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Autore: Phantom13    20/12/2013    7 recensioni
Il maestro delle mani morte, ma che di mani non ne aveva. Mani di morti che portavano morte, controllate da un corpo che di vivo non aveva nulla.
Genere: Angst, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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 Ad essere sincera, non ero un po' insicura, al momento della pubblicazione, se mettere rating arancione o rating rosso. per finire ho scelto l'arancione, ma è comunque di contenuti piuttosto pesanti, specialmente verso la fine. IO VI HO AVVISATI!!!! 



 
Dead Hand

 
 
La porta si richiuse con un secco schianto metallico alle sue spalle. Link sobbalzò, voltandosi di scatto. Non che ci fosse molto da controllare, solo la grata calata a sigillare l’unica uscita.
Doveva ammettere che, da quando era entrato in quel tempio maledetto aveva perennemente i nervi a fior di pelle. Scricchiolii, sussurri dalle pareti, ossa ovunque, morti che tranquillamente si alzavano e camminavano, teschi volanti, trappole, fosse, sangue sui muri, sulle catene, sui …
Non era la prima volta che Link si ritrovava a vagare in un tempio-labirinto. Ma quella era la prima volta che la stava prendendo così male. Sentiva il proprio cuore pulsare furioso nel petto, come se stesse tentando di sfondare lo sterno e scappare. Adrenalina sempre alle stelle, muscoli sempre pronti a scattare, sobbalzi ad ogni minimo suono, occhi che non sapevano più da che parte guardare, stridore di denti e mani tremanti e gelide.
Paura? Altro che paura! Alla faccia del Coraggio. Si sentiva sull’orlo di un baratro. Gli sembrava che le ombre gli strisciassero attorno, stringendosi a cerchio su di lui. Si sentiva soffocare. Voleva andarsene, soltanto andarsene. La facciata di tenebra e sangue di Hyrule, la storia non scritta del regno racchiusa in quel tempio non gli piaceva affatto.
Era allo stremo, esausto, anche se non c’erano ancora state battaglie impegnative. Il dispendio psicologico, però, compensava abbondantemente.
Parlando di battaglie, aveva come il sentore che se ne stesse avvicinando una. Indizio: la porta sbarrata.
Lentamente, deglutendo, l’Eroe si girò, osservando con occhi inquieti il nuovo ambiente in cui si trova. 
Era una stanza circolare, relativamente piccola, con i muri incrostati di ragnatele e sangue rappreso, come sempre. Ma - il dettaglio che per poco non gli rovesciò lo stomaco – c’erano resti di corpi umani. Solo ossa spolpate, denudate e rosicchiate. Erano accatastati un po’ ovunque, quasi a formare un tappeto. Ovviamente, imbevuto di sangue.
Link, in quel tempio, aveva già fatto il pieno di cadaveri, morti, teschi, ossa e altro. Ma quello era troppo.
Il fatto che poi il suo nemico, il prossimo avversario, dimorasse in un posticino del genere non aiutava certamente a calmarsi.
Link deglutì, imponendosi di non andare in panico.
Qualcosa crocchiò. Si voltò di scatto a destra, ma non si vide nulla. Brutto segno.
Link aumentò la stretta sull’elsa della spada. Non credeva fosse possibile, stringere ancor di più, ma a quanto pareva si sbagliava, anche se ora stava cominciando a dubitare di riuscire a togliere le dita da quella posizione. Non si sentiva quasi più la mano.
Rimanere fermo così, davanti ad una stanza buia, aspettando che qualcosa si scagliasse contro di lui con il classico intento di mangiarlo, non gli sembrava una grande idea. Ma le sue gambe non sembravano capaci di muoversi da lì.
Un altro scricchiolio, poi una sorta di sospiro. Link rabbrividì fin nell’anima, riuscendo finalmente a schiodare le gambe ed azzardare un qualche passo in avanti.
Una decina di braccia, smisuratamente lunghe, sbucarono di colpo dallo strato di ossa e terra che era il pavimento, fendendo l’aria con le dita uncinate. Il cuore dell’impavido Eroe minacciò seriamente di andare in pensione. Specialmente quando una di quelle braccia, che apparentemente non avevano corpo, si piegò verso di lui con velocità sorprendente, agguantandogli la testa.
Link non riuscì a trattenersi. Urlò.
La mano aumentò la stretta sull’hylian scalpitante. Non importava quanto forte Link si dimenasse. Quella cosa non mollava la presa. Tentare di colpirla con la spada era fuori questione, Link aveva infatti entrambe le mani occupate a trattenere quella nemica, che altrimenti avrebbe rischiato di fargli veramente male, visto la forza che aveva e visti i cinque artigli scarlatti che le adornavano le dita.
