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Autore: JunJun    21/12/2013    3 recensioni
Castiel è un essere umano; vive nel bunker con Dean, Sam!Zeke e Kevin, e caccia con loro.
La mattina del 25 dicembre, entra nella stanza di Dean con in mano uno strano barattolino...
Genere: Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione, Nel futuro
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yy
Titolo: 9x03: I’m no angel (Christmas version)
Personaggi: Dean, Castiel, Zeke!Sam
Parole: 1200+
Note: Doveva far parte della mia raccolta di flashfic “Lusus randomicus” (per cui chi mi segue sa già cosa aspettarsi asdjnfdsjfns), ma è uscita troppo lunga per essere una flashfic, e troppo… *arrossisce*
(JJ, se mi stai leggendo sappi che, come promesso, ci ho provato, ma non è roba che fa per me! xD)
Se ne farò un seguito, lo metterò lì. Perché, sì, a me piace incasinare le cose.
Non è niente di che, ma ci tenevo a scrivere qualcosa a tema seminatalizio.
Buon Natale!!

 * * * * *
* * * * *


Dean, seduto sul suo letto, si passò una mano sulla bocca, incerto. Lanciò un’occhiata a Castiel, in piedi a pochi passi da lui.

“Non sono piu’ sicuro di volerlo fare,” ammise.

Castiel si accigliò. “Dean…”


“E’ quella?” lo interruppe il cacciatore sospettoso, indicando il minuscolo contenitore di crema che Castiel si rigirava fra le mani.


“Sì. E’ per il dolore,” rispose l’ormai ex-angelo, in tono convincente.


Dean sapeva che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Roteò gli occhi. “D’accordo. Facciamolo.”


Obbediente, Castiel si sedette accanto ad lui e gli allentò la camicia, aprendo i bottoni uno dopo l’altro; fece scivolare via la stoffa morbida dalle sue spalle tornite, sfiorandogli appena le scapole. Dean rabbrividì a quel contatto, e d’istinto riportò lo sguardo su di lui, che ora aveva allungato le mani sul suo petto, per metà ricoperto da una vistosa fasciatura: Castiel iniziò, lentamente, a srotolarla.
 

Il solo sollevare le bende a contatto con la ferita che coprivano fece digrignare i denti dal dolore a Dean, che continuò a mormorare imprecazioni silenziose per tutto il tempo.
 

Quello era il regalo di Natale che
 mostrolandia aveva preparato per lui: la banshee che avevano ucciso il giorno prima lo aveva trafitto con i suoi artigli avvelenati. La ferita non era grave, ma Dean avrebbe continuato a soffrire come un cane finché non si fosse completamente rimarginata.

Castiel prese dal contenitore una generosa quantità della sostanza viscida che avevano preparato Sam e Kevin e gliela spalmò sulle ferite: Dean, dopo un primo attimo di panico, provò una sensazione immediata di benessere.
 

Benedisse silenziosamente la biblioteca dei Letterati, sospirando sollevato.


Ora che non c’era più il dolore a distrarlo, Dean avvertì chiaramente le mani affusolate di Castiel che continuavano a muoversi su di lui, quelle mani che, in altre situazioni, sapevano esattamente come e dove sfiorare, accarezzare e stuzzicare per strappargli un ben altro tipo di sospiri. E lui le desiderava – così come desiderava la sua bocca sulla propria e il suo sguardo implorante mentre era sotto di lui.


Ma  Castiel aveva già finito di cambiare la fasciatura, e Dean notò con disappunto che si era alzato in piedi.
 

 “Tu come stai, Cas?” gli domandò, con voce improvvisamente roca.
 

“Bene,” rispose lui, portandosi d’istinto una mano alla guancia destra, marchiata forse per sempre da tre lunghi e profondi graffi. Quell’idiota si era ridotto così perché si era messo davanti a lui mentre la banshee stava per dargli il colpo di grazia. Sam, nel frattempo, aveva finito di recitare l’incantesimo che l’aveva disintegrata.


“No che non stai bene, ma tu non ti lamenti. Non ti lamenti mai…”


Castiel poggiò il contenitore vuoto sul comodino. “Tu, invece, ti lamenti sempre troppo,” rispose calmo.
 

Ma Dean aveva colto la sfumatura allusiva nei suoi occhi color dell'oceano e sogghignò. Alzandosi dal letto, raggiunse il compagno e lo costrinse a sollevare il viso. Cercò di baciarlo, ma lui poggiò le mani sulle sue spalle, mantenendo le distanze.


“Devi riposare adesso. Hai perso molto sangue,” disse, accigliato.


“Andiamo, Cas,” sbuffò Dean, “sono quasi morto!”


“E’ un buon motivo per non sforzarti adesso.”


“Fottiti. Non ho voglia di dormire,” replicò lui, liberandosi da quella presa e spingendo Castiel contro la parete alle sue spalle. Si scambiarono uno sguardo intenso, poi Dean scese a lambire con la bocca il collo e l’incavo delle spalle dell’ex-angelo.
 

