Ok lo so.
Sono una persona insana…
Cominciare una nuova fic (per altro
anche un po’ impegnativa)
durante un periodo in cui non riesco
neanche dormire.
Ma cosa ci devo fare?
In realtà questa ff ce l’avevo li da
un po’, ma non avevo il coraggio di completarla…
Non è venuta esattamente come volevo
io, ma pazienza.
Ringrazio le mie adorate Kyo, Ruky e
Ai per aver sopportato le mie fissazione di questi tempi su Death Note e per
avermi deliziosamente ispirato…
AVVERTO: visto che appunto
non ho molto tempo,
c’è una probabilità del 72,6% che
questa fic sia una schifezza
(*muhaha* adoro buttare percentuali a caso come L )
Ok?? quindi siete
avvisati.
Non per questo però,
siete esentati dall’obbligo di recensire,
in maniere positiva o
negativa che sia.
Arigatou!!!
----------------------------------------------------------
Non
esattamente IC
-----------------------------------------------------------
La fan
Fiction è ambientata nel periodo in cui Light e L vengono incatenati, e Light
perde la memoria circa il quaderno, dopo aver rinunciato alla sua proprietà.
[Ho ambientato la fic qui perché amo questo momento particolare
della storia, ma mi scuso con la caVa Adaralbion, che anche lei è
impegnata in una fic collocata in questo periodo. Chiedo perdono…ma tranquilla,
non ci sarà alcun tipo di plagio!!!! XDXD]
______________________________
One Moment
“Light-kun, ora smet…!!!”
Mi presi per le
spalle.
Mi buttasti con
violenza sullo schienale del divano, facendo tintinnare la lunga catena di
metallo che ci legava, bloccandomi le braccia.
E zittendo le mie
urla spazientite e arrabbiate con un bacio.
Lungo, intenso,
passionale.
Il mio primo bacio.
Una sensazione
strana, che in tutto questo tempo non si è mai lavata dalle mie labbra.
Dolce. Assai più
dolce della panna
Rimansi scioccato,
perplesso.
Il perché era troppo
banale o troppo bizzarro da domandare.
Mi limitai a
socchiudere gli occhi, indeciso se respingerti o lasciarti fare.
Ardua scelta.
Perché era una
sensazione davvero piacevole.
La tua bocca aveva
il sapore dello zucchero…soltanto con qualcosa in più, che non avevo mai
riscontrato in nient’altro.
Un sapore ignoto…
Buono. Dolcissimo.
Era troppo difficile
decidere ora sul da farsi.
C’èra tutto il tempo
che volevamo.
Mi piacevano tanto,
le tue labbra.
Erano soffici e
mielate.
Cosa dici?
Credo che
paragonarti ad una fetta di torta sia meglio che paragonarti a Kira, non trovi?
-Io
odio affezionarmi alle cose.
L’ho
sempre odiato e sempre l’odierò.
Non sopporto
sentirmi dipendente da qualcosa di estraneo, che nella maggior parte dei casi
non si merita il mio interesse.
So per
esperienza che affezionarsi a qualcosa vuol dire soffrire, e rimanere sempre
amaramente delusi.
Le cose
belle non durano per sempre, quindi prima o poi si finisce amareggiati.
Quella
dell’amare, è una partita persa fin da principio; ti porta via tempo, spazio e
fiducia.
Ed io
odio perdere.
Per
questo so che la semplice equazione è: affetto=sconfitta.
L’ho
sempre pensato. Nel momento in cui ti innamori, in qualsiasi maniera, di
qualcosa, hai perso il gioco.
Per
questo l’unica soluzione sta nell’essere distaccati, freddi e assolutamente non
inclini agli approcci umani… e quando arriva il momento in cui non sai più come
resistere alla solitudine, basta imparare a vivere con sé stessi.
Io non ho
mai avuto problemi con me stesso; sono sempre stato una persona onesta, che ha
compiuto anche grandi imprese, per di più.
E alla
luce di questo, posso affermare che la solitudine è l’amica migliore che si
possa cercare.
