Serie TV > I pilastri della terra
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Autore: vivix    21/12/2013    1 recensioni
Non avendo ancora deciso quale sarà il titolo della storia, per ora ho inserito quello del film a cui si ispira. Ci troviamo a Kingsbridge, dopo il primo attacco di William, Tom è morto, Jack è diventato un monaco ma Aliena ha ancora la sua fiornete attività e non si è sposata con Alfred. In questo contesto arriverà una forestiera che attirerà l'attenzione dei cittadini, in particolare di Richard...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo voglio
 
Quando iniziò a farsi buio, svegliò James e lo riaccompagnò a casa, poi si diresse verso la bottega. Grazie a una torcia lì vicino, notò che la porta era accostata, perciò aumentò il passo. Era davvero strano: i proprietari non la lasciavano mai così…
Spalancò la porta e si precipitò all’interno, ma ciò che vide la fece pietrificare. Aliena era stretta contro la parete da Jack, e pareva che l’uno volesse fondersi all’altro, tanto erano passionali i loro baci. Quando sentirono la porta aprirsi, si voltarono: avevano i visi eccitati e le bocce rosse.
Beatrice cercò di ritrovare la voce, ma sembrava completamente scomparsa, così alla fine, semplicemente, fece marcia indietro e si richiuse la porta alle spalle.
Oh Dio…, pensò sgomenta.
Non la disturbava il fatto di aver appena beccato un monaco mentre infrangeva il proprio giuramento di castità, quanto piuttosto, il fatto d’averlo trovato mentre baciava appassionatamente la sua ospite. Era imbarazzatissima, nemmeno fosse stata lei ad essere sorpresa.
Si diresse verso la porta di casa. Per fortuna, questa era chiusa, e prendere le chiavi fu un sollievo. Salì al piano di sopra: Aliena le aveva assegnato di nuovo la camera del fratello. Ma anche appena varcata quella soglia, si fermò per la sorpresa: la stanza non era vuota.
-Oh.Ciao.- esclamò, ma vedendo che l’altro non muoveva un muscolo, si affrettò a scusarsi. –Mi dispiace, non sapevo che fossi tornato.-
Richard era nella piccola stanza, impegnato con i lacci dei gambali e la guardava come se non l’avesse mai vista. S’alzò, sbatté le palpebre. –No, figurati. S…sono arrivato da poco.- abbassò di nuovo le palpebre e fece un passo verso di lei. –Perché sei vestita così?-
Lo fissò confusa, poi capì: indossava ancora il vestito di Aliena. E lui non l’aveva mai vista con qualcosa di femminile. Si sentì arrossire e tardò a rispondere, così l’altro prese di nuovo la parola. –Se è per quello che dissi, mi dispiace. Non lo pensavo sul serio: ero preoccupato e stanco, avevo avuto paura di perderti e tu eri anche ferita…-
Capendo che si stava riferendo alla litigata, lo fermò alzando una mano.  -No,no, non è per quello.- in verità, dopo essere stata rapita da William, non ci aveva neanche pensato più molto e comunque, dopo le violenze subite, non le pareva nemmeno più questa gran cosa. Non era stato per quello che aveva chiesto ad Aliena di prestarle qualche vestito, quanto piuttosto perché le era sembrato che la colpa venisse tutta da lì. Era per quello che era stata costretta a lasciare il villaggio e per quello che William l’aveva rapita. Ma il priore le aveva fatto vedere la situazione da un altro punto di vista.  -E’ stata… solo una prova.- mentì -Ero venuta su per cambiarmi.-
Il soldato aggrottò la fronte, dubbioso. –Sei sicura?-
-Sì. Volevo soltanto vedere come stavo.-
Sembrò tranquillizzarsi un po’. –E..?-
Sollevò un angolo della bocca. –Meglio le braghe.-
A questo punto, l’armigero ridacchiò e le strizzò l’occhio, rasserenato. –Secondo me stai benissimo.- fece per uscire, ma lo fermò. –No, non andartene.- per istinto, gli aveva poggiato le mani sul torace e quando se ne accorse, le ritrasse subito. –E’ la tua stanza.- spiegò –E a me non era urgente.-
-D’accordo.- rispose, abbassando lo sguardo sulle cinghie di un bracciale, come per nascondere il viso. –In realtà, stavo per venire da te, ma poi c’è stato…- ebbe un attimo d’esitazione -un contrattempo.-
La ragazza si sentì arrossire di nuovo, perciò abbassò la testa. –Sì, credo d’averlo trovato anch’io.-
L’altro alzò le sopracciglia. –Hai incontrato Aliena e Jack?-
–Ehm…- dondolò il capo. -Più che incontrati, li ho… visti per un istante.-
Il Guerriero sembrò capire, perché sorrise. Un sorriso genuino, di come non ne vedeva da tanto tempo e il suo cuore perse un battito.
