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Autore: Taila    17/05/2008    1 recensioni
I ricordi tornano prepotenti e vorticano nel mio cervello tormentato. Ogni centimetro di Arbolon conserva un ricordo di te e me scarica nella mente con la prepotenza del lampo. Come posso sopportare questa sofferenza che mi sta corrodendo come acido? In questo momento ti sto quasi odiando Tay! Odiando di essere tornato qui e di essertene andato, dopo avermi illuso che tutto sarebbe tornato come prima, che avremmo potuto avere un nuovo inizio, che noi due avremmo… Le mie labbra si increspano in un piccolo sorriso malinconico mentre mi do dello stupido: perché mi tormento ancora con queste illusioni? Non sarebbe mai accaduto, mai, anche se Tay fosse sopravvissuto! Molto probabilmente, una volta terminata la guerra, se ne sarebbe andato a cercare un nuovo inizio da qualche altra parte, lasciandomi di nuovo indietro, qui a lottare contro gli altri e me stesso. Eppure, ora che lui è morto, è più facile fantasticare su un possibile futuro insieme, noi due, Jerle e Tay, insieme come i bambini che siamo stati una vita fa.
[Jele x Tay] Riveduta e corretta
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jerle Shannara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il riflesso nella pioggia.
Autore: Taila.
Serie: Il primo re di Shannara.
Genere: introspettivo, romantico, malinconico.
Tipo: slash, one-shot, monologo, pow di Jerle Shannara.
Raiting: verde.
Pairing: Jerle Shannara x Tay Trefenwyd.
Desclaimers: I personaggi non sono miei (purtroppo T^T) ma di Terry Brooks.
Note: Adoro i romanzi di Brooks, che però ha la pessima abitudine di far morire tutti i personaggi più interessanti. Ovviamente sapevo già che, a parte Bremen ed Allanon, nessun druido sopravvive alla seconda guerra delle razze, ma quando ho letto della morte di Tay non ci volevo credere, anche se mi è sembrata una morte molto eroica ed adatta ad un personaggio come lui, senza radici e senza patria, insomma il classico personaggio che vive solo in funzione della sua missione e che non avrebbe senso mantenere anche dopo! Quando ho iniziato a leggere il ventesimo capitolo mi è venuta l’ispirazione: lo stesso Jerle (Amoreeee *ç*) nel romanzo afferma che il rapporto tra lui e Tay era molto più profondo di quello che pensasse, la mia mente a senso unico ha tirato fuori la teoria che almeno Jerle doveva essere innamorato di Tay! Questo è il risultato. È la prima fic che scrivo sul ciclo di Shannara, quindi non sono sicura del risultato. Accetto perciò critiche e commenti ( ma andateci piano, però, please!). Ringrazio tutti quelli che leggeranno e commenteranno.
Non mi resta che augurarvi buona lettura ^.^



Il riflesso nella pioggia.



Osservo la pioggia che cade nel giardino e il lento ticchettio che produce mi arriva debole alle orecchie. Mi sento strano, è come se fossi qui, in piedi nel Padiglione d’Estate della reggia e allo stesso tempo non ci fossi, come se fossi rimasto sulle sponde del lago che bagna la Fauce Magna. Mi sono rifugiato qui per restare da solo con me stesso, non voglio avere la compagnia di nessuno, neanche quella dei miei pensieri perché l’unica persona che vorrei ora al mio fianco è persa per sempre.
Sono tornato qui ad Arbolon tre giorni fa portando con me il cadavere del mio migliore amico e quella maledetta Pietra Nera, che ho rinchiuso nelle profondità del castello, ufficialmente per proteggerla, in realtà perché non ho la forza di guardarla senza chiedermi se la vita del mio migliore amico sia stata un prezzo adeguato per ottenerla, ma non la speranza. Quella stessa speranza che credevamo di raggiungere quando siamo partiti. La speranza di portare con noi un’arma potentissima in grado di fermare il Signore degli Inganni. Ho portato con me solo la morte e la disperazione. E dalla morte e dalla disperazione sono stato accolto: Courtan Ballindarroch è morto dopo una lunga agonia e il Consiglio ha eletto re Alyster, l’unico suo figlio scampato al massacro. Un principe che si è dimostrato più sconsiderato e sciocco di quello che credessi: sottovalutando completamente la situazione di emergenza in cui ci troviamo e il grave pericolo che stanno affrontando i Nani, ignorando le ultime decisioni del padre, ha messo insieme una spedizione per scovare e punire gli gnomi che hanno assalito il palazzo reale e ucciso il re e la sua famiglia.
