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Autore: _unknown_    19/12/2013    5 recensioni
una nuova fanfiction ambientata nell'universo Mirai!
la morte di Mirai!Chichi...e se la Son avesse tenuta nascosta una pagina della sua vita a tutti solo per proteggerli?
TRATTO DAL TESTO: "Quel giorno cambiò Chichi profofondamente. Quel giorno si sentì veramente sola.
Perchè da quel giorno il mondo semi perfetto che Chichi s'era creata, aveva cominciato ad andare in pezzi."
spero di avervi incuriosito
buona lettura
[questa storia fa parte della serie "In The Mirai Universe"]
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirai!Bulma, Mirai!Chichi, Mirai!Gohan, Mirai!Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In the Mirai universe'
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L'ultimo sorriso.



Nessuna speranza.

Non era rimasta più nessuna speranza.

Niente avrebbe più impedito la distruzione della Terra e dei suoi abitanti.

Tutti coloro che incoscientemente avevano provato a riportare la pace avevano fallito miseramente.

Goku, il guerriero dai capelli d'oro non era neppure riuscito ad affrontare i nuovi nemici, i due cyborg 17 e 18, perché aveva dovuto fronteggiare un altro spietato avversario : una crudele malattia, che lo aveva strappato via dalle braccia dei suoi più cari amici e della sua famiglia.

Poi era venuto il turno di Vegeta: era accaduto sei mesi dopo, per mano dei due androidi che aveva sfidato invano.

E nel corso dei vent'anni anche Yamcha, Tenshihan, Rif, Crillin e Junior, avevano fatto la stessa fine: non avevano dovuto sopportare un atroce supplizio, la loro era stata una morte fulminea, ma colma di dolore.

E alla fine la Falce aveva strappato via dalla vita anche Gohan, il valorosissimo Gohan, che per tante volte aveva osato sfidare il Fato, dando del filo da torcere a quelle due macchine da guerra che non facevano altro che seminare morte e distruzione ovunque. Era sempre riuscito a salvarsi, magari ferendosi più o meno gravemente, ma quella volta, la sorte non era stata dalla sua parte, e il Saiyan aveva avuto la peggio. E lì il cuore di Videl, la sua fidanzata, non aveva retto. Per molto tempo ci aveva riflettuto: il suo Gohan le mancava troppo non riusciva a vivere senza di lui. Per questo non ci aveva pensato due volte prima di affondare la lama dentro al suo ventre più volte, senza mai perdere il sorriso.

Tutto questo avevano dovuto vedere gli occhi di Chichi e di Bulma. Le uniche due donne rimaste in vita. Insieme a loro c'era Trunks, che chi sa come era riuscito a salvarsi.

I tre, sempre insieme, avevano raccolto i corpi di tutti i loro amici, rendendo loro l'onore ed il rispetto che meritavano e dando loro giusta memoria e sepoltura.

E sempre insieme i tre si confortavano a vicenda nonostante le possibilità di uscirne vivi erano veramente ridotte, sempre insieme si sostenevano, sempre insieme cercavano, in ogni respiro del mondo, la speranza.

Ma mentre Bulma ed il figlio, che nonostante portassero nel petto un dolore pesante come un fardello, erano riusciti a riprendersi, Chichi proprio non ce l'aveva fatta...anzi, non ci aveva voluto nemmeno provare.

La morte di Goku era stata per lei un dolore difficile da sopportare; si era finta forte lei, asciugando le lacrime del figlio e degli amici mentre a stento tratteneva le sue. Si era finta forte lei, che con tutte le sue forze si era imposta di non scivolare nel tunnel del dolore che l'avrebbe spinta sempre più in basso. Si era finta forte lei che fin dal giorno dopo la morte del suo più grande amore , si era aggrappata ad un profumo, che con gli anni sarebbe svanito, ma che mai avrebbe lasciato i suoi sensi, lei che s'era aggrappata con forza al suo profumo pur di non sprofondare, lei che aveva scelto di andare avanti pur restando ferma ed immobile stretta contro il più dolce tra i ricordi.