Tentando disperatamente di racimolare un pensiero degno di questo nome, e magari di riuscire a trovare un piano efficace per liberarsi, Link si accorse in ritardo del suono strisciante che proveniva da dietro di lui.
Il cuore per poco non gli si schiantò nel petto. Spada, fuori uso. Scudo, non serviva ad un fico secco. Scappare, ma neanche da chiedere, bloccato com’era. Era completamente indifeso. Almeno girar la testa e vedere cosa fosse?
Un profondo respiro raspante gli annunciò che tale nemico era esattamente dietro di lui. E a giudicare dagli scrocchi delle ossa per terra, era anche piuttosto pesante. Disperatamente, Link tentò ancora di liberarsi. La paura concesse rinnovato vigore ai suoi muscoli. Ma lo fece troppo tardi.
I denti del mostro gli si chiusero su una spalla, affondandogli nella stoffa della tunica e nella carne sottostante. Link urlò, mentre il suo intero corpo si contraeva in un unico spasmo, sia di dolore che di intramontabile istinto di sopravvivenza. Scalciò, ma non riuscì a liberarsi. Anzi, i denti del mostro gli affondarono ancor di più in corpo, scontrandosi con la clavicola. Link strinse i denti, e tentò di nuovo, mettendoci molta più energia. Con uno strattone particolarmente violento riuscì a sgusciare via dalla presa dell’avversario, lasciandogli però in bocca una buona dose di stoffa, pelle, e carne.
Mezzo accecato dal dolore, Link balzò via, tenendosi convulsamente la spalla, badando a non venir catturato di nuovo dalle braccia che spuntavano da terra. Ansando, con il sangue colato fin quasi al ventre, vide infine chi, o meglio, cosa fosse il suo nemico questa volta.
Di tutte le creature che aveva incontrato fino ad allora nella sua carriera di Eroe, quella che aveva di fronte ora era sicuramente la più rivoltante. Un abominio del genere non avrebbe nemmeno dovuto esistere.
Un corpo distorto e malformato, aggobbito e con una pancia molliccia, flaccida e rigonfia. Pelle biancastra, pallida, da cadavere, in molti punti strappata, o semplicemente macchiata di sangue di altri pasti. Testa piccola e incastonata all’estremità di un collo umanoide ma disgustosamente lungo, ancora ricurvo in avanti sulla preda appena sfuggita. Niente occhi, orbite vuote. Denti scoperti, niente labbra. Niente gambe.
Dead Hand emise una specie di gorgoglio soffocato, muovendosi lentamente in avanti, in una maniera del tutto simile al modo di procedere di una lumaca, solo più rapido: trascinandosi. Protese in avanti le braccia e Link aggrottò la fronte.
Tagliate.
Le braccia erano tagliate.
Due moncherini sanguinolenti e slabbrati era tutto ciò che rimaneva delle mani di quel mostro. Che in compenso ne aveva un’altra decina abbondante che spuntavano da terra, senza apparenti collegamenti diretti con il suo corpo.
Il maestro delle mani morte, ma che di mani non ne aveva. Mani di morti che portavano morte, controllate da un corpo che di vivo non aveva nulla.
Ora che Link aveva un nemico fisico da colpire, non si fece scrupoli a balzare all’attacco, convertendo il proprio terrore in violenza aggressiva.
Ancora un po’ stordito dal dolore, si slanciò in avanti, mirando alla testa ripugnante di quell’essere. Dead Hand spalancò le mascelle, molto più di quanto fosse possibile da parte di un cranio sommato tutto definibile umano. Ma Link non si lasciò distrarre dalla manifestazione di potere del mostro.
Un fendente dritto sul muso di quell’essere. Dead Hand ululò selvaggiamente. Fece per voltarsi e scappare ma l’Eroe lo colpì di nuovo.
Dead Hand drizzò il collo in verticale, gemendo di nuovo e portando la propria testa al di fuori della portata dell’hylian.
Una cortina di terriccio e ossa si sollevò da terra, avvolgendo circolarmente il corpo del mostro, per poi espandersi di botto, con violenza, all’infuori, travolgendo Link che, sbilanciato, cadde all’indietro.