-Bé, è comprensibile.- commentò il moro, prima di dedicarsi ai lacci del secondo bracciale.
Bea sorrise a sua volta. L’allegria di Richard l’aveva contagiata. –Insomma.- disse –A me non importa se Jack infrange il suo voto, ma non credo che “comprensibile” sia proprio la parola giusta.-
Il moro la guardò di nuovo, sprizzava gioia da ogni poro. –Ma è proprio questo il punto!Jack non sta infrangendo niente. Philip è andato da lui dicendo che il patto era saltato e che poteva restare a Kingsbridge anche se sposava Aliena. Non è fantastico?Chissà cosa gli ha fatto cambiare idea…-
-Già.- rispose, ma con la mente era tornata alla conversazione al lago.
-Potresti aiutarmi un attimo?Sono una frana con la mano sinistra.-
Si riscosse; era rimasta soprapensiero per alcuni secondi. Il Guerriero le stava indicando le cinghie del bracciale destro. Sorrise. –Un Cavaliere come te, che ancora non sa levarsi l’armatura da solo?- lo prese in giro mentre scioglieva il nodo.
L’altro le fece una linguaccia. –Sai com’è. Di solito ho lo scudiero.-
Fece un sospiro teatrale mentre passava ai fianchi. –Ah, la gente viziata.-
Lo sentì ridacchiare, poi scese il silenzio.
Fu il ragazzo a romperlo.  –Sai,- disse –si sposeranno.-
Ci mise un istante  a capire che si riferiva al monaco e alla mercante. –Mi fa piacere. E’ quello che volevano.-
-Sì.- le rispose, ma era come se ci fosse dell’altro.
Scese nuovamente il silenzio. Bea cercava di sbrigarsi ma le mani erano diventate improvvisamente impacciate. Alla fine ci riuscì. –Fatto.- annunciò. Aiutò il soldato a levare la corazza, poi fece per andarsene, ma l’altro l’afferrò per il polso.
-Perché non mi hai detto della condizione di Philip?-
Sentì la gola seccarsi all’istante. –Come fai a sapere dell’accordo?-
-Me l’ha detto dopo che eri scomparsa.- la fece voltare piano. –Bea,- le strinse le braccia. -io devo saperlo.- la voce gli tremava leggermente.
-Io…non volevo che ti sentissi obbligato.- confessò d’un fiato, gli occhi fissi sul pavimento di legno.
–Obbligato?- l’armigero pareva sconcertato. -Bea, io ti amo!Non mi sarei mai sentito costretto.-
Nel sentire quelle parole, le mancò il fiato. Cercò di rispondere:-Non…non sapevo cosa fare. Avevo paura che pensassi che fossi un’approfittatrice.- ormai sentiva le guance in fiamme.
Richard scosse la testa, poi si inginocchiò. –Beatrice, vuoi sposarmi?-
La bocca le si dischiuse per la sorpresa. Avrebbe potuto dirgli che il priore aveva ritirato l’accordo, che non era più necessario, ma ormai sentiva la testa piena d’aria. Si sentì di fare sì col capo, ma era come se qualcun altro muovesse il suo corpo.
