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Autore: Kokato    16/05/2008    2 recensioni
-Avrai tempo. Molto, molto, molto tempo. Ma non altre occasioni. Nessun altra occasione-
Porge la gola. Vi fa scorrere l’indice con l’unghia appuntita a strisciare la vena, a recidere di taglio netto.
Qualche linea di bianco viene lasciata dietro il passaggio delle dita affilate, dove la pelle si assottiglia.
Ed il sangue è più vicino ad essere liberato.
Pulsa prigioniero, e si dibatte.
-Quindi fallo…-
CON RISPOSTE AI COMMENTI A "FOREST" E "MACELLAIO VESTITO A FESTA"!
Genere: Dark, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Envy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Father may I be shown

Fandom: Full metal alchemist
Personaggi: Edward Elric, Envy
Rating: arancione
Genere: Dark, drammatico, suspence
Avvertimenti: yaoi, linguaggio colorito.
Disclaimer: La trama e i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hiromu Arakawa che ne detiene tutti i diritti; questa Storia è stata quindi scritta senza alcuno scopo di lucro.
Tipologia: OneShot (4161 parole), song fic.
Note dell'Autrice:  mmmmhh.. è angst, vagamente nonsense. Cupa ed ossessiva.
Non mi viene da dire nient’altro XD
Giusto per dare veramente il senso profondo di quel che volevo dire con st’ obbrobrio.
Bene.. non ho altro da dire.
Buona lettura XD
Credits:La canzone l’ho scelta per la musica, non per le parole (come sempre faccio) perché ritengo che la musica si faccia con le note e non con verbo e complemento XD Fatto sta che appena l’ho sentita ho pensato subito “ENVY” e non ho resistito ad assoggettare anche il testo alle mie bieche mire XD il titolo è “Divide the hate” dei Submersed. Dato che la musica è fondamentale alla lettura, almeno secondo me, vi metto il link di un video dove c’è la canzone, su youtube, (http://it.youtube.com/watch?v=vmeX9F7SO7I ). Appicciatelu, mettetelo in un angolino (il video, se volete, ve lo guardate anche dopo) e leggete, se vi va.
*passo preso da “L’anello di Re Salomè” di Konrad Lorenz.

 



Father may be shown
The man I have inside
Be shown the way to swallow my pride


Padre potrei mostrare
l’uomo che è dentro di me
potrei mostrare il mio modo d’inghiottire l’ orgoglio


