla mia faccia. Lascio la presa dal suo polso per chiudere gli occhi quando sfiora la mia guancia con una delicatezza che non avrei mai potuto immaginare da parte sua.
Cerco di respirare senza far tralasciare la mia agitazione quando sento il polpastrello del suo dito medio continua a salire sfiorando delicatamente il mio zigomo per risalire sulla tempia. -Cas…cosa..?-
I miei respiri sono affannati. Dannazione, impreco, cercando di evitare di dare un’idea sbagliata. Ho sempre gli occhi chiusi ma comincio a sentire il calore emanare dalla pelle di Cas, aveva sempre avuto quella temperatura? Perché non me ne sono mai accorto?

Sento il suo naso sfiorare il mio zigomo e non riesco a trattenere un respiro un pò troppo profondo, Complimenti Dean, anti sgamo proprio!
Sento il suo naso spostarsi piano dal mio zigomo fino a poco sotto la tempia, mentre la coscia non appoggiata al letto sfiora leggermente la mia distesa. 
-Cas..- 

Questo cos’è? Un respiro, un affermazione, o un gemito? Vergogna.
Senza dubbio una posizione scomoda, non può andare peggio di così.
Sento un leggero scricchiolare del letto per arrivare a sentire anche l’altro ginocchio di Cas. Sono il genio delle domande stupide, ovviamente che quella posizione poteva essere sostituita più sconveniente e, per la mia sanità mentale cerco di rimanere il più indifferente possibile, anche se non mi risulta per niente semplice. 
Comincio ad agitarmi quando lo sento armeggiare con qualcosa vicino al comodino.
-Dean stai fermo.-


Certo parli facile tu! Sono bloccato, con TE addosso, mi sento come un fiammifero acceso e tu parli di stare calmo? Complimenti proprio. Inutile dire che sento peggiorare ulteriormente il tutto quando sento le sue mani nei capelli, scendere con un pò troppa delicatezza.
Oh Dio, oh Dio!
Sento cadere qualcosa dalla testa, suppongo fosse la benda e in quel preciso momento sento un bruciore e mi riscuoto dai miei pensieri.

-Oh ma insomma! Sei peggio di un bambino, se non ti disinfetto e ti metto la crema non passa la ferita!-

Ah, quindi tutto questo era solo per la ferita. 
-Cas già che ci sei mi dai una mano voglio darmi uno schiaffo…-
-Come?-
-No niente…lascia perdere.

✞✞✞✞

 

Ho il mento tra le mani, mentre sono seduto al tavolo. La mia ferita alla tempia si è completamente rimarginata ma dopo quasi una giornata in uno stato quasi comatoso sono stato in grado almeno di alzarmi e avevo ripreso a camminare per il bunker, non mancando qualche volta di lanciare un’occhiata sospetta a Cas che ancora non aveva minacciato di andarsene nemmeno un secondo. Era dalla mattina prima che continuavo a vedere gli occhi di Cas che mi fissavano mentre lui, in quella posizione ambigua. Scuoto la testa mentre le mani scivolano sugli occhi,  dal giorno prima continuava ad esserci qualcosa che non capivo ma, per la prima volta, non mi sembrava strano ma la cosa più normale del mondo. E’ inutile pensare che non mi faccia paura. 

Già, proprio così, ho una paura fottuta di fare qualche altro guaio e questa volta non potrei permettermi di perdere anche Cas, lui no. 

-Come ti senti?
Sorrido, per l’ennesima volta quella mattina. 

-Stranamente bene, per essere uno che è stato pestato a sangue.

Lo vedo sgranare gli occhi per poi sparire dentro la cucina del bunker per vederlo lanciarmi qualcosa che somigliava ad una scatoletta. -Devi mangiare.-
Madonna santa, è diventato peggio di mia madre!
Mi ritrovo a pensare, senza riuscire tuttavia a negare il fatto che tutto quello non mi facesse piacere.   Lancio un’occhiata ai lati del tavolo, dove adesso erano rimaste solo due sedie delle quattro prima esistenti. Ce le eravamo davvero date di santa ragione, c’era da ammetterlo.

Era iniziato tutto quella mattina, quando Cas mi aveva proposto di chiedere aiuto a Crowley che, secondo lui era l’unico che poteva aiutarci a salvare Sam. Inutile dire quale era stata la mia reazione.
Da prima donna, direi adesso. 
Troppo preso dai miei pensieri avevo scartato a priori l’idea di Cas, senza neanche considerarla, senza neanche dargli una possibilità. Avevo criticato il suo piano senza neanche dargli il tempo di spiegargli quello che aveva intenzione di fare. 

