Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: FairyQueen_Titania    21/12/2013    5 recensioni
Dal testo:
"Kise risponde, Aomine ascolta.
-Scusa Aomine ma non posso venire. Non...- vacilla- non voglio.
"Aomine?"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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c. 4/5 scandalous
Kise sente di vivere una sorta di moto perpetuo e inarrestabile, come una palla che scivola giù da una strada in discesa. La sua vita di recente ha subito una brusca accellerata.
Non si ferma mai.
Il lavoro di modello sembra essersi triplicato mentre lo Scandalous lo attira sempre di più.
Il basket invece, sembra irrimediabilmente caduto nel dimenticatorio. A volte salta gli allenamenti guadagnandosi le occhiate di rimprovero dei compagni e le sfuriate del capitano e allora adduce scuse su scuse.
In effetti è vero che a volte gli impegni lavorativi lo hanno tenuto lontano dalla palestra. Altre volte più semplicemente scappa.
Se Takao e Himuro non hanno impegni passa le giornate con loro altrimenti se ne va in giro per Shinjuku o per Ni-chome da solo, con le mani nelle tasche e un sorriso spensierato sulla faccia.
In realtà crede di iniziare ad odiare il basket. Tutte le volte che entra in palestra o tocca la palla in una partita ufficiale, gli sembra di soffocare.
Gioca, corre, fa canestro e vince tenendo alto il nome della sua squadra e il titolo di miracolo. Lo fa, ma è come se si sentisse costretto a farlo, a giocare a basket. Come se una forza invisibile lo attraesse e al tempo stesso gli facesse provare un senso di repulsione nei confronti di quello sport.
Non lo credeva possibile.
Si sente diviso a metà. Una parte di sè vorrebbe abbandonare il parquet, l' altra calcarlo all' infinito.
La verità è che il basket è l' unico legame che gli resta con Aomine e con la sua vecchia vita.
Varca la soglia che lo divide da una partita ufficiale e si sente quasi mancare il respiro e stringere il cuore.
Ha quasi paura di vedere Aomine all' improvviso in mezzo al pubblico -per giudicarlo e guardarlo con astio- o peggio, di averlo come avversario.
Kise Ryota non si è mai creato problemi di questo tipo prima di allora. Ama le sfide. Perdere contro Kuroko gli ha aperto una verità dimenticata alle medie, non lo ha distrutto.
Ma Aomine...
Aomine è tutta un' altra storia.
Non è la sconfitta che gli brucia ma piuttosto il modo in cui è avvenuta.
Quel giorno ha capito quanta distanza c' è tra di loro, non in termini di talento o bravura o capacità. E' una distanza di cuori.
E fa male.
Tutto quello che è stato fino ad ora gli entra stretto, vorrebbe scappare. E fugge allo Scandalous.
Ai pomeriggi passati con Himuro e Takao a perfezionare nuove coreografie sul palco del locale.
Agli scatti di una macchina fotografica che lo fanno giganteggiare, in alto, sui cartelloni appesi in città.
Ai pomeriggi in mezzo al traffico di Shinjuku.
Alle labbra di Jean che gli insegna come si fanno certe cose con un ragazzo.
Quando lo ha rivisto, seduto al bar, dopo la sera del bacio, Jean aveva i capelli biondi, più lunghi, vezzosamente legati e gli occhi più biricchini della volta prima.
Kise quasi non lo riconosceva. Era arrossito non appena lo aveva visto e Jean sapeve perfettamente il perchè.
-Eri ubriaco?- gli aveva chiesto per prenderlo in giro riferendosi a quel famoso bacio.
Kise aveva fatto spallucce:- Non proprio.
Jean si era avvicinato, schiacciandolo contro il bancone del bar:- Rifallo- gli aveva soffiato- rifallo ancora. Dieci, cento, mille volte. Dimostrami che...
E Kise non lo aveva fatto finire. Non sapeva cosa volesse chiedergli Jean, ma gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva baciato sentendo affiorare contro le labbra il sorriso del ragazzo più grande.
Kise passa spesso il suo tempo con Jean, tra le mura dello Scandalous. Quando arriva è la prima persona che cerca con lo sguardo.



La vita di Aomine Daiki non si è mai basata su riflessioni profonde, film mentali e grosse paranoie che gli rubassero troppo tempo. Ha sempre ritenuto tutte queste cose delle grosse e perfettamente inutili perdite di tempo.