-Io ti odio-
Stringe la lingua tra i denti mentre lo dice.
La trancia, ne sega le sensibili papille con sfrigolio di carni.
Gli da le spalle, soprattutto.
-Comincerai ad essere monotono se continui a ripetermelo-
Non si è seduto, non ha mosso un passo in più di quelli che ha già fatto.
Nessuno l’ha invitato a farlo, e nonostante il galateo non sia una priorità tra persone che si odiano, ha preferito rimanere immobile.
Nessun passo.
Non uno in più, non uno in meno.
Perché lui l’odia… vero? Chissà da dove è venuto un dubbio così sciocco.
Lui se ne sta lì, una posizione non meglio identificata come comoda, non troppo poco dignitosa come l’esser sdraiato, non troppo impegnativa come lo stare in piedi. L’importante è che gli dia le spalle. Per il resto avrebbe anche potuto farsi una sega senza che nessuna scrupolo arrivasse a fermarlo.
Avrebbero avuto la porta sbarrata a doppia mandata.
-Sembri davvero un bambino-
-Sentitelo il piccoletto! Hai forse notato di star parlando con un essere ultracentenario?-
-Ehi aspetta… chi sarebbe il microbo tanto piccolo da non poter essere percepito da un sensore ultrapotente?-
Accenna un breve sorriso che gli increspa la fronte.
Sente il greve, penoso, dissacrante tono del suo sarcasmo decaduto.
E vorrebbe afferrarsi il collo, allora. E ruotarlo di centottanta gradi esatti.
Non uno in più, non uno in meno.
-E allora chi è il monotono eh?-
Il non poter vedere niente di lui è un dato di fatto, che deriva per forza di cose dall’impuntarsi a voler dare le spalle a qualcuno.
Niente di strano, niente di più di quanto ci si aspettava dalla sua presenza in quella stanza.
Semplice, logico, lineare. Imprescindibile come il suo odio. Come il suo comportamento sempre e in quel momento.
Ma percepì chiaramente lo spostamento d’aria. La sua presenza farsi più vicina, lo scrocchio di gambe ossute che si piegano.
Gli occhi preziosamente dorati puntati sulla schiena e non più sul capo.
Niente di più semplice, logico, lineare.
Non mancava molto perché rivolgesse le spalle al muro anziché a lui.
-Sembri davvero un bambino- ride.
-Non lo sono-
-Lo sembri comunque-
Il suo modo di parlare non cambia, non si adatta alle provocazioni infilate una dopo l’altra come fendenti di una spada arrugginita.
S’infrangono sulla schiena. Tiepide, pazienti. Bolle d’aria che sfiorano le spalle, accarezzano la pelle gelida. Morta.
Corrodono, sgretolano.
E vuole che smetta. Subito.
Che i polmoni non esalino più aria.
-Da bambino non ho avuto nemmeno il tempo di esalare un respiro.
Ma non fa differenza. Nessuna differenza. Se lo ridici ti spezzo quel bel collo e poi mi scopo il tuo cadavere,così avremo entrambi meno problemi-
Sputa saliva a cubetti gelidi sul pavimento. Avvita la fronte sul ginocchio, nascondendosi.
In quella sua posizione da contorsionista congelato. Scolpito nella sua stessa posa.
Testardo.
-Trovi eccitante una scopata tra cadaveri?-
Apostrofa ridendo. Lui ricambia, stizzito.
-Sarebbe comunque piacevole suppongo se la smettessi di sparare cazzate-
Non risponde. Evidentemente è ben convinto di quel che dice. E il modo migliore per placare i capricci di un bambino è ignorarlo.
Guarda l’ombra che parte da sotto il tuo sedere. Ormai è vicina. Troppo.
Al punto dell’essersi fusa con la sua.
-È meglio così… lui non è mai stato un buon padre… per la verità non è mai stato neanche un padre-
Constata piattamente, reclinando il capo su una mano, a sua volta appoggiato sul ginocchio, stuzzicando le ciocche bionde in modo lascivo. E sono parole già masticate, triturate sino allo spasmo, risputate in quella conversazione solamente perché non c’è niente che hanno bisogno di dirsi. Ma ad un bambino non si canta la ninna nanna?
Vuole controbattere, lo sta per fare, ma nota che l’ombra scorre sempre più sotto di lui.
Si ritrova a far scorrere il sedere sul freddo pavimento.
Non inconsciamente.
-Non posso considerarlo padre solo perché è lui che mi ha creato… no?- continua, sempre piattamente.
E porta i capelli abbandonati sul petto dietro le spalle con una sola mano, per poi lasciare che si posi sul pavimento retrostante.
I polpastrelli percepiscono già la sua presenza, imminente, increspandosi sulla punta dell’unghia.
-Questo è per caso un modo per dirmi ‘ti prego non odiarmi non è colpa mia se mio padre è un bastardo’?-
-Pensavo fosse un dato di fatto… veramente-
Apostrofa, ilare, scartando un altro centimetro della distanza che li divide.
La coda di capelli dondola ritmicamente sulle spalle nello spostamento, i lati della bocca s’alzano ben sapendo di non essere visti, mentre le dita puntellano man mano la superficie polverosa del pavimento di leggero soppiatto.
Lui non fa altro che rimanere immobile, constatando che se la situazione fosse stata nella norma lo avrebbe ucciso senza troppe cerimonie.
Non avrebbe accettato che se ne stesse li tranquillo a parlare di cose che poco gli interessavano.
Non avrebbe accettato di aver contatto con lui.
Di percepirlo.
Di toccarlo.
Di guardarlo.
No.
Se non con una mano stretta intorno al collo.

