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Autore: icered jellyfish    19/12/2013    4 recensioni
[ CROSSOVER – Tangled/Rise of the Guardian | JACK FROST X RAPUNZEL ]
• | Capitolo O1 | Per la prima volta da quando aveva iniziato ad andare a trovarla, la vide allontanarsi dalla finestra nonostante le lanterne volanti fossero ancora nel cielo.
• | Capitolo O2 | Rimase immobile per qualche secondo a fissare l'intonaco ancora intatto e puro, non sapendo da dove e come iniziare a riprodurre lo scenario che persisteva nelle immagini della sua mente in maniera tanto insistente da essere insopportabile, quasi – come del ghiaccio tra le mani. Come si ricreava la neve, con le tempere?
• | Capitolo O3 | Restò immobile, consapevole di starsi perdendo nell'immensità che la sua figura stava sprigionando ai suoi occhi, nell’incommensurabilità di cui non pareva far parte ma che sembrava, al contrario, racchiudere in sé, rapendolo completamente e perdutamente, senza che potesse far nulla per impedirlo...
• | Capitolo O4 | Tutto attorno a lei era di nuovo familiare, ogni mobile o oggetto era esattamente dove si ricordava dovesse essere e, un senso di sicurezza e al tempo stesso di costrizione, si fece largo in lei – contrastante, nella sua mente piena di speranze bloccate dalla stessa paura che le alimentava.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Rapunzel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3








