Il buio avvolgeva gran parte della strada, a
parte pochi spiazzi di luce pallida creati da vecchi lampioni disposti lungo la
via. Lentamente ma con decisione un ragazzo attraversò la strada. poi si poso
di schiena al muro di mattoni davanti al bar da cui era appena uscito.
Nell'oscurità
si accese una sigaretta la cui estremità bruciava nel buio di un rosso acceso.
All'improvviso il ragazzo si scostò dal muro sentendo il rombo di una moto
avvicinarsi velocemente.
La moto e
il suo conducente si arrestarono davanti a lui.
L'altro
ragazzo scese dalla sua vettura, togliendosi il casco nero.
«Setsuna», mormorò a mo' di saluto.
«Kira», rispose l'altro.
Setsuna si tolse di bocca la
sigaretta e la passò al ragazzo.
«Spiacente
del ritardo», Kira prese la sigaretta e fece due
tiri. Poi gettò il mozzicone per terra e lo spense con il piede. «Andiamo?»
Setsuna fece un rapido cenno di
assenso. Montarono sopra la moto di grossa cilindrata e partirono nel buio.
***
«Setsuna», lo richiamò all'attenzione Kira.
L'altro,
impegnato a baciargli il collo, non gli badò.
Kira sospirando si scostò
leggermente dal compagno. Setsuna si fermò, cedendo
il passo a Kira, che prese le chiavi di casa e aprì
la porta.
Quando
entrarono Setsuna si accomodò sul divano mentre
l'altro si diresse in cucina. Tornò dopo pochi minuti con due tazze di caffè
bollenti.
«Allora»,
esordì Kira. «Com'è andata questa settimana?».
«Male»,
rispose il ragazzo. «Mi sei mancato».
Kira rise piano: «Ma dai,
sono stato via solo una settimana!».
«Anche due
minuti per me sono tanti...», rispose a mezzavoce.
Kira assaggiò distrattamente
il caffè.«Comunque questo era il mio ultimo viaggio all'estero».
«Davvero?»,
si illuminò il più giovane dei due. Poi ebbe l'accortezza di chiedere: «Come
mai?».
Kira posò la tazza accanto a
quella di Setsuna, intatta.
Sorrise:
«Mi sei mancato anche tu», disse con tono dolce.
Stavolta
sorrise anche Setsuna, per poi rifarsi serio.
«E io che
pensavo che di me non te ne importasse niente...», mormorò.
Kira prese la sua mano
scatenando in entrambi una tempesta di emozioni. «Ho pensato a te durante tutto
il viaggio, a come sarebbe stato bello se tu fossi venuto con me e a come ti
avrei voluto... vicino... in quel momento...», la sua voce si affievolì.
Abbassò gli occhi sulla sua tazza e sciolse la stretta. Finirono di bere in
silenzio.
Setsuna si alzò dal divano e si
diresse in cucina. Mise la tazza nel lavello e aprì l'acqua per sciacquarla. Kira raggiunse il suo compagno silenziosamente. Lasciò la sua
tazza sul tavolo della cucina e si avvicnò al
ragazzo.
Lo
abbracciò da dietro, come aveva desiderato fare dal primo momento in cui era
tornato a casa.
Setsuna sobbalzò per la
sorpresa, poi si abbandonò tra le sue braccia, mentre Kira
mordicchiava deliziosamente il suo collo.
Setsuna sussurrò: «Ti voglio
bene».
L'altro si arrestò, con le labbra ancora appoggiate al suo collo rispose con un
sussurro dolce: «Io non ti voglio bene, io ti amo». Il cuore di Setsuna cominciò a battere più forte. Si girò: «Dimostrami
che mi ami quanto ti amo io».
Kira posò finalmente le sue labbra, per la prima
volta, sulle sue. Lo stringeva contro il lavello, tenendo le mani appoggiate
sul bordo di esso. Setsuna allacciò le sue sulla nuca
di Kira.
Setsuna sospinse il ragazzo lontano dal lavello, lo
guidò verso la camera da letto, e raggiunta destinazione, gettò con forza l’oggetto
dei suoi segreti più intimi sopra al letto.
Kira rise vedendolo così deciso e sensuale.
Setsuna, in tutta risposta, montò sopra all’altro
a cavalcioni con un sorrisino a dir poco diabolico,
mentre con una mossa abile gli slacciava i jeans.
Kira rimase immobile a guardare il suo compagno che si toglieva
la camicia.
«Hai
intenzione di andare fino in fondo?», chiese con voce roca e fissandolo languidamente.
Setsuna sorrise appena, impegnato ad accarezzare il suo
corpo: «Non saprei…», fece come a significare che nulla avrebbe potuto
fermarlo.
Con
un sussurro, Kira rispose: «Non sarò di certo io a
fermarti…». Setsuna si spogliò, ridendo delle
sue parole.
«Non potresti comunque», lo baciò e fu l’inizio
di una lunga notte.
***
«Kira», lo richiamò all’attenzione Setsuna.
L’altro,
impegnato a baciare il suo collo, non gli badò.
Setsuna allungò una mano e accarezzò il suo compagno,
scostandogli i capelli dal viso stupendo, acceso di passione.
Kira alzò lo sguardo staccando le sue labbra dal collo di lui. Poi
si sistemò tra le lenzuola, avvicinando il corpo nudo e caldo a quello di Setsuna.
Con
dolcezza posò la mano sul petto di lui e iniziò a percorrerlo con le dita
tiepide. Setsuna sospirò di piacere, chiudendo gli
occhi.
Kira si schiarì varie volte la voce prima di parlare: «Ti ho
dimostrato che ti amo quanto tu mi ami?».
L’altro
sorrise con gli occhi chiusi: «La tua dimostrazione è stata convincente, ma
dovresti ripeterla più spesso».
Rise,
poi aprì gli occhi. Guardò Kira che gli rispose: «Qui
non mi pare di essere a casa se tu non ci sei».
«Se
vuoi posso rimanere», propose il ragazzo. La mano di Kira
si arrestò sul suo petto: «Sarebbe bellissimo», disse.
«Rimarrò finchè tu lo vorrai», sussurrò Setsuna prima di baciarlo. Ora Kira si sentiva per la prima volta davvero a casa.