I tried
To lie
For the last time


Ho cercato
Di mentire
Per l’ultima volta


-Non-fa-differenza-
Dosare le parole, contarle e buttarle via dalla gola dando loro una ragion d’essere. Non è il suo forte.
Non può che rendersene dolorosamente conto soltanto adesso, spingere la fronte ancora più sul ginocchio fino a far conficcare uno nell’altra.
Fa male. Cazzo. Non potrebbe fare più male.
E fa più male perché non è stato abituato a sentire niente del genere.
Non è stato educato a sopportare niente che sia anche lontanamente simile.
Fanno male quelle dita sottili e pulsanti che s’aggrappano alle costole.
Alle clavicole. S'allungano le dita nere verso il volto nascosto.
E si piega ancora, ancora di più.
Guardando soltanto la sua ombra sotto le gambe. Baratro in cui cadere da un momento all’altro.
Che scorre. Che scorre.
-Uccidimi.. allora- lo dice dilatando le labbra, facendo scorgere la dentatura bianca appena sotto di esse.
Un sorriso allungato, da un angolo all’altro della bocca. Pronta a non sorridere più.
A mordere quindi con la velocità di fauci che non possono sorridere.
Che non possono far altro che mordere.
Sempre più velocemente, sempre più profondamente.
-Forza uccidimi! Non è proprio questo che vorresti fare eh?-
Ringrazia il fatto di non poterlo vedere, e lo fa con tutta la forza della sua anima copiata a stampo e riprodotta a sputo e olio di gomito.
Per fare poi cosa, davvero non l’ha mai capito. Niente che ne valga la pena esiste ne esisterà mai.
Ma non fa differenza. Si limita ad affondare di più il capo, piegare il collo retrattile e indenne, tenere la gamba immobile.
Non potrebbe farsi più schifo di quello che già si fa. Niente di più, niente di meno.
Perché avrebbe saputo bene come rispondere, senza nemmeno pensarci.
Non avrebbe potuto saperlo meglio.
-Mi prendi per culo?-
Si sentono le labbra strofinare sulle gengive.
Niente deve averlo divertito più del vederti in quelle condizioni.. in tutta la sua esistenza.
-E allora cos’è che vorresti da me.. eh?- anche il non riuscire a vederlo risulta inutile. Improvvisamente.
Il suo viso bianco, ovale e perfetto. Come guardare qualcosa con le palpebre aperte per forza.
Sembra essere ovunque e da nessuna parte, aleggiare come un ombra che non si decide ad attaccarsi al pavimento per capriccio.
La pelle più bianca, gli occhi assottigliati. E kami, vorrebbe che non lo facesse mai.. è un sacrilegio che lui stesso sa di non poter tollerare.
Affilati, pressanti sulle guance floride è così piene di sangue caldo al punto che potrebbe respingerle come contrarie delle proprie.
Immobili, massicce. Scarne. E c’è un'altra cosa che sa, ma che non vorrebbe sapere.
Oltre il fatto che la morte non lo aspetta domani, né il giorno dopo, né quello dopo ancora.
Oltre il sapere che se anche aguzza l’udito, anche se si piega fino al diventare un sfera di carne ed ossa, anche se cerca di percepirlo con tutto il suo scarto dell’essenza di un essere umano esistito in un tempo che non vorrà, né riuscirà mai a ricordare -Non sentirà mai nulla. Niente di niente. Tabula rasa-
Oltre il sapere che quegli occhi li ritiene troppo belli per vederli assottigliati.
Ma non fa differenza. Nessuna.
-Niente cazzo! Niente! Quante volte devo dirtelo?!-