Il colpo di grazia lo aveva ricevuto quasi vent'anni dopo, con la morte di Gohan.

Lì, il cuore di Chichi non aveva retto, era andato in frantumi, si era sbriciolato, come la sua voglia di andare avanti.

Trascorreva i suoi giorni vuoti e tutti uguali, Chichi, gli occhi perennemente velati, in quella piccola casupola, che se solo avesse potuto proferir parola, avrebbe potuto aver tantissimo da raccontare.

Come biasimarla d'altra parte?!

Aveva perso tutto ciò che aveva e ironia della sorte aveva perso anche qualcosa che non aveva ancora, ma che forse, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe potuto avere.

Nessuno lo aveva mai saputo, non aveva avuto il coraggio di dire niente, ma Chichi, poco prima che Goku morisse aveva scoperto di aspettare un bambino.

***

 

Lo studio medico del Dottor Mugiwara era colmo di pazienti. Tra loro, anche la giovane Chichi aspettava con ansia il suo turno; da un po' di tempo aveva accusato strani malesseri: capogiri, nausee, crampi, e fitte alla schiena che dapprima saltuariamente, ma col tempo sempre più frequentemente, si erano manifestati in lei provocandole una considerevole preoccupazione.

La moretta se ne stava lì seduta tra le anonime poltrone della sala d'attesa, mentre rifletteva in silenzio, limitandosi a guardarsi attorno con espressione malinconica...

“ Signora Son? È il suo turno. ” disse un' avvenente infermiera guardando con aria distratta la cartelletta che teneva tra le mani.

Nella sala d'aspetto calò il silenzio: ogni bisbiglio, ogni brusio s'era arrestato di colpo.

“ S-si, eccomi arrivo” aveva detto una debole voce.

La giovane Son si era alzata dalla sua sediolina e in pochi passi aveva raggiunto l'infermiera mentre gli occhi di tutti erano su di lei.

Appena arrivata nello studio, il dottor Mugiwara l' accolse a braccia aperte.

Era un uomo non molto alto, molto esperto, un po' robusto, portava degli occhiali tondi sul naso e un sorriso stampato perennemente sul volto.

“Signora Son, buonasera.” fece lui sorridente .

La moretta con le guance lievemente imporporate sorrise.

“Buonasera dottore, sono venuta per ritirare le analisi che ho fatto tempo fa”

Il dottore la guardò, le sorrise nuovamente e la invitò ad accomodarsi. Chichi annuì lievemente e obbedì.

Il medico sì sistemò gli occhiali sul naso e prese a cercare tra mille scartoffie, le analisi della paziente.

Non appena le trovò le guardò ben bene, s'accomodò sulla sua poltrona, poi le poggiò sulla scrivania e guardò la moretta che era seduta di fronte a lui.

“Signora Son, le faccio i più veri complimenti, lei aspetta un bambino da otto settimane.” aveva sentenziato sorridendo a trentadue denti.

Chichi sgranò gli occhi incredula, tutto tornava: quei sintomi, quel considerevole ritardo, adesso tutto aveva un senso. Inevitabile fu la sua commozione: un enorme sorriso si fece strada tra le sue labbra, era felicissima: presto avrebbe dato alla luce un' altra creatura frutto dell' amore suo e di Goku.

“ Congratulazioni!” fece il dottore mentre l'abbracciava “ forza vada a dirlo a suo marito, sono sicuro che starà subito meglio!”

Chichi non vedeva l'ora di tornare a casa e poter dare a tutti la bella notizia, il suo Goku sarebbe stato felicissimo.

D'altronde una notizia così bella ci voleva davvero per un periodo così buio: da poco avevano diagnosticato una malattia cardiaca al suo Goku; sembrava una malformazione, non avevano mai visto nulla del genere, ma erano ottimisti, probabilmente non sarebbe successo nulla.

La Son ringraziò nuovamente il dottore, il quale le diede il suo bigliettino da visita dicendole di chiamare per qualsiasi cosa a qualsiasi ora.