Sono
cinico?
Può
darsi.
Ma questo
non cambia i fatti.
L’Amore è
il sentimento degli allocchi. Degli ingenui e degli stupidi.
E posso
scommettere che L non si farà ingannare, da una cosa come questa.-
******************************** [dal
diario personale di L]
“Ryuzaki…?”
“Si,
Light-kun?”
Due
ragazzi. Due opposti.
Due
ragazzi un po’ troppo cresciuti, in corpi troppo piccoli per ospitare anime e
pensieri tanto grandi.
Due
opposti che tentavano disperatamente di dividersi, finendo sempre per attrarsi.
Due
persone che si dichiaravano ‘amici’, cercando disperatamente di vincere la
battaglia che stavano lottando a furia di sguardi.
Due
individui che sapevano tutto dell’altro, tranne l’essenziale.
Semplicemente,
due esseri umani, che di umano non avevano molto oltre alle sembianze, e che
cercavano di convivere l’uno con l’altro, scontrandosi sempre con la loro
diversità.
Fatto
positivo o negativo?
Difficile
dirlo.
Fatto
sta che loro erano così.
Erano in
uno dei tanti perfetti salotti della Costruzione dove abitavano.
Era sera,
una luce soffusa e calda illuminava flebilmente la sala, ed erano soli, uno
accanto all’altro, in silenzio.
Uno dei
molti silenzi imbarazzanti, quando le parole erano perfettamente inutili.
Una sorta
di astio che sprizzava dai due.
E una
lunga catena in metallo, che li legava per i polsi.
Da una
parte, un ragazzo magro e dal portamento sgraziato, con un viso scarno, la
pelle chiara tipicamente giapponese, incorniciata da lunghi ciuffi di capelli
corvini e messa in risalto da occhi neri come la pece, così grandi e scrutatori
da conferirgli un’aria occidentale.
Il suo
nome era Ryuzaki.
O per
meglio dire… L.
Ed era il
più grande investigatore della terra.
Dall’altra,
un ragazzo slanciato e muscoloso, dalla portatura elegante, volto serio e
asciutto, capelli lisci di un biondo scuro, e sottili occhi a fessura, di un
nocciola chiaro, penetranti e temibili.
Il suo
nome era Light Yagami.
O per meglio
dire…Kira.
Ed era il
Giustiziere e il Dio del Nuovo Mondo.
O almeno,
così la pensava lui.
Ma per
ora, erano semplicemente Light e Ryuzaki, che passavano una tranquilla serata
in solitudine (se la convivenza forzata si poteva chiamare solitudine).
Loro due
non avevano mai affrontato discorsi seri, oltre al caso Kira.
Mai una
volta che si fossero aperti l’uno all’altro, nonostante le numerose occasioni.
Non che
non volessero… desideravano farlo, a modo loro, ma avevano paura di commettere
qualche errore di percorso, di rovinare tutto per colpa di poca stupida
confidenza.
Il loro
era un rapporto troppo delicato da affrontare.
Erano
decisamente troppo dissimili per andare d’accordo, eppure in alcuni momenti
sentivano di provare una sorta di sentimento positivo nei riguardi dell’altro.
Amicizia, amore, chi lo sa…
Non ci
avevano mai pensato.
Tutto era
sempre rimasto in sospeso, grigio, in bilico.
Era più
facile restare a guardare che preoccuparsi di un qualcosa che era sicuramente
sbagliato.
Dopotutto,
l’amicizia tra L e Kira non poteva esistere.
Quella
sera, però, Light si sentiva strano. Erano giorni che era uscito dalla cella,
giorni che era legato a Ryuzaki… e giorni in cui si sentiva estremamente
diverso. Era cambiato.
Ora, non
trovava più sbagliato domandarsi qualcosa riguardante l’amico, che non
c’entrasse con morti, crimini, indagini e accuse.
E in
fondo, che male poteva mai esserci in una innocua domanda?
“Ryuzaki…
sei mai stato innamorato?”