Aomine ha sempre avuto tutto molto chiaro, non si è mai curato troppo degli altri ed è sempre andato dritto per la sua strada, agendo e affrontando i problemi di petto.
Aomine Daiki è impossibile da fermare, nel basket e nella vita.
Però...
quando è andato a casa di Ryota qualcosa è cambiato in maniera sgradevole.
Forse se non lo avesse sentito piangere questo non sarebbe accaduto.
La consapevolezza che Kise stesse piangendo per lui lo ha colpito come un pugno nello stomaco. A quanto ne sapeva nessuno aveva mai pianto per lui, figuriamoci un ragazzo.
Quel giorno lo aveva lasciato particolarmente scosso, poi aveva pensato che Kise era un po' strano delle volte e che gli sarebbe passata, come al solito.
Invece, con sua somma sorpresa, si era sbagliato.
Se ne è accorto col passare del tempo, quando è andato a vedere una partita Kaijo - Seirin e Kise non c' era, quando i manifesti con la sua faccia hanno iniziato ad essergli sotto agli occhi molto più di prima.
Aomine cammina per le strade del centro, le mani in tasca e gli occhi puntati verso uno schermo enorme che copre alcuni piani di un edificio. Guarda con aria truce le immagini che scorrono sul video. Sa che tra esattamente cinque secondi apparirà la faccia di Kise.
Cinque.
Inizia a contare mentalmente.
Quattro.
Con la coda dell' occhio guarda il cartellone al suo fianco.
Tre.
Nel cartellone Kise sorride con malizia e si sfiora il colletto della camicia con una mano guantata di pelle.
Due.
Sembra quasi che voglia sedurre.
Uno.
Eccolo. E' la pubblicità di un noto marchio di abbigliamento. Alcuni modelli posano dal vivo nello studio fotografico.
Aomine trova che la parte più bella di questa pubblicità sia quando inquadrano sempre più da vicino Kise che si mette goffamente una maglia e inizia a ridere.
Inquadrano la risata di Kise. E' meraviglioso.
Ma Aomine non lo dice neppure a sè stesso.
Quando la pubblicità è finita ritorna a camminare e raggiunge Momoi che lo aspetta in un bar lì vicino.

Kise ha finito di girare l' ennesimo spot pubblicitario per la televisione. Saluta tutti con un sorriso e si getta nella gelida aria del tardo pomeriggio. Le strade sono particolarmente affollate. Fa un paio di strade secondarie per poi sbucare su una delle vie del centro. Nota che parecchia gente si è rifugiata al calduccio, in qualche locale.
In mezzo alla gente vede la zazzera rossa di Kagami. Il ragazzo mastica un panino e gli fa un cenno di saluto alzando la mano. Kise gli va incontro notando solo in quel momento che anche Kuroko è al suo fianco. I tre si fermano in mezzo alla strada. Kise saluta facendo un enorme sorriso e abbassandosi leggermente per accarezzare Nigou, tra le braccia di Kuroko.
-E' un piacere rivederti Kise-kun. E' da molto tempo che non ci vediamo- afferma Kuroko.
Kise ride:- Sei sempre così formale, Kurokocchi!- si lamenta bonariamente.
-Ehi- interviene Kagami ingoiando un boccone- non c' eri all' ultima partita.
Kise si sfiora i capelli, nervoso:- Mi dispiace tantissimo. Ho avuto un sacco di cose da fare con il lavoro. Avevo un servizio importante e quindi...
-Lavori molto- nota Kuroko- prima non avresti mai permesso che i tuoi impegni di modello interferissero col basket.
Kise ride, come al solito:- Sto crescendo, Kurokocchi. Il basket mi piace ancora, è ovvio- dice chiedendo a sè stesso se quella è una bugia- ma ho pensato che per il mio futuro questa potrebbe essere una strada importante. Insomma, è un' attività molto redditizia.
Kuroko annuisce, non avrebbe mai pensato di sentire certi discorsi -così realisti, così adulti e concreti- dalla bocca di Kise.
Nigou ha messo una zampa sul braccio di Kagami.
-Che vuoi?- fa il rosso in direzione del cucciolo.
Kise nota che l' asso della Seirin non si allontana più e crede che sia una cosa molto positiva.
-Credo che voglia mangiare, Kagami-kun.
-Che cosa?! Gliene ho dato mezzo poco fa, questo cane al posto dello stomaco ha un pozzo senza fondo!
-Senti da che pulpito- lo prende in giro Kise.
