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Autore: NightWatcher96    22/12/2013    3 recensioni
Au. Mikey è un pugile che vive con il suo maestro... quando incontra quattro nuovi volti, tutto cambia nella sua vita. T-Cest (RxM / LxD)
Genere: Avventura, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
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Michelangelo camminava per le strade di New York, con una felpa cobalto addosso e una tuta nera aderente. Nel fiore dei suoi diciassette anni, i suoi profondi occhi azzurri guardavano i maestosi grattacieli ingrigiti da un cielo promettente di pioggia.

I suoi stivali neri con grosse fibbie battevano instancabili sul marciapiede, incuranti del caos intorno. La maschera arancione che portava sugli occhi gli regalavano ancora una bellezza fanciullesca.

-Bene- mormorò sottovoce: -Non sono in ritardo!-.

Con un piccolo sorriso si fermò dinanzi a una palestra di pugilato e si sporse sul vetro per osservare all'interno. Faceva freddo fuori e piccoli sbuffi dei suoi respiri si concentravano in nuvolette di vapore acqueo. C'era molta gente all'interno, è vero, ma a Mikey non importava. Entrò dalla porta e guardò la situazione.

Il soffitto era molto alto, i muri di un grigio azzurrato accoglievano perfettamente un pavimento di duro cemento liscio. Tre ring erano posizionati quasi agli angoli dell'ampia palestra, accompagnati da vari sacchi bordeaux per allenarsi o piccoli sacchi veloci. Specchi collocati su tutto il muro nord permettevano un combattimento contro se stesso e gli spogliatoi erano in una stanza opposta. Mikey sorrise e appoggiò il piccolo borsone nero di pelle su una delle panchine, lasciando cadere la sua attenzione su un sacco solitario. Rimosse la sua felpa, mostrando solo una cannottiera nera e s'infilò un paio di guantoni rossi e logori .

Tolse gli stivali e rabbrividendo al contatto freddo del pavimento contro la sua pelle, cominciò ad allenarsi...

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I suoi colpi erano veloci e potenti: il rumore dei guantoni contro il sacco si udiva più intenso rispetto agli altri. Mikey non era uno spilungone come la maggior parte della gente che veniva ad allenarsi, ma neppure muscoloso. Il suo snello corpo presentava solo muscoli piccoli ma estremamente solidi come l'acciaio. La sua agilità era pari alla velocità delle sue gambe e chi lo aveva imparato a conoscere, sapeva che il soprannome "LittleOne" era più che corretto. Indicava, difatti, un piccolo corpo per un grande sport.

"Adoro allenarmi!" pensò mentre sferrava un nuovo pugno quasi in corrispondenza al volto di un avversario immaginario: "Mi fa sentire libero".

Nella moltitudine di pensieri vorticanti nella sua memoria, Michelangelo non si accorse di un paio di occhi scuri che lo fissavano. Uno sguardo freddo di un alto uomo ventiquattrenne, con capelli corti e neri, pelle mulatta, fisico da urlo e una tuta completamente nera. Due guantoni rossi erano identici al colore delle scarpe che indossava. Avvicinandosi sempre più, la sua ombra fu proiettata contro il sacco, lasciando un bel po' di dubbi in Mikey. Quest'ultimo, difatti, si voltò.

-Non sei un po' troppo piccolo per combattere?- schernì, mentre altri due ragazzi di colore si avvicinarono: -Questo non è un posto per i mocciosetti-.

Mikey sorrise sornione: -Perché? Se questa palestra la frequentano pure i vecchi, non vedo perché i bambini no-.

Si udì chiaramente delle risatine che dettero piuttosto sui nervi al tipo muscoloso. Mikey attendeva il seguito di quelle provocazioni.

-Vecchio?- ripeté l'umano in un ruggito: -I mostri come te non sono ammessi qui! Tornatene allo zoo!-.

L'arancione cercò di dominare la sua rabbia, ma non ce la fece e si lasciò trasportare da una segreta impulsività. Senza pensarci due volte, permise all'adrenalina di alzare il suo pugno destro e colpire lo zigomo destro del tizio, facendolo indietreggiare e causando un silenzio generale. Le risatine s'interruppero all'istante e solo il respiro superficiale della tartaruga si poté udire. Le persone che si allenavano non potevano credere che un ragazzino avesse menato un pugile tanto potente quanto poco conosciuto.

-Colpisci a tradimento, eh?- mormorò con rabbia l'umano: -Il mio nome è Bill! Sali sul ring che ti faccio vedere con chi hai a che fare, mostriciattolo verde!-.

Mikey guardò alla sua sinistra e salì con un abile salto sul tappeto bianco del ring. L'umano ghignò e colpì tre volte i suoi guantoni, mentre tutti i curiosi rimasero a godersi lo spettacolo dal basso. Un altro tizio di anni venticinque dette il via all'incontro con un sonoro fischio con due dita in bocca...

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-Raph, lo so che ti piacerebbe diventare un pugile, ma sai che il sensei è contrario!- sospirò una voce da ventenne: -Guarda la situazione. Siamo ninja e il pugilato sarebbe niente per noi!-.