Il moro
fece un sobbalzo, rannicchiato in quella assurda posizione che tanto amava,
sull’angolino del divanetto beige.
Strana
domanda, da fare.
Senza
logica, senza senso.
Perché a
lui, una cosa del genere, non doveva interessare affatto.
“Non vedo
perché la cosa ti interessi, Light-kun.”
L’altro
sbuffò. La conversazione con L era semplicemente impossibile, si bloccava ad un
punto morto ogni qualvolta non si parlasse del caso Kira.
Perché lo
sapeva bene, lui…
Ryuzaki
lo considerava certamente Kira.
Ma non
voleva accettare il fatto che lui non lo era. Non poteva esserlo!
Certo,
alcune volte si era ritrovato a pensare che sarebbe stato meglio uccidere la
feccia della società… ma erano solo supposizioni, non lo avrebbe mai fatto. Si
trattava di vite umane, non era affatto uno scherzo.
E ora
Ryuzaki non gli concedeva un minimo di fiducia, solo per quelle sue stupide
idee!
Come
poteva essere Kira? Lui?
“Era solo
una domanda, non aveva secondi fini.” mormorò seccato Light, affondando una
mano nel cestino sul tavolino davanti al divano, e prendendo una mela rossa.
La addentò
con voracità, sfogando tutta la rabbia per L sul frutto.
Era
inutile tentare un approccio con quello. Era evidente che lui non era
minimamente interessato a costruire una amicizia, ma soltanto a mandarlo iniquamente
alla forca.
Ryuzaki
lo guardò sospettoso.
Effettivamente,
che doppi fini poteva avere una domanda del genere?
**Fidarsi
è bene, Non fidarsi è meglio** sussurrò una vocina nella sua testa.
Già. E
visto che si trattava di Kira, non fidarsi era vitale.
Ma forse
per quella sera avrebbe allentato la presa…dopotutto, quel ragazzo non poteva
certo vivere pensando al trucco per estorcergli informazioni.
Soprattutto
chiedendogli cose così.
Sbuffò.
“Perdonami,
Light-kun. Il fatto è che non ho mai raccontato a nessuno nulla di me. E tu sei
anche un indiziato. Però se vuoi ti rispondo.”
L prese
il piattino con la abbondante fetta di torta, e cominciò a mangiarne grossi
bocconi con golosità, fregandosene del fatto che stava sporcando ovunque di
panna montata.
Il biondo
si fece più interessato, mantenendo uno sguardo offeso, ma con tutta
l’attenzione rivolta all’altro.
“Ho
un’idea ben precisa su cos’è l’Amore.
L’Amore in realtà non è altro che
una…”
deglutì sonoramente, fissando negli occhi Light “…
abissale perdita di tempo.”
I grandi
occhi neri rimasero fissi su quelli color nocciola.
Sicuri,
indifferenti e seri.
Le parole
gli erano uscite spontaneamente dalle labbra, quasi fossero cose quotidiane e
prive di significato, e non nascondessero alcuna nota di cinismo.
Yagami
rimase paralizzato.
Non aveva
mai immaginato che l’amico fosse così sprezzante e solo.
Perché
dopotutto, solo una persona essenzialmente sola poteva affermare che l’Amore
era una perdita di tempo. Oppure, una persona che aveva sofferto terribilmente
per amore…
La
seconda, però, era quasi sicuramente da scartare; non ce lo vedeva proprio lo
spietato L innamorarsi perdutamente e non venir corrisposto, o peggio ancora,
venire illuso da una ragazza qualunque.
Impossibile.
Light
deglutì, sistemandosi il colletto della camicia. “Spiegati meglio.”