Disgustoso, semplicemente disgustoso!
Quell’idiota non ha ereditato nemmeno una goccia di sangue del padre! Courtan al suo posto avrebbe ponderato con lucida razionalità le sue mosse, non sarebbe partito allo sbaraglio portandosi dietro buona parte dei soldati di cui disponiamo e abbandonando a loro stessi i Nani, con cui gli Elfi hanno stretto un patto di aiuto reciproco all’epoca della Guerra delle Razze. Si è comportato da stupido superficiale e il Consiglio, troppo occupato a mantenere quella parvenza di potere di cui si fregia, si è ben guardato dal fermarlo. Quei vecchi inutili hanno qualcosa in mente! Ancora non riesco a capire cosa, ma è così e ho come la sensazione che in qualche modo coinvolga anche me! Si perdono in sciocchi giochi politici mentre dovrebbero pensare solo a riorganizzare l’esercito, a rinforzare le nostre difese, a mandare aiuti a Raybur e ai suoi Nani.
E invece cosa stiamo facendo? Il re sta rincorrendo gli assassini del padre nell’infruttuoso tentativo di carpire un po’ di quella benevolenza e affetto di cui era circondato Courtan e il Consiglio prende tempo ponderando se sia il caso di intervenire o no. E io sono qui a guardare la pioggia che cade.
Stiamo facendo solo il gioco di Brona! E quando questi politicanti se ne renderanno conto avremo già il suo giogo sul collo e molti saranno morti insieme alla nostra speranza e alla libertà.
Questa immobilità mi irrita, la smania di agire mi divora e la frustrazione mi ribolle nelle vene. Restando qui senza far nulla mi sembra di tradire Tay! Tay… Il mio amico Tay che ha dato la sua vita per recuperare la Pietra Nera. Il mio amico che ora riposa in una fossa sotto due metri di terra. Abbasso lo sguardo e osservo le mie braccia, le stesse che lo hanno sorretto mentre si dava la morte con la magia dei druidi.
Perché gli ho permesso di fare una sciocchezza simile? Perché non l’ho fermato prima che si trasformasse? Perché dopo non mi sono accorto dell’agonia che lo stava straziando? Perché mi sono reso conto di quello che stava accadendo sotto i miei occhi solo quando è caduto a terra dilaniato dalla magia che la Pietra Nera ha riversato in lui?
Io avevo la forza per fermarlo e non l’ho fatto, non l’ho protetto. Credevo che non ne avesse bisogno perché era un druido, eppure avrei dovuto saperlo che la magia è una lama a doppio taglio, me l’ha sempre ripetuto e io l’ho dimenticato proprio nel momento più importante. Avrei dovuto capire che aveva intrapreso una strada pericolosa e dal ritorno incerto quando l’ho visto assumere quelle sembianze terribili, ma, invece di fermarlo e cercare un’altra soluzione insieme, ho potuto solo indietreggiare terrorizzato. Quando Tay è uscito dal giardino, recuperando le sue solite fattezze dopo che ho pronunciato il suo nome, ho creduto che fosse tutto finito, che saremmo tornati insieme ad Arbolon e poi saremmo partiti insieme per combattere l’esercito del Nord che assedia l’Anar.
Folle! Sono stato solo un folle, uno stupido! Tutto quello che ho ottenuto è stato una tomba sui cui piangerlo ogni mattina, divorato dai sensi di colpa, cercando di dare una risposta a tutti i se e i ma che mi affollano la mente. Tay credeva che non avesse più un posto e una famiglia tra noi, eppure tutti hanno pianto per la sua morte, ricoprendo la tua somba di fiori appena colti che hanno riempito subito l’aria con il loro dolce aroma. Ho voluto essere io a dare la notizia della morte di Tay alla tua famiglia e le urla di Kira mi riempiono ancora le orecchie. Non ha retto alla notizia. Ha cercato in me un sostegno per superare il dolore, ma non ho potuto darglielo, perché anch’io sto cercando un modo per non annegare nella sofferenza.
Sono stato abituato a non mostrare mai i miei sentimenti, a soffrire in silenzio, a mostrarmi imperturbabile, sempre, in ogni occasione, ma la verità è che il dolore per la tua morte mi sta soffocando. È una sensazione simile alla marea che mi risale la gola e mi blocca il respiro, un dolore così atroce che rischia di soverchiare anche un guerriero come me.
