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Autore: telesette    18/12/2013    1 recensioni
Lo spirito dello sport non risiede nella vittoria, né tantomeno nella perfezione assoluta o nell'assurdità delle sfide impossibili.
Giocare è come essere innamorati: una forza tale da trascendere la carne e il sangue di un essere umano, per spingerlo a dare tutto sé stesso nel confronto; una passione bruciante, un'energia inarrestabile, una pallottola carica di entusiasmo ruggente che attende solo di esplodere dritta verso il cielo...
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uomo contro macchina - La forza del cuore
( immagini tratte da internet )

 

- Insomma, professore, ci può spiegare a che scopo ha inteso costruire un androide-calciatore?
- Certo, io puotere spiegare vuoi, in tuotta tranquillità - rispose il professor Askaròvich, con un forte accento straniero. - Negli uoltimi anni, grande sviluoppo scientifico dirigere umanità oltre suo limite: puotenza, intielligienza, struottura, resistienza ed assuoluto incremiento di tuotte capacità psico-motorie... tuotta altra cuosa, rispietto debole cuondizione di cuomune essere umano!
- Accidenti, che lagna - commentò Bruce, cercando invano di reprimere uno sbadiglio.

L'arrivo dell'illustre scienziato Askaròvich in Giappone, annunciato su tutte le principali riviste sportive come l'evento del secolo, si presentava come qualcosa di unico. L'esimio luminare russo, pieno di orgoglio e soddisfazione, stava appunto illustrando ai giornalisti nei minimi dettagli il suo prodigioso quanto strabiliante prototipo: Sovershenstvo "La Perfezione", l'essere artificiale in grado di giocare ai massimi livelli calcistici quali nessun giocatore "umano" potrebbe mai pensare di raggiungere con qualsiasi tipo di allenamento.

- E' ora di guardare al fuoturo - proseguì il professore ispirato. - Sovershenstvo è l'unico vero esempio di calciatore assuoluto: niente limiti, niente infuortuni, niente in grado distuogliere lui da unico vero scuopo di giuoco...
- Sarebbe a dire?
- Sarebbe a dire che il calcio "umano" essere destinato a scuomparire, per fare posto a pruogresso spuortivo, e modelli derivati da Sovershenstvo presto muostrare VERO giuoco di calcio a sciuocco tradiziuonalismo primuordiale!

- Ma che cavolo sta blaterando quel pazzo - scattò Paul Diamond con rabbia. - Secondo lui, un mucchio di ferro e bulloni può davvero sostituire un giocatore di carne ed ossa, nell'amore per questo sport ?!?

Lo sdegno del giovane atleta nipponico, oltre ad essere condiviso da tutti gli altri compagni presenti, era motivo di ulteriore soddisfazione per Askaròvich. L'idea rivoluzionaria di sostituire i giocatori "umani" dal professionismo sportivo, ritenendo ormai sorpassato il contributo dell'uomo al raggiungimento della perfezione assoluta, sembrava infatti sortìre un certo fascino su buona parte del pubblico...
Askaròvich non vedeva l'ora di umiliare quegli sciocchi signorini, dimostrando così la indubbia superiorità del suo bio-giocatore imbattibile, e allo stesso tempo mettere in ginocchio la nota potenza asiatica nel campo del progresso tecnologico/scientifico.

- Pruobabilmente qualcuno tra i cosiddetti "campiuoni" qui presenti, confido non avere esitaziuone sfidare grande puotenza avveniristica di Sovershenstvo!