“La
questione è molto semplice, Light-kun” iniziò Ryuzaki, pulendosi la bocca sporca di panna con la
manica della maglia bianca. “Le persone sono accecate da quello che chiamano
Amore. In realtà, questo sentimento non esiste; raramente la gente si innamora
incondizionatamente, e tutto il resto non può essere definito tale. Ma ci sono
i casi in cui si manifesta…Vedi…
Quando si inizia a legarsi a qualcosa o a qualcuno, si
ha già perso la partita. Tutta l’intelligenza, tutte le idee vanno in fumo,
nascoste da un sentimento che tanto prima o poi terminerà. La felicità non dura
per sempre. Si commettono errori madornali, si sbaglia e si perde tutto,
accecati da delle stupidaggini. Questo è l’Amore. E per rispondere alla tua
domanda, Light-kun…no, non sono mai stato innamorato. Per il semplice motivo
che tutte le volte che mi sono affezionato a qualcosa,ho finito per soffrirci
immensamente. Allora a cosa serve, l’amore? Se non serve a rendere felici, né
appagati… o solo per una desiderio effimero… allora è solo che una inutile
perdita di tempo.”
L
continuava a fissarlo negli occhi, incurante dell’effetto che gli facevano
quelle parole, esponendole come dei dati su un’indagine.
Dopotutto,
era quello che pensava realmente.
Ed era
più che certo sulla veridicità di quelle parole: nel 70% dei casi le persone
non erano veramente innamorate, e se invece lo fossero state, nel 96% dei casi
finivano amaramente delusi.
Erano
dati di fatto, uniti alla sua esperienza personale, che lo allontanavano da
qualsiasi rapporto umano.
Light lo
guardò sbigottito.
Non aveva
mai sentito un discorso così acido sull’Amore, e non pensava che una persona
aperta come Ryuzaki potesse essere così irrimediabilmente freddo e distaccato.
Però,
anche se non ricordava bene, anche lui un tempo era stato completamente
disinteressato a quel sentimento. Poi qualche settimana prima qualcosa era
cambiato e… era diverso.
Ora
desiderava l’amore.
O
l’amicizia.
Un tipo
qualsiasi d’affetto.
Quello di
Misa sinceramente non gli serviva a nulla; non dubitava sul fatto che fosse
vero e sentito ma, purtroppo per lei, non era minimamente ricambiato.
Raito
sospirò. Gli dispiaceva per l’amico.
Doveva
essere veramente solo.
“Io… io
non la penso come te, Ryuzaki.” disse.
“Ah no? E
come la pensi?” rispose il ragazzo dai capelli corvini accanto a lui, con una
vaga nota di sarcasmo, che delineava la sua indifferenza.
“Credo
che l’amore è indispensabile nella vita di un uomo, che una persona non può
avere la felicità se non si apre a questo tipo di sentimenti…non necessariamente
come l’amore tra marito e moglie, ma inteso anche come l’affetto fra fratelli o
amici. La felicità non ce la possiamo creare da soli, e, anche se effimera,
sicuramente dipende anche dagli altri… Se un uomo non è disposto ad aprirsi
all’affetto, non può neanche sperare di incontrare la felicità.”
L
socchiuse gli occhi, portando il cucchiaino ricolmo di dolce alle labbra.
Alzò
lievemente le spalle, con falso menefreghismo. “Non ho mai detto di sperare la
felicità.”
Tre
secondi dopo, Ryuzaki se ne pentì.
Wow. Lo
aveva detto.
Aveva
realmente confidato qualcosa, qualcosa di importante
.
A lui. A
Light.
A Kira.
Perché???
Che
stupido… Era così inutile commiserarsi agli altri. Per questo odiava parlare di
se.
Pensava
che raccontare le tristi vicende che aveva passato fosse equivalente al
commiserarsi, e non voleva fare questa parte…molto meglio starsene zitti.
Ma ora
era tardi.
Lui aveva
parlato, Light lo guardava sbigottito e sconsolato per lui.
E come
poteva non esserlo?
Il biondo
osservava Ryuzaki, con il suo sguardo malinconico e un po’ infantile, i lunghi
ciuffi di capelli neri che gli ricadevano disordinatamente davanti alla fronte,
che gli conferivano un’aria tremendamente bambinesca.