-E va bene- Kagami prende Nigou e se lo mette sotto un braccio, attento a non farlo cadere, mentre con l' altra mano tiene i panini rimasti. Si siede su una panchina poggiando il cucciolo al suo fianco, poi scarta l' ennesimo hamburger e lo divide col cucciolo.
-Non dargliene troppo, Kagami-kun- interviene Kuroko dirigendosi verso di loro- non vorrei che poi stesse male.
Kise si avvicina, rimane un po' con loro, alla fine si dividono. Il ragazzo li vede allontanarsi tra la gente.
Li vede camminare vicini e vede Kagami tirare Kuroko verso di sè con una mano, sente cosa gli dice:
-Non allontanarti da me o rischio di perderti.
Le parole sembrano galleggiare nell' aria, Kise rimane ancora fermo, come se osservasse quella scena all' infinito e risentisse quella frase di continuo, impressa su un vecchio registratore rotto.
Non sa cosa ci sia tra loro, non sa nemmeno se ci sia qualcosa, tuttavia lo fanno sentire incredibilmente solo.
Si ritrova a pensare che Aomine non direbbe mai nulla di simile, non a lui per lo meno. Forse ad una ragazza. E' un vero peccato non essere nato femmina, pensa con amarezza.
Vorrebbe sentirle anche lui, quelle parole.
Non allontanarti da me. O rischio di perderti.

Kise si affretta verso casa. Passa accanto alla Teiko, la sua vecchia scuola, e gli viene in mente il campetto da basket che si trova lì vicino, all' interno del parco, proprio dietro alcuni alberi e alle spalle delle scuola.
Ricorda che nelle belle giornate ci andava sempre. Con Aomine.
Si chiede se sia ancora quello di prima, se può sentire le voci urlanti di un gruppo di ragazzini, se un paio di loro stanno giocando uno one on one in solitaria.
Ormai è all' interno del parco, diretto verso casa, e non resiste alla tentazione di dare un' occhiata.
Il basket lo attira...
 Si ritrova a fare un sorriso.
 ...anche col rumore di un ricordo.
Si inoltra nel piccolo sentiero costeggiato dagli alberi e si appoggia alla rete che lo delimita. Si gode il leggero tepore e i raggi di un sole che si appresta a tramontare. Vede una palla da basket abbandonata in un angolo, si guarda intorno notando che non c' è nessuno. Che qualcuno l' abbia dimenticata?
Certe volte lui e Aomine la nascondevano in un angolino e la lasciavano lì, al campetto, pronta per tutte le volte che avessero avuto voglia di giocare ma non avevano un pallone con loro. Chissà se qualcun altro fa anche così. Se lascia una palla pronta per una partita nata all' improvviso, magari solo perchè si è usciti per prendere un gelato e andare al cinema, ma si passa dal parco e... e la voglia di giocare è troppo forte.
Vorrebbe prenderla, esita, si guarda ancora intorno. Alla fine fa il giro ed entra nel campetto. Si toglie sciarpa e giubbotto posandoli sulla panchina e rimane solo col maglione leggero. Palleggia, la palla rimbalza. Poi Kise corre. Corre, salta e fa canestro.
Quando si gira trova Aomine alle sue spalle che lo fissa.
Kise rimane impietrito, con la palla ancora tra le mani.
-Non sapevo stessi giocando...- dice ed esita.
-Ero andato un attimo a bere, alla fontana.
Rimangono in silenzio per un po', poi il biondo butta a terra il pallone e fa per andarsene. Supera l' altro ragazzo in modo da andare a prendee le cose che ha abbandonato sulla panchina.
-Ohi, Kise...
Aomine lo chiama. Kise non risponde, non ha neppure intenzione di girarsi.
-Ti ho chiamato- fa notare l' altro.
-E io ti sto ignorando- è la risposta.
-Lo vedo, dannazione. Ma mi vuoi spiegare cosa diavolo ti sta succedendo? Sei completamente sparito!
Kise si volta a fronteggiarlo, pronto ad esplodere: -Non puoi dirmi questa cose, Aominecchi! Proprio tu non puoi. Te lo sei scordato cosa hai fatto alle medie? Come ti comportavi?
Aomine rimane immobile, assaporando il suo "Aominecchi" e incassando allo stesso tempo le parole dure dell' altro.
-Quella palla è nostra- dice indicando il pallone con un dito- è quella su cui hai scritto i nostri nomi. Così se qualcuno la trovava poteva riportarcela.
