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Autore: EscapeFromHell    19/12/2013    0 recensioni
Questa è la storia di Marco, un adolescente emarginato dalla società che, da un momento all'altro, si ritrova a stare con persone che lo capiscono davvero. Marco ha vissuto fino ad ora una vita complicata che l'ha portato a non fidarsi più di nessuno. Quando però si ritrova ad essere salvato da qualcuno, capisce che forse per lui c'è ancora uno spiraglio di vita, anche se fra i pazzi... Perchè del resto chi di noi non lo è?..
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte il buio sembrava parlargli, non sapeva se era la curiosità di sapere cosa gli sarebbe successo il giorno dopo o la paura di morire, morire quando era riuscito a scampare alla vita. In più, era sicuro di essere scampato alla vita? E se fosse tutta l'ennesima illusione?

Provò più volte ad addormentarsi ma più ci provava più gli occhi gli si sbarravano al cielo. In confronto alla visione di quella che doveva essere la mattina aveva notato una finestrella nell'angolo alto di una delle quattro mura e una lampadina appesa da uno scarno filo. Cercò insistentemente l'interruttore, brancolando nel buio senza averlo trovato. Restò allora a fisssare la finestra nella ricerca di un segno dall'alto. Vedeva le stelle,un piccolo segno di luce nel cielo. Poi un lieve rumore,come un sussurrare di vapore, pian piano quel rumore si trasformò in sonno. Cloroformio farfugliò Marco per poi cadere insonne assalito dall'effetto del sonnifero.

Fu risvegliato dal raggio dallo spiraglio di luce che gli bruciava negli occhi semiaperti. L'odore di ciambella calda gli entrava nel naso e lo risvegliò completamente. Guardò affianco al letto, un vassoio di uno strano metallo, forse argento, con sopra una ciambella rassomigliante alle classiche Donuts americane con un cappuccino vicino. Solo in quel momento comprese da quanto tempo era a digiuno,  era dalla mattina prima, quando il suo professore di Scienze lo aveva convinto ad andare a portare il suo progetto all'Orientale a Napoli. Si affrettò su quel dolce con la rapidità con cui un leone azzanna una preda già ferita. Bevve quel cappuccino tutto d'un sorso. Solo in quel momento s'accorse che c'era qualcun'altro in quella stanza, alzò gli occhi dal vassoio.

 Una faccia curiosa e lentiginosa lo scrutava sorridente 'Ciao' disse quella ragazzina dai capelli rossi che sembrava essere appena uscita da una centrifuga in lavatrice. Marco la squadrò; una ragazzina dai capelli ricci, di color rosso scuro, bassina; non era vestita da classica adolescente, gli sembrava più una ragazzina di campagna presa direttamente da Heide: salopette di jeans con sotto una calda camicia a quadri, due scocche rosse sul viso e un sorriso curioso in faccia.

'Ciao, il mio nome è Marco' sentiva di potersi fidare di quella ragazzina, e forse era la sua prima volta, ogni parola veniva detta con la timidezza di un bambino davanti alla sua prima fidanzata. 'Tu, tu come ti chiami?'

'Il mio nome è Eva' disse la ragazza, sforando un sorriso a trentadue denti stringendogli con forza la mano.

Dopo questo la ragazza uscì lasciando la porta aperta. Marco ora non sapeva che fare, quella porta aperta era un 'Seguimi stupido' o un 'Stai lì che sta per succedere qualcosa di importante'. Decise allora di fare ciò che sapeva fare meglio, per esperienza: aspettò. Sentì dei passi in lontananza, passi pesanti, passi di un uomo.

Quell'uomo varcò la sua porta, era un uomo grosso, capelli biondi e lunghi tirati all'indietro, occhi marroni chiaro, indossava un camice sporco di verde. Marco si bloccò di colpo, aveva già visto quell'uomo da qualche parte, ma non ricordava ancora dove

'Piacere io sono il dottor Wilson' una voce limpida e acuta gli sussurrava queste parole da quel grosso corpo

Quella foto gli scatenò miliardi di minuscoli frammenti che si combinavano come un puzzle. Ma certo! Come aveva fatto a non ricordare prima? Lui era QUELL'UOMO, quello che lo aveva salvato nell' "incidente". Eppure Marco fino a quel momento aveva dato credito ai suoi che gli dicevano 'Tranquillo, era tutto un sogno'. Del resto non sembrava normale che un ragazzino scappato di casa, investito da una macchina si ritrovasse di nuovo vivo e vegeto a casa grazie ad un fantomatico uomo. Ora però tutto sembrò essere così chiaro e limpido, quello uomo era lui, non c'erano dubbi.

'Lei... lei è l'uomo che mi ha salvato la vita'

'Ehm.. sì, ma non preoccuparti il proiettile non c'è più, è tutto risolto!'

'No, io non parlavo di quello... Nel senso... Grazie per la faccenda del proiettile. Ma io parlo della macchina, quella sera, grazie, grazie davvero'

'Mi dispiace deluderti ragazzo ma non so di cosa tu stia parlando, sei ancora un pò scosso per tutto il sangue perso. Fammi dare un'occhiata alla tua spalla che mi sembra ancora abbastanza malandata.'

BAM! Le sue certezze franarano in quel preciso istante, la sua vita tornò su quel filo, in bilico, che sarebbe bastato un soffio di vento per farla crollare di nuovo nel vuoto più assoluto. Mentre il dottore gli cambiava il bendaggio lui restò su quella branda perso con quei pensieri nel vuoto più assoluto.

E ora? Cosa lo aspettava? Era un ragazzo senza certezze in una costruzione di perfetti sconusciuti che, a dirla tutta, non gli sembravano affatto normali
  
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