-E t’aspetti che ti creda?- dice. Lo dice arrotando una ciocca di capelli, osservandola come fosse l’unica cosa al mondo, facendola ricadere sulle spalle in un rotolio armonioso di dita e capelli. Ripete la stessa operazione con una ciocca del lato destro. Tirando ancora di più i lati della bocca, concentrando ancor di più la vista e puntando con impegno le iridi come mirini di precisione.
E maledizione. Riesce a vederlo così distintamente, così dannatamente bene.
Al punto che sembra che basti allungare una mano. Un solo dito per sfiorarlo.
-Non sarei qui, altrimenti. Ti pare?-
Non è così che lui parla. Non è così che lui respira. Non è così che lui gli si rivolgerebbe. Non è così che reclinerebbe la testa dopo aver pronunciato una domanda così retorica, provocatoria –tirandola leggermente indietro per guardare dall’alto in basso colui con cui sta parlando. Non è certamente abituato a guardare dall’alto in basso le persone.. né nessun altra cosa-. Gravida già della sua risposta.
Lo sa, non sa nemmeno lui come, ma lo sa. In qualche modo può mettere insieme quei tasselli, suoi o non suoi, vecchi e nuovi, diretti ed indiretti, e arrivarci a tentoni imbarazzati e goffi. Sovrapporre rancore vecchio e nuovo e capire. Non è affatto difficile, è tutto a portata di mano.
Ed eppure non riesce a prenderne atto.
Continuerà a ripetersi che basta aspettare, che ha tutto il tempo per farlo.
Che se non c’è, non c’è, e che se anche c’è, se ne andrà così com’è venuto.
-Non saresti qui in nessuno dei due casi, piccoletto. Non c’entra quello che voglio io-
-Tu dici?-
-Si, cazzo. Te ne andrai, prima o poi. E se non lo farai ti costringerò a farlo-
Ride, piegandosi e tenendosi la testa, così pervasa da scatti inconsulti che il collo non ce la fa più a sostenerla.
Lo diverte come nessun altra cosa al mondo. Di quel divertimento così pullulante nel petto, che sale nella gola e agguanta la testa per non permetterle più di pensare, di fare un ragionamento umano. Di quel divertimento che gli uomini provano guardando la sofferenza altrui, come fuoco che divora altro fuoco.
Si sta dannatamente meglio, sapendo che c’è sempre di peggio, peggio che di noi stessi. Un'altra cosa a cui sente di potere arrivare, a tentoni lenti.
Ed è vomitevole il suo pensare continuamente agli essere umani, ad ogni modo.
A quel che pensano, a quel che fanno, a come si svolge la loro esistenza su quella feccia di mondo.
Sta perdendo tempo inutilmente –Non importa, ha talmente tanto tempo da poterne vendere bottiglie, scatole, giare intere-
Sta perdendo il suo senno –Non importa. Non ha mai avuto senno. Già il solo pensare di vendere il tempo è folle come per chi il senno non l’ha mai avuto-
Sta perdendo lui.
-È ammirevole. Davvero ammirevole- alza la testa.
Non l’avesse mai fatto. Cazzo.
-.. Che tu riesca ancora a mentire in modo così… divertente-
Guarda il suo viso, scava nel petto cercando un po’ di dignità. Un minimo, un rimasuglio, uno sputo di dignità.
Cazzo. Lo sta perdendo. Ed è la cosa più vomitevole. La più dolorosa del più lancinante dolore.
‘E rendersene conto è la cosa meno dignitosa abbia mai potuto fare’.
Cazzo. Sputa saliva a cubetti gelidi sul pavimento, ancora.
‘Perché non vorrebbe che accadesse mai’.