Kise barcolla interiormente. Guarda le scritte sul pallone. Non le aveva notate prima. Sa solo che quei ricordi gli affondano dentro come spine.
-E' roba vecchia- afferma scocciato, con un cenno vago della mano.
Aomine chiude gli occhi e inspira profondamente. Quando li riapre si avvicina a Kise e lo afferra per il maglione:- Ora stai rompendo, Kise. Stai rompendo. Finiscila, dannazione!
L' altro aggrotta le sopracciglia, respirando velocemente. Vorrebbe liberarsi della presa di Aomine e prenderlo a pugni. Poi però gli viene un' altra idea.
Distende il viso e Aomine può riconoscere quell' occhiata maliziosa che ha visto sul cartellone pubblicitario.
Kise gli fa uno sgambetto facendolo cadere all' indietro sull' asfalto del campetto.
Aomine fa una smorfia e trattiene un gemito.
-Che ti passa per la testa?- domanda dolorante.
Si ritrova Kise addosso, un sorriso stampato sulle labbra.
-Ora le posizioni sono ribaltate, Aominecchi- gli sussurra contro l' orecchio- credo di essere io in una posizione dominante, non è vero?
Aomine tace, troppo scosso da quanto sta accadendo.
-Aominecchi, sai cosa c' è? - abbassa ancora di più la voce, ora ridotta ad un sussurro- c' è che mi piacciono i ragazzi. Mi piaci tu, Aominecchi.
Aomine strabuzza gli occhi, Kise si solleva rimanendo a guardalo dall' alto, a cavalcioni su di lui.
-Kise non scherzare, cazzo!
Lo vede ridere:- E chi scherza, Aominecchi. Chi scherza? Ah... ma forse ti fa schifo?
Aomine guarda Kise e gli sembra di avere di fronte uno sconosciuto. Quello non è il ragazzo che conosceva. Kise non possiede questa vena di malizia così meschina.
-Non ti riconosco...- afferma cupo.
Kise si fa serio, quasi minaccioso:- Non mi riconosci- inizia-... perchè ti faccio schifo, ora? Ora che sono un mostro a cui piaci tu? No, scusa, non tu. I maschi.
Aomine, per la prima volta non sa che rispondere. Kise sorride mellifluo e si abbassa mettendogli una mano tra i capelli:
-Ora ti faccio vedere cosa mi ha insegnato una persona.- afferma.
Si china su di lui, indugia respirando sulle sue labbra, sente Aomine immobile sotto di sè, i muscoli tesi e nervosi, poi lo bacia. Lambisce le sue labra con la lingua, le mordicchia con forza. Sente che Aomine ha serrato la mascella per il morso, sa che vorrebbe emettere un gemito di dolore.
Morde ancora di più finchè l' altro non schiude la labbra che ora hanno il sapore metallico del sangue. Kise muove la lingua lentamente, facendola scivolare nella bocca dell' altro.
Sorride perchè Aomine non sa che fare, perchè percepisce il contatto goffo della sua lingua che non sa se ritrarsi o lambire la sua.
Poi, come se una belva si fosse risvegliata, Aomine lo allontana spingendolo via bruscamente.
L' asso della Touou si alza e si pulisce la bocca con un braccio. Kise, a terra, lo guarda stupito, come se all' improvviso si fosse reso conto dell' enormità di quello che ha fatto.
Vede Aomine sputare a terra e andare via.
Non ha il coraggio di fermarlo. Si vergogna troppo e ha troppa paura dello sguardo di veleno dell' altro.
E il basket, di nuovo, lo allontana...
(non riesce a sorridere, Kise)
... con la prepotenza egoista di un gesto selvaggio.

Kise rimane al campetto anche dopo che il sole è tramontato. Vede le luci della sera accendersi sopra di sè e illuminare il campo con la loro luce bianca nella notte. E' rimasto immobile per tutto quel tempo, a fissare la terra rossiccia e a pensare al disastro che ha combinato. In teoria non dovrebbe neppure importare visto che tanto voleva allontanarsi da Aomine. Ora questa è una certezza, no?
Non dovrebbe importare.
Giusto?
Si rialza, telefona a casa e avvisa che non tornerà per cena. Va alla stazione e prende la metro per Ni-chome. Sa che è ancora presto, che la notte allo Scandalous non è ancora incominciata ma ha bisogno di andare lì.
