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Autore: Norgor    21/12/2013    6 recensioni
« Ma allora bruci davvero, ragazza in fiamme » sussurrò flebilmente, lasciando che il suo respiro caldo e delicato la circondasse in un alone profumato. Lei sgranò gli occhi e sussultò di desiderio. Nessuno le aveva mai fatto provare tutte quelle emozioni. E come faceva a riuscirci un egocentrico che conosceva da neanche cinque minuti?
« Attento a non rimanere scottato, allora » rispose senza convinzione, senza muoversi di un passo e senza distogliere lo sguardo dal suo torace perfetto.

Finnick e Katniss. E una zolletta di zucchero.
Everdair | One shot | 900 parole | Rating verde.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imbarazzo.

 

 

Inadeguatezza con un fastidioso blocco intestinale.
 
Queste furono le sensazioni di Katniss quando per la prima volta ebbe l’onore di trovarsi faccia a faccia con il bel Finnick Odair. La sua vicinanza e quella sua aria strafottente la mettevano sempre a disagio, costringendola a puntare lo sguardo verso il basso in un silenzio forzato e intimidito.
  Ovviamente aveva già sentito parlare molto di lui, e fin da subito lo aveva etichettato come un giovane in cerca di attenzioni, con la consueta sensazione di onnipotenza a circondarlo in un alone di fama e di gloria. In quel momento non sembrava per niente imbarazzato, mentre stendeva a torso nudo, indossando solamente una sottile reticella da pesca attorno al ventre abbronzato. Il solito sorriso fin troppo tirato faceva capolino dalle sue labbra, in quello che presumibilmente voleva essere un atteggiamento cordiale e ben disposto.
  « Ciao, Katniss » la salutò con cipiglio accattivante, aggrottando la fronte e sollevando le sopracciglia. Katniss si sentì improvvisamente avvampare, e un flebile colorito rossastro prese a tingerle lievemente le guance. Fino all’ultimo aveva sperato che non le rivolgesse la parola, che semplicemente le accennasse un’occhiata e subito distogliesse lo sguardo magnetico. Di tutto avrebbe potuto aspettarsi, tranne che le si avvicinasse e prendesse a parlarle come se fossero dei buoni, vecchi amici. La cosa le dava abbastanza fastidio, anche perché lei con le parole non era mai stata brava.
  « Ciao Finnick » rispose, premurandosi di non alzare il capo. La sua treccia scura, più rigida e pettinata del solito, le solleticava la guancia destra e le pendeva fino al fianco, adagiandosi sull’abito scuro. Riusciva a sentire lo sguardo di lui trapassarla da tutte le parti, esplorarla centimetro per centimetro. Perché rimaneva immobile? Perché non riusciva a sostenere i suoi occhi verdemare? Aveva timore? Paura? No, quello no. Ciò che sentiva dentro di sé era solamente puro imbarazzo, una timidezza anomala per lei, che mai aveva provato fino a quel momento. Cosa le stava succedendo?
 
« Vuoi una zolletta? » chiese lui gentilmente, aprendo il palmo della mano delicata. Katniss finalmente ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, ma non avrebbe potuto commettere errore più grave. I lineamenti del suo viso erano nitidi e distinti, gli zigomi ben sporgenti e la mascella abbastanza pronunciata. Il colore ambrato dei suoi capelli donava lucentezza alla sua pelle abbronzata e pareva risaltare i suoi occhi verdemare. Era proprio un angelo. Un angelo terribile, ma bellissimo.
  Katniss era immobile, indecisa, impaurita. Per la prima volta non sapeva cosa fare, non sapeva come comportarsi. Perché riusciva a mandarla fuori di testa? Finnick aveva ancora un enorme sorriso dipinto in viso e le sue dita robuste reggevano ancora il cubetto di zucchero in un’attesa trepidante. Lei si morse il labbro cercando di formulare un pensiero razionale.
  « Sì, perché no? » fece infine disinvolta, mentre il suo volto si arrossiva di un ulteriore tonalità scarlatta. Quando le loro mani si sfiorarono in un impercettibile fruscio, una scarica elettrica parve percorrere il suo corpo da capo a piedi in una sensazione inebriante. Ciò che provava in quel momento non era affatto la sicurezza o la protezione che riusciva a donarle Peeta, non era affatto la passione o la violenza che ogni volta le regalava Gale, no. Era calore. Puro e semplice. E da quel contatto si accorse che loro due erano uguali, come due vecchi ceppi di legno che sfregati insieme davano origine ad una scintilla.
  « Grazie » aggiunse dopo qualche secondo, mentre lentamente cercava di dare un senso a quello che stava succedendo. Finnick Odair, sul serio? Nel momento in cui le loro iridi si incontrarono in un’esplosione bruciante, Katniss comprese che non poteva esserci altra soluzione, altra via di fuga. Il suo compagno di distretto che stava a pochi metri da loro pareva insignificante in quel momento, come un intralcio, qualcosa che poteva frapporsi fra lei e il ragazzo che le stava davanti. Come un ricordo spazzato via da un’onda troppo forte.
 
« Di niente » replicò lui, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte. Entrambi non smettevano di fissarsi avidamente, consapevoli di essere al centro dell’attenzione. Katniss avrebbe voluto urlare, accasciarsi a terra, fermare il bombardamento di emozioni che la stavano investendo in quel momento.
  Finnick, invece, con fare persuasivo le scostò la lunga treccia da una spalla all’altra, in un movimento lento e tremante, mentre il suo sguardo si dipingeva di stupore e ammirazione. Katniss rabbrividì e serrò gli arti.
  « Ma allora bruci davvero, ragazza in fiamme » sussurrò flebilmente, lasciando che il suo respiro caldo e delicato la circondasse in un alone profumato. Lei sgranò gli occhi e sussultò di desiderio. Nessuno le aveva mai fatto provare tutte quelle emozioni. E come faceva a riuscirci un egocentrico che conosceva da neanche cinque minuti?
  « Attento a non rimanere scottato, allora » rispose senza convinzione, senza muoversi di un passo e senza distogliere lo sguardo dal suo torace perfetto. Tutto quanto di quella situazione le sembrava estraneo, impossibile. Come era arrivata ad un punto del genere? Perché provava tutti quei sentimenti?
  Quando i suoi occhi incontrarono quelli confusi di Peeta, la sua mente parve riacquistare un manto di lucidità. Evitando di guardare Finnick, Katniss interruppe il loro contatto e si allontanò da lui in uno strascichio indistinto.
  Però riuscì a sentirlo. Nel silenzio tombale che regnava in sala, riuscì a sentire perfettamente il sussurro che echeggiò nell’aria, stabilendosi nel suo cervello come un marchio indelebile.
  « Troppo tardi ».












 
Tana di Norgor.
Bentrovati, cari lettori. 

Prima che mi tiriate addosso qualsiasi cosa, vorrei dire che questa roba è uscita solamente per fare un piacere a Tecla__
a cui dedico il capitolo e spero a questo punto che non mi uccida perché è uscito qualcosa di osceno.
Bao.

Katniss e Finnick, gente!
Non so che altro dire, quindi spero che non mi odierete dopo questa cosa e vi auguro un Buon Natale nel caso in cui non pubblichi niente fino al 25.

Recensite, se avete il coraggio.
Baci.
Norgor.
   
 
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