-Sei impazzito?- avevo sbottato, senza neanche pensare - Non chiederò aiuto a Crowley!-
-Ma….- aveva provato a replicare lui, sentendosi dire la frase che. sia io che lui avremmo mai voluto sentire.
-Come si vede che non ti importa niente di Sam!!-
In quel preciso momento avrei voluto sotterrarmi, avrei potuto cancellare tutto, riavvolgere il tempo o prendere una De Lorean e darmi dell’idiota prima che quella frase mi uscisse dalla bocca. Lo avevo visto sgranare gli occhi, diventati quasi d’acciaio. Non lo avevo sentito neanche replicare, tanto che mi era quasi venuto il dubbio che non stesse nemmeno respirando.
-Ah, è così? Sei davvero convinto che tu sia l’unico a cui importa di Sam?-
-Pensa quello che ti pare.
-Non la sto pensando come mi pare Dean! Sto pensando quello che TU mi stai facendo pensare!

Mi era venuto da ridere, era colpa mia anche di quello?

-Mi stai imponendo di pensarla così perché hai paura! Sei un vigliacco, perché non hai il coraggio di dirmi quello che pensi! Come non me l'hai detto quando mi hai cacciato da questo posto tempo fa, non me lo dici neanche adesso! Poi però pretendi che ti sia tutto dovuto!
Avevo sentito la rabbia salirmi, non sapevo se era l’orgoglio o la rabbia.

Non pensa davvero queste cose, ne sono sicuro. Avevo pensato, sentendomi ferito e umiliato, io lo avevo fatto perché avevo dovuto! Va bene, avevo sbagliato. Ma che altro potevo fare? 

-Seriamente Dean, lo capisco che hai dovuto farlo. Ma non osare parlare di quello che non sai!-

Come faceva quel cazzone di un angelo o umano, o quello che era a sapere quello che stavo pensando?
-Ah si? Cosa ci sarebbe che io mi ostino a sapere anche quando non è vero?- avevo messo troppo astio nella mia voce e sapevo che lui se ne era accorto. -come ci si sente quando sai di aver fatto un casino? Quando non riesci neanche a guardarti intorno o non riesci ad alzarti senza che quel peso vada via?-

-Quale peso Dean? Il fatto di aver ucciso Kevin? Quello di aver perso Sam solo per la tua cocciutaggine?- 

Avevo stretto il pugno e prima di rendermi conto lo avevo colpito di pieno dritto sulla mascella. I suoi occhi non si erano addolciti, certo, come avrebbero potuto? 

-Lo sai che questo non cambia le cose vero? 

 

Lo sapevo! Dannazione se lo sapevo! 
-Per DIO Cas! Cosa ti faccia pensare che io non lo sappia? Non c’è niente che io fossa fare!
-Dannazione Dean!- lo avevo sentito replicare, gli occhi troppo offuscati dalla rabbia perché riuscissi a vedere qualcosa -Pensi che serva a qualcosa stare in questo tuo stato di autocommiserazione? Pensi che questo ti possa riportare Kevin? 
-Stai zitto.
-Zitto? Dammi un buon motivo per il quale dovrei! Mi hai forse sentito che mi lamentavo dopo che ho ucciso tutti i miei fratelli per colpa dei leviatani? NO! Allora per favore smettila pure tu di lamentarti quasi fossi una ragazzina! Io ne ho combinati di casini, ho scatenato la guerra in paradiso, ho ucciso i miei fratelli e, non contento li ho fatti cadere eppure non mi pare che mi sia mai lamentato.
-Ti ricordo che quando sono venuto mi hai cacciato!

Lo senti ridere di scherno. 

-Cosa avrei dovuto fare? Saltarti al collo come se fosse la cosa più bella che potesse capitarmi eh Dean? Dovevo leccarmi le ferite.
 -Certo, se si parla di te è tutto lecito, se si parla di me…-

Non ebbi il tempo di finire la frase che sentì qualcosa colpirmi. -Per Dio Dean, smetti di pensare che sia tutto in funzione di quello che fai! 

Passai le nocche sul labbro, pulendomi dal liquido che scendeva lungo il labbro Vi hanno addestrato bene a tirare diritti lassù in paradiso eh? pensai, osservando le nocche. Vediamo se te la cavi bene anche con i ganci.