Gli
faceva tenerezza, così rannicchiato sull’angolino del divano, un pollice
appoggiato alle labbra, i grandi occhi scuri verso il basso, il piattino con la
torta ancora in bilico sopra le sue ginocchia.
Era
stranissimo pensare che quello potesse essere il più grande detective del
mondo.
E che in
più, era fondamentalmente infelice.
Lo
avrebbe volentieri abbracciato, anche solo per dargli un minimo di conforto,
per fargli capire di non essere solo, che c’era sempre lui a dargli una mano;
l’avrebbe fatto, davvero, se non avesse avuto tanta paura della sua reazione,
di come si sarebbero comportati dopo un approccio fisico.
Un
abbraccio…
Loro non
si erano mai abbracciati.
Il
massimo era stata una stretta di mano, o cazzotti e calci.
Ma mai
abbracci. Troppo intimi, troppo strani da affrontare… Soprattutto per loro due,
la cui amicizia non era neanche così sicura.
Non
sapevano niente l’uno dell’altro, forse non avevano nemmeno il diritto di
dichiararsi ‘amici’.
E poi,
Ryuzaki non provava affetto per nessuno, l’aveva anche detto…
Ma non era
stato proprio L a dirgli che lui era il suo primo amico?
Cos’era
lui? Cos’era Watari?
Pedine da
utilizzare per le sue ricerche, per i suoi scopi, per salvare il mondo… L non
considerava persone come esseri umani, con un cuore e un’anima, ma involucri
vuoti incapaci di amare.
Era
questo quindi, per Ryuzaki?
Una
nullità.
Uno dei
tanti involucri vuoti.
E Ryuzaki
cos’era, per lui??
Non lo
sapeva. Eppure era di più. Provava affetto nei suoi confronti, o qualcosa di
molto simile.
Eppure,
evidentemente, non veniva ricambiato…
Ora
sapeva cosa doveva provare Misa nell’amarlo; la perdita, la sconfitta più
totale, il disfacimento. Colpito e affondato. Dove guardare e non poter dire
nulla. Povera, povera Misa...
Avrebbe
tanto voluto che L non lo odiasse.
Sapeva di
venire odiato. Era ovvio. Se lo sentiva dentro, come una voce che gli
rimbombava nella testa, quella che forse chiamano coscienza, che gli faceva vedere qual’era la realtà dei fatti.
Ryuga lo
considerava Kira.
Lo
considerava un assassino, un criminale, un uomo indegno di questo nome, che si
meritava la morte.
Come
faceva a non odiarlo, se queste erano le sue idee?
Però
c’era un desiderio inspiegabile, che ogni tanto si faceva sentire nella sua
mente…
Avrebbe
tanto desiderato non farsi odiare da lui…
Ma L lo
odiava, i fatti erano quelli. Ed era impossibile cambiarli.
Light si
fece sfuggire un debole sospiro.
Il
massimo che riuscì a fare fu avvicinare una mano tremante a quella dell’altro,
con estrema lentezza e cautela, per poi sfiorargli le dita con quella che
sarebbe dovuta essere ‘dolcezza’, ma che sembrava solo il disperato tentativo
di consolare una persona quando si naviga nell’imbarazzo.
Ryuzaki
accennò un debole sorriso.
Aveva
apprezzato il gesto.
Se solo
quel gesto fosse stato un po’ di più…
Magari…non
so…un abbraccio?
No, era
chiedere troppo al rapporto che avevano. Un approccio fisico di quel tipo non
era nemmeno da contemplare. Come avrebbero reagito? Cosa avrebbero fatto dopo?
Sarebbero stati sempre gli stessi, con gli stessi atteggiamenti nei confronti
dell’altro? Dopo avrebbero avuto il coraggio di comportarsi duramente, quasi
meschinamente, come avevano fatto finora?
Miliardi
di domande gli si piazzarono in testa, lasciando il posto alla parte razionale
del suo cervello, mentre le dita sottili e calde del biondo sfioravano
impercettibilmente le proprie.
Era
meglio così.