Ogni volta che mi ritrovo da solo con me stesso la sofferenza sale, sale sempre più, gonfiandosi nel mio petto e invadendomi l’anima e non so più quale parte del corpo mi faccia più male. Mi appoggio al muro e scivolo fino a sedermi sul pavimento, abbasso le palpebre nell’inutile illusione che questo mi aiuti ad arginare la sofferenza.
È tutto maledettamente inutile.
I ricordi tornano prepotenti e vorticano nel mio cervello tormentato. Ogni centimetro di Arbolon conserva un ricordo di Tay e lo riversa nella mente con la rapidità del lampo. Come posso sopportare questa sofferenza che mi sta corrodendo come acido? In questo momento ti sto quasi odiando, Tay! Ti sto detestando perché sei tornato qui e te ne sei andato troppo presto, dopo avermi illuso che tutto sarebbe tornato come prima, che avremmo potuto avere un nuovo inizio, che noi due avremmo potuto…
Le mie labbra si increspano in un piccolo sorriso malinconico, mentre mi do dello stupido: perché mi tormento ancora con queste illusioni? Anche se Tay fosse sopravvissuto, una cosa simile non sarebbe mai accaduta. Molto probabilmente, una volta terminata la guerra, se ne sarebbe andato per cercare un nuovo inizio da qualche altra parte, lontano da me, credendo che questa non fosse più la sua patria, lasciandomi di nuovo indietro, qui a lottare da solo contro gli altri e me stesso.
Eppure, ora che lui è morto è più facile fantasticare su un possibile futuro insieme. Noi due, Jerle e Tay, insieme come i bambini che siamo stati una vita fa. Nel buio della mia mente addolorata le immagini si smembrano, esplodono in schizzi di colori e si ricompongono ricreando l’immagine di Tay come mi è apparso quando, pochi giorni fa, l’ho visto avanzare sulla strada verso Arbolon. Un essere fatto di pura luce. Ecco cosa mi ha fatto pensare quando l’ho visto avanzare con il sole alle spalle che faceva splendere i suoi capelli color miele e circondava la sua figura con un alone infuocato. Per un istante tutto il mondo attorno a me è sfumato, l’unica cosa reale e tangibile era Tay Trefenwyd. Era li davanti a me, che camminava elegante e flessuoso come lo ricordavo, alto, troppo per un elfo, e allampanato, vestito della tunica e del mantello neri tipici dei druidi. Mi sono ricordato del resto del mondo e di ritornare a respirare nel momento in cui il secco crepitio del ramo che aveva calpestato mi ha riportato alla realtà. È stato allora che tutti i sentimenti che ho sempre provato per lui, che ho sempre cercato di nascondere sotto il velo dell’amicizia, si sono risvegliati e hanno ricominciati a ruggire a ogni suo passo sempre più violenti dentro di me. Senza pensare a niente, se non alla felicità di rivederlo, ho spronato il cavallo al galoppo e gli sono corso incontro, urlando il tuo nome. Quando anche lui mi è corso incontro dopo avermi riconosciuto, trasvolandomi con un abbraccio ho capito: mentre lo sollevavo facendolo dondolare e lo prendevo in giro, ho capito che per me non erano trascorsi che pochi istanti dall’ultima volta che ci eravamo visti e non anni. E anche per lui doveva essere lo stesso, l’ho letto nei suoi grandi occhi azzurri sempre buoni e gentili, che non mi hanno mai mentito. Perché per sentimenti come i nostri non esiste un termine, il tempo può solo rafforzarli.
E per la prima volta dopo tanto tempo mi sono sentito a casa, come se fossi stato io quello che era partito per Paranor quindici anni prima e non lui. Mentre mi parlava seduto su un tronco caduto, nell’ombra della macchia boschiva che circonda la strada, niente aveva più importanza. Non esisteva più nessun gruppo di gnomi accampati ai margini dei Boschi Grigi, nessun Messaggero del Teschio a guidarli, nessun pericolo di una guerra. Il mio cervello registrava solo il suo volto pallido e scarno che risaltava negli abiti neri, le sue mani ampie e forti, quelle labbra dal taglio sottile che si muovevano ritmicamente calamitando su di sé il mio sguardo e quegli occhi di un azzurro chiaro e dolce, come il cielo a primavera, in cui mi ero rispecchiato e perso tante volte.