I cannot hide the state
Of my mind
I cannot free what's in me
It's hidden for all time


Non posso nascondere
ciò che è nella testa
non posso liberare quello che è dentro di me
è nascosto da troppo tempo


-Ed ora? Che farai?-
-Niente. Assolutamente niente-
‘Kami, quant’è divertente.’
-Non ci credo-
Ma non gira la testa, la mantiene ferma e aspetta. Aspetta paziente –lui non è stato mai, mai e poi mai paziente- aspetta come chiunque abbia l’eternità per farlo.
Il tempo non ha alcuna consistenza, in effetti. Ed eppure, lui, ne ha così tanto da sentirsi in diritto di poter opinare qualcosa in proposito, nonostante questo.
Il tempo è liquido. Non è né solido, non è gas, non è viscoso in nessuna maniera.
E non in base a nulla di troppo filosofico, o metaforico, che lo dice.
Soltanto a pelle, a polmoni, lo dice.
Sente che non aspetta altro che di affogarlo. Di scorrere sul suo letto di menti ferme e succubi, e di travolgerlo ancora.
Niente di troppo sofistico, o complicato. Niente che non potesse limitarsi a sentire sulla pelle o nel petto, in quel breve lasso di tempo in cui le sensazioni del mondo reale fanno presa su un qualunque appiglio del suo corpo. Prima di essere di nuovo riassorbite, e attutite, e dimenticate, e debellate come virus o batteri molesti.
Ed ecco, dannazione. È proprio questo il momento.
Il momento in cui non vorrebbe più tempo da sprecare.
Né per farci qualunque altra cosa.
-Eppure sono così vicino. Sono qui. A pochi passi. Basta allungare una mano-
Non mente. Non serve molto per capirlo, cazzo.
-Non sto mentendo. Sai? È tutto vero-
Ci vuole così poco che è anche inutile dirlo. Tutto quello che dice, è propriamente inutile.
Eppure ora, è così vicino che il calore sfiora la sua pelle delicatamente, la irrita, per poi essere respinto e ricominciare il giro.
Che gli occhi risultano così grandi da sembrare baratri –senza fondo, senza sporgenze-, in cui cadere da un momento all’altro -senza possibilità di ritorno-.
Che le labbra sembrano così disponibili ad aprirsi, ad essere toccate senza ritrarsi o scomparire nell’aria da un momento all'altro.
Così vicino che l’inganno risulta l’opzione più probabile.
Che tutto sia irraggiungibile.
E che tutto ciò che può avere è meno della metà di quel che gli sta lasciando credere.
Un insipido riflesso. Senza forma, senza fondo. Senza possibilità di ritorno.
-E allora, non approfitti?- Beffardo, ti fissa. Dannato bastardo. Reclina la testa. Mostra la gola bianca. Intatta.
-Avrai tempo. Molto, molto, molto tempo. Ma non altre occasioni. Nessun altra occasione-
Porge la gola. Vi fa scorrere l’indice con l’unghia appuntita a strisciare la vena, a recidere di taglio netto.
Qualche linea di bianco viene lasciata dietro il passaggio delle dita affilate, dove la pelle si assottiglia.
Ed il sangue è più vicino ad essere liberato.
Pulsa prigioniero, e si dibatte.
-Quindi fallo…-
Non sa come definirlo, in questo momento. È una di quelle bestie selvagge, allo stato brado –lupi, cani, leoni- tra cui si detta ancora la legge del più forte.
Dove se non azzanni verrai azzannato. Se non mordi con tutte le tue forze, verrai comunque ricambiato con la moneta che non hai mai speso.
Ma dove, eppure, a volte, l’orgoglio soppianta quel sibilante desiderio d’infilare i canini nel letto di sangue di una vena ben violacea e pulsante.
Di affondare i denti e sentire i fiotti incandescenti sbattere contro le gengive e guizzare sul palato. E c’è un senso di pena, ammirazione, di nuovo pena.
Come davanti quel lupo, che non può azzannare la gola dell’avversario inerme, tesa, e ancor più di fronte all’altro animale che conta proprio su questa sua reazione.
Un animale che affida la propria vita alla correttezza cavalleresca di un altro animale. *
Che porge la guancia, e non lo fa per ricevere un altro schiaffo, ma impedire che possa riceverlo.
Ma lui non lo sa. Semplicemente continuerà ad ignorare il fatto che lui è lì. Così come non lo sarà mai un'altra volta.
Né sa che non c’è niente, davvero niente di animalesco.
Tanto meno di cavalleresco.
Semplicemente continuerà a sputare imperterriti cubetti di ghiaccio dalla bocca senza respiro. Senza chiedersi perché la sua gola sia tesa, davanti a lui.
Né senza chiedersi se ci sarà mai un momento in cui rimpiangerà di non averci infilato i canini dentro.
Assaporando fiotti violenti contro le gengive.
-…Ora. Adesso. Non un secondo prima… non uno dopo.. -
Afferra l’occasione. Ora, adesso, mentre sta scorrendo nel tempo… per sola andata.
Mentre le parole vengono soffiate sulla sua bocca, così dannatamente vicine.
‘A portata di labbra’
-Sempre che uccidermi sia quello che davvero vuoi… Homunculus-
E dannazione. Vuole solo che stia zitto. Solo questo.
‘Voglio solo che stia zitto’
Pensa questo. Per quelle tedianti parole che non smettono mai di fluire.
‘Voglio solo che stia zitto’ pensa.
Divorando quelle cazzo di parole.
Direttamente dalla fonte.


Mother may be shown
The right I have to cry
Be shown the strength I have inside

I tried
To lie
For the last time

I cannot hide the state
Of my mind
I cannot free what's in me
It's hidden for all time


Madre potrei mostrare
il diritto che ho di piangere
posso mostrare la forza che è dentro di me
Ho cercato
Di mentire
Per l’ultima volta
Non posso nascondere
quel che è nella mia testa
non posso liberare ciò che è dentro di me
è nascosto da troppo tempo