C
A P I T O L O   III

“ Autunno






Era un tramonto che sapeva di fine, di termine, di spegnimento per quella che era stata l'ennesima, lunga giornata uguale a tutte le altre, eppure il rosso del Sole che, etereo, si lasciava cadere – piano e delicatamente – dietro le montagne che la circondavano, le suggeriva uno stato emotivo più simile ad una possibilità di rinascita, di nuova opportunità da cogliere l'indomani, quando lo stesso Sole sarebbe riapparso nuovamente all'orizzonte più carico e splendente di prima.
Continuò ad osservare quel magico ed unico quadro naturale, dove le pennellate di rosa presenti sul tetto del mondo erano ormai una piccola parte di colore davanti alla prevalenza del blu e del viola notturni che lo dipingevano in lontananza, permettendo solo a pochissimo oro di rimanere ancora sulle nuvole
nel mentre che qualche stella era già spuntata a decorare il tutto.
Una linea irregolare guidò l'inclinazione delle sue labbra tendendole leggermente all'insù mentre, come ogni volta a quell'ora, si dedicava alla cura della sua infinita chioma che, in sedici anni, era cresciuta a dismisura – troppo preziosa perché le venisse concessa la possibilità di tagliarla.
I riflessi degli ultimi raggi si riversavano in mille e più sfumature sui tredici metri di qui finissimi e brillanti fili dorati che, nonostante apparissero altamente ingombranti, lei era riuscita a governare completamente, utilizzandoli addirittura come arti supplementari, quasi, permettendosi di fare qualunque cosa volesse – e non si sarebbe immaginata mai come avrebbe potuto gestire se stessa, senza.
Con dolcezza, spazzolò a sezioni le linee naturali di quel fiume di capelli lievemente ingarbugliato in conseguenza ai numerosi – ma monotoni – eventi che avevano decorato la classicità di quella sua giornata fatta di abitudinarietà – tediosa, esattamente come tutte le altre che portava sulle sue spalle.
Le scure sopracciglia del ragazzo
contrastanti con i suoi capelli alabastri vennero costrette in una piega malinconica e impotente, consapevole di non poter far nulla se non continuare ad osservare, nella sua invisibilità, quell'incantevole ragazza che ogni anno cresceva sotto i suoi occhi – e di cui era incondizionatamente dipendente, a modo suo, tanto non aver mai permesso ai suoi pensieri di accantonarla nemmeno per un istante, nemmeno quando si trovava a continenti di distanza.
Seduto come di consuetudine sul davanzale della finestra, appoggiò il volto amareggiato sul ginocchio della gamba che aveva piegato più dell'altra, portandola vicino alla testa. Scrutava i suoi delicati movimenti con minuziosa e completa attenzione, lasciandosi trasportare dall'armonia dei gesti che compiva con le sue esili mani mentre le affondava nell'infinità della sua ineffabile e indescrivibile capigliatura. Il boreale e tempestoso oceano presente nei suoi occhi continuava a scontrarsi con la colata di oro fuso che pareva armonicamente discendere dalla testa di lei, come se dal più prezioso degli esseri umani si potesse ricavare il più prezioso dei materiali – ed effettivamente, lei e l’oro avevano molto in comune.
Rialzò poi lievemente lo sguardo, distaccandolo finalmente dalla sua gamba e dischiudendo le labbra, come se si fosse appena reso conto di qualcosa che conosceva da sempre ma che fino ad allora aveva abilmente – o ingenuamente – ignorato, e si sentì come folgorato, in quell'istante, dalla figura di quella bambina che era ormai diventata una ragazza a tutti gli effetti e alla quale non avrebbe più dovuto continuare ad essere così fortemente legato, così assurdamente affezionato, ma probabilmente non c’entravano più né affetto né legami di quel tipo, ora, e non riusciva a capire esattamente a quale tipologia si fossero trasferiti.
Era così gracile e pura da sembrare fragile, tanto che ebbe quasi l'impulso di sentirsi moralmente preoccupato di non far niente che potesse mandarla in frantumi, come se fosse fatta di vetro soffiato, pericolosamente sensibile e, nonostante fosse cresciuta, lui continuava a sentirsi comunque obbligato al suo desiderio di volerla proteggere per sempre – come se non potesse farne a meno.
Restò immobile, consapevole di starsi perdendo nell'immensità che la sua figura stava sprigionando ai suoi occhi, nell’incommensurabilità di cui non pareva far parte ma che sembrava, al contrario, racchiudere in sé, rapendolo completamente e perdutamente, senza che potesse far nulla per impedirlo – inesperto, davanti al tripudio di confusionari e destabilizzanti contrasti sentimentali che si rese conto di star provando da ancor prima che se ne accorgesse e che non aveva mai affrontato in trecento anni. Silenziose e continue esplosioni che gli stavano gonfiando e al tempo stesso svuotando il petto e realizzò solo in quel momento di avere la mente offuscata ormai da anni, dalla delicata immagine di quella surreale bambola vivente; le sue morbide e piene labbra erano leggermente schiarite davanti al barlume di tutte quelle luci tiepide e ambrate, che favorivano non solo il risalto di quell’orlo rosato ma anche delle piccole e lievi lentiggini delle quali il suo adorabile e serafico naso era amabilmente ricoperto. Le iridi, accerchiate dalle folte e lunghe ciglia nere, racchiudevano tra le loro sfumature color bosco pagliuzze di fiamme tremolanti appartenenti al crepuscolo ancora bruciante sul fondo del cielo, ed erano talmente meravigliose che avrebbero catturato, senza via di scampo, chiunque si fosse imbattuto con esse – come un falò su una spiaggia di notte, e nemmeno lui era riuscito a sfuggire dalla loro accurata quanto innocente trappola.
Il suo sguardo, perso in un punto indefinito nel vuoto che la divideva dal paesaggio fuori stante – un limite invalicabile, un tessuto intoccabile e irraggiungibile se non solo dalle sue più disperate speranze – distrusse infine la sua sensibilità, rendendolo dolorosamente consapevole di non poter fare nulla per poterla aiutare ad evadere da quella catena decorata di dolci falsità sulle quali lei aveva basato ogni credo e ogni fiducia.
Inerme come mai gli era capitato di riscoprirsi prima di allora, si sentì venir meno alla promessa che lo vedeva spontaneamente costretto a renderla sempre sorridere nonostante tutto, e quella fu una tagliente condizione che lo frustrò più di quanto non lo trafiggesse il costante silenzio della Luna alle sue domande.
Sciolse completamente la sua postura, entrando così all'interno della stanza e accingendosi più vicino a lei, iniziando a contemplare quell'incredibile, morbido e inanimato serpente di capelli che si estendeva in maniera irregolare un po’ ovunque sul pavimento in terracotta. Effettivamente, non poté fare a meno di accorgersi di non aver mai avuto contatti fisici con quella sua Musa, mai una volta, e non poteva negare a se stesso di aver avvertito ardere in lui fin troppo spesso il desiderio di voler accarezzare la preziosità di quei magnetici fili da cui era da sempre attratto e affascinato – e non per via del loro potere. Forse, almeno per quella volta poteva concedersi di bearsi della sua invisibilità, arrogandosi il diritto di compiere quel piccolo ed innocente abuso di cui, se solo avesse potuto, le avrebbe volentieri chiesto il permesso. Raccolse così l'estremità finale della chioma, assaporando l’affascinante e setosa sensazione che la loro morbidezza rilasciava sul suo palmo, tra le sue dita, scivolando in mezzo alle fessure che le dividevano. Sorrise e se solo la sua gelida pelle glielo avesse consentito, probabilmente sarebbe anche arrossito dal piacere di aver finalmente instaurato con lei qualcosa che andasse oltre il semplice guardarla senza poter fare nient'altro se non quello. Quanto avrebbe voluto parlarle, sentire le sue mani sul volto o anche solo scambiare un vero, reale sguardo con quell’incredibile e vivo mondo intrappolato nei suoi occhi, probabilmente, lo sapeva solo lui – e così, era convinto sarebbe stato per sempre, nonostante ogni sua speranza a favore del contrario.
Riadagiò quelle calde e sensuali ciocche
a terra poi, iniziando a districarle con le dita e perdendoci sopra più tempo di quanto avesse premeditato di dedicarci, rimanendo completamente alienato dai suoi stessi movimenti, dalla paradisiaca percezione fisica ed emotiva che avvertiva su ogni fibra del suo corpo e del suo animo, attraverso quella semplice congiuntura, quell’innocua connessione di cui solo lui era a conoscenza.
Non se ne rese nemmeno conto quando la mano della ragazza, armata di spazzola, attraversò completamente la sua e, per la prima volta, avvertì un brivido del suo stesso gelo scuoterlo così forte da costringerlo ad abbandonare ogni gesto, rimanendo col fiato bruscamete tagliato e il palmo a mezz'aria ancora rivolto verso la folta chioma che, ora, era racchiusa e posseduta dalla presa della giovane
che aveva iniziato a spazzolarla.
Con lo sguardo rimase disordinatamente incollato per diversi secondi ancora lì dov'era, finché un inaspettato rallentamento delle azioni della ragazza non lo convinse ad alzarlo verso il suo volto confuso e interrogativo.
Guardava e riguardava il finale di quell’aureo fiume incredibilmente liscio senza l'aiuto delle setole artificiali, e non riusciva a spiegarsene il motivo; non ricordava di aver già pettinato quella parte.
Sotto gli occhi disorientati di lui che
totalmente in silenzio come se non dovesse farla accorgere della sua presenza cercava ancora di raccogliere i respiri di cui era stato privato prima, riprese con regolarità a passare la spazzola per finire il lavoro, continuando comunque a non trovare risposta al come, quell'ultimo pezzo, facesse ad essere tanto perfetto e domato così come non riusciva a spiegarsi come potesse essere freddo esattamente come il fiore che, quella volta a otto anni, era ritornato da lei dopo esserle caduto dalla torre.






