Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: _eco    22/12/2013    6 recensioni
[Cinna/Portia] [CF]
Portia affonda le unghie nei palmi callosi – per non far male ad altri che non a se stessa – e prega un Dio della cui esistenza non è nemmeno certa. Lo prega di non portarglielo via.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cinna, Portia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Coriandoli di fuoco, piume di cenere

“I always channel my emotions into my work. That way, I don't hurt anyone but myself.” 
[Cinna, Catching Fire]
 
 
Il buio avvolgerebbe completamente la stanza, se non fosse per la il fascio abbagliante irradiato dalla lampada da scrivania.
Cinna lavora sempre nella semi oscurità. È probabilmente questa la cosa che ha più stupito Portia, all’inizio.
Mi aiuta a concentrarmi, le ha spiegato una volta lui, senza mai distogliere lo sguardo dal modellino su carta di uno dei suoi tanti abiti.
Lo devo a quelle persone che stanno lì, dimenticate, inascoltate, che hanno bisogno di una spinta, di un complice, ha detto qualche istante fa.
E Portia ha finalmente dato un nome alla seconda cosa che di Cinna l’ha più stupita: la sua naturale tendenza al sacrificio.
- Non te la faranno passare, questa. Lo sai. – mormora a labbra strette, un sentimento di paura mista a trepidazione che le attanaglia lo stomaco.
Cinna annuisce, e, dondolando il carboncino tra pollice e indice, sembra ponderare con scrupolosa attenzione la scelta del materiale da utilizzare per una miglior riuscita del suo progetto.
- Lo so. – conferma. – E per questo ho bisogno che tu stia dalla mia parte. Che tu tenga la bocca chiusa, almeno per ora. –
Portia si morde le labbra e stringe i pugni, trattenendosi dall’allungare la mano e trasformare il disegno di Cinna in coriandoli di carta macchiata di carboncino, nelle piume di quell’abito rivoluzionario, ardente, terribilmente pericoloso, cui Cinna sta pian piano dando vita. Mancano gli ultimi dettagli, le ha detto prima di mostrarglielo, quando ancora le aspettative di Portia si limitavano alle più infuocate e raffinate decorazioni dell’abito che Katniss indosserà.
- Ti si ritorcerà contro, lo capisci? – insiste.
- È questo quello che facciamo, no? – replica Cinna. – Incanaliamo le nostre emozioni nel nostro lavoro. Non facciamo male a nessuno se non a noi stessi. –
Portia scuote la testa, impotente. Potrebbe mettere su una scenata, potrebbe architettare un discorso degno del miglior oratore, ma sa che niente, assolutamente niente, lo farebbe muovere dalla sua posizione.
Cinna adagia il carboncino sul foglio di carta doppia. Fa roteare lo sgabello su cui è seduto, e, adesso che si trova esattamente di fronte alla sua collega, ora che la guarda dritto negli occhi, scuri come cioccolata, sfiora il dorso della sua mano caffellatte. E’ callosa, sebbene le telecamere riescano sempre a farle sembrare lisce e levigate. A Cinna piace sentire, a contatto con i polpastrelli, le piccole dune e i bozzi induriti sulla pelle di Portia, i segni indelebili del loro lavoro, delle ore trascorse chini su una bozza, con la matita in mano che scava solchi profondi nella pelle.
- Pensano che noi non possiamo fare niente. – mormora, scandendo bene ogni parola. – E invece possiamo fare così tanto! Basta un tocco azzardato, un dettaglio. La gente è arrabbiata, ha voglia di riprendersi ciò che è suo di diritto. Coglierebbe l’impulso ad agire in qualsiasi cosa. Qualsiasi.
Portia affonda i denti nel labbro inferiore e chiude gli occhi. Basta un cenno del capo e Cinna capisce.
Capisce che, anche questa volta, si schiererà dalla sua parte.
 
***
Katniss volteggia nel suo abito di piume.
Fiera. Implacabile. Orgogliosa.
I complimenti indirizzati a Cinna giungono da ogni angolo della platea, e persino Caesar, con il suo tono di costruita simpatia e cordialità, sciorina lodi nei suoi confronti.
Cinna si alza in piedi, ben dritto, solenne, e raccoglie gli elogi, le urla entusiaste e i sospiri di sorpresa e meraviglia con l’eleganza di un uomo pratico del mestiere e della popolarità che ne consegue.
Le sue labbra mimano continui “grazie”, e il pubblico va letteralmente in delirio, permeato dell’illusione di essere il diretto destinatario di tale ringraziamento.
E poi c’è Portia, seduta esattamente due poltrone a destra rispetto a Cinna. Portia che stringe i denti e si lascia scappare una lacrima. Portia che china la testa e piega le labbra in quello che – Cinna non riuscirà mai a comprenderlo – non si sa bene se sia un sorriso o una smorfia di dolore.
Portia che affonda le unghie nei palmi callosi – per non far male ad altri che non a se stessa – e prega un Dio della cui esistenza  non è nemmeno certa. Lo prega di non portarglielo via.
Portia che raccoglie il “grazie” di Cinna come se avesse incassato passivamente un colpo allo stomaco. Che sa bene di essersi resa complice della morte del suo amico.
 
 
Angolo autrice.
Bien, salve. Come ho detto alla cara Deb, ho ritrovato questa shot per caso. Stava sepolta in una cartella, tra altri file di ricerche d'arte e non so cos'altro. 
È il primo esperimento circa un pg che ho sempre amato, non tanto come amanti, ma come amici. 
Ho pensato che Portia potesse, anzi, dovesse essere al corrente del progetto per il vestito di Katniss, e ho inserito questo "missing moment."
Non mi fate domande sul titolo: l'ho tirato fuori ad muzzum, e non c'entra niente con la storia. D:
Cosa ne pensate?
Fatemi sapere :3
Baci ♥
S. 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: _eco