Chichi sorrise e lasciò lo studio medico con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Cercò un taxi, vi salì in fretta e in mezz'ora scarsa arrivò a destinazione.

Ma mentre s'avvicinava verso casa sentiva una strana sensazione, un vuoto al cuore che s'ampliava man mano rendendole impossibile respirare.

Arrivata ai monti di Paoz, ricompensò il tassista e si diresse verso casa, trovando la porta aperta.

“Goku? Gohah?” chiamò lei.

Nessuna risposta.

Provò nuovamente, ma nulla.

Pensò subito che i suoi due uomini fossero andati ad allenarsi con Junior.

Ma stavolta l'avrebbero sentita! Avrebbe elaborato per loro punizioni raffinate, specialmente per quel testone di Goku. Di questo passo le avrebbero fatto venire un colpo al cuore.

Ne era sicura, erano andati chissà dove per allenarsi.

Ma allora perché continuava a provare quell'orribile sensazione?

Provò a non pensarci, risalì piano le scale e arrivò in camera da letto per cambiarsi: la porta era socchiusa e si aprì cigolando, ma fu ciò che c'era dietro di essa a terrorizzare Chichi.

Aveva trovato il suo Goku riverso in terra, con una mano stretta sul petto e una pozza di sangue sotto la nuca.

Chichi si lasciò scappare un urlo si precipitò sul corpo del marito scuotendolo con forza e urlando il suo nome invano.

Non sapeva cosa fare, era terrorizzata e il suo Goku non le rispondeva.

Doveva cercare aiuto, ma non sapeva come. Improvvisamente si ricordò del dottor Mugiwara, frugò nella borsa, afferrò il telefono e digitò il numero il più velocemente che potè.

Fu proprio il dottore a risponderle

“Dottor Mugiwara ...è... è .. è successa una cosa terribile...mio marito è svenuto e non mi risponde.” fece Chichi tra i singhiozzi.

Il dottore cercando di mostrarsi calmo le disse di non preoccuparsi, che avrebbe chiamato lui stesso l'ambulanza a patto che lei si calmasse.

“Si fidi di me, andrà tutto bene” aveva aggiunto prima di riattaccare.

Chichi però non riuscì a calmarsi per niente. Perché Goku non le rispondeva?! Aveva tamponato la sua ferita alla testa meglio che poteva, ma Goku non aveva preso conoscenza, lei lo chiamava a gran voce tre i singhiozzi.

Ed erano rimasti così, stretti in quell' abbraccio sul pavimento, finché Chichi aveva udito delle sirene in lontananza immediatamente era balzata in piedi aspettando l'arrivo dei soccorritori che non tardò.

Anche Gohan giunse verso casa in quel momento: ciò che riuscì a vedere lo mandò in confusione: aveva visto suo padre immobile su una barella, sua madre vicino a lui con gli occhi velati dalle lacrime e numerosi uomini attorno a loro.

Immediatamente il ragazzo capì cosa stava accadendo, riuscì a raggiungere la madre e insieme, confortandosi a vicenda si diressero verso l'ospedale.

Non appena arrivarono, Goku fu subito portato in un reparto mentre i familiari dovettero restare lì seduti tra i corridoi, senza poter sapere niente, messi lì come semplici pezzi d'arredamento.

Passarono le ore, che a Chichi sembrarono secoli, poi uscì un infermiera che chiamò la moretta e con aria sconsolata e dolce disse che Goku era fuori pericolo, che probabilmente era stata lei a salvarlo tamponando la sua ferita, ma che ancora non sapevano quanti e quali danni avesse riportato.

“ Stanno facendo tutto il possibile, ma ancora non riusciamo a capire cosa sia successo.” aveva aggiunto poi guardando dolcemente la donna.

Ella annuì in silenzio andandosi a sedere, fredda come il marmo.

Gohan era vicino a lei, ma non ebbe coraggio di proferire parola.