Sorrido di nuovo di me stesso: sotto la cenere in cui li avevo sepolti volontariamente quindici anni prima, quei sentimenti erano sopravvissuti e ora li ritrovavo freschi e intatti, come se non fossero passati tanti lunghi anni dalla volta in cui ne presi coscienza. Eravamo ragazzini, Tay mi aveva appena comunicato che a breve sarebbe partito per andare a studiare come Druido a Paranor e il mondo mi era semplicemente caduto addosso. Avevo pensato che sarebbe rimasto per sempre al mio fianco, che non si sarebbe mai allontanato da me. Ero arrivato anche a pianificare il nostro futuro insieme e invece Tay mi stava dicendo proprio il contrario, mandando in frantumi tutte le mie speranze, senza trovare il coraggio per guardarmi in viso per la timidezza e il dispiacere.
Litigammo furiosamente quella sera, ad ogni mia parola scoprivo quell’inspiegabile sentimento di possesso verso Tay, che avevo sempre provato e considerato come normale verso una persona che si scopriva importantissima: lui era mio, non gli avrei mai permesso di andarsene, il suo posto era al mio fianco e ci sarebbe rimasto per sempre, che l’avesse voluto o no! Tay invece cercava di placare le mie urla parlandomi con la sua voce dolce e mite, spiegandomi che quella era la strada che aveva scelto di percorrere, quello che desiderava veramente, che nonostante la distanza saremmo rimasti per sempre amici, che non si sarebbe mai dimenticato di me né dell’affetto che mi portava.
Non volevo ascoltarlo, rimanevo sordo alle sue parole, pur rendendomi conto di quanto fossero sensate. Ma quando Tay mi si avvicinò e mi abbracciò all’improvviso, facendo combaciare la mia schiena con il suo torace, quando la sua dolcezza mi avvolse come una coperta calda in una gelida notte invernale, quando il suo tepore si irradiò nel mio corpo arrivando fino al cuore, compresi che il mio era solo puro egoismo. Tay aveva un grande talento, era giusto che seguisse la sua strada, anche se lo avrebbe portato lontano miglia e miglia da me. Se gli volevo davvero bene come dicevo non dovevo fermarlo, tarpargli le ali con la mia paura: lui sarebbe rimasto sempre con me, grazie ai sentimenti che provavo per lui.
Volsi appena la testa verso di lui e gli sorrisi per dimostrargli che avevo capito, lui mi sorrise di rimando con riconoscenza e affetto, facendomi battere all’impazzata il cuore nel petto. Lo amavo e lo capivo solo quando lo stavo perdendo. Quel suo sorriso intriso di felicità, dolcezza, comprensione e malinconia, lo conservo ancora gelosamente dentro me, insieme al ricordo di quell’unico bacio che gli ho rubato la sera prima che partisse per Paranor. Il suo viso da bambino cresciuto troppo in fretta, i lunghi capelli che catturavano e riflettevano i raggi argentei della luna piena, la sua figura sottile stesa su di un fianco appena disegnata dalle lenzuola del mio letto… Non era la prima volta che dormiva da me e quella sera lo pretesi come regalo d’arrivederci, un ultima concessione strappata a quell’infanzia che ci ha visti crescere insieme, inseparabili come fratelli, dividendo ogni cosa, da un giocattolo ai lividi. Lui acconsentì con un sorriso divertito e rassegnato. Ricordo ancora la tensione, la paura che provai per l’essere scoperto e l’eccitazione del proibito. Ma ogni altra cosa scomparve ricoperta e annullata dalla sensazione del morbido tepore che provai facendo scorrere il dorso delle mie dita sulle sue guance in una carezza leggera, la punta di piacere provata nello sfiorare le tue labbra dolci come miele. Lui non lo hai mai saputo e io ho conservato troppo gelosamente questo segreto. Ho provato ad amare sua sorella Kira, ma ho scoperto ben presto che era solo un pallido riflesso di Tay. Lei non si è mai rassegnata alla mia indipendenza, io non mi sono mai rassegnato a non avere lui e mi sentivo male per questo, per il modo in cui l’ingannavo, perché lei amava me, ma io amo Tay. Con Preia è diverso: lei è fatta della mia stessa pasta, mi capisce perché è come me e, soprattutto, ha compreso che, qualsiasi cosa faccia non riuscirà mai a penetrare la fortezza che ho costruito attorno al mio cuore, rassegnandosi a rimanere all’esterno, senza fare domande, senza pretendere niente, accontentandosi di quello che posso offrirle senza mai fare domande sulla persona che si trova all’interno del mio cuore. Tu Tay, ci sarai sempre e solo tu nel mio cuore. Non potrei permettere a nessun’altra di averlo.