Ne ero sicuro che fosse capace, anche se l’ultima volta che avevamo avuto una discussione di quel tipo ero stato pestato a sangue. 
-A che cosa pensi?- mi chiede Cas, facendomi tornare al presente e facendo sfumare il ricordo di quella mattina. 
-A stamattina.- rispondo laconico
-Te la sei cavata bene.- mi risponde cercando di sdrammatizzare la situazione.

Bugiardo ripeto a me stesso, me le hai date di santa ragione.

 

Avevo risposto quasi di scatto al dritto, spingendolo contro il tavolo. -Se non si parla sempre di me perché sono io quello che ci rimette sempre eh?-
-Perché sei uno…- mi aveva tirato un altro cazzotto, questa volta mi aveva costretto ad indietreggiare. -…uno stupido idiota.-

Tra spintoni e calci lo avevo colpito e buttato per terra 

Primo pugno. -Questo è per ogni volta che non mi hai riposto al mio Aiuto-
Facendo leva me lo ero ritrovato sopra

Secondo pugno -Questo è per avermi cacciato dal Bunker senza spiegazioni-

 E’ così che la metti?

Dandogli una ginocchiata lo avevo leggermente allontanato dalla mia faccia e riuscì ad invertire le posizioni, ritrovandomi sopra di lui. Un altro pugno e poi un altro ancora e, dopo un quantità di pugni che a me sembrava aggirarsi intorno alla decina avevo le braccia che facevano male e il fiatone. 

Un momento di distrazione da parte mia bastò per ribaltare di nuovo la situazione. 

Adesso era lui sopra di me. Non mi accorsi di molto mentre i suoi colpi colpivano la mia faccia, non fiatai. Nemmeno una parola all’inizio e mi sembrò quasi di sentirlo dire qualcosa che sembrava un
-Adesso non hai più la lingua tanto lunga eh!-


Non risposi, nemmeno una parola, quasi pensassi inconsciamente di meritarmeli. 


Come avevo fatto a dimenticarlo? Una scena quasi analoga a quella era già successa anche un’altra volta. Cas con in mano un coltello e io che gli diceva che aveva bisogno di lui.
Un’altra volta, lui e lui alla resa dei conti. 

-Cas- mormorai, con gli occhi ancora chiusi, sentivo il rumore del mio respiro e il cuore battermi nelle tempie come impazzito Cercai di aprire piano un’occhio quando mi accorsi che la raffica di pugni era finita.
-…ma…cosa…stiamo…facendo?- respiravo affannato, quasi non riuscissi a respirare, non sapendo se fosse per colpa di quello che era appena successo o se per il fatto che, per la prima volta, mi accorsi della piacevole sensazione del corpo di Cas sul mio.


Silenzio, non mi rispose… sapevo che mi stava guardando, riuscivo a sentire l’intensità dell’espressione nei suoi occhi blu. Respirava affannosamente, marcando ogni espirazione con un’intensità. Non lo avevo mai sentito fare così, che fosse per via del fatto che non eravamo mai stati a quella distanza o per il fatto che prima non era un angelo caduto-umano o quello che era? Non sapevo spiegarmelo e, sinceramente, il mio cervello cominciava a perdere anche quel briciolo di raziocinio che gli mancava.

-Cas che…- non feci in tempo a finire la domanda che in un secondo sentì prima le sue mani sulle mie guance e mi accorsi in quel preciso momento che il sangue, che prima scendeva copioso dal mio naso e dalle mie labbra aveva smesso di scendere. 

Qualche secondo dopo avevo le sue labbra sulle mie, per un attimo quella sensazione fu paragonabile a quella che senti la prima volta che ti butti in mare, quando l’acqua intorno a te è troppo fredda ma, dopo l’impatto iniziale, diventa piacevole e non vorresti mai più uscire. 

Le labbra di Cas erano morbide, ma niente a che fare con le labbra di una donna.
Erano le sue. Non avrei potuto descriverle diversamente. Per la prima volta mi sembrava tutto quanto al posto giusto nel momento giusto e nonostante che Kevin non ci fosse più, che Sam fosse posseduto da un angelo sconosciuto in quel momento mi sembrava tutto di nuovo sopportabile.

La sua lingua sfiorava la mia delicatamente come se sapesse cosa fare, per un attimo pensai che non ero stato io il primo e senza pensarci mi ritrovai a sporgermi per avvicinarmi di più. Ci avevo messo tanto per capirlo e finalmente bastava. I respiri diventavano sempre più veloci ma meno stanchi, come se quello avesse dato una nuova speranza ad entrambi.