E chissà quanto tempo passò, oramai non contava più, solo una cosa era importante e quella cosa era chiusa tra quattro muri a lottare contro un mostro terribile, contro la malattia.

Era ormai sera quando le porte del reparto si riaprirono. Da lì apparì ancora una volta il dottor Mugiwara.

Chichi gli corse incontro, non si dissero parola, ma lo sguardo del dottore valeva più di chilometrici discorsi.

Alla donna non rimase altro che accasciarsi in terra scoppiando in singhiozzi; Gohan si precipitò ad abbracciarla, non gli ci volle molto per capire: l'eroe della galassia, il Saiyan dai capelli d'oro, ma soprattutto suo padre non avrebbe onorato la terra della sua presenza ancora per molto.

Oramai non restava più nulla da fare, solo portare a casa il giovane uomo e vivere appieno gli ultimi momenti che avrebbero avuto con lui.

E quella giornata che era cominciata così bene, s'era conclusa in modo mesto con il ritorno della famiglia ormai distrutta tra gli amati monti di Paoz.

Chichi e Gohan rimasero lì al capezzale di Goku per tutta la notte, dovevano stare uniti, stretti in un abbraccio che non può consolare ma che divide l'enorme dolore cercando di renderlo più sopportabile.

Quasi un mese più tardi Goku li aveva lasciati.

E Chichi non aveva detto nulla del bambino, né a lui, né a nessun altro.

Che senso avrebbe avuto?! Avrebbe solo dato altra sofferenza al suo Goku.

Era riuscita a nascondere tutto alla perfezione, ma non riuscì a contare le volte in cui fu colta dal rimorso.

Lei sapeva però d'aver fatto la scelta giusta.

E per lui avrebbe tenuto il bambino, per lui che l'aveva amata, per colui che aveva amato,il loro bimbo era il frutto del loro amore, e niente avrebbe potuto portarglielo via .

Ne avrebbe annunciato la nascita a suo tempo, il suo Gohan aveva già subito lo shock di un cambiamento e lei non voleva dargliene altri.

Lo sentiva, sarebbero stati bene e quel nuovo essere che cresceva dentro di lei li avrebbe aiutati a rinascere.

Peccato che il destino avesse deciso diversamente.

Erano passati un paio di giorni – una settimana al massimo – dalla morte di Goku.

Gohan dormiva beatamente stretto tra le braccia della madre. Passavano insieme le notti confortandosi a vicenda.

Chichi si svegliò di colpo, era madida di sudore, la testa le girava e numerose fitte al bassoventre, le creavano un dolore lancinante pari a quello di una poderosa coltellata.

Uno strano presentimento si fece strada tra i suoi pensieri...

immediatamente corse in bagno sperando tanto di sbagliarsi.

Ma ciò che vide non le piacque per niente: sangue, copiosamente la inondava, provocandole un dolore sordo e insopportabile. Cacciò un urlo, seguito da un pianto straziante. Essi non tardarono a svegliare il giovane Gohan che in un attimo balzò giù dal letto e si precipitò alla porta chiamando a gran voce la sua mamma.

Chichi non aveva il coraggio di risponderle, non sapeva che fare, cosa avrebbe raccontato al suo bambino?! Voleva solo piangere, nient'altro.

Dall'altro lato della porta Gohan urlava a squarciagola, ma senza ottenere nessuna risposta.

Doveva entrare, doveva salvare la sua mamma, non aveva più nessun'altro oltre lei.

Così, mandando al diavolo ogni forma di galateo ed educazione, sfondò la porta trovando la madre seduta in terra con lo sguardo perso nel vuoto e del sangue attorno a lei.

Ma cosa poteva esserle successo... non trovava nessuna spiegazione logica, ma in quel momento era inutile farsi tante domande; occorrevano i fatti.

Per questo, mantenendosi il più calmo possibile aveva sollevato la madre da terra ed era corso via volando veloce come un fulmine verso l'ospedale.

Appena arrivato lì aveva chiesto del dottor Mugiwara, poi aveva affidato la sua dolce mamma alle cure dei medici.

