Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Horea    22/12/2013    3 recensioni
[Cross-over che unisce Hetalia e La bella addormentata nel bosco][Riferimenti a vari personaggi][AntonioxLovino]
-ok, basta. Ora andatevene!-
-neanche per sogno! E poi.. Secondo me tu sei il cattivo che l'ha imprigionata! E dici la verità, non vuoi che la principessa sia salvata da un principe furbo e avvenente come me..-
-e modesto, soprattutto. Comunque non ho fatto nulla, stupido spagnolo che non sei altro!-
L'altro lo guardò per qualche secondo, poi incrociò le braccia.
-va bene. Allora mettiamola così, sopracciglione: tu mi fai entrare nel castello. Se dici la verità, non c'è nessuna dolce fanciulla bisognosa di aiuto lì dentro, quindi non dovrai preoccuparti. Ma se ci sarà, avrò tutto il diritto di portarla alla mia corte e farla divenire mia sposa!-
Genere: Comico, Fantasy, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bad Friends Trio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui... che dire... questa è la prima storia che carico su efp ^^'
Ringrazio tutti quelli che mi hanno sopportato mentre la scrivevo e mentre cercavo di caricarla (u__u) e ovviamente auguro a tutti buona lettura! ^^
Ovviamente i personaggi non sono miei e la storia non è stata scritta a scopi di lucro.



C'erano una volta, molto tempo fa, il re Gilbert, detto Il magnifico, e la regina Elizaveta, che regnavano tranquilli e con giustizia.
I due coniugi erano davvero felici, se non fosse stato che ancora non avevano avuto neanche un figlio.
E, mentre Gilbert sperava in un magnifico maschio, Elizaveta sperava in una bambina pronta ad aiutarla nell'ardua impresa di far abbassare la cresta a quel cretino di suo marito.
Tutto andava avanti così e ormai tutti si chiedevano a chi sarebbe spettato il trono.
Un giorno, però, si venne a scoprire che la regina era rimasta incinta.

Il tanto atteso parto arrivò veloce e i due regnanti si trovarono tra le mani un bel bambino, dagli occhi marrone scuro, che li guardava e che continuava a piangere e piangere se veniva allontanato dalla mamma.
Alla notizia che l'erede sarebbe stato un maschio e che era già nato, partirono i festeggiamenti.
Come al solito le vecchie pettegole già sapevano perfino il peso e l'altezza del nuovo nato e i bambini, incuriositi, si accalcavano all'uscita del palazzo per vedere il figlio del re.
Tutti volevano sapere quale sarebbe stato il suo nome.

Ad un certo punto, il re uscì fuori dal grande balcone del castello e salutò tutti con un cenno della mano.
-oggi, è giorno di grandi festeggiamenti!-
Tutti erano impazienti.
-dato che anche oggi potrete, ancora una volta, vedere il magnifico me! Kesesesesese!-
Silenzio. Tutti iniziarono a guardarlo, chi storto, chi divertito, chi confuso.
Gilbert scoppiò a ridere.
-ahahah scherzavo naturalmente!-
Sospiro di sollievo. Per fortuna era rimasto un po' di cervello in quella testa che si ritrovava.
-siete tutti invitati al battesimo del mio magnifico figlio! Kesesese!-
-del tuo?- la voce di Elizaveta lo fece girare, spaventato.
-ehm, Eliza! Intendevo il nostro, già, il nostro magnifico figlio!-
La regina sospirò e uscì completamente in balcone, mostrando il piccolo bambino che teneva fra le braccia.
Molti applaudirono, altri gridarono.
Elizaveta sorrise, continuando a cullare il figlio e a sorridergli dolcemente.

Passò qualche giorno e arrivò il giorno del battesimo.
Erano stati invitati tutti: dal nobile più ricco al contadino più povero.
In più, per l'occasione, sarebbero arrivate le quattro fate più potenti del mondo e avrebbero fatto i loro doni.
Elizaveta aveva annunciato il nome del bambino: Lovino Romano, e tutti, o almeno questo era quello che davano a vedere, ne erano stati contenti.
Arrivò un DJ americano, un certo Alfred, che, con una voce abbastanza squillante che diede fastidio ad alcuni invitati, tra cui un giovane ragazzo dalle grandi sopracciglia, chiese se volessero della buona musica pop remixata. Gli dissero, con fare un po' scocciato, che aveva sbagliato storia, e il poveretto, divorato un hamburger di consolazione, si allontanò dalla corte.