-Sei assente, continui a pensare a questa mattina?- mi richiama per l’ennesima volta e io mi ritrovo a scoprire di aver fissato il vuoto fino a quel momento. Annuisco, cercando di far cadere il discorso nel nulla.
Ti senti meglio? ci eravamo chiesti in coro, sorridendo fronte a fronte. Solo che non avevamo ancora affrontato quel discorso e ogni minuto che passava non faceva che aumentare la mia angoscia e la mia sensazione che fosse meglio dimenticare tutto

-Sai a cosa pensavo?- 
Nego, rispondendo alla sua domanda, avevo sentito di straforo.  

Lo vedo alzarsi in piedi per poi camminare verso la libreria e passare una mano su un libro ricoperto in pelle, come tutti quelli dei Letterati. Abbozzai un sorriso malinconico non avrei mai saputo identificare l’età di quel volume, Sam avrebbe saputo, non io. Conoscevo solo l’autrice. Emily Dickinson.
Da bambini mio fratello me l’aveva accennata qualche volta, o forse di più. Osservai Cas, che contemplava quel volume quasi fosse un vecchio amico.
-Sai cosa mi piace dei libri?-
-Non di preciso.

Il fatto che puoi lasciarli dopo che li hai letti, puoi leggerne altri, eppure loro sono sempre lì, in attesa, pronti ad accoglierti come la prima volta. Loro non ti giudicheranno mai per uno sbaglio o per un errore. I libri hanno fatto la storia, hanno reso l’umanità quella che è oggi. 

Sta delirando? Si per forza. Non vedo altre spiegazioni
Mi limito a guardarlo mentre continua a camminare dopo aver sfilato quel libro dalla libreria ed averlo aperto.

“Hope” is the thing with feathers 
That perches in the soul 
And sings the tune without the words 
And never stops  at all 

And sweetest in the Gale is heard 
And sore must be the storm 
That could abash the little Bird
That kept so many warm 

I’ve heard it in the chillest land 
And on the strangest Sea 
Yet never  in Extremity,
It asked a crumb of me

 

Lo ascolto recitare, molto più attentamente di quanto avrei mai pensato di poter fare.
La speranza è quella cosa piumata che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai…

Insomma in poche parole la storia tra me e Cas. Dopo tutto quello che era successo non c’erano parole migliori per definire il tutto. Alzo lo sguardo e me lo ritrovo a circa cinquanta centimetri di distanza, quando si era avvicinato? 

Non posso fare a meno che continuare a guardarlo, qualcosa in quel discorso mi sfuggiva

-Pensavi a questo?
-No
-A cosa allora?
-Possiamo provare a dare fiducia a Crowley,  se poi non dovesse riuscire possiamo sempre cercare un altro metodo… se a te sta bene.-


Alzo lo guardo incrociando il suo. Cas, che mi aveva tirato fuori dall’inferno, che aveva sterminato i suoi fratelli ma che poi per redimersi aveva presole visioni di mio fratello di quando era ancora nella gabbia con Lucifero. Cas, che ne aveva passate tante e che alla fine era caduto come umano ma era venuto a salvarmi.

Avevo detto bene a suo tempo, avevo bisogno di lui allora e ne ho bisogno adesso e così lui che ha bisogno di me.

L'ho ascoltato nella landa più gelida e sul più remoto Mare. Eppure, nel Bisogno, non ha chiesto mai un briciolo di me.

-Ce la faremo Dean, vedrai che troveremo una soluzione.C’è sempre la speranza.-
-Lo so Cas, sei tu la mia speranza. Adesso ne sono davvero davvero. Andiamo a fare il culo a quello stronzo di un angelo!-


Ero sicuro di quello che avevo detto, senza riserve e senza dubbi. Per la prima volta dopo tanto tempo.


Note dell'Autrice
Che ne pensate? Vi piace? =) 
Devo ammettere che quando abbiamo iniziato questo prompt avevo dei seri dubbi xD E' quasi una settimana che ci penso (E' iniziato venerdì)
Il mio ideale di 9x10 e 9x11 Sarebbe così. Ovviamente lo so che NON SARÀ MAI e poi MAI così...però almeno lasciatemi sognare xD

Beh, non c'è molto da spiegare.
(questa è la prima fanfic che scrivo cercando di rimanere dentro SPN e non in AU, sono verosimili i personaggi? Questo è uno stile che non scrivo spesso quindi mi raccomando ù.ù Come sempre le critiche sono bene accette) :D

Ps: avete notato le mie piccole croci nel cambio tra tra una parte e l'altra? *-* Ne vado moooolto fiera ù.ù

   
 
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