Libri > I Regni di Nashira
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Autore: Shora    21/12/2013    8 recensioni
Questa one-shot è la morte di Saiph (il mio eroe) vista dal punto di vista di Talitha... mi sono smpre chiesta come l'avesse vissuta e mi è cresciuta un'ideuccia, Spero vi piaccia! XD La fic si riferisce al terzo libro, "il Sacrificio"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’inevitabile:

Mi feci largo a spallate tra la folla, che si accalcava sempre di più intorno al piccolo palco di legno. Melkise però mi afferrò per un braccio, frenando la mia corsa. Mi voltai con il volto contorto in una smorfia di rabbia. Mi strattonai, liberandomi e continuando la mia corsa verso la pedana dove quella stupida esecuzione avrebbe avuto luogo. Non sarebbe accaduto oggi, no. Tu non saresti morto, avevamo un sacco di progetti in mente, non potevi andartene senza averne fatto alcuno. Mi sentii chiamare ma non mi voltai, nessuno mi avrebbe fermato prima di averti salvato. Melkise mi afferrò nuovamente questa volta la sua presa, attorno al mio polso, era più forte e non mi sarei riuscita a liberare facilmente. Cercai in tutti i modi di tirare fuori il mio polso dalla morsa ferrea dalla sua mano. Lui mi portò a sé capendo le mie intenzioni e mi mise l’altra mano sulla bocca. Poi ti vidi, in mezzo a quel muro di folla. Vidi il tuo volto smunto e triste ma anche pieno di coraggio per quello che stavi per fare. Eri in ginocchio aspettando l’inevitabile, il rosso mi sussurrò qualcosa all’orecchio, ma non capì, persa com’ero nelle mie riflessioni. Mio padre era seduto sul suo imponente scranno, pronto per guardare la tua fine in prima fila. I suoi occhi piccoli e maligni ti scrutavano con un leggero tocco sadico. Poi capì. Non sarebbe stato il boia a darti la pace ma lui… quell’essere che avevo avuto il coraggio di chiamare “papà” per molti anni. Lo vidi alzarsi e afferrare la spada del boia. A quel punto tu ti rivolgi alla folla dicendo che la tua morte non servirà a nulla, che Talaria germoglierà di nuovo… Saiph che ti è successo? Sei impazzito? Perché non ti ribelli? Perché non cerchi di scappare? Megassa si avvicina, corri! Ma tu non lo fai e rimani lì, perché? Mio padre alza la spada che fa un tremendo rumore metallico, la solleva con non curanza e la affonda nel tuo petto. La lama trapassa la tua carne come se fosse aria…la tua bocca si apre come per urlare al cielo tutto il tuo dolore ma non una fiato esce dalle tue labbra. Improvvisamente sentì qualcosa rompersi in mille pezzi dentro di me. Qualsiasi cosa fosse si era fracassa, distrutta e solo tu avresti potuto rimetterla insieme ma ora come ora era impossibile. Mio padre mise una mano nel tuo petto, frugando furiosamente e quando vidi il tuo cuore tra le sue mani la nausea mi avvolse, fece rotolare il tuo corpo al limite del palco e poi gettò il tuo cuore a terra. Urlò qualcosa che non capì poiché insieme a lui gridai anche io. Ma il mio urlo era disperato e rabbioso al confronto con il suo che era colmo di orgoglio. Mi scorse e sul volto mi parve di vedere un ghigno. Capì al volo. Mi volevi dire che quello era solo l’antipasto del dolore che avrei provato nel nostro scontro, alla fine. Ma ti dico una cosa padre, hai vinto solo una battaglia, dolorosa è vero, ma non hai vinto la guerra e ti prometto che non sarò io a perire ma tu. Questo fu l’ultima cosa che pensai prima di cadere nel baratro della disperazione.
 
  
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