E così la festa continuò tranquillamente.
-Grazie a tutti di essere a questa magnifica festa..- partì Gilbert. -adesso c'è la libera entrata al magnifico buffet e intanto apriremo i regali!-
Le fate si misero in fila, davanti alla culla del bambino.
La prima aveva i lunghi capelli neri raccolti in una morbida coda e indossava una maglietta e dei pantaloni rossi.
-io sono Yao, la fata cinese. I poteri del dragone e della Shinatty-chan controllano le mie magie! Orsù, tanto vale darti il mio regalo.- e detto questo, alzò la mano destra sopra il bambino. Accanto alla culla apparirono due grandi bauli. -su richiesta della regina, i vestiti dalle stoffe orientali più pregiate.-
Elizaveta sorrise alla fata, che ricambiò lo sguardo e si allontanò.
Si fece avanti la seconda fata, dai capelli color platino corti e ordinati, con una camicia nera pulita e senza una minima piega. -sono Lukas e sono la fata del nord, vengo dalla Norvegia. Siccome per venire qui sono dovuto scampare dalle grinfie di quell'idiota di Mathias, farò in fretta.- anche lui alzò la mano sopra la culla.-il mio troll ti benedice: il tuo amore sarà una persona dolce, buona e pronta a tutto per te.-
Anche la seconda fata si allontanò, e si avvicinò la terza.
Era un ragazzo più basso dei precedenti e aveva capelli castano chiaro e pelle abbronzata.
-sono Ataa, vengo dal regno di Cleopatra.- gli occhi, marroni, gli si illuminarono di colpo, diventando gialli per qualche secondo, per poi tornare al colore naturale. -le stelle ti staranno accanto.-
Come i precedenti anche lui fece per andarsene, quando la porta principale si spalancò.
Entrò nella sala una donna, dai capelli biondi a caschetto e gli occhi verde chiaro, e iniziò ad avanzare fino alla culla, con passo sicuro.
Si fermò davanti al bambino e lo guardò, con un sorriso mellifluo sulle labbra.
-nessuno mi ha invitata. Come mai?-
Eliza sussultò e si fece avanti.
-tu! Come osi, venire qui? Vattene immediatamente!- l'altra sospirò, quasi delusa.
-no.. Prima...- le sue labbra si incresparono nuovamente in un sorriso.-devo dare il mio regalo.-
Alzò la mano sulla culla. -avrà difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti, di uscire allo scoperto e a sedici anni mangerà un wurstel avvelenato e morirà, questo è il mio regalo!-
L'intera sala sussultò.
La donna sorrise, malefica, e uscì, lasciando Elizaveta e Gilbert senza parole.
Solo allora si fece avanti la quarta fatina, che era rimasta nascosta.
Aveva i capelli biondi corti, spettinati, gli occhi verde chiaro, un po' oscurati da delle gigantesche sopracciglia marroni e indossava una toga bianca.
-io sono Arthur. Arthur Kirkland, vengo dal regno dei follet.. Ehm, scusate, vengo dall'Inghilterra. Posso aiutarvi.-
Eliza lo guardò. -voi potete fare qualcosa? Potete impedire la sua morte?-
-non proprio.- gli occhi di Eliza si rabbuiarono. -posso fare in modo che al posto di morire cada in un sonno pesante, fino a quando non arriverà l'amore a salvarlo... Quando si addormenterà, chiamatemi con questo e arriverò subito.-
E le diede un piccolo fischietto.
Eliza tornò a guardarlo. -allora, buonuom.. Ehm, scusate, buonfata, facciamolo.-

Passarono molti anni da quel giorno.
I wurstel erano stati, per la tristezza di Gilbert, banditi dal regno e Lovino cresceva tranquillo, del tutto ignaro della maledizione.
Aveva all'incirca quindici anni, si divertiva con gli amici scrivendo sui mur.. Ehm, scusate, studiando, e ogni tanto si adoperava in qualche scherz... Ehm, gioco con gli abitanti del castello.
Era una giornata come un'altra, quella, solo una cosa lo fece pensare.
Aveva saputo, parlando in segreto con il messaggero, che sua madre stava organizzando una sorta di evento, per trovargli una moglie.

