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Autore: Eowyn 1    20/12/2013    12 recensioni
« Io… io so tutto quello che hai fatto per noi, per me e Kili, intendo, e per la mamma. »
Thorin lo ascoltava in silenzio, le braccia conserte, senza capire cosa volesse dire suo nipote.
« E sono contento di essere qui con te, di essere con tutti voi ma… a volte sento ancora la sua mancanza. »
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che la storia segue gli avvenimenti del libro e non del film… buona lettura

Premetto che la storia segue gli avvenimenti del libro e non del film… buona lettura! ;)

 

 

LUI SAREBBE FIERO DI VOI

 

 

Oh, misty eye of the mountain below
Keep careful watch of my brothers’ souls
And should the sky be filled with fire and smoke
Keep watching over Durin’s sons

 

 

 

Un nuovo grugnito di Kili fece rivoltare Fili sotto le coperte per l’ennesima volta. Aveva ormai perso la concezione del tempo, e non era più in grado di dire quante ore fossero passate da quando si era steso con l’intenzione di riposare. L’unica cosa di cui era certo, era che da notti intere, ormai, non riusciva più a dormire.

Passava le ore di buio con gli occhi fissi sul soffitto, senza riuscire a prendere sonno, e non si trattava dei grugniti che suo fratello produceva nel letto accanto al suo: dopo tutti quegli anni di convivenza, Fili vi era abituato. Non si trattava nemmeno dell’abitudine che aveva sviluppato durante il viaggio di dormire mantenendo tutti i sensi all’erta, col timore di essere sorpresi nel sonno dagli orchi o qualche altra creatura ostile.

No, tutto questo non c’entrava e Fili lo sapeva benissimo. Lo sapeva fin dal momento in cui l’aveva scorta in lontananza dall’altro della Carroccia, lo sapeva dal momento in cui gli era apparsa immersa nelle nubi non appena avevano messo piede a Pontelagolungo, ne era certo dal momento stesso in cui aveva iniziato a respirarne l’aria.

Era la Montagna, e Fili lo sapeva benissimo.

Più la osservava, e più sentiva che qualcosa in lui stava cambiando.

Erano finalmente tornati a casa…

Con questi pensieri per la testa, anche quella notte Fili rinunciò all’idea di un sonno ristoratore, scivolò fuori dalle coperte e, rivestitosi in fretta, lasciò la camera che condivideva con il fratello, per poi sgattaiolare fuori dalla casa che il Governatore della città aveva gentilmente offerto alla compagnia per il periodo in cui si sarebbero fermati a Pontelagolungo.

L’aria fredda della notte scompigliò i capelli di Fili, già scarmigliati per il suo continuo rigirarsi sul cuscino. Fosse stato giorno, non sarebbe mai uscito di casa conciato in quel modo: un erede di Durin non poteva farsi vedere in giro vestito alla bell’e meglio e con i capelli mezzi arruffati… eccezione fatta per il suo fratellino, ovviamente, che dei capelli si curava ben poco.

Fili sorrise, all’idea di Kili e delle sgridate che ogni tanto Thorin gli rivolgeva per il suo essere poco “regale”: “Saremo anche senza un regno,” diceva sempre Thorin “ma siamo pur sempre eredi di Durin e i discendenti legittimi al trono di Erebor, non dimenticatelo!”

Fili camminò per alcuni minuti lungo una delle passerelle in legno che sostenevano la città sul Lago. Non vi erano rumori a quell’ora della notte, se non il lento sciabordio dell’acqua che si infrangeva sui pali di legno e lo scricchiolare di quest’ultimo, al passaggio del giovane nano.

Ad un tratto, qualcosa attirò la sua attenzione: una tenue luce sembrava provenire dalla finestra di una delle case più malmesse della città. Era la casa di Bard, e Fili lo sapeva. Quell’uomo dall’aria severa lo aveva colpito fin dal primo momento in cui lo aveva visto, non appena avevano messo piede a Pontelagolungo.

Al momento, Fili non si soffermò più di tanto su quei pensieri, e riprese a camminare fino a quando non si trovò nuovamente di fronte alla casa in cui alloggiavano. Il buon senso gli diceva che avrebbe dovuto entrare e cercare di dormire, ma non ne aveva voglia e, soprattutto, sapeva che sarebbe stato inutile. Sapeva che avrebbe passato un’altra notte in bianco ed era stanco di tutto ciò. Rimanere chiuso tra quattro mura, al buio, nell’attesa di un nuovo giorno, fissando il soffitto e pensando alla figura scura della Montagna Solitaria che troneggiava sopra di loro e a ciò che, probabilmente, vi riposava sotto, proprio non gli andava. Così diede le spalle alla casa e si mise ad osservare la Montagna, fino a quando il suo sguardo non calò sull’acqua che lenta lambiva le barche attraccate ai moli della città, facendole ondeggiare in un modo che risultava quasi ipnotico.