C O N T I N U A




    » N O T E    A U T R I C E ;

Prima cosa, odio la restrinzione del campo introduzione, mi ha costretto a cambiare le citazioni da inserire. Seconda cosa, vorrei spiegare un punto su cui ho meditato a lungo: Jack che accarezza i capelli di Rapunzel. Teoricamente chi non crede in lui non può instaurare con il ragazzo nessun tipo di contatto fisico ma il fatto che Jack apra finestre, cammini su superfici solide e quant'altro, mi ha portato a elaborare la teoria che abbia sviluppato la possibilità di toccare oggetti inanimati, ma dev'essere una cosa che parte da lui – motivo per il quale può toccare i capelli di Rapunzel ma la spazzola che lei tiene tra le mani, successivamente, lo attraversa. Eee, niente, richiedo dunque la licenza poetica a riguardo. x°
Terza cosa – perché sì, ho una lista della spesa questa volta – in questo capitolo ho riutilizzato delle espressioni che avevo già inserito in altre storie di un mio account ormai abbandonato – dimenticato, bruciato – quindi, se per caso qualcuno dovesse aver notato delle similitudini con qualcosa di già letto da qualche parte, il motivo è questo, me ne scuso ma non potevo assolutamente non ripresentare parole che trovavo perfette per questa coppia – no, non chiedetemi il nome dell'altro account o delle storie perché no. No. x°

Ed ora, ecco quaaa~ spero che sia stato un episodio dalla piacevole lettura! Mi sto divertendo davvero molto a creare questa raccolta e mi auguro che la cosa si ripercuota in maniera positiva sui capitoli, perché spero davvero che anche voi possiate percepire l'amore che sto riversando su ogni singola riga, l'accuratezza stilistica e sentimentale che cerco di trasmettere. x°
Sentimentalismi a parte, siamo giunti alla penultima uscita, perché sì, ho deciso che la raccolta comprenderà solo quattro brani alla fine. Non mi rimane null'altro da dire, a questo punto, se non un infinito grazie per le numerosissime aggiunte alle preferite/seguite/ricordate e un grazie ancora più inesauribile a Shin92 e kuma_cla per aver commentato regolarmente e squisitamente – non avete idea di quanto mi abbiano fatto piacere le vostre parole. x° – eee... Niente, non rendiamo inutilmente prolisso questo spazio hahah, al prossimo ed ultimo capitolo!


© a u t u m n
   
 
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