La sera Eliza lo mandò a chiamare da un servo e lui, immaginando una qualche ramanzina, superò velocemente la distanza che li separava ed entrò nella stanza.
Lo sapevano tutti. Mai fare aspettare una donna arrabbiata.
Vedendolo lì, la madre gli sorrise. -Lovi, immagino tu sappia perchè sei qui.-
-non ho fatto niente stavolta, lo giuro!-
Eliza scoppiò a ridere. Certo che quando si trattava di capire qualcosa era preciso a suo padre.
-non sei qui per una ramanzina. Domani è il tuo compleanno, o l'hai forse scordato?-
-oh.-
-Lovino!-
-Eh? Ah? Sì, scusa.- bofonchiò, con la testa altrove.
-per questo, dovresti incontrare la principessa Lily, é una ragazza semplicemente adorabile! Pensa, vi scambiate solo due anni!-
Il ragazzo la guardò, spaesato.
-eh?-
-Lovi, tutto bene?-
-no. Vado a dormire.-
-ma...-
-notte.-
Si richiuse la porta alle spalle e si diresse verso la sua stanza, una volta arrivatoci, chiuse gli occhi e si lasciò sprofondare nel morbido materasso di piume.

La mattina dopo, quando si svegliò, trovò uno strano piatto sul suo comodino.
Era un normale piatto dell'argenteria, nulla di strano, di quelli bianchi  che si regalano solitamente ai matrimoni.
Ma la cosa più strana, era quella specie di salsicciotto rosa scuro che c'era poggiato sopra, ancora fumante, segno che era stato cotto da poco.
Accanto al piatto, un biglietto con la scritta "Buon appetito".
Senza pensarci due volte, il giovane addentò il salsicciotto caldo.
Lo riposò sul piatto e si pulì la bocca con la mano.
-bleah, ma che roba è? Niente a che vedere con i pomodori!-
Troppo tardi. Sentì un nodo alla gola e svenne, accasciandosi inerme accanto al letto.
Solo due ore dopo qualcuno se ne rese conto: una cameriera, entrata per pulire, lo vide senza sensi e chiamò aiuto.
Tutti i dottori del paese andarono a palazzo a visitarlo, ma non dava più segni di vita.
Elizaveta, allora, chiamò la fatina Arthur.

Qualche ora dopo, la fatina era lì, che parlava con la regina.
Si decise di poggiare il ragazzo nel suo letto e di far finta di niente fino all'arrivo del fantomatico "amore", ma quando Elizaveta stava per chiamare una certa principessa Lily, convinta che sarebbe sicuramente stata utile, Arthur fece una delle sue magie e tutti, nel castello, si addormentarono all'istante.
Tutto l'edificio fu coperto da rampicanti, ma al posto delle bacche, c'erano dei pomodori verdi, ancora immaturi.
Nel reame, allo stesso modo, tutti si addormentarono profondamente.
-buona notte.- Arthur sussurrò, anche se comunque nessuno si sarebbe svegliato. - e ci vediamo.-
Dalle spalle gli spuntarono due piccole ali e, uscendo da una finestra lì vicino, volò via.

~~~~~~~~~~

I due cavalli rallentarono il passo.
Sul primo, un purosangue arabo, dal manto e la criniera neri, sedeva un ragazzo dai capelli e la carnagione un po' meno scuri dell'animale che cavalcava, e due grandi occhi verdi.
Sull'altro cavallo, un pony francese da sella grigio, stava un ragazzo dai capelli biondi lunghi fino alle spalle e gli occhi azzurro chiaro.
-Antonio, cherie, posso sapere cosa stiamo cercando?-
-siamo alla ricerca di dolci fanciulle, non è ovvio?-
-no, per niente cherie. Siamo in viaggio da una settimana e non abbiamo idea di dove stiamo andando.. E poi, a corte è pieno di ragazze che..- non riuscì finire che l'altro bloccò di colpo il cavallo.
-Francis.. Que...-
Il bruno indicava qualcosa, così il francese si girò.
-ma di che parli?-
-ma come Francis! Non lo vedi anche tu?-
-ovvio che lo vedo anche io. E non credo sia così emozionante. È solo una valle vuota e desolata..-
Non riusciva a capire. Davanti ai suoi occhi c'era solo un'immensa pianura, con solo qualche albero qua e là.