Ripensò a Bard, e si domandò quale genere di affari potessero tenere sveglio l’uomo a quell’ora della notte, poi ipotizzò che probabilmente anche Bard non riusciva a dormire, proprio come lui, e ad un tratto sentì che avevano qualcosa in comune.

Forse era per via di quell’aria severa che lo contraddistingueva, o forse per il suo modo di fare e la preoccupazione per l’incolumità della sua gente, fatto sta che, se non fosse stato che Bard si era da subito dichiarato contrario all’impresa che i nani stavano conducendo, Fili avrebbe potuto affermare che in quell’uomo vi era qualcosa che lo faceva assomigliare a suo zio Thorin.

A quel pensiero, il giovane scosse la testa, distogliendo lo sguardo dalle acque ipnotiche, fissando la punta dei suoi stivali, quando una mano si posò improvvisamente sulla sua spalla sinistra facendolo sobbalzare.

Fili reagì d’istinto e la sua mano corse sotto la tunica, all’altezza del petto, dove teneva nascosto uno dei suoi pugnali, quando una voce lo scosse, distogliendolo dai suoi intenti:

« Sono io, Fili. »

« Zio! » esclamò il giovane, sorpreso, trovandosi faccia a faccia con Thorin.

« Complimenti per i riflessi pronti, ancora un secondo e mi sarei ritrovato senza una mano. »

« Come mai sei qui? » gli domandò Fili.

« Potrei farti la stessa domanda. » rispose Thorin stringendo gli occhi e osservando meglio il nipote nel buio della notte « Sono giorni che mi sembri strano, qualcosa non va? »

« Te ne sei accorto? » domandò Fili a disagio. Non gli piaceva il fatto che Thorin se ne fosse reso conto.

« So che ti sembrerà strano, ma sono tuo zio, ti ho cresciuto come se fossi mio figlio e qualcosa di te dovrò pur conoscere. »

Gli occhi chiari di Thorin, così tanto simili a quelli di Fili, balenarono nella notte mentre osservava il nipote. Aveva sempre quello sguardo scuro e severo che il giovane conosceva bene, ma quella volta vi era qualcosa di diverso: apprensione, forse. E non era tipico di Thorin.

« È la Montagna, suppongo. » borbottò il giovane movendosi sul posto, senza sapere nemmeno lui se fosse per il freddo o per il disagio.

« Immaginavo. » disse piano Thorin « La sua vicinanza sta sortendo un effetto su ognuno di noi. »

Il suo sguardo si alzò, quindi, verso la sagoma scura che si vedeva in lontananza.

« Non sei contento di essere qui? » domandò Fili, notando lo sguardo dello zio.

Thorin attese qualche secondo prima di rispondere: « Sì, sì certo, sono contento. Ma sono anche consapevole del fatto che la nostra impresa non è finita, anzi, forse fin’ora abbiamo vissuto la parte più semplice. Il peggio arriva ora. »

« Finché siamo insieme, niente potrà sconfiggerci. »

Thorin scosse il capo: « Sai che non è così… si tratta di un drago, Fili. Un drago che purtroppo conosco bene e se, malauguratamente, Smaug fosse ancora vivo, non sarà facile per noi. »

Fili non rispose e rimase immobile ad osservare la Montagna Solitaria.

« Ma sono certo che insieme avremo di sicuro buone possibilità di farcela. » aggiunse poco dopo Thorin, quasi si fosse reso conto della preoccupazione del nipote « Torna in casa, ora. Hai bisogno di riposare. »

« C’è un’altra cosa… » lo interruppe all’improvviso Fili « C’è un’altra cosa, zio. »

Thorin lo osservò con la sua aria severa.

« Ebbene? »

« Io… io so tutto quello che hai fatto per noi, per me e Kili, intendo, e per la mamma. »

Thorin lo ascoltava in silenzio, le braccia conserte, senza capire cosa volesse dire suo nipote.

« E sono contento di essere qui con te, di essere con tutti voi ma… a volte sento ancora la sua mancanza. » Fili trasse un profondo respiro, come se gli costasse molto dire tutto ciò « Vorrei che nostro padre fosse qui con noi, che vedesse ciò che siamo diventati. Vorrei entrare nella Montagna al tuo e al suo fianco. »

Thorin sospirò, e per la prima volta nella sua vita, Fili pensò che lo zio non sapesse bene da che parte cominciare il discorso.