-Aaaaah.. lo sapevo-
Ride.
-Cosa sapevi?-
Le sue labbra brillano un po’ più di prima, per le volte in cui ci passa sopra la lingua, avanti ed indietro. E non lo fa per cancellare il tuo passaggio.
È come se assaporasse un sapore curioso, mai sentito prima, e lo studiasse con attenzione. Troppa attenzione.
‘Tanto che non ne ha quasi più per te’
Poi si riavvicina, appoggia la fronte alla sua.
Non riesce a vedere null’altro che i suoi occhi, in quel modo.
-Che uccidermi non era quello che volevi-
Ride, giusto per non dare a vedere quanto si senta preso per il culo. Fin troppo.
I volti a contatto sobbalzano, entrambi. Il tremore della mandibola aperta gli scuote ogni singolo neurone del cervello.
-Certo che è quello che voglio, piccoletto. Non è questo il punto. Non è questo il cazzo di punto-
-E qual è il punto… allora?-
Non lo lascia rispondere. Tanto quel che dirà non saranno altro che parole già dette, e ridette.
E le sue labbra hanno bisogno di essere scaldate, perché già ritornano ad esser ghiaccio senza trattenere il calore, dopo pochi secondi.
Spinge con il ginocchio a terra, striscia dolorosamente, sovrasta la sua testa e fa combaciare le bocche come i pezzi di un gioco ad incastro.
Ed è così pressante, che quel calore -della pelle morbida, vellutata, ammorbidita dal sangue che vi scorre sotto- si dipana fin sotto il naso.
Accarezza i lobi delle orecchie, incombe sotto gli occhi e li stringe, e li rilascia, e li stringe, e li rilascia.
Avvolge la lingua –con la propria- la sfiora, e la rialza dal palato, senza movimenti bruschi, accarezzandola da sotto solo con la punta.
E la reazione che viene dopo se l’è figurata con fin troppa certezza.
Si sente afferrare da dietro il collo. Due dita che stringono i lati, il palmo che preme sulla nuca.
Le bocche che si scontrano a tal punto, una contro l’altra, che le tonsille sembrano quasi giungere a toccarsi.
Umido, violento, affamato. Quasi piovoso.
Gocce rotolanti di saliva che scendono lungo il collo.
Si stacca poi.
Lo guarda stuzzicandosi le guance arrossate, facendo sciogliere oro su oro –pupilla su iride a scontrarsi, e fondersi di un solo colpo-
Lenendo la lingua rimasta lesa durante lo scontro.
Perché cristo. Quello non poteva essere che uno scontro.
Il peggiore dei loro scontri.
Se ne leccherà le ferite per molto, molto tempo.
Fino alla fine dei suoi giorni.
-Aaaaah.. lo sapevo- ripete, spalancando la bocca.
-Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo-
Cantilena, tirando indietro la testa, leccandosi ancora gli angoli della bocca con dedizione.
Scatta poi in avanti. E si riferma. Fa aleggiare le sue labbra su quelle che ha davanti.
Come un velo, un pezzo di carta sottile, volubile, che segue la corrente e non riesce a posarsi a terra, sfiorano e s’avvicinano, e poi rimangono lì.
Ferme, come la più grande presa in giro mai vista, non portano a termine quel che promettono.
Che poi, in realtà, non sta promettendo proprio un bel nulla.
Niente più di quel sorriso troppo lungo ed un infinito inseguirsi di carni, pelli, calda e fredda, viva e morta.
Più del fatto che non ne resterà più niente, in poco meno di un attimo speso a ripensarci.
Neanche fini ceneri da soffiare nel vento e a cui far ascoltare l’ultima risata di trionfo.
Perciò non ci pensa.
Non comincerà adesso, a farlo.
-Non è questo il punto O’chibi San.. non è questo il punto-
Non si ritrae, per quanto sia tentato di farlo, pronuncia quel nomignolo quasi con dolcezza. Vomitevole, ma questo non gl’impedisce di guardarlo negli occhi mentre da il colpo di grazia alla faccenda. Non se ne dispiace, infondo era chiaro, palese. Esattamente come il fatto che non era mai cominciato niente.
Gli giace sulle ginocchia, ancora, abbandonato, sembrerebbe quasi alla sua mercé, completamente ed assolutamente nelle sue mani.
Non ci vuole molto a capirlo.
Inganno.
Lo stringe. Gli cinge la vita. Lo avvicina. Fissa il collo madido. V’immagina le sue labbra sopra, bramose.
Non esita a realizzare quel che, in quell’ultimo, fuggente momento, la sua mente è spinta a tracciare.
Mormora. Le parole che s’infrangono, s’accavallano in prossimità della giugulare.
-Ah davvero? E qual è il punto.. allora?-
Afferra una ciocca di quei splendenti, scintillanti, abbaglianti fili dorati. E sospira.
Sa perfettamente qual è il punto. Ha sempre saputo tutto, fin dal primo attimo.
E maledizione. È durato così poco. È durato ancora meno. Quel che della sua bestia è uscito dalla gabbia deve tornare alla sua prigionia.
A vivere –morire- l’eternità. Così racchiusa, imprigionata a sua volta in quell’attimo fuggente in cui mai meglio è riuscito a rendersene conto.
È morto.
Una seconda volta, ed ogni volta morirà allo stesso identico modo.
Eternità. Come solo un ciclo che si ripete uguale e contrario ogni suo singolo secondo.
E cazzo.
Questo si che fa vomitare.
Fanculo.
Un morto non ha bisogno di dignità.
Né di nessun altra cosa.
-Io non posso ucciderti…-