-Infatti- seguì una seconda voce: -Sarebbe troppo facile per noi. Metteremmo al tappeto troppi pugili e finiremmo col vincere slealmente-.

Occhi miele, maschera rossa su una pelle smeraldo. Una camicia nera un po' sbottonata sul petto, un jeans con una cintura di cuoio piuttosto appariscente. Scarpe bianche e nere. Raphael era arrabbiato e a malapena si stava trattenendo dal gridare o rompere qualcosa. Leonardo e Donatello erano al suo fianco. Il primo aveva occhi ramati, una maschera azzurra e pelle bosco. Una camicia azzurrina era elegantemente sul suo corpo, con le maniche arrotolate sugli avambracci. Jeans e scarpe nere. Il secondo aveva occhi nocciola, maschera viola e la pelle oliva. Portava una giacca viola scuro, jeans neri e stivali corvini.

Le loro corazze spiccavano sulla schiena con quel verde salvia pulito. 

-Questo è solo un'idiozia!- commentò Raphael, con le mani nelle tasche del jeans: -Ci sono molti pugili potenti che ci darebbero filo da torcere se fossimo nei gironi degli incontri!-.

Leonardo scosse il capo: -Raph, l'argomento è chiuso. Ora, pensiamo a tornare a casa. La scuola è stata piuttosto dura, oggi-.

-A chi lo dici!- annuì Donnie: -E lo dice uno a cui piace studiare!-.

Mentre chiacchieravano, Raph notò una palestra di pugilato proprio dall'altro lato della strada. Preso da una voglia matta di entrare, i suoi occhi si soffermarono all'altezza dell'insegna bianca, con grosse lettere blu che formavano chiaramente "Box Gym". Praticamente si ritrovò a correre verso il suo richiamo, incurante sia delle grida di Don e Leo sull'aspettarli e anche dello strombazzare di auto che frenarono bruscamente per evitare di investirlo.

Raph era come impazzito. Il suo desiderio di indossare dei guantoni e menare su un ring era intenso e doleva anche, in un certo senso. In quanto ninja, come i suoi fratelli e suo padre, di un clan segreto di Custodi Utrom, non gli era permesso di frequentare attività comuni o impegnative che spronassero a utilizzare il ninjitsu. Purtroppo era quella la regola. 

Ripensando a questo, il sorriso di Raph scese un po', così come la sua corsa rallentò parecchio. Chinando il capo, si ritrovò e fissare distrattamente all'interno della palestra, notandola vuota. Sbattendo confusamente le palpebre, i suoi piedi lo condussero alla porta d'entrata e quando la sua mano la spinse, egli si ritrovò all'interno, con un forte odore di sudore sotto il naso. Quando il suo sguardo ancora un po' eccitato ricadde su un ring affollato, egli si avvicinò.

Notò chiaramente due figure che si studiavano, muovendosi in maniera circolare. I loro passi erano lievi ma la folla gridava per vedere chiaramente il sangue e la sconfitta di uno dei due. Raph non si accorse neppure che Leo e Don lo avevano raggiunto e fissavano stupiti il giovane "tartarugo" sul ring. Un bambino contro un gigante? Guai assicurati.

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-Piccolo bamboccio!- schernì l'umano, destreggiandosi in un velocissimo gancio destro, che colpì quasi la spalla di Mikey.

L'arancione si scostò immediatamente di lato e chianando il capo, per evitare un nuovo colpo in pieno volto, riuscì a sfondare la difesa avversaria, stordendo Bill con un doloroso pugno mancino nel ventre. L'umano barcollò con un gemito, indietreggiando e strofinandosi una linea di saliva dall'angolo della bocca. Ansimando e ringhiando allo sgomento generale, si avventò letteralmente su Michelangelo, con una serie di colpi alla clavicola, al viso e uno al bicipite destro. 

Mikey parava tutto con estrema velocità sino a quando il suo piede destro sudato scivolò sul sudore del tappeto e perse l'equilibrio. Bill rise all'immane vittoria e sorprese il piccolo pugile con un pugno proprio alla mandibola. Con un lamento, l'arancione si ritrovò all'angolo sinistro del ring, con un braccio penzolante e il sangue dribblante dalla bocca. Fu allora che, nella nebbia dei suoi sensi, si accorse di un paio di occhi dorati che lo stavano fissando... con quasi preoccupazione.

Ansimando e tossendo sangue, Mikey si rialzò e con un dolore atroce alla bocca, raccolse tutta la sua impulsività per ripagare un distratto Bill con la stessa moneta. Il 17enne corse incontro all'altro e all'ultimo istante si chinò per sfuggire a un nuovo colpo: in fretta concluse l'azione con un violento pugno mancino proprio sotto il mento del mulatto, facendogli non solo sputare un dente e un fiume cremisi ma anche indietreggiare e cadere miseramente dal ring, con una sconfitta.