Li Chichi aveva appreso la triste verità: aborto spontaneo, le avevano detto. Probabilmente dovuto allo stress e allo stato massimo di dolore.

La donna, facendo uno sforzo sovrumano, chiese ai medici di rassicurare il figlioletto, ma di non dirgli niente. Gohan non doveva sapere, ormai era finito tutto, che senso aveva ormai dirgli di stare per avere un fratellino che però non sarebbe mai arrivato.

Per questo chiese ai medici di raccontare al figlio che la propria madre aveva avuto un piccolo e insignificante problema allo stomaco ma che tutto sarebbe passato.

I dolori che dovette sopportare però, furono tutt'altro insignificanti.

Quel giorno cambiò Chichi profondamente.

Quel giorno si sentì veramente sola.

Perchè da quel giorno il mondo semi perfetto che Chichi s'era creata, aveva cominciato ad andare in pezzi.

***

 

I giorni scorrevano lenti in quel mondo intriso di sangue e disperazione.

Una lentezza esasperante, una lunga agonia che nessuno oramai riusciva più a sostenere.

La nostra Chichi, vent'anni in più sulle spalle, trascorreva le sue giornate in quella casa vuota che trasuda dolci ricordi.

Aspettava in silenzio la visita consueta di Bulma con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi perennemente velati da lacrime represse da troppo tempo.

Quello sguardo spento e innaturale era sempre presente dentro di lei e nessuno ormai ricordava come fosse il suo sorriso.

Bulma era arrivata, l'aveva abbracciata e poi s'era seduta vicino a lei.

Discorsi sillabici si alternavano a silenzi vuoti. Nessuna parola era adatta, erano tutte troppo poco importanti.

Erano due donne che avevano guardato in volto quel mostro chiamato dolore e niente era così bello da farle sentire minimamente felici.

Tra un silenzio e l'altro Bulma abbracciava Chichi, cercando di farle capire che forse c'era ancora qualche speranza, che forse in qualche modo si poteva ricominciare.

“Sai Chichi” iniziò la turchina “Ho quasi finito di costruire la macchina del tempo, mancano gli ultimi pezzi, poi sarà pronta e riusciremo a cambiare la storia.” concluse poi battendosi un pugno sulla mano con lo sguardo fiero.

Chichi provò una punta d'invidia, anche lei avrebbe voluto guardare le cose con un pizzico di positività, tipico di chi trova sempre una speranza, di chi pensa che ogni cosa finisce sempre bene perchè altrimenti non è finita.

Lei però non era così, non sarebbe stata una macchina del tempo a ridarle i suoi figli e non sarebbe stata una macchina del tempo a ridarle il suo Goku.

Abbozzò un mezzo sorrisino, che di vero non aveva un gran che, all'amica

“ Vedrai che ce la farai.” le disse stringendola.

Passarono l'ora seguente a parlare del più e del meno. Finchè un boato mandò in cenere una parte della casa.

I cyborg, realizzarono in un attimo.

Bulma, più svelta che mai, prese per mano Chichi, che sembrava non essere lì con lei, e la trascinò via cercando di scappare.

La mora dal canto suo, non aveva capito più nulla, il boato l'aveva confusa.

Sentiva migliaia di voci nella sua testa,la confondevano, non facendole capire cosa fosse giusto fare, voci diverse tra loro,una su tutte quella del bambino che le chiedeva che pietanza fosse il matrimonio.

Quel dolce suono la svegliò dallo stato in cui era piombata. Adesso sapeva cosa fare. Adesso era pronta.

Per questo aveva puntato i piedi in terra fermandosi di botto.

“Vai Bulma, io non posso, devo restare qui.” le aveva detto gelida.

La turchina provò a imporsi, a trattenerla li con sé, ma fu tutto inutile. Chichi aveva fatto la sua scelta e niente l'avrebbe fermata.

“Chichi..” disse lei fra le lacrime. La moretta la guardò con dolcezza, poi si voltò pronta a correre verso gli androidi, si mosse di qualche passo, poi si voltò indietro, Bulma la guardava piangendo.