Dolorante, si rimise in piedi. Di Dead Hand non v’era più traccia. Solo le pallide braccia chiazzate di sangue che si protendevano verso il soffitto. Link si permise un sospiro, rilassandosi appena, riprendendo fiato. Diede un’occhiata alla ferita. I denti di quel mostro non erano aguzzi, n’è tanto meno taglienti. Il risultato: una ferita a dir poco orrenda, maciullata brutalmente. Distolse quasi subito lo sguardo, nauseato, riorganizzando rapidamente le idee. Combattere? Sì, poteva ancora farcela senza prendere una pozione, preziosissima in quella circostanza. Fortunatamente era mancino, e ad essere ferita era la spalla destra. Si rimise dunque lo scudo sulla schiena, sfilandolo con cautela dal braccio zuppo di sangue. Poteva riuscire a sconfiggere quel mostro anche solo usando la spada.
-Quello era Dead Hand!- trillò Navi, con incalcolabile ritardo – Fa’ attenzione alle sue infinite mani! Mira alla sua testa!-
Link scoccò un’occhiata a metà tra il furioso, l’esasperato e lo stupito alla fatina. –Ma davvero? Non me n’ero accorto.- borbottò ironico, chiedendosi per l’ennesima volta se quell’affarino azzurro scintillante servisse effettivamente a qualcosa.
In ogni caso, ora Dead Hand non si vedeva più. Probabilmente era sotto terra. Come fare a farlo uscire?
Lo sguardo dell’hylian cadde inesorabilmente sulle mani che spuntavano da terra. Detto fatto, la più vicina si ritrovò in breve con un profondo squarcio su quello che avrebbe dovuto essere l’avambraccio. Il braccio si fletté tentando di catturare l’avversario, ma Link con una capriola evitò le dita artigliate e colpì nuovamente il braccio che sprofondò sotto terra.
E Dead Hand?, si chiese Link guardandosi attorno.
Con la coda dell’occhio colse un rapido movimento a destra. Si voltò di scatto. La sagoma oscillante di Dead Hand avanzava barcollando, protendendo gli arti superiori monchi in avanti, con il collo perfettamente verticale, la faccia rivolta al soffitto.
Bene, si disse ottimisticamente Link. L’avversario l’aveva trovato, ma ora doveva riuscire a colpirlo alla testa, che era ad un’altezza proibitiva per lui. Piano B.
Con cautela si avvinò al flaccido avversario, piazzandosi proprio davanti a lui, facendogli credere di poter divenire di nuovo una preda. Dead Hand colse l’occasione, ripiegò il collo in avanti spalancando di nuovo le mascelle, pronto a mordere e a dilaniare. Ma fu la Lama Suprema a gioire del sangue, quella volta.
Dead Hand, colpito, ululò, voltandosi e dando la schiena all’hylian per proteggere il proprio volto. Per certi versi, sembrava il comportamento di un bambino che, di fronte a qualcosa di sgradevole, si girava di schiena. Giusto per verificare se fosse proprio solo la testa il suo punto debole, Link gli affibbiò un fendente sulla spina dorsale.
Ottenne appena un lieve gemito. Niente di rilevante, insomma.
Dead Hand sollevò nuovamente la sua cortina di terra e ossa, proiettandola poi contro l’Eroe, prima di scomparire di nuovo.
Un lieve raspio di terriccio fu l’indizio, Link lo colse con mezzo secondo di ritardo. La mano che aveva precedentemente sconfitto e che si era interrata, era ora risorta. In un punto vertiginosamente vicino a dove si trovava ora lui. Fece per scappare ma il braccio fu più veloce.
Fu acciuffato nuovamente. Non per la testa, però. Per la spalla.
Link gridò mentre i sudici artigli di quella mano cadaverica gli entravano nella carne viva, dilaniata dai denti piatti di Dead Hand. La vista dell’hylian si oscurò mentre il braccio stringeva ancor di più la presa, ficcandogli le dita ancor più in profondità sotto la pelle, tra le fibre dei muscoli, fino alle ossa.
Un’altra mano si piegò verso di lui, afferrandolo per una gamba. Le unghie vinsero la stoffa dei calzoni, andando ad infilzarsi nella carne dell’hylian ma Link non vi badò quasi. Dolore insignificante se paragonato a quello alla spalla.
Dead Hand gli spuntò proprio davanti, emergendo dal terreno, mentre altre due braccia andavano a dare man forte a quelle che trattenevano quel ragazzo ormai per metà scivolato nell’incoscienza che sarebbe ben presto diventato il loro pasto.
Con tutta calma, Dead Hand si portò proprio di fronte a Link, che fece un ultimo, debole, inutile tentativo di liberarsi. Dead Hand spalancò le mascelle, abbassando ancor di più quella sua testa ripugnante. Link comprese cosa sarebbe seguito di lì a poco, a cosa stesse mirando il mostro. Chiuse gli occhi.
I denti di Dead Hand gli si serrarono sulla pancia, squartandogli la pelle e raggiungendo ciò che stava appena dietro. Un secondo morso e divenne tutto buio.
 
 
 
 
 
 
 
  
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