Il ragazzo si alzò e la baciò. Prima appassionatamente, dopo più piano. Quando si scostò, l’italiana pensò che era troppo presto.
 
Dormì nel letto di Aliena: la ragazza non si fece viva per l’intera nottata e Bea pensava di sapere con chi e cosa stesse facendo. La mattina dopo si svegliò tardi da un finalmente lungo sonno senza incubi. Con sua gioia, tornò ai pantaloni. Sentire il tessuto che le fasciava le gambe fu un sollievo. Mentre si vestiva e scendeva le scale, riuscì a sentire le voci di Richard e della sorella. Dunque, era tornata.
-Come diavolo ti è saltato in mente?!- lo stava aggredendo la donna.
-Non lo so. Ti giuro, è stata una reazione istintiva, mi sono completamente dimenticato.-
-Ti sei dimenticato?- la voce della mercante si fece tagliente come un rasoio. –Sei soltanto un deficiente come tutti gli altri!Non hai idea di quello che significhi!-
-No, ma non fatico a immaginarmelo!- adesso anche il ragazzo aveva alzato la voce. Riprese fiato, poi parlò più piano. –Comunque, non mi è sembrato che le desse fastidio. In verità, è rimasta immobile.-
-Certo. Probabilmente era paralizzata dal terrore!- commentò acida l’altra.
Beatrice fece il suo ingresso nella piccola cucina. Il soldato era seduto su una sedia, curvo, come se portasse sulle spalle un peso enorme; la sorella era in piedi vicino a una credenza, il viso arrabbiato. Ma appena la videro, entrambi furono abili a nascondere quei sentimenti dietro una maschera allegra. O non erano mai esistiti e aveva preso una svista?Probabilmente la seconda.
 –Chi è che è paralizzato dal terrore?- chiese comunque.
-Nessuno d’importante.- rispose Alinea, con un sorriso gentile. –Ti ho conservato la colazione.-
-Grazie.-
Le mise davanti una grossa tazza di latte e alcune fette di pane nero.
-Avrei voluto preparare un dolce, ma non ne ho avuto proprio il tempo.-
L’italiana nascose il sorriso dietro il bicchiere. Ne riusciva facilmente a immaginare il motivo.
Mentre mangiava, arrivò Jack. Non indossava più il saio, notò subito. Allora ciò che aveva detto Richard era proprio vero.
Li salutò distrattamente e si precipitò dall’innamorata, che lo strinse fra le braccia.
-Ho parlato con Philip. Sarà felice di sposarci.- si voltò vero gli altri due. –Tutti e quattro, questa domenica.-
Bea sentì il latte andarle di traverso. Tossì nel tentativo di farlo uscire dal condotto sbagliato e cercò di riprendere fiato, ma per quanto ci provasse, sembrava non riuscirci. Alla fine, riuscì a fare un grosso respiro.
-Tutti e quattro?-
L’ex monaco annuì. –Aliena ed io abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere.- spiegò, poi, perché pareva che non avesse capito, aggiunse:-A te e a Richard.-
A quel punto intervenne il Guerriero. –Gli ho detto del matrimonio.- disse. –Forse non avrei dovuto.- fece, osservando il suo viso.
Beatrice si sentiva totalmente imbambolata. Si era quasi dimenticata di quel dettaglio. Era un cambiamento così enorme, che dopo tutto ciò che era successo vedeva così lontano, che la sua mente automaticamente aveva rimosso.
-Ah.- fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Il soldato si affrettò a prendere la parola. –Preferisci un altro giorno?Domenica è troppo vicino?-
A quel punto tutti la osservavano. Richard sembrava ansioso, Aliena era preoccupata, Jack pareva curioso.