La folla rimase attonita sino a quando non cominciò a fischiare Michelangelo, dirigendosi ad aiutare Bill che imprecava con bestemmie e insulti. L'arancione, di spalle sul ring, si cancellò del sangue con l'avambraccio e scese dal ring. Ignorando le offese sul suo aspetto, cercò di non lasciarsi trasportare da una gran voglia di piangere. Che cosa si era messo in testa? Essere acclamato, forse? Nonostante avesse battuto un noto pugile, ci aveva ricavato solo parole orribili. Cosa poteva farci se lui era una tartaruga?

Fece per andarsene quando si ritrovò dinanzi lo stesso paio di occhi miele di prima. Confuso, si accorse di un asciugamano bianco nella mano del ragazzo dinanzi a lui e alzò il capo. Raphael lo studiò inizialmente con un'espressione cupa, ma si sciolse in un sorriso, permettendo ad altre due tartarughe di unirsi.

-Bel combattimento- si congratulò Raphael, felice che Mikey avesse accettato l'asciugamano: -Peccato per un pessimo pubblico o meglio... un pubblico di merda!-.

Leo aggrottò la fronte e colpì il braccio del fratello, scuotendo il capo: -Raphael, lingua! Cerca di parlare normalmente!-.

-Non preoccuparti- sorrise l'arancione, accorgendosi di aver macchiato di sangue l'asciugamano: -Sono abituato al gergo. Io lo adopero parecchio, quando mi salta la mosca al naso-.

Raph fece uno sguardo snob a Leo, solo per dirgli silenziosamente che ormai l'essere distinti era qualcosa di antico. Al giorno d'oggi, infatti, tutti conoscevano il "gergo" o meglio, le parole colorate.

-Mi... dispiace... ho rovinato l'asciugamano- mormorò, poi, Mikey, mentre Don fece un passo in avanti.

-Tranquillo, poco importa- sorrise il viola: -Il mio nome è Donatello Hamato e loro due sono i miei fratelli. Leonardo e Raphael. Posso darti un'occhiata alla ferita?-.

Mikey sbatté le palpebre ma annuì...

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Uno squarcio era orrendamente visibile dallo zigomo sino all'angolo destro della bocca. Bill aveva dei destri molto potenti, a quanto pare. Seduto nello spogliatoio (una stanza dalle pareti color nocciola, pavimento e soffitto piastrellato, con armadietti di metallo e panchine di legno), Mikey cercava di non gemere troppo al bruciore della ferita. Don era abile a livello medico ed estremamente gentile. Raph e Leo seguivano il tutto, con le braccia conserte e un'espressione indecifrabile sul volto.

-Nulla di grave. La tua mandibola è a posto e non ci sono fratture. Con questa medicazione, dovresti essere ok- spiegò Donnie, porgendogli una bottiglietta d'acqua: -Non ti abbiamo chiesto il nome!-.

Mikey bevve un sorso e annuì, mentre si studiò il bianco cerotto sul volto: -Avete ragione. Mi chiamo Michelangelo e vorrei diventare un pugile-.

-Solo Michelangelo?- chiese Raph, con un sopracciglio alzato: -Non hai cognomi?-.

-Raph!- richiamò Leonardo, per poi rivolgersi al 17enne: -Perdona la tua linguaccia lunga. A casa è spesso nei guai con questa sua carenza!-.

Il rosso ringhiò e arricciò immediatamente un pugno, pronto per essere schiantato sulla guancia di Leo, quando Michelangelo rise in un crescendo, mantenendosi lo zigomo bendato.

-Siete davvero tosti, ragazzi!- sorrise: -No, non ho cognomi. E talvolta è un problema, per me. Comunque, so che possono chiamarmi Michelangelo Kame-.

Leonardo inclinò il capo, riflettendo: -Kame è una parola giapponese... indica tartaruga-.

-Esatto- annuì Mikey, alzandosi dalla panchina: -E' tempo di tornare a casa. Grazie del vostro aiuto, ragazzi. A domani-.

Prima che l'arancione potesse afferrare il suo borsone e uscire dagli spogliatoi, Raph lo fermò con una domanda.

-Posso sapere dove abiti?-.

Mikey sembrò irrigidirsi ma si voltò, forzando un sorriso: -Oh... certo! Io abito nel Quartiere Nord, a due chilometri da qui, sulla 38esima. Se volete venire a trovarmi, sarà un piacere!-.

-Grazie, sei gentile. Noi abitiamo sulla 44esima, 22esimo piano. Sarà un piacere averti con noi, Michelangelo!- rispose raggiante Donnie, salutandolo.

L'arancione s'inchinò e scappò via, lasciando le tre tartarughe con il cuore più leggero. Probabilmente, il 17enne avrebbe potuto essere una calamita per la felicità e di questo sentimento, loro ne avrebbero avuto davvero bisogno...


Angolo dell'Autrice

Ciao, ragazzi! Il mio amore sfegatato per la box femminile (pugilato) e aver visto "Million Dollar Baby" mi ha portato a scrivere questa storia del tutto particolare. T-Cest e... una buona dose di calci nel sedere! Vediamo cosa ne pensate! Alla prossima!


  
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