Lo ha preso in contropiede. Scatta all’indietro, prevede l’attacco e lo fa proprio.
Infila i canini nel letto di sangue della vena. Violacea e pulsante.
Affonda i denti.
Sente i fiotti incandescenti.
Sbattere contro le gengive e guizzare sul palato.
E c’è un senso di pena, di nuovo pena.
Nessuna ammirazione.
Nessuna dignità.
Non per un morto. Sussurra, sotto i fiotti di sangue gelido.
-Perché tu sei già morto… O’ chibi San-

Break me
Shape and make me
Give me strength that makes me me

Break me
Shape and make me
Give me strength that makes me me

Break me
Shape and make me
Break me
Shape and make me

I cannot hide the state
Of my mind
I cannot free what's in me


Distruggimi
Formami e costruiscimi
Dammi la forza che mi fa essere quel che sono
Distruggimi
Plasmami e dammi forma
Dammi la forza che mi fa essere quel che sono
Distruggimi
Plasmami e dammi forma
Distruggimi
Plasmami e dammi forma

Non posso nascondere
quel che è nella mia testa
non posso liberare ciò che è dentro di me


Si morde la lingua. La stringe tra i denti mente lo dice, stando ben attento a che non ne esca nuovo liquido.
La sua menzogna ha scosso l’aria, l’ha falciata, ha scosso tutto in un solo momento.
Come un contro incantesimo, dissolve l’illusione.
E ne ha costruita un'altra.
Uguale e contraria.
Lui non c’è più… lui ci sarà sempre –anche se ti ripeti che è l’ultima volta.. se preghi ogni volta, ogni sacrosanta volta che sia così-.
Lui è morto… lui non è davvero morto –non l’hai ucciso… quella volta. Non che per un frammento d’eternità-.
Lo vuole uccidere… non è davvero lui che vuole uccidere –lo stesso sangue non fa la stessa persona-.
Sospira. Un illusione senza bisogno di pazzia.
Questo è Edward Elric.
Un illusione che non svanirà mai, veramente.
E dio… non vorrebbe mai che lo facesse.
-Dannazione-
Mormora. Nonostante tutto fa male. Pensa.
Sfiora il vetro, rimasto sporcato da una piccola, piccolissima goccia.
Schizzata così velocemente perché ghiacciata, fuoriuscita come saetta.
Rossa… esita un attimo a rimuoverla da vicino alla cornice ottocentesca che circonda la sua figura.
Così pietosa. Allunga lo sguardo oltre… per non guardarsi –goccia di sangue sul collo livido di morte-
Sfiora il collo –ghiacciato- respira, seccato.
Una goccia di sangue, uno specchio, un riflesso colante di grumi schizzati .
Due goccie di sangue, due denti nel letto di una vena violacea.
La caccia è un qualcosa di così dannatamente.. animalesco.
Lascia ferite così profonde, così disordinate. Così sanguinanti.
Così lente da rimarginare.
Sospirà.
Si prepara già a donare un'altra parte della sua eternità.

It's hidden for all time
It's hidden for all time



è nascosto da troppo tempo
è nascosto da troppo tempo

 

RISPOSTE AI COMMENTI A “Forest -Alchemist's Rock the second-

ELYXYZ: Si in effetti è vero che abbiamo delle visioni diverse dei personaggi, ma penso che sia dovuto al fatto che io è un po’ come se vedessi il mondo da sotto una cappa nera e oscura XD mi sono fatta la casetta nel lato oscuro, ormai, così, se anche scrivo qualcosa di lontanamente diverso, lo faccio solamente per sarcasmo! Va buo.. comunque sia apprezzo entrambe le visioni, dato che in fondo Ed resta Ed e Roy resta Roy (nel tuo caso di sicuro, nel mio lo spero, dato che apprezzo poco l’ooc) e li amo in ogni caso *_* grazie tantissimo per il commento! Baci