Holly e compagni fissarono duramente il volto inespressivo del calciatore meccanico.
Sovershenstvo era il frutto di un programma: un guscio umanòide interamente fatto di acciaio e kevlar, contenente circuiti sofisticatissimi, creato per sopperire ai limiti di un normale giocatore umano sul campo.
Teoricamente era impossibile sviluppare una forza umana tale da potersi anche solo paragonare al suo livello di prestazioni.
Ma era altrettanto vero che Hutton e gli altri non erano assolutamente disposti a lasciar parlare quel tronfio spaventapasseri sovietico, tanto fiero quanto detestabile, permettendogli altresì di denigrare anni e anni di sacrifici calcistici e l'impegno agonistico di immortali leggende del calcio quali: Leònidas da Silva, Pelé, Beckenbauer, Luisito Monti... e tanti altri ancora.
Era semplicemente intollerabile!
Le affermazioni di Askaròvich, oltre ad insultare l'orgoglio dei giocatori in carne ed ossa, erano altresì un'offesa verso lo spirito sportivo e la sacralità che animava ogni appassionato di calcio nel mondo.
Che una macchina potesse essere più forte, più veloce... migliore di un essere umano, sotto vari aspetti, poteva anche non sollevare obiezione alcuna. Ma che sui campi di calcio scendessero solo e soltanto giocatori artificiali, privi di anima e di amore verso lo sport, non era neanche lontanamente concepibile.
In pratica, Askaròvich sosteneva che gli esseri umani avevano fatto il loro tempo, come vecchie locomotive a vapore antidiluviane, e dunque dovevano cedere il passo ad un futuro di bio-calciatori senza anima né sentimenti.
Subito Holly fece per raccogliere la sfida dello scienziato senonché, muovendo un passo avanti prima di lui, Mark Lenders diede voce ai pensieri di tutti gli altri.

- Secondo voi, questa specie di manichino avrebbe la forza e la resistenza di un vero calciatore professionista?
- Muolto di più, ragazzino - sottolineò Askaròvich convinto. - Sovershenstvo di gran luonga capace suoperare cuosiddetto "pruofessionismo": un suo calcio, da solo, sviluppare puotenza ben TRE calciatori pruofessionisti...
- Interessante - sorrise Lenders. - Sono proprio curioso di vedere se è vero!
- Accuomodati pure - tagliò corto l'altro. - Essere perfetta dimuostrazione!