Sentì le membra che velocemente si irrigidivano. Non era per niente un buon segno, doveva fare qualcosa prima che non riuscisse più a muoversi. –I…io- si schiarì la voce -No, va benissimo.-  ci fu un attimo di silenzio, poi:-Mi sono ricordata che avevo promesso a James di andare a trovarlo.-
Lasciò la colazione consumata a metà sul tavolo e fuggì dalla porta più veloce di un fulmine.
 
Matrimonio. Moglie. Sposarsi. Sesso. Marito.
Si accasciò contro il muro di una stradina, stordita da quei pensieri. Era troppo. Semplicemente troppo. Lorenzo l’aveva lasciata da poche settimane, era stata prigioniera di un sadico conte per giorni, e adesso?Le chiedevano di sposarsi?
-Sei qui.- la voce di Richard la fece sobbalzare. Si staccò dal muro all’istante, quasi si fosse scottata.
-Mi sono fermata un attimo a riposare.- mentì.
L’altro era serio e preoccupato. Aggrottò la fronte. –La locanda è dalla parte opposta.-
-Oh. Certo, è logico. Mi sono soltanto dimenticata un attimo.-
Il Guerriero fece un sospiro triste. –Bea, non devi sposarmi per forza.-
Aprì e chiuse la bocca ma non ne uscì alcun suono. Riprovò. –Ma… era quello che volevo.-
-E adesso non lo vuoi più?-
-Certo che lo voglio.-
-Allora qual è il problema?-
-Io…io…- non rovinare tutto, pensò. –Nessuno.-
Il soldato si avvicinò e le prese delicatamente una mano. –Lo vedo che c’è qualcosa che non va. Puoi dirmi qualsiasi cosa, Bea.-
Sentì un nodo stringerle la gola. Perché mi viene da piangere proprio in questo momento, dannazione? Strappò via le lacrime, ma quando Richard l’abbracciò, non riuscì più a trattenerle. Pianse senza alcun ritegno. Contro il suo petto.
Quando si fu calmata ed ebbe riacquistato il controllo di se stessa, ancora stretta a lui, mormorò:-Io voglio farlo, ma ho paura che cambi tutto.-
L’altro la staccò quel tanto che bastava per guardarla dritto negli occhi. –Ti prometto…- il suo sguardo era infuocato -Ti giuro… che non cambierà nulla.-
 
Quella settimana fu totalmente occupata dai preparativi per le nozze. In realtà, Beatrice non vi partecipò molto: le sembrava tutto surreale e non le interessava per niente la piccola festa che sarebbe seguita alla funzione.
Alla fine, arrivò anche la mattina tanto attesa e temuta.
Aliena l’aveva aiutata ad indossare un vestito; in un giorno come quello, si sarebbe sentita fuori posto senza. Era azzurro con ricami finissimi di filo d’argento, le maniche si dividevano: una parte le fasciava strette le braccia, mentre l’altra scendeva a mo di velo fino a metà gonna, la cui stoffa; invece, strusciava a terra per alcuni centimetri. Il capo era appesantito da un drappo, ma aveva fatto peste e corna affinché non dovesse indossare anche le due bende che fasciavano; invece, il viso di Aliena e che le stringevano la fronte e la mandibola. In verità, aveva protestato anche per il costo dell’abito, ma Richard le aveva spiegato che, dal momento che adesso era conte di Shiring, al matrimonio avrebbe assistito tantissima gente, tra cui, il re in persona.
Si guardò allo specchio. La ragazza riflessa era talmente bella e femminile, che non riuscì a riconoscersi. Lei non era così. Non si sentiva così. In quel momento si sentiva solo come una ragazza sperduta e impaurita, che avrebbe tanto voluto stringere il gemello tra le braccia. Sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro.
 Al suo fianco c’era Aliena, anche lei splendida. Indossava un vestito d’un colore strano che non aveva mai visto: una sorta di rosso che virava nel porpora. Anche il suo era impreziosito da ricami, ma le maniche erano costituite da veli che lasciavano scoperta una parte delle braccia e poi si riunivano ai polsi. Il velo sul capo era dello stesso colore insolito del resto della stoffa, appena un po’ più lungo del suo. Ma c’era qualcosa, qualcosa nello sguardo altero, nel portamento sicuro ed elegante, che la facevano sembrare una vera Signora. Era chiaro che Aliena era nata per occupare quel ruolo.