-ma no, Francis, guarda meglio! C'è un castello, laggiù!-
Lo spagnolo indicò un alberello, completamente spoglio, non molto lontano.
-Antonio, cherie, è meglio se torniamo a cort..-
-neanche per sogno! Devo andare Francis, a dopo!-
Il bruno fece partire al galoppo il cavallo, seguito da un preoccupatissimo Francis.

Poi, però, il francese dovette ammettere che il castello esisteva sul serio una volta arrivati davanti al grande portone d'ingresso.
Scesero da cavallo e si avvicinarono piano, quando un tonfo alle loro spalle li fece voltare di scatto.
-ehm, salve, sono Arthur.-
-oh?- lo spagnolo lo osservò meglio. -Arthur?! Che ci fai tu qui?!-
I due sgranarono gli occhi.
L'inglese li guardò, inarcando un sopracciglio.
-eh, no, aspetta, sono io a dovervelo chiedere! Che cavolo ci fate qui?! Per la regina, tutte a me!-
-sono qui per salvare una principessa!-
-beh, mi dispiace, hai sbagliato storia, qui non c'è nessuna principessa da salvare, mi dispiace! Ora vattene!-
-che ti avevo detto?-
-ecco, spagnolo, per una volta ascolta quella rana francese!-
-ehy! Non sono una rana! Porta rispetto, bruco!-
Antonio li bloccò, prima che potessero iniziare a fare a botte.
-ok, basta. Ora andatevene!-
-neanche per sogno! E poi.. Secondo me tu sei il cattivo che l'ha imprigionata! E dici la verità, non vuoi che la principessa sia salvata da un principe furbo e avvenente come me..-
-e modesto, soprattutto. Comunque non ho fatto nulla, stupido spagnolo che non sei altro!-
L'altro lo guardò per qualche secondo, poi incrociò le braccia.
-va bene. Allora mettiamola così, sopracciglione: tu mi fai entrare nel castello. Se dici la verità, non c'è nessuna dolce fanciulla bisognosa di aiuto lì dentro, quindi non dovrai preoccuparti. Ma se ci sarà, avrò tutto il diritto di portarla alla mia corte e farla divenire mia sposa!-
-tu non hai idea di quello che stai dicendo. Prima di tutto, l'unica donna nobile lì dentro è la regina, ed è felicemente sposata con il re!-
-va bene, allora fammi entrare.-
Il biondo sospirò e fece apparire una grossa chiave, che infilò nella serratura del portone.
La stanza era una normale sala del trono, con la sedie in velluto rosso al centro, le colonne, sistemate simmetricamente ai lati, e un lungo tappeto rosso che partiva dal portone principale e finiva al trono del re.
Vide diverse guardie, appoggiate per terra o alle colonne, dormienti, così come qualche cameriera, qualche servo, dei menestrelli e altre persone della corte.
Arthur fece strada per il lungo corridoio fino a una piccola scala, che portava, molto probabilmente, al piano superiore.
-questa è l'unica zona del palazzo adibita alle abitazioni reali. Al piano inferiore stanno il re e la regina, mentre da secoli in questo regno i principi e le principesse stanno al piano superiore. Sali la scaletta, puoi aprire tutte le porte, non troverai nessuna principessa.-
Arthur e Francis rimasero lì a guardare, mentre Antonio salì velocemente le scale e si ritrovò davanti una piccola porta.
L'aprì lentamente, cercando di non farla cigolare e, dopo essersela chiusa alle spalle, si avvicinò al grande letto al centro della stanza.
Poggiato sul materasso, c'era un giovane ragazzo dai capelli corti marrone scuro e un'espressione imbronciata.
Chissà perchè, lo trovava tremendamente dolce.
Si sedette sul letto, accanto a lui, e gli sfiorò un ciuffetto ribelle che era andato a poggiarsi sugli occhi addormentati.
-allora Carriedo?-
Lo spagnolo si girò verso la fatina, che stava in piedi sulla soglia con le braccia incrociate.
-se non sbaglio, non c'è nessuna principessa qui. Ora vattene.-
Antonio lo guardò, poi tornò a guardare il ragazzo coricato.
-ma è molto meglio di una principessa.-
Arthur scoppiò a ridere. -hai cambiato gusti, stupido spagnolo?-
Antonio sorrise.
