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Autore: Nejisfan    22/12/2013    2 recensioni
Questa è una raccolta di shot, e sono "regali", per quanto insulsi, che spero verranno apprezzati almeno un po'.
Capitolo 1: Favola, romantica, tormentata.

Osservava il mondo dalla sua finestra, con scarso interesse, e dipingeva quadri via via più truci.
Credeva che niente valesse la pena di essere vissuto, e poi...
E poi.
Già, l'amore.
L'amore l'aveva trovata indifesa e le si era attaccato come il più fastidioso morbo che non si riesce proprio ad evitare.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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La principessa di Ghiaccio.
 
"Ma gli uomini mai mi riuscì di capire, perché si combinassero attraverso l'amore, affidando ad un gioco la gioia e il dolore."
[F.De Andrè- un Chimico]


A Morg.




Ogni volta che chiudeva gli occhi, la principessa di ghiaccio sperava di svegliarsi in un altro corpo: uno libero di amare e di credere tutto ciò che vuole, uno che non è costretto in rigidi schemi, uno libero di essere felice, felice davvero.
La chiamavano la principessa di ghiaccio per via sì dei lunghi capelli biondi e degli indescrivibili occhi azzurri, ma anche per il modo in cui riusciva a tenere a distanza chiunque, chiusa nella torre più alta del palazzo come una Raperonzolo moderna.
Guardava fuori e desiderava correre in giardino e sporcarsi la gonna, ridere a voce troppo alta e schioccare la lingua sul palato, fumarsi una sigaretta e bere qualcosa che le facesse girare la testa, ma non poteva.
Fuori dalla sua finestra c'era costantemente una fila di uomini, più o meno abbienti e più o meno gradevoli alla vista, che volevano diventare Re nonostante Morg fosse uno stato piccolo soggiogato da tutti gli altri in cui il re e la regina contavano quasi quanto lo scemo del villaggio.
La principessa di ghiaccio li fissava, tutti quegli uomini, e li trovava stupidi anche se non li aveva mai sentiti parlare, sbatteva le ciglia lunghe e arcuate e pensava che a nessuno di loro interessasse qualcosa del suo futuro, della sua passione per gli abiti sgargianti o di quel talento a dipingere che era da sempre costretta a confinare nella sua stanza e a tenere segreto: quando mai una futura regina può dipingere?


Era una storia triste, la sua.
Il Re e la Regina di Morg, i suoi genitori, avevano preso un aereo, un giorno.
Era un aereo qualsiasi, volevano mescolarsi a tutti gli altri abitanti, li divertiva scoprire se li avrebbero riconosciuti.
Era un aereo qualsiasi, e le loro grida mentre precipitava erano state uguali a tutte le altre, e i loro corpi, ritrovati dopo qualche giorno, ugualmente senza vita.
Nessun miracolo, per il re e la regina, e nessuna protezione per la bambina, la futura regina, troppo piccola per capire, ma abbastanza grande per gridare.
La storia triste non era mai finita, per lei.
Al funerale dei suoi genitori in molti le si erano affiancati: aveva dieci anni e un sacco di persone avevano provato a consolarla per essere ammessi a corte: aveva solo dieci anni ma aveva già ben chiaro che le persone sfruttano le situazioni difficili per ricavarne un profitto, per quanto sporco possa essere.
Solo sua nonna le era stata vicina e, quando l'ultimo giorno era arrivato anche per lei, il funerale era stato nascosto alla popolazione.
Savanna, che prima si chiamava Savanna, era diventata "la principessa di ghiaccio" e aveva deciso di chiudersi la porta alle spalle, e di non uscire più.


Osservava il mondo dalla sua finestra, con scarso interesse, e dipingeva quadri via via più truci.
Credeva che niente valesse la pena di essere vissuto, e poi...
E poi.
Già, l'amore.
L'amore l'aveva trovata indifesa e le si era attaccato come il più fastidioso morbo che non si riesce proprio ad evitare.
L'amore che credeva non avrebbe mai scaldato il suo cuore lo faceva ardere, lo rendeva brace per un fuoco troppo caldo.
Lui? lui era uno normale, troppo normale per lei, ma aveva un sorriso che avrebbe sciolto chiunque.
Faceva il giardiniere, ed era arrivato nel suo giardino grazie a un suo pretendente che, per farsi amare, le aveva regalato una siepe.
il giardiniere non era in fila, non la voleva e non voleva diventare Re, forse proprio per questo lei ne era rimasta folgorata.