_ALE2_: *Arrossisce* Sono contenta che ti sia piaciuta così tanto, insomma, creare soddisfazione è proprio una gran bella cosa! XD però mi dispiace che nessuno apprezzi il povero Envy *spupazza in modo indecente* perché nessuno lo ama? §_§ spero comunque che tu possa apprezzare anche quest’altra, nonostante i personaggi. Thanks! Baci

CHIBIMAYU: Oh.. ma allora ci sembra pazzo O_O che poi, alla fin fine, la pazzia di Ed è diventata di Roy XD ma che caspita di sogni faccio fare a quel poveretto?! Però mi pare strano che possa essere definita reale, insomma, ho cercato di farla più sognante e meno reale possibile U.U insomma, non era nelle mie intenzioni U.U grazie del commento, baci.

 

RISPOSTE AI COMMENTI A “Macellaio vestito a festa

SETSUKA: Ma ehi?! Possibile che tu ti fidi così poco di me?! *piange* perché pensi sempre che vado a mettere Elricest anche quando non l’ho segnalato (oddio.. per me in assoluto Al ama Ed in ogni fanfic che ho scritto e scriverò, per Ed la situazione cambia a seconda di come mi gira! XD) ma se dico che è una RoyEd così si fa! Oh.. ecchecavolo XD Va buo, hai sbagliato tutta l’interpretazione su tutta la linea ma va be, in fondo più rimane avvolta dal mistero e meglio è no? XD grazie del comment, baci

ELYXYZ: Grazie del commento! *_* comunque dici che è nonsense? In realtà il senso ce l’avrebbe anche, ma è molto meglio che rimanga nell’ombra no? XD baci

ALCHEMIST FAN: Lieta che tu non mi creda arida, ma un bel baratro nero, profondo, senza ritorno, dentro di me ce l’ho! XD e se ci cadi dentro di sicuro non ritorni più U.U il problema è quando ne esce fuori qualche cosa dove va a finire poi -_- va buo, parole criptiche XD grazie del commento.

MEMESI06: Wow, te l’ha addirittura consigliata *ri- arrossisce* e comunque ci credo che ho fatto bene, dagli sguardi strani hce mi rivolgevano in classe mentre la scrivevo presumo che se avessi avuto un altro modo di sfogare la rabbia qualcuno avrebbe potuto rimanerci secco U.U

Grazie del commento! Baci

Ice90: Waaaa.. vieni a parlare a me di pigrizia? Io sono pure quella tipologia di pigra che ha pure la faccia di essere fiera di esserlo, a volte U.U

Quando decido che non so che dire chi cavolo mi smuove a me? -_- però devo dire che mi sono scoperta una commentatrice fantasiosa, la butto talmente tanto in caciara che alla fine qualche riga di commento mi esce sempre! XD baci e grazie

BIANFRE: Ho capito la prima parte, un pochino… ma “a buso” che vuol dire? U.u perdona l’ignoranza! Mi traduci un po’ il tutto XD baci e grazie

_ALE2_: Uh che bello, non l’ha colta nessuno? Devo ritenerla una cosa buona? Devo spiegarla? XD sono presa da un strano sentimento di “io so, e non posso dirlo” XD ma l’importante è che ti sia piaciuta! XD baci

CHIBISIMO:Tu! Ti ordino di convertirti al RoyEd immediatamente! SUBITO! *ehm ehm* *si ricompone* va buo.. se non ti è piaciuta mi arrangio *cerchietti sul pavimento* baci! XD

BE MINE: Si che l’ho compreso lo sforzo *fa pat pat* anche perché credo che sia ancora più difficile commentare qualcosa che non è chiaro (o almeno io non mi ci sono impegnata granchè a renderla chiara U.U) in ogni caso io mi accontento anche del “bella continua” U.U sono talmente vanagloriosa che mi accontento pure di una parola.. anche se i commenti articolati sono sempre meglio! XD baci

CHIBIMAYU: Ehi, ma perché non l’ha capito nessunoooo! *ueeee* Io lo volevo che si capisse chi parla §_§ va buo.. uffa.. sono troppo egocentrica ancora per uscire dal problema.. sono anni che scrivo e mi dicono che non si capisce chi parla.. ma uffa! Va buo *fine dello sclero* grazie del commento! XD I love you.. bye

   
 
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