Anzi,
forse era anche troppo. Gli amici di solito si comportavano così?
Non lo
sapeva…non aveva mai avuto altri amici, non aveva idea di come comportarsi.
Ma
apprezzò il goffo tentativo di approccio dell’altro.
Sfilò
lentamente la mano da sotto la sua, per prendere il cucchiaino traboccante di
torta e infilarselo in bocca.
“Non
dovresti prenderla così… negativamente. Sono sicuro che anche tu avrai dei
motivi di felicità…no?” sussurrò Yagami, togliendo velocemente la mano e
infilandosela in tasca, con finta indifferenza, arrossendo.
Ryuzaki
mandò giù un altro boccone di cibo.
“No, non
ne ho.” disse tranquillamente, senza una sola nota di rammarico nella voce.
Light
rimase in silenzio. Cosa poteva dire? Non poteva costruire un dialogo da solo,
e sicuramente non era capace di consolare o rassicurare uno come L. Non ne era
in grado.
Sarà
anche stato lo studente più bravo del Giappone, ma con quell’individuo era
pressoché impossibile parlare…e in questi termini, poi, si faceva anche più dura.
Però non
poteva neanche starsene zitto come un ebete.
Era o non
era il suo pseudo-amico?
“Ryuzaki…
tu non sei solo. Ci sono io, c’è Watari, …”
Ryuga
abbassò il capo, sorridendo, quasi amaramente. “Già, ci sei tu…”
Stavolta
non lo disse come una certezza…piuttosto come per ripeterlo a sé stesso.
Il punto
era che non c’era solo Light.
C’era
Light…e c’era Kira.
E questo
non poteva accettarlo. Andava contro ogni suo principio, contro la sua
razionalità, contro la sua logica. Voleva bene a Yagami Raito, finché rimaneva
nei panni del diciottenne affascinante e intelligente, futuro poliziotto; ma
quando entrava in quelli del pluriomicida a cui stava dando la caccia, al suo nemico, allora no.
Quello
non gli andava più bene.
Eppure,
avrebbe tanto voluto ricevere l’affetto del ragazzo…
Perché??
Per solitudine? Per frustrazione?
O
semplicemente voleva bene alla sua persona?
No!!! Era
semplicemente impossibile!!!
Lui non
provava affetto, non voleva bene, non poteva amare…e di sicuro non Kira!!!!
Ma quella
sensazione di vuoto allo stomaco, che lo prendeva ogni qual volta incrociava
gli occhi nocciola di Light-kun… cos’era?
Di sicuro
era qualcosa, e di sicuro non era odio.
E tutte
le volte che lo aveva visto abbracciato ad Amane Misa?
Cos’era
stato quel senso di delusione e rammarico? …forse…gelosia?
Ma era
assurdo!!!
Di tutte
le persone per cui avrebbe potuto provare un briciolo d’affetto, proprio a lui
voleva bene?? All’unica persona che probabilmente non se ne meritava neanche un
po’???
Era così.
Se avesse continuato su quel passo avrebbe perso la partita con Kira.
E questo
non poteva permetterselo.
Però…
Avrebbe
voluto che Light non lo odiasse.
Perché ne
era sicuro… lui lo odiava. Lo odiava per quello che gli aveva fatto passare,
perché lo reputava Kira, perché lo stava facendo impazzire con la sua pressione
psicologica.
Come
poteva non odiarlo??
Avrebbe
dovuto odiarlo anche lui…ma non ce la faceva. Lo sentiva, era sbagliato, ma
almeno un po’ gli voleva bene…
Scosse
debolmente la testa, come per ricacciare indietro quelle parole, che in realtà
erano solo i suoi pensieri…
I
pensieri di Ryuzaki, non di L…
Il vero L
non avrebbe mai parlato così. Si stava indebolendo, si stava facendo
abbindolare…
“Ryuzaki,
possibile che tu non provi affetto per nessuno? Proprio per nessuno?”
La voce
di Raito tremava impercettibilmente. Non era solo curiosità.