Dean iniziò a baciare e mordicchiare la pelle sensibile ai lati del suo collo. Lo sentì deglutire, avvertì battiti del suo cuore aumentare e lo vide socchiudere gli occhi cerulei. Adorava provocarlo e vederlo sciogliersi in quel modo fra le sue braccia, era così…
 umano. 

“Cristo, Cas, voglio sbatterti su questo letto e scoparti fino a farti gridare il mio nome,” gli sussurrò all’orecchio.


Castiel sentì il calore pervadere ogni centimetro della sua pelle, e un lieve sorriso illuminò il suo volto: che cos’era quell’impulso, ancora?  - si chiese l’ex-angelo. Edonismo? Non sarebbe mai riuscito ad abituarcisi. Ma Dean era ferito e non poteva permettere al suo istinto umano di prendere il sopravvento per un suo capriccio.


“Quando…le tue ferite saranno rimarginate,” rispose con voce più ferma possibile, cercando di prendere le distanze da lui.


“Ehi, hai davvero intenzione di fare lo stronzo a Natale?” sbuffò Dean, incredulo.


“La tua era forse una richiesta per un dono di Natale?” gli chiese Castiel incerto, inclinando la testa di lato come aveva fatto tante volte quando era ancora un angelo, e a Dean parve di impazzire.
 

“Oh, sta’ zitto, Cas,” esclamò e catturò le sue labbra, iniziando a leccare e succhiare avidamente, premendo i fianchi contro i suoi, mentre con una mano gli sbottonava la camicia sgualcita.
 

Un lieve gemito morì  nella gola dell’ex-angelo, che cedette, sospirando lascivo prima di far scorrere la mano fra i suoi capelli biondi e attirarlo a sé, infilando la lingua fra le sue labbra e baciandolo con tutta la passione che aveva cercato di reprimere.
 

Regalo o meno, era vero, pensò Castiel, Dean era quasi morto ed era passato così tanto tempo dall’ultima volta che avevano-


“Dean, ho una brutta notizia per te,” la voce di suo fratello Sam, a pochi passi dalla stanza, li interruppe bruscamente. “L’effetto di quell’intruglio dura solo poche ore, e noi abbiamo finito sia gli ingredienti per prepararlo che gli antidolorifici…”


Quando Sam varcò la soglia della camera di Dean, lui era nuovamente seduto sul letto. Castiel aveva ancora la schiena sulla parete: si stava riallacciando la camicia con un’espressione corrucciata.
 

 “Buon Natale a me,” osservò Dean sarcastico.


“Ti senti bene?” gli chiese Sam, notando il rossore sulle sue guance e il suo respiro accelerato.


“Certo,” si affrettò a rispondere lui, con voce arrochita. Si schiarì la gola.


“Vado io a comprare le medicine,” affermò Castiel, attirando su di sé l’attenzione di Sam.


Mentre l'ex-angelo usciva dalla stanza, lui lanciò uno sguardo al fratello e sorrise.
 

“Se la cava bene, eh?”


“Già…” annuì Dean, trasognato. Poi si rese conto che Sam non si stava riferendo a quello che lui stava pensando. “Non si è fatto ancora ammazzare, è già qualcosa,” specificò. “Se la caverà. Cas è così…”


Di colpo, Sam raddrizzò la schiena e i suoi occhi si illuminarono per un breve istante.


“Non avreste dovuto andare a caccia di quel mostro assassino. E’ stato stupido. Sam avrebbe potuto morire.”


“Buon Natale anche a te, Zeke,” ironizzò Dean.


Ezekiel parve non cogliere l’affermazione. “Inoltre,” proseguì, ignorandolo, “Castiel non può restare qui.”
 

Dean inarcò le sopracciglia, incredulo. “Come?” Sbatté le palpebre. “Puoi ripetere, scusa?” domandò, dopo qualche secondo.


“Castiel deve andare via. Finora ho tollerato, ma la situazione è diventata insostenibile.” Sospirò gravemente. “Se lui rimane qui, temo che non avrò altra scelta se non andare via io.”


“Non puoi farlo!” esclamò Dean, trattenendo a stento il panico. “Sam non sta ancora bene… se lasci il suo corpo, lui…”


“Lo so. Mi dispiace.”


Gli dispiace un cazzo
, pensò il cacciatore; non era lui a dover buttare fuori di casa l'uomo che amava il giorno di Natale.

Che bel regalo di merda che gli aveva fatto quello stronzo.


“Che c’è, hai paura di quei coglioni dei tuoi fratelli che gli stanno alle calcagna?” lo provocò, stringendo i pugni.


“No, non è per questo.”


“Credi che Cas possa accorgersi di te?”


“No.”


“E allora perché?!”


“Fate troppo rumore durante la notte,” dichiarò Ezekiel. “E anche durante il giorno. E, a quanto ho capito, avete intenzione di farne ancora di più a breve.”


  
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