“Grazie.” le mimò la mora con le labbra, poi si voltò nuovamente e corse incontro al suo destino.

Arrivò in pochi minuti, gli androidi erano ancora lì.

Il moro le si avvicinò sprezzante e le si parò davanti.

Chichi provò a colpirlo usando tutta la sua forza, era stata la donna più forte del mondo, un tempo.

Scarsi furono i suoi risultati e venne picchiata duramente da quell'essere con lo sguardo di ghiaccio.

Lo scontro non durò molto e la donna non ne usci vincitrice.

Il suo carnefice la lasciò lì riversa in terra e spicco il volo alla volta di un'altra grande città.

Chichi si sentiva felice, era stanca e aveva voglia di addormentarsi, ma era contenta come da tanto non lo era stata. Si sentiva rinascere. Adesso tutto era perfetto.

Il suo viso seppur segnato da profonde ferite s'era illuminato d'un grande sorriso, corredato da calde lacrime di gioia.

Ce l'aveva fatta.

Era finita bene.

Aveva trovato la felicità

perchè aveva fatto la sua scelta.

E aveva scelto l'amore.

 

se dovessi scegliere tra il tuo amore e la mia vita,

sceglierei il tuo amore perché è la mia vita.

(Jim Morrison).

 

 

 

Angolo Autrice

 

allora ...Salve :)

è da molto che non ci si vede eh?

Beh mi scuso infinitamente, ma i troppi compiti e gli impegni mi hanno impossibilitata a scrivere... perchè parliamoci chiaro... la mia prof di lettere ce l'ha a morte con me T.T

e poi...lo dico semplicemente...non riuscivo a mettere due parole in croce...buio totale...

ma ora eccomi qui *piange metà pubblico*

e torno con una fanfiction dai toni decisamente allegri eh...

penso sia la centesima volta che dico di voler fare fluff, ma non ci riesco, devo fare la tragica sempre e comunque :(

ma comunque, questa sono non ci posso far nulla.

Neanche ora che si avvicina il Natale riesco a fare la dolce.

Coooomuuuunqueeee...parlo un po' della storia adesso.

È un'altra storia Mirai che si riaggancia alla mia prima songfic “Goodnight”.

Qui la nostra Chichi dovrà combattere contro le sventure che le son capitate (poi mi spieghi perchè lo stai dicendo visto che per leggere la nota autrice si presume che abbiamo letto la storia...nd Tutti)

vabbè questi sono dettagli.

Ora, spero di non aver fatto cadere qualche personaggio nell' OOC in caso ditemelo.

E mi scuso se ci sono incongruenze, ma vi prego passatemela come licenza poetica.(?)

Quella del bambino non nato, l'ho fatta apposta...secondo un mio calcolo potrebbe essere successa una cosa così, ma io per quanto riguarda le età faccio un po' Ca*CENSORED* quindi vi invito a dirmi anche questo, giusto per cultura personale :)

bene ...detto questo...passo ai ringraziamenti.

Grazie a (in ordine casuale)

virginbell, Eli1995, PZZ20, greenjade, Skydream, Stardoll95, Nede, Triz, Rowan936, Auroflash,GuiltyLynn_94.

Spero di aver nominato tutti.

Poi grazie a chi

legge/recensisce/inserisce in qualche lista/manda a quel paese l'autrice di

questa storia :)

mi farebbe piacere sapere il vostro parere.

Sia la bandierina bianca rossa o verde...anche tutte e tre così facciamo un tributo al tricolore italiano (y)

bene detto questo vi lascio e invito i nuovi lettori a passare tra le altre storie

anche per insultare tranquilli :)

adesso vado per davvero

un bacissimo (?)

_unk_

 

PS: per correttezza la frase “ finisce sempre bene altrimenti non è finita” è stata scopiazzata da una canzone di fedez feat j-ax (grazie Sere per avermela fatta conoscere)

   
 
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