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Autore: _emptiness_    22/12/2013    1 recensioni
antagonisti di noi stessi ci facciamo male.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quell'anno era andato tutto improvvisamente per il verso sbagliato.


I suoi genitori si erano lasciati, la scuola non funzionava, gli amici non c'erano ne erano mai veramente esistiti.                                                                                           Le lunghe notti insonni passatavano lente  sul tetto a mischiare il fumo di infinite sigarette con pensieri cupi che le facevano venire voglia di sporgersi sempre di più e mettere fine ad un esistenza apparentemente inutile o almeno questo era quello che pensava. Quella sera, Sara decise che doveva fare qualcosa, cambiare vita e smettere di piangersi addosso, così nella solitudine che oramai la circondava da quando si era trasferita per aiutare suo padre dopo la separazione, accese quel maledettissimo cellulare e inizio a leggere quei pochi messaggi che le erano arrivati nei tre giorni che era rimasto spento. Stranamente trovò un invito da parte di un'amica che non sentiva più da qualche anno, era il suo compleanno e voleva dare una grande festa nella sua casa in montagna e l'invito recitava più e più volte le parole "alcolici" e "marijuana". Non era esattamente il tipo di cose che le piaceva fare, lei era una di quelle persone così tremendamente timide, definita frigida e preferiva di certo un lungo silenzio ad una caotica festa di adolescenti al quale lei non voleva assolutamente essere associata, ma quella sera decise di osare e accettare quell'invito, giusto per provare la sensazione di essere fra tanta gente. 

Quel 25 di maggio arrivò in fretta, senza lasciarle nemmeno il tempo di capire se era davvero il caso di lanciarsi nel vuoto senza nessun appiglio. Si fece una doccia, e sistemò i lunghi capelli ricci e castani in modo che restassero piatti abbastanza a lungo e per la prima volta indossò dei leggins neri che sicuramente le davano più forme di quelle che normalmente avrebbe detto di avere. Il mal di stomaco arrivò in fretta, l'emicrania subito dopo. L'ansia aumentava ogni minuto di più, fin tanto da dare al suo corpo una costante "tremarella" probabilmente dovuta alla fobia delle persone.

Quando arrivò era tutto avvolto nella semioscurità della notte, c'era odore di birra e vodka e proprio non riusciva a trovare la festeggiata, Chiara.  Posò il sacco a pelo che le sarebbe servito per la notte insieme a tutti gli altri e appese la sua borsa, tenendo in mano solo le sue sigarette. Iniziò la ricerca di Chiara mentre si guardava intorno senza incontrare nemmeno un viso familiare, il disagio crebbe quando la trovò e si rese conto di essere l'unica con scarpe da ginnastica e pantaloni ma venne comunque accolta bene dalla sua amica che subito la portò da altre vecchie amiche, piazzandole una birra in mano. Fra una chiacchiera e l'altre, una birra e una sigaretta la serata ingranò stranamente bene, ballarono e bevvero a lungo. Quando si fecero le 11 le uniche ragazza conosciute salutarono sara per recarsi ad un'altra festa. Sola, imbarazzata e un po' brilla si sedette su un divano sorseggiando l'ennesima birra. Improvvisamente si sentì trascinare via dal suo mondo dei sogni, Chiara la incitava a ballare. Rifiutò usando come scusa di essere un po' stanca ma l'amica non accettò scuse e la trascinò al piano di sopra, appioppandole un bel vestito corto ed un paio di scarpe inconcepibilmente alte.

Barcollando su quelle scarpe Sara tornò alla festa ancora più imbarazzata e sola, e per colmare quella triste sensazione inizio ad ingurgitare un'ingente quantità di alcolici, tanto da perdere la concezione della realtà e con essa anche la timidezza. Subito dopo i ricordi si fecero vaghi, il fumo di qualcosa di diverso che le lasciò un sapore cattivo, qualche alcolico rovesciato sul vestito a quadri, le caviglie doloranti e le labbra di qualche ragazzo approfittatore.

Quando terminò la festa, la gente iniziò adandarsene dall'abitazione e Sara rimase seduta su un tavolino a fumare e sognare come ogni notte. Sorprendentemente qualche tempo dopo a lei si aggiunse un misterioso ragazzo dall'aria cupa, ubriaco quanto lei, che con un solo sguardo le trasmise un'immensa solitudine, un dolore penetrante che la lasciò imbambolata per qualche secondo. Distolse lo sguardo imbarazzata. Lui si sedette accanto a Sara che, persa ogni inibizione, si appoggiò con la testa alla sua spalla. Il ragazzo non sembrò farci molto caso, anzi, iniziò ad accarezzarle il braccio quasi come gesto consolatorio ma che Lei interpretò male, tanto da sporgersi pericolosamente verso le sue labbra e sfiorarle piano.                                          
Chiuse gli occhi.                                                                                                                                  
Tutto girava velocemente.                                                                                                                      
Il cuore batteva forte, la testa pulsava, ma le mani accarezzavano dolcemente il viso dello sconosciuto mentre una dolorosa lacrima le rigava il volto. Quel bacio la liberava da una sofferenza costante, la sostituiva con l'emozione più forte che lei avesse mai provato e che in quel momento nemmeno la lasciava respirare. Sara però, si era dimanticata di controllarsi e in poco tempo si trovo in una qualsiasi camera da letto a fare proprio ciò che non avrebbe voluto sprecare in quel modo. Ma l'alcol che aveva in corpo non le lasciava scampo. 

  
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