 
Richard aveva avuto ragione. La cattedrale, anche se ancora incompleta, era gremita. Non solo dai cittadini del villaggio, ma anche da conti e Signori. E dal Re. Non lo aveva mai visto, non sapeva che aspetto avesse e non aveva neanche mai sentito una sua descrizione, eppure, appena lo vide lo riconobbe. E non fu per la corona che svettava sul suo capo, quanto piuttosto per l’altezzosità della schiena dritta come un fuso, per la superbia e il disprezzo nei suoi occhi.
Tutti la fissavano, soprattutto coloro che l’avevano conosciuta a Kingsbridge. La straniera che faceva a botte con gli uomini e che andava in giro con braghe e spada, improvvisamente sembrava una donna. Si sentiva osservata da mille sguardi, ma era come se uno di questi bruciasse sulla sua pelle più degli altri. Avrebbe voluto voltarsi a guardare chi fosse, ma non poteva. Riuscì giusto a dare un paio di sbirciate alla folla, ma furono inutili.
Il sermone le sembrò eterno, ma in realtà fu breve. Finalmente, arrivò il momento dell’unione di Jack e Aliena e, subito dopo, toccò a lei e Richard.
-Vuoi tu, Richard, prendere questa donna come tua legittima sposa?-
Il cuore le si fermò per istanti infiniti, durante i quali il ragazzo rispose:-Sì, lo voglio.-
-E tu, Beatrice, vuoi prendere quest’uomo come tuo legittimo sposo?-
Secondi di puro panico mentre le pareva di non riuscire ad articolare alcun suono. Riuscì nuovamente a respirare soltanto quando si sentì pronunciare:-Lo voglio.-
A quel punto, finalmente, arrivarono l’abbraccio del Guerriero, che calmò i battiti impazziti del suo cuore, ed il suo bacio, che spazzò via ogni paura.
 
Erano usciti insieme dalla chiesa, accolti da un mare di grida di giubilo, ma poi la folla li aveva separati. Ed ora era in un angolo, meno invaso dai curiosi, cercando di scorgere suo marito tra la gente.
Suo marito…
La sola parola bastava a farle venire i brividi, eppure era proprio così.
-E così stai con lui.- si voltò per capire chi avesse pronunciato quelle parole intrise di risentimento e rabbia.
Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’aveva visto, che impiegò alcuni istanti per capire che si trattava di Alfred. Aveva i capelli neri lucidi e appiccicati alla testa; sul viso pallido spiccavano due chiazze rosse, evidente segno che a quell’ora della mattina, aveva già bevuto. Gli occhi azzurri che l’avevano sempre gelata, creavano un contrasto inquietante con le ciglia nerissime.
Stava per rispondere, quando l’altro la precedette. –Preferisci farti sbattere da lui, invece che da me.- sputò ai suoi piedi –Lo sapevo.-
Le guance le si accesero di rabbia, ma, di nuovo, prima che potesse rispondere intervenne qualcun altro. –Alfred, come ti permetti di parlarle così?Ricorda che adesso è una contessa.- lo rimproverò Martha, poi si rivolse a lei:-Devi scusarlo. E’ ubriaco, come al solito.-
-So che non è colpa tua, ma ti consiglio di tenere tuo fratello sotto controllo. Per come è ridotto, non è difficile che si metta nei guai.- rispose gelida.
La ragazzina annuì, afferrò Alfred per un braccio e lo trascinò via.
Beatrice fece un grosso respiro. Doveva mantenere la calma se non voleva rovinare quel giorno a Richard. Quello era il suo buon proposito, il suo obiettivo, ma lo dimenticò completamente appena scorse tra la folla una chioma rossastra.
William Hamleigh si dirigeva verso di lei.