Tutti erano ammutoliti, persino i giornalisti non avevano né il coraggio né la forza di commentare.
I dati ufficiali, circa il livello di prestazioni dell'automa, parlavano di cose che NON avevano dell'umano.
Come poteva Mark Lenders anche solo pensare di sfidare la grande potenza meccanica di Sovershenstvo, senza uscirne clamorosamente e miseramente sconfitto?
Uomo contro macchina, una sfida impossibile, e Mark aveva tutta l'aria di essere sicuro del fatto suo.
La sfida consisteva nel battere dieci rigori a testa ( a porta vuota, ovviamente! ) e, sulla base del tiro effettuato con maggiore rapidità, sarebbe stato scelto il vincitore.
Askaròvich aveva naturalmente programmato il suo gioiello al massimo, dandogli modo di spedire la palla in rete con una velocità media di 120 km/h. Naturalmente era possibile impostare qualunque velocità ma, in termini di resistenza dei materiali, neppure un automa poteva sopperire un attrìto dei giunti e delle articolazioni superiore a quella velocità.
Sovershenstvo infilò i tiri in porta, uno dietro l'altro, l'ultimo con addirittura 123 km/h. come potenza massima raggiunta.
Ora era il turno di Lenders.
L'avversario meccanico non lo impensieriva affatto ma, per quanto i suoi calci fossero forti e potenti, la media del ragazzo appariva nettamente al di sotto di quella del bio-calciatore.
Ottantasette, novanta, novantadue chilometri all'ora...
Mark stava concentrando tutti i suoi muscoli, facendo appello ad energie che non credeva neanche di possedere, ma nessuno dei suoi tiri era sinora riuscito ad impensierire l'odioso sguardo trionfante di Askaròvich.
All'ottavo tiro di Lenders, il misuratore di velocità segnava 101 km/h.
Mark ansimò.
La gamba gli faceva un male cane, le ossa che sembravano quasi sul punto di andare in pezzi, tuttavia non intendeva ammettere alcuna sconfitta senza andare prima sino in fondo.
Il nono tiro aveva guadagnato poca più velocità del precedente, circa centotré o centoquattro chilometri orari, e stavolta Mark avvertì chiaramente le conseguenze dello sforzo sul suo arto inferiore destro: il calzettone era intriso di sangue, le vene della caviglia così gonfie e forse addirittura in procinto di scoppiare, e Dio solo sapeva che razza di dolore lancinante il povero ragazzo stesse cercando invano di contenere a denti stretti.
Soltanto un tiro.
Un unico tentativo, per dimostrare la verità.
Mentre era ancora in ginocchio, provato dalla sofferenza e dalla fatica, Mark vide sulla superficie lucida del pallone tutti i volti sorridenti dei suoi compagni; e non soltanto loro, ma anche quelli gloriosi di: Roberto Baggio, Diego Armando Maradona, Just Fontaine, Eusébio da Silva Ferreira, Gianni Rivera, Paolo Rossi, Michel François Platini...
Tutti i sogni e le speranze dei grandi campioni che lo avevano preceduto sul campo, assieme alle lacrime e al sudore versato in anni e anni di amore e sacrificio per quello sport, parevano riflettersi ora su quella sfera di cuoio come un invito perentorio a rialzarsi e a combattere.
Non stava affrontando quella sfida per mero orgoglio personale, né tantomeno per ostentare la propria forza.
Mark Lenders stava sostenendo quella sfida massacrante per tutti i pensieri, i desideri e quant'altro ancora quel pallone rappresentava per lui e per gli altri.
Perché amava il calcio!
Perché era la sua vita, la sua anima, il suo modo di sentirsi appagato col mondo.
Lo spirito dello sport non risiede nella vittoria, né tantomeno nella perfezione assoluta o nell'assurdità delle sfide impossibili.
Giocare è come essere innamorati: una forza tale da trascendere la carne e il sangue di un essere umano, per spingerlo a dare tutto sé stesso nel confronto; una passione bruciante, un'energia inarrestabile, una pallottola carica di entusiasmo ruggente che attende solo di esplodere dritta verso il cielo...
Questo era ciò che tutti stavano cercando di rammentare a Mark, per dare nuova energia al suo corpo esausto.
In silenzio, Mark Lenders si rialzò dunque in piedi.
I suoi occhi erano limpidi e profondi, proprio come quelli di una tigre, e dall'espressione che aveva era chiaro che era disposto a giocarsi il tutto per tutto con quell'ultimo tiro.

- Se il futuro del calcio è veramente in un mucchio di ferro e circuiti, allora non ho più niente da fare al mondo - urlò. - Tutti noi abbiamo lottato e sputato sangue, per dimostrare di essere degni di coloro che ci hanno preceduto; ma se basta una macchina a rendere inutile tutto questo, ebbene preferisco sparare la mia rabbia tutta in una volta, così... TIRO DA TIGRE !!!

Ignorando il dolore immàne, prodotto da quel micidiale contraccolpo, Mark scagliò il pallone in avanti con tutte le sue forze. La palla sembrava come avvolta da una luce accecante, risplendendo quasi in un arcobaleno intenso dai mille colori, e la velocità con cui sfrecciava dritta verso la porta era a dir poco straordinaria.
Askaròvich non poteva credere ai suoi occhi.

- No... Non puossibile... questo essere assuordo - esclamò impallidito. - Ben cientocinquantuacinque chiluometri orari... Ma questa essere fuollìa!
- Si sbaglia, professore - lo corresse allora Holly, acclamando la prodezza di Mark assieme alle grida festose di tutti i suoi compagni. - Questa è la forza di chi gioca con il cuore... una forza che nessuna macchina, per quanto perfetta, potrà mai sperare di battere!

FINE

   
 
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