Lo avrebbe guardato per sempre, e continuava a chiamarlo fingendo che il suo giardino avesse l'impllente bisogno di nuove piante.
Gli occhi cerulei della ragazza non riuscivano più a sentirsi disgustati dalla vista che ricevevano da fuori la finestra, anzi, la amavano alla follia.
Le sue mani tremanti, un giorno, si erano aggrappate a questa.
Lui aveva un giaccone pesante e mormorava qualcosa, muoveva quelle labbra e sembrava che non esistesse nient'altro al mondo.
Il cuore di fuoco della principessa di ghiaccio batteva forte nel petto, e le gambe fremevano.
Le mani avevano preso coraggio e, anche se la testa continuava a gridare "no", il cuore aveva loro suggerito un "sì", mentre aprivano la finestra.



"Salve" aveva sussurrato, al vento.
Nessuno aveva mai sentito la sua voce prima.
Era un candido suono di arpa, una voce divina dall'alto, il canto di usignolo.
Tutti i suoi pretendenti si erano voltati ad acclamarla: erano anni che attendevano che dicesse qualcosa.
Lui era l'unico che aveva continuato a tenere la testa bassa.
"Signor giardiniere" aveva aggiunto la ragazza, e le teste di tutti gli altri uomini si erano voltate verso il suddetto giardiniere.
Lui aveva alzato lo sguardo, finalmente.
" Ho sbagliato qualcosa?" aveva chiesto.
"No, no, anzi, lei è bravissimo" aveva sorriso la principessa di ghiaccio, con le guance porpora.
La principessa di fuoco.
" Non ci credo che lei mi stia parlando! I miei bambini e mia moglie me lo dicevano, che prima o poi avrebbe detto qualcosa, ma io credevo che lei fosse muta" aveva riso, con lo stesso sorriso bello di sempre, l'uomo.
E le mani che prima erano tremanti, improvvisamente fredde e calme, avevano chiuso la finestra.
Il cuore di fuoco si era ghiacciato, gli occhi erano tornati vacui.
Uno così non poteva non avere una famiglia, e la principessa si era sentita stupida.
La sua favola non sarebbe stata una favola, perché non avrebbe avuto alcun lieto fine.


"Non ho bisogno di un uomo" aveva gridato un giorno, dopo un mese.
A nessuno quella voce aveva ricordato il canto di un usignolo.
Tutti i suoi pretendenti se n'erano andati sconsolati.
Il giardiniere era rimasto immobile, al suo posto.
Lei non l'aveva guardato.


Il lieto fine non c'è.
Ma la principessa di ghiaccio, tornata a essere tale, si ripeteva di aver sconfitto l'amore, che fosse quella la sua grande impresa.
Il morbo se n'era andato per sempre.
Non sarebbe più tornato.
"Son morto in un esperimento sbagliato,
proprio come gli idioti,
che muoion d'amore,
e qualcuno dirà che c'è un modo migliore!"




NDA:
La dedica è a Morganna, la mia sorellina trovatella, semplicemente perché è una fiaba e perché se ho avuto l'ispirazione per scriverne una- per quanto non abbia esattamente un happy ending- è solo merito suo.
Ditele tutti che è una scrittrice coi contro cazzi, anche se non ci crede.

Questa raccolta è un insieme di cose che scriverò dedicandole a persone EFPffiane (termine inventatissimo) diverse.
Dovrebbero essere regali di natale? boh. Io aspetto l'ispirazione.
Il vostro regalo "di Natale" potrebbe arrivarvi a Pasqua, o chissà.
Non lo so, chiunque sa che sono incostante, inconcludente e folle, ma questo è il modo per ringraziare la mia famiglia virtuale, che ogni giorno mi regala belle storie e un momento per sentirmi libera di dire tutte le stronzate che voglio.
Tanta cacca.
Chiunque recensirà, per spirito Natalizio o per qualsiasi motivo, sarà apprezzato.

(Malaria, se passi di qui sappi che la fissa con De Andrè ce l'avevo già, poi sei arrivata te e mi è tornato in mente tutto, ahahaah)

  
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