L’assassino di suo fratello.
Quale occasione migliore se non quella, per ammazzarlo?In quel mare di gente, chi avrebbe potuto vederla?
Infilò la mano in una piega nascosta del vestito e ne estrasse un semplice coltello. Adesso l’uomo era a pochi passi, forse aveva perfino visto cos’aveva in mano. Le sorrise, ma era un sorriso che emanava odio e disprezzo.
-E così ci rincontriamo.- fece con finto tono amichevole.
-Che ci fai qui?- rispose rigida.
Quello mosse un braccio, indicando il resto della piazza. –E’ un luogo pubblico e sono venuto ad ascoltare una messa, da bravo cristiano.-
Strinse di più il manico del coltello. –Ho seri dubbi che finirai in paradiso.- alzò il braccio, pronta per calare la lama, ma un’altra mano la bloccò afferrandola da dietro.
-No.- Richard era comparso all’improvviso.
Cercò di liberarsi. –Lasciami!Devo ammazzarlo!-
-No.- ripeté tenendola più stretta. –Non qui, non ora. E’ pieno di gente che potrebbe vederti e c’è il re in persona. Potrebbe essere l’ultima cosa che fai.-
-Non m’importa.- disse, cocciuta, ma il ragazzo sapeva quali erano i suoi punti deboli.
-Pensi che Lorenzo avrebbe voluto questo?-
Digrignò i denti per la frustrazione e, lentamente, permise al marito di abbassarle il braccio e nascondere di nuovo il coltello nel vestito.
William li guardava trionfante. –Vedo che Richard riesce a farti ragionare.- la beffò.
Prima che potessero rispondere, arrivò qualcun altro. –Oh, eccoti qua, Richard.-
All’unisono, furono percorsi da scariche elettriche.
-Maestà.-
Quello si guardò intorno con aria schifata. -Tra questo mare di plebei non riuscivo a trovarti.-
-Lo stesso vale per me. Mi devi scusare, sire.-
Come se il Guerriero non avesse parlato, l’altro continuò:-Vedo che hai incontrato il nostro giovane Hamleigh.- ridacchiò –Richard ha conquistato la contea secondo le regole, mi spiace tanto William.-
Il rosso, con enorme sforzo, piegò appena la testa, ma ancora una volta il re parve non vedere. Si rivolse di nuovo al soldato. –Ho sentito strane cose su tua moglie, Richard, voglio sperare che tu non metta in imbarazzo la corona, o dovrò levarti il titolo.-
Il moro si irrigidì. -Quali cose, maestà?-
-Ad esempio che veste e si comporta come un uomo.-
Bea strinse i pugni: odiava il modo in cui il sovrano stava parlando di lei, come se non fosse presente, per non dire poi, di ciò che stava minacciando.
-Sire,- lo chiamò e parve sorpreso quanto lo era lei di sentirsi parlare –credi a delle stupide dicerie?I tuoi occhi, forse, non vedono più bene?Fidati di loro, maestà, e guarda tu stesso. Ti sembro forse un uomo?-
L’altro restò in silenzio per un attimo, poi, alzando il capo in gesto di stizza, disse:-Direi proprio di no, cara la mia contessa. Ma vi consiglio di imparare a parlare soltanto se interpellata.- si rivolse ancora a Richard –Avrei gradito che la cerimonia si fosse tenuta a Londra, per fortuna c’era questa cattedrale a non rendere vano il viaggio.- si voltò e, con il seguito alle spalle, camminò verso la carrozza. William gli lanciò uno sguardo, poi si volto verso gli sposi, indeciso. Alla fine, seguì il re.


Spazio autore
Come penso ormai avrete capito, questo non è l'ultimo capitolo della storia ma il penultimo. So che vi avevo preannunciato il contrario, ma scrivendo mi sono resa conto che era diventato un cappy chilometrico così l'ho diviso in due; immagino con vostro piacere XD
Sperando che vi sia piaciuto, baci
Vivix =)
  
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