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Autore: itsallscallie    19/12/2013    3 recensioni
1965, North Carolina. Le dita di Catherine danzano con grazia innata sulla tastiera del pianoforte, il plettro di Aaron stuzzica con delicatezza le corde della sua chitarra. Due anime capaci di diventare un tutt'uno con la musica, sono destinate a scontrarsi, fondersi, odiarsi, amarsi, perdersi e ritrovarsi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Storico
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Il capo stazione si portò il fischietto alle labbra ed inspirò profondamente, pronto a soffiarci dentro così da dare il via a partire al treno che, rumoroso poiché già in moto ed impaziente, aspettava soltanto quel fischio. Ma si bloccò, ed il fischietto gli ricadde sul petto.

«Ragazzo, sbrigati!»

Un ritardatario correva verso il treno, in una nuvola di fogli volanti che cercava esasperata di non perdere, e con lo zaino in spalla. Saltò bruscamente dentro il treno, spintonato dalla mano che il capo stazione aveva poggiato sulla sua schiena, prima che le porte cigolanti si chiudessero. Quel signore sbuffò e si sollevò la manica destra della giacca, per scoprire l'orologio da polso: 07:37. 
Erano le 07:37, del 15 Maggio 1965. 
Con un ritardo di due minuti suonò il fischietto ed il treno diretto a Raleigh lasciò la stazione. 

Afferrati saldamente tutti i fogli che aveva rischiato di perdere durante la sua corsa, il ragazzo si sistemò meglio lo zaino in spalla ed andò alla ricerca di un posto a sedere. Era ormai abituato a prendere sempre gli ultimi posti, e mentre raggiungeva la fine del vagone il suo sguardo si concentrò sui finestrini alla sua sinistra, sul paesaggio e le immagini che veloci si susseguivano una dietro l'altra, oramai che il treno si era lasciato la stazione quattrocento metri dietro. Si sedette, come sempre, nell'ultimo sedile alla sua destra, lasciando andare prima lo zaino nel posto affianco. Cercò di mettere in ordine i suoi fogli, che non erano altro che degli spartiti tranne uno; vi era un foglio giallo, scritto a matita. Aprì il suo zaino e tirò fuori un quaderno dalla copertina rigida, prese una matita dal vecchio e consunto astuccio, e si poggiò il quaderno sulle gambe, così da usarlo come sostegno. Gli spartiti li posò tra le pagine del quadernone, mentre il foglio giallo lo poggiò sulla copertina. 

« So just for one day... » 

In un sussurro canticchiò quelle parole. Aveva cominciato a scrivere quel testo la sera prima, e ci rimuginava ancora. Ogni volta che si cimentava in una nuova canzone diventava un orrendo perfezionista. Ribaltò la matita e cancellò una delle parole del ritornello, sostituendo 'you' con 'ya', per poi passarsi una mano fra i capelli, con un sospiro. Sulla copertina del quadernone vi era una targhetta:
Nome: Aaron J. Withmore.
Materia: Filosofia.

-

«Signorina, il biglietto?»

Il capo treno si fermò difronte ad una ragazza dai capelli biondo scuri ed il capo chino. Inclinò il viso corrucciato di lato, nell'attesa di una risposta. La ragazza sollevò gli occhi castani ed incrociò lo sguardo del signore, lasciando spazio ad un ampio sorriso. Si mise una mano nelle tasche, frugando.

«Buongiorno Beau!»

Recuperò il biglietto del treno, lo uscì e lo mostrò al capo treno, che gli ricordava dannatamente tanto il capo stazione; sembravano veramente tutti gli stessi. 

«Catherine!»

Ricambiò il sorriso della giovane, lanciando un'occhiata veloce e distratta al biglietto. Ormai la conosceva bene e non l'aveva mai colta senza biglietto. Con un cenno della mano la salutò mentre si allontanava, per continuare il giro dei controlli. 
Catherine lo seguì con la coda dell'occhio, si rimise il biglietto in tasca ed abbassò nuovamente lo sguardo sul suo quaderno di matematica. Non era mai stata portata per le materie scientifiche, aveva sempre preferito la letteratura, la storia, la poesia. La matematica soprattutto la faceva snervare, perché odiava non riuscire a svolgere gli esercizi. Chiuse bruscamente il quaderno e lo posò dentro lo zaino, che si poggiò sulle gambe infreddolite. 
Ancora insonnolita chiuse gli occhi e portò la testa verso dietro, ma sapeva che non sarebbe riuscita ne' avrebbe potuto appisolarsi. 
Entrambe le mani sopra lo zaino rosso, con le dita iniziò a picchiettare con grazia, come se quello sotto le sue mani in realtà non fosse nient'altro che un pianoforte, il suo pianoforte. Le capitava spesso, di suonare l'aria, e a volte non se ne accorgeva nemmeno. Ed ogni volta che muoveva un dito, nella sua testa sentiva una nota. Dava vita ad una melodia in ogni momento, in ogni luogo. 
Il treno iniziò a rallentare, segno del loro arrivo alla stazione di Raleigh. Aprì gli occhi e lo zaino su entrambe le spalle, pronta ad alzarsi e scendere dal treno. 
Con un balzo, infatti, saltò sul marciapiede e velocemente si incamminò verso la Enloe Raleigh School, strada che percorreva da anni quasi ogni mattina. 



Ultimo ad arrivare ed ultimo ad andarsene. Per tutto il viaggio Aaron  era rimasto concentrato sulla nuova canzone, solo quando vide il treno svuotarsi cacciò in fretta e furia tutto quanto dentro lo zaino. 
Uscì dal treno infilandosi le mani in tasca e lasciò la stazione, ma prima sollevò lo sguardo sul grande orologio appeso ad una delle pareti bianche. Erano le 08:04, doveva sbrigarsi se voleva evitare un'altra delle prediche del suo professore di filosofia.
Camminò a passo svelto, calciando qualche ciottolo che incontrava a volta per la strada. Guardava dritto difronte a sé, e giusto a una decina di metri vi era una ragazza dallo zaino rosso. Sapeva che frequentavano la stessa scuola ma non la conosceva, ne' l'aveva mai vista per bene in viso, quindi si limitò a seguirla ed osservarla per tutto il tragitto, ma lei non si voltò neanche una volta. Neanche quando arrivarono alla Enloe e lei entrò per prima. 
  
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