Il locale è aperto. Le luci non brillano in un moto continuo nell' oscurità del locale affollato. C' è qualche luce bianca o rossa o gialla, ma tutte statiche, come addormentate. Qualche sparuto cliente è seduto al bar o ai tavolini per parlare e godersi l' atmosfera tranquilla.
Kise attraversa l' ampia sala e fa le scale a chiocciola. La porta con su scritto "privato" è socchiusa. Dall' interno sente una voce di donna che geme in maniera oscena, poi quella di Jean. Aggrotta le sopracciglia, si domanda cosa stia succedendo. Cioè, lo sa cosa sta accadendo ma era convinto che Jean fosse gay.
Scende le scale abbattuto. Si sente tradito anche da Jean.
Abbandonato.
Non aveva mai pensato che l' altro potesse avere delle avventure, che i suoi baci e le sue carezze non fossero niente.
Vorrebbe scappare ma in realtà non ha voglia di muovere un muscolo. Si siede a un tavolino del bar e ordina qualcosa in attesa che quei due finiscano.
Quando vede scendere una bella ragazza, risale.
Apre la porta senza curarsi di bussare. Jean si gira all' improvviso, mezzo nudo, le sopraccigia aggrottate.
-E tu che ci fai qui?- domanda
-Non posso?- il tono di Kise è apatico, quasi indifferente.
Jean inarca le sopracciglia, indossa i boxer e dice:- Volevi vedere i miei gioielli di famiglia? Basta chiedere, sai?
-Che ci faceva quella donna qui?
Jean scoppia a ridere:- Che ci faceva dici? Vuoi che te lo spieghi o ti faccio un disegnino?
Il ragazzo lo vede mortalmente serio, allora sospira, col tono burbero e scocciato che lo caratterizza. Gli indica il letto:
-Siediti micio.
Kise obbedisce, le labbra serrate in una linea dura e gli occhi spenti, allora Jean continua.
-Mi piacciono entrambi- spiega Jean sedendosi davanti a lui a gambe incrociate e accendendosi una sigaretta- il cazzo e le tette. Mi piacciono tutti e due.
Le spalle di Kise tremano per trattenere un singulto, gli occhi però gli si bagnano ugualmente di lacrime.
In silenzio.
Abbraccia Jean e domanda, guardando oltre le spalle dell' altro, oltre un muro di lacrime:- Ti piaccio?
Jean porta una mano tra i capelli biondi del ragazzo, la sigaretta tenuta tra le dita:- Da morire- sospira.
-E allora- Kise si allontana e lo guarda- allora permettimi di essere l' unico.
Il più grande lo guarda, indeciso. La sigaretta si consuma lentamenete tra le sue dita. Aspira un' ultima boccata, poi la getta via sul posacenere.
Si avvicina a Kise facendolo stendere sul letto.
-Ho una prova- afferma baciandogli il collo.
Kise annuisce convinto.
Jean prima chiede:- L' hai mai fatto con un uomo?
-Non l' ho mai fatto con nessuno- la risposta è quasi piccata.
Jean si abbassa di più e sorride contro la sua guancia:- C' è sempre una prima volta. Vuoi?
-Ti piaccio?- chiede di nuovo.
-Da morire- la risposta è la stessa.
-E sarò l' unico.
-E sarai l' unico.
Non può fare a meno di crederci. Vuole e deve crederci con tutte le sue forze, se ne convince intimamente perchè Aomine non gli dirà mai di non allontanarsi da lui.

Non allontanarti da me. O rischio di perderti.
Sono parole che non saranno mai per lui.






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Olè. Ce l' ho fatta. Ero particolarmente ispirata -grazie alle vostre meravigliose recensioni- e mi sono impegnata per scrivere il nuovo capitolo e postarlo prima di Natale. Spero sia un dono gradito. Auguri mie adorate fanciulle.
E per quanto la situazione sembra disperata... lo diventerà ancora di più! XD
Ma non temete la forza dell' AoKise è grande e questa ff è una AoKise. 
Per quanto riguarda il prestavolto di Jean all' inizio avevo pensato a un certo personaggio tratto da Hakuoki, poi ho letteralmente virato e ho scelto Alvaro di Wand of Fortune, giovane, figo e abbastanza mutevole nell' aspetto -oggi rosso, domani biondo, mah- comunque mi è piaciuto molto. Spero piaccia anche a voi. Sotto vi lascio le immagini.
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Buon Natale a tutti!!!
  
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