« Lo so Fili, immagino cosa possa significare tutto questo per te e per tuo fratello. Avete tanto sentito parlare della Montagna, di Smaug, della nostra gente attaccata all’improvviso e morta per difendere la nostra casa. Morta inutilmente, visto che quel drago si è preso ciò che di più caro avevamo, esiliandoci. » Thorin fece una pausa, e Fili si sentì terribilmente in colpa, al pensiero di aver risvegliato in Thorin quelle memorie e, certamente, anche il ricordo di suo nonno Thror e di suo padre Thrain. In fondo anche Thorin era orfano, ma mentre lui e Kili sapevano che loro padre era morto combattendo valorosamente contro gli orchi, Thorin non aveva mai scoperto cosa fosse accaduto a Thrain, e Fili sapeva benissimo quanto questo pensiero facesse soffrire suo zio.

« Tutti vorremmo con noi i nostri cari in questa impresa, ma sappi, che quando metteremo piede nella Montagna, ognuno di loro sarà al nostro fianco. Quando rivedremo le sale dei nostri Padri, quando potremo accarezzare la roccia scolpita secoli addietro, quando ci rimpossesseremo del tesoro, » gli occhi di Thorin brillarono mentre si alzavano ad osservare la figura della Montagna Solitaria, che lentamente appariva sempre più nitida all’avvicinarsi dell’alba « quando la Montagna tornerà ad essere la nostra casa, loro sapranno che i loro sacrifici non sono stati vani. »

Fili annuì, mentre un nodo gli serrava la gola. Se anche gli fosse venuto in mente qualcosa di sensato da dire, in quel momento, non sarebbe stato in grado di esprimerlo.

Thorin abbassò gli occhi sul nipote, erano lucidi e tramavano per l’emozione.

« Se tuo padre fosse qui, sarebbe orgoglioso di ciò che siete diventati. » e un lieve sorriso increspò le labbra del nano. Un sorriso che Fili non vedeva più da tempo.

« Ora và in casa, tra poco sarà l’alba e ci rimangono ancora pochi giorni di riposo, prima di rimetterci in cammino. »

Fili annuì, ma dopo pochi passi si fermò e osservò suo zio, immobile di fronte al buio.

« Zio… » sussurrò Fili « Grazie di tutto. »

Thorin fece un leggero cenno col capo, senza voltarsi, mentre Fili si lasciò sfuggire un sorriso, uno di quei sorrisi che, al contrario di su zio, raramente avevano abbandonato il viso del giovane nano in quegli anni duri che avevano colpito lui e la sua famiglia.

Una brezza leggera soffiò da est, mentre l’alba veniva ad alleggerire i contorni della Città sul Lago.

Thorin attese di sentire la porta di casa richiudersi, prima di permettersi un lungo sospiro.

« Kili è un abile guerriero e Fili sarà un grande re. » bisbigliò osservando il cielo « Io farò del mio meglio perché non gli succeda nulla, così come ho fatto in tutti questi anni, ma tu mi devi giurare che, qualunque cosa accada, sarai sempre al loro fianco. Glielo devi, dopotutto. »

 

 

 

 

Oh, should my people fall then
Surely I’ll do the same
Confined in mountain halls
We got too close to the flame
Calling out father, oh
Hold fast and we will
Watch the flames burn on and on
The mountainside

Desolation comes upon the sky…

 

 

 

 

 

 

Quando per mesi non riesci a scrivere una riga che sia una... Poi vedi Lo Hobbit La Desolazione di Smaug, da un lato ti piace e dall'altro ti sconvolge completamente... (o meglio, mi sconvolgono certi cambiamenti.) Beh, a questo punto vengono fuori queste fanfiction. Spero vi sia piaciuta, altrimenti linciatemi, lanciatemi pure quello che volete, oppure assicuratemi anche solo che nel terzo film Fili e Kili entreranno anche loro a Erebor con Bofur e Oin... Solo questo... E smetterò di scrivere fanfiction di questo genere!

A presto! J

Eowyn 1

 

p.s.

non so che traduzioni vengano usate nelle nuove versioni dello Hobbit, per quanto riguarda Lake-town e the Carrock. Io ho il libro di mio papà che è del 1982, quindi le traduzioni sono Pontelagolungo e Carroccia… le ho sempre lette così, e sono abituata a chiamarle in questo modo. ^^ Spero non dia fastidio a nessuno! Lo dico perché forse nelle nuove traduzioni hanno cambiato qualche nome…

 

p.p.s.

no ma… ce la posso fare! XD Le strofe che trovate all’inizio e alla fine della fanfiction, penso che ormai tutti sappiano che sono tratte dalla canzone finale della Desolazione di Smaug: “I See Fire” di Ed Sheran!

 

Ora ho finito… forse! XD

Grazie per aver letto!

Al prossimo incontro! ;)

 

   
 
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