Era una
cosa che gli stava davvero a cuore. Nella quale c’entrava anche lui.
L’amico
alzò lo sguardo, che d’un tratto si era fatto inconsciamente più dolce, un po’
più buono.
I suoi
occhioni neri come la pece brillavano di una luce particolare, che gli
conferiva un’aria estremamente tenera.
“Bhe….”
fece con un filo di voce il ragazzo dai capelli neri “ Non proprio nessuno…”
Non
riuscì a completare la frase. Come faceva a dirglielo?
Sarebbe
stato solo usato da lui, per i suoi fini, e poi sarebbe stato ucciso. Questo
era il piano di Kira.
Per Light
quella risposta era troppo vaga, troppo insignificante; lui voleva una
certezza, e la voleva subito!! Voleva capire se la persona per cui provava
tutto quel sbagliato affetto lo ricambiasse almeno un po’.
Ma
Ryuzaki non era uno con i peli sulla lingua. Se l’avesse pensato, avrebbe detto
semplicemente ‘no’. Invece era rimasto vago…
Voleva
dirgli qualcosa?
Forse non
lo odiava proprio del tutto…
“…E
questo cosa significherebbe?”
La
forzata conversazione, irrequieta ma pacata e calma, si stava trasformando a
piccoli passi quasi in un litigio. Uno dei tanti. Ma per motivi ben più
importanti.
Anche L
se ne accorse. In un secondo scattò sulla difensiva, pronto ad attaccare con
una delle sue odiose frecciate di parole che più di tutte lo rendevano
minaccioso.
“Non
significa un bel nulla, Light-kun.” disse tranquillamente, ma con un tono
particolarmente duro.
“Sei
pregato di spiegarti un po’ meglio.”
“E perché
dovrei? Cosa ti interessa?”
“Mi
interessa invece! E lo sai!”
“No che
non lo so!!! Non vedo cosa ti dovrebbe importare!”
“Sono
anch’io coinvolto in tutta la gente che conosci, no? E non sei stato tu a dirmi
che ero tuo amico?”
“Si…”
“E allora
spiegati!”
“….”
“Posso
sapere almeno quello che mi riguarda???”
“Non sono
affari tuoi! Anche se c’entri come persona, ho tutto il diritto di tenermelo
per me!”
“E invece
no! Io lo voglio sapere!”
“Classico
atteggiamento presuntuoso da Kira…”
“Ancora
con questa storia?? Smettila!! Voglio solo sapere io in che categoria sono per
te! amico, nemico, …”
“…..”
“Parla,
cazzo!”
“Light-kun,
ora smet…!!!”
Il biondo
non lo lasciò finire.
Lo prese
per le spalle, buttandolo con violenza allo schienale del divano, facendo
tintinnare la lunga catena che li legava, bloccandogli le braccia… e zittendo
le sue urla spazientite con un bacio.
Lungo,
intenso, passionale.
…Il suo
primo bacio…
******CONTINUA******
Bene! Spero vi sia piaciuto il primo
capitolo… continuerà… a furia di scrivere questo, ho abbandonato “Love is a
strange feeling”, ma prima o poi porterò il continuo anche di quello…
Spero recensiate in tanti!!!
Di solito amo lasciare qualche
capitolo prima del bacio, ma…questa mi piaceva così.
Lo so, non è un gran che, l’ho
scritta soprattutto perché scrivere è l’unica cosa che mi distragga un po’ in
questo periodo… come ho già detto, però, c’è mooolta probabilità che faccia
schifo.
A voi l’ardua sentenza!!!
Ringrazio chi mi ha commentato
l’altra ff:
Adaralbion (*si inchina*)
Freija
Arderspuffy
Alexychan93
DarkSelene89Noemi (…*lancia baci*…)
aka_z
rukychan (ma noi ci eh my sweet
sweet sister? ^^)
Slepless (prima o poi dobbiamo
scriverne una a 4 mani, eh…^^)
nanalove
pucci_near
Tanti chu a tutti… Arigatou! >w<