Little spark

Cinna si accomodò su un’elegante poltrona di pelle rossa dinanzi al televisore. Mancava poco, ormai, alla trasmissione dei momenti salienti del 74esimo tour della vittoria, il tour della vittoria di Katniss e Peeta.
Ce l’aveva fatta, alla fine, la sua Ragazza di Fuoco. Aveva vinto i giochi con la forza di volontà e la tenacia, con l’indomabile fiamma che bruciava la sua anima, trascinando con sé anche il suo compagno di distretto.
Cinna osservò le immagini ben montate scivolare sul led a cristalli liquidi e si soffermò a guardare con minuzia le espressioni e gli atteggiamenti della sua Ragazza. Sembrava una bambola di porcellana, fragile e impomatata, ben plasmata dalle mani di abili Capitolini.
Eppure, lo stilista vedeva oltre quel sorriso finto e tirato. Vedeva oltre quelle moine di circostanza. Vedeva oltre gli sguardi di felicità lanciati alle telecamere.
Cinna vedeva la scintilla della ribellione in quegli occhi sgranati sulla gente, vedeva la potenza delle fiamme divampare con prepotenza da ogni singola cellula del corpo di Katniss. Poteva perfino vedere spirali di fuoco circondare la ragazza e propagarsi da lei alla folla, avvolgendo tutti in un caldo abbraccio di speranza.
Ormai, non stava osservando più la vincitrice dei 74esimi Hunger Games. Non stava più osservando la ragazza di Fuoco o la Ghiandaia Imitatrice, puri simboli di rivolta.
No, Cinna stava osservando la Ribellione in persona.
Katniss Everdeen era la miccia pronta a scoppiare con forza in ogni singolo distretto di Panem, era la luce che avrebbe ferito gli occhi degli oppressi e li avrebbe convinti a reagire.
Era il fuoco di speranza che Panem aspettava da tempo.
L’uomo sorrise alzandosi, mentre lo schermo si spegnava con uno sbuffo su un primo piano dei due vincitori, e si diresse alla grande vetrata che dominava tutta Capitol City. Da lassù, i suoi abitanti sembravano tanti piccoli esserini mostruosi, che formicolavano tra le strade in cerca di chissà che cosa.
Appoggiò una mano al vetro freddo e sospirò, compiaciuto. La rivoluzione sarebbe divampata di lì a poco, ne era sicuro. E se anche ogni più piccola rivolta nasce da una singola scintilla, allora aveva fatto un buon lavoro.
Lui era stato la scintilla, piccola e quasi invisibile, capace di passare inosservata, prima di palesarsi con forza distruttiva. E Katniss sarebbe stata la fiamma che l’avrebbe fatta esplodere in mille pezzi per tutta Panem, che avrebbe permesso al fuoco di divampare scoppiettando, di estendersi in ogni anfratto, di nutrirsi di anime speranzose e coraggiose.
Il fuoco avrebbe bruciato ogni cosa, permettendo un futuro di rinascita. Il fuoco avrebbe portato non cenere ma semi di speranza e sarebbe toccato a tutti gli abitanti dei distretti raccogliere quei semi e farli germogliare, con cura, passione e spirito di sacrificio.
Niente e nessuno avrebbe potuto fermare la rivolta e Cinna già la vedeva, la immaginava irrompere per le strade e le piazze di Capitol City e inghiottire ogni cosa, portando un futuro più luminoso.
E questa volta niente e nessuno avrebbe potuto placare il fuoco e le fiamme, perché niente e nessuno avrebbe mai potuto spegnere Katniss Everdeen, la scintilla della Rivolta, una volta che essa fosse divampata.