E ora di tutto questo, delle mie illusioni, di noi, di quello che sarebbe potuto essere, è rimasto solo un mucchietto di cenere stretto tra le mie mani. Riapro gli occhi e l’assordante solitudine del padiglione mi accoglie, confermandomi che ogni sogno è finito. Guardo il soffitto a volta senza provare il minimo interesse: se in questo momento crollasse e mi seppellisse per sempre non mi importerebbe nulla, anzi! Potrei venire da te Tay, ritrovarti, ricongiungermi a te per sempre, come sarebbe dovuto essere. Ma i morti conservano la memoria dei sentimenti provati in vita e delle persone che hanno amato? Mi riconosceresti se adesso mi presentassi davanti a te? Sollevo un sopraciglio perplesso a questo mio pensiero: mi sono ridotto proprio male se adesso mi metto anche a filosofeggiare!
Scuotendo la testa mi rimetto in piedi e guardo il giardino: un senso di gelo mi paralizza il sangue nelle vene, prima che il cuore inizi a battere furiosamente per lo stupore. Tay è in piedi al centro del cortile, sotto la pioggia, sulle labbra quello stesso sorriso struggente che mi rivolse quindici anni fa quando capì che avevo accettato la sua partenza. Per un attimo non so che fare né cosa pensare, è come se il mio cervello si fosse spento. Non so nemmeno se posso credere ai miei occhi. Poi scaccio ogni altro pensiero e agisco prima ancora di capire cosa stia facendo: esattamente come pochi giorni fa sulla strada per Arbolon, gli corro incontro ridendo felice e urlando il suo nome, incurante dell’acqua fredda che mi infradicia, pieno solo della felicità di averlo di nuovo davanti a me. Ma quando gli arrivo di fronte e faccio per abbracciarlo, mi ritrovo a stringere solo il nulla. Il sorriso si spegne dal mio volto quando mi rendo conto che era solo una chimera della mia immaginazione tormentata, che Tay non tornerà mai più da me. Sopraffatto dalla delusione e dal dolore che mi sta dilagando nel petto crollo sulle ginocchia nel fango, bagnato e incurante di tutto quello che mi circonda. Per la prima volta dopo tanti anni, una lacrima fugge dal mio occhio destro e scivola sulla guancia confondendosi con la pioggia.
Complimenti Tay Trefenwyd: sei riuscito a ricordarmi come si piange! In questo momento mi rendo conto di quanto mi senta solo, confuso e abbandonato, completamente perso senza di lui: cosa devo fare adesso? Cosa si aspettano gli altri da me? Cosa ti aspetteresti tu che io faccia?
Sto delirando! È vero eri un druido, ma resti pur sempre un uomo: e un uomo non può tornare dalla morte, solo subirla. Se Brona è riuscito a eluderla e a tornare è solo perché è stato corrotto dalla magia, tu non potresti mai farlo! E allora perché sento la tua voce dolce spirare insieme al vento, incitarmi a non arrendermi, a combattere? Lotto con questa disperazione implacabile e seducente con le forze che mi sono rimaste, mi sono smarrito in questo mare di dubbi, mentre quel leggero sospiro mi accarezza il viso ricordandomi chi sono, chi è veramente Jerle Shannara.
Apro gli occhi di scatto e mi rimetto in piedi, di nuovo consapevole di me stesso, sorridendo a me stesso, a Tay ed a nessuno in particolare.
Ho trovato la risposta a tutto: combatterò!
Per non deludere Tay e me stesso, per vendicarmi di Brona che mi ha strappato la persona che amo. Il rumore della porta che si apre mi avverte che qualcuno è entrato nel padiglione, mi volto e incrocio lo sguardo dubbioso di Preia: devo essere un gran bello spettacolo ora, fradicio e infangato. Lei è tutto quello che mi è rimasto, è l’unico legame che mi è rimasto con il passato e con Tay.
Combatterò per realizzare quel sogno che ha ucciso Tay. Combatterò per me stesso, per soddisfare la mia brama di sangue e vendetta!
E poi verrò da te Tay, tu intanto aspettami e allora mi dirai se è valsa veramente la pena di lasciarmi qui a lottare da solo, per recuperare quell’inutile Pietra!

  
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