-no. Sei tu che non sai quali sono i miei gusti, sopracciglione.-
L'inglese sgranò gli occhi, poi sembrò riprendersi e si avvicinò al letto.
-beh, mi dispiace per te, ma solo il vero amore potrà svegliarlo.-
-posso provarci.-
-neanche per sogno! Non ho voglia di perdere tempo! E ora, vai via!-
-ma..-
-ma niente, su!-
Arthur gli fece cenno di alzarsi, ma l'altro non si mosse.
-fammi almeno provare.-
-no!-
-che ti costa?-
-ok, va bene! Ma dovrai prima fare una cosa!-
-eh?!-
-se vuoi baciarlo, dovrai prima darmi dieci monete!-
-ma a cosa ti servono dieci monete?!-
-oh, insomma, sei un principe, sei pieno di monete! Andiamo!-
Antonio guardò il ragazzo coricato, sospirò e infilò la mano in una tasca, uscendola qualche secondo dopo con dieci monete precise.
-ecco. Ora vattene e fammi provare.-
L'inglese afferrò i soldi e uscì, ridendo.

Continuò a osservarlo per qualche secondo, e a sfiorargli i piccoli ciuffi castani.
Ora la sua espressione sembrava più tranquilla.
Solo a lui pareva così bello?
Si avvicinò a lui e appoggiò piano la mano sulla sua guancia, accarezzandola.
Si avvicinò ancora e appoggiò le labbra su quelle del ragazzo.
Preso com'era da quel sapore, a suo parere magnifico, non si accorse che il ragazzo si stava pian piano alzando a sedere fino a quando anche l'altro iniziò ad approfondire il bacio.
Alla faccia del sopracciglione.
Lo prese dal fianco e lo avvicinò a sé, mentre sentiva che si stava lentamente staccando.
Riaprirono gli occhi e gli sembrò di precipitare in quelli nocciola scuro dell'altro.
-buongiorno principessa.-
Il ragazzo arrossì, poi sembrò tornare in sé e si alzò in piedi. -chi... Chi sei?! E cosa ci fai qui?! E, e, perchè mi stavi baciando, sporco pervertito?!-
Lo spagnolo sorrise, e si alzò a sua volta. Andò davanti a lui e gli prese la mano, baciandola.
-Io sono il principe Antonio. Vengo qui dal regno spagnolo e stavo baciando una creatura bellissima per risvegliarla dal suo sonno. E voi, come vi chiamate?-
L'altro arrossì nuovamente, ma cercò di non farlo notare incrociando le braccia e girando la testa da un'altra parte.
-brutto bastardo! Baci le persone e non sai manco come si chiamano!-
-beh, se non vado errato, mi querido, mi avete degnato delle vostre labbra per vostra volontà.-
-umpft. Ma figurati. Idiota.-
Antonio sorrise nuovamente, e stava per rispondere, ma una donna aprì di scatto la porta.
-Lovino!-
Lo abbracciò, stritolandolo, senza notare le imprecazioni del ragazzo.
-ah, quindi vi chiamate Lovino. Bel nome devo dire.-
Solo allora la donna si rese conto della presenza di Antonio nella stanza.
-oh, salve! E voi, chi siete?-
-non è nessuno madre. È solo un cretino che cerca divertimento.-
-Lovi, potresti essere più gentile!-
-grazie mille. Immagino voi siate la regina. Onorato di conoscervi, sono Antonio Fernandez Carriedo, principe erede del regno di Spagna.-
-oh.. E come mai siete qui?-
-ero in cerca di una sposa.. Comunque, se non vi dispiace, mia regina, vorrei rimanere qui per qualche giorno.-
Lovino arrossì nuovamente. Che voleva ancora quel cretino? Stava per rispondere un secco no, quando Elizaveta lo interruppe.
-oh, certo! E se non sbaglio, al piano di sotto c'è il vostro amico! Francis, mi pare... Sta parlando con mio marito.-
-grazie mille per l'ospitalità, mia signora.-
-oh, figuriamoci! Restate quanto volete Antonio!- lo spagnolo sorrise.
-sarà una permanenza meravigliosa.- e senza farsi notare, ammiccò al sedicenne, che arrossì nuovamente e si trattenne dal tirargli un pugno nello stomaco.
  
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