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Autore: Sara_S16    22/12/2013    1 recensioni
*Attenzione: Spoiler Il canto della rivolta*
Quando ho terminato questa trilogia ho pensato:" La Collins ha preso una ragazzina ce l'ha fatta ammirare e ne ha fatto un eroina con cui è fin troppo facile empatizzare e poi l'ha distrutta pezzo dopo pezzo"
A distanza di qualche anno dalla fine della guerra Haymitch riflette sulla breve parabola di questa eroina e sul drammatico lieto fine che, nel suo crudo realismo, è di una tristezza infinita.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccolo. Di tanto in tanto quel sorriso ricompare sul suo viso. Un sorriso genuino, ingenuo, lo si potrebbe definire persino innocente. Ma proprio per questo stona con tutto il resto: l' espressione dura ormai perennemente dipinta sul suo volto sembra aver modificato i lineamenti, rendendoli più spigolosi; lo sguardo è distante, glaciale, non vi è più traccia di quell'ardore che lo contraddistingueva. L' ingenuità di quel sorriso restituisce i vent'anni ad volto che sembra averne affrontati cento di sofferenze. Guardarlo mi far star male e temendo che i miei occhi tradiscano lo squarcio che mi si è appena aperto nel cuore, distorco lo sguardo e lo rivolgo a Peeta, la causa di quel sorriso. Non so cosa le abbia detto e non mi interessa; mi volto e senza dire una parola esco dalla porta che dà sul piccolo giardino. Respiro a pieni polmoni l'aria gelida, ma il cielo è terso e il sole alto; chiudo gli occhi e lascio che il calore mi penetri nelle ossa, quasi aspettandomi che questo possa infondere nuova vita nel mio corpo ormai spossato. Ma dura un attimo. Ricordo che non è rimasto più nulla in me da rianimare. Apro gli occhi e mi trascino nel salotto della mia casa dove trovo l'unica cosa che riesce a ridare vitalità alle miei membra a scapito della mia lucidità. Del resto la mia unica responsabilità è prendermi cura di alcune oche, quindi posso concedermi di non essere lucido per la metà del tempo.

Non so quante ore, forse giorni sono passati. Apro gli occhi e sono ancora aggrappato alla mia bottiglia, steso sul tavolo della cucina. Peeta è lì che rimette a posto pentole che non ho mai usato: ho il sospetto che sia lui a incasinarmi la cucina per poi poterla rimettere in ordine facendo sbattere le pentole su ogni ripiano libero che riesce a trovare e riportandomi così nel mondo dei vivi. - Haymitch avanti alzati! E datti una sistemata. È quasi ora di cena.- Fa una pausa per lasciare che il rumore di una padella contro il ripiano d'alluminio del lavello mi rimbombi nel cervello senza interferenze.
-Stasera sei nostro ospite.- La fa sembrare una novità. In realtà è solo da loro che vado quando mi ricordo di mangiare. O come in questo caso sono loro a ricordarlo a me. Questo rafforza la mia teoria sulle pentole. Non ho la forza di fare domane così obbedisco agli ordini di Peeta senza fiatare. Quando torno dalla doccia la cucina è di nuovo in ordine e così sembra anche il mio cervello. Mi azzardo a formulare una frase coerente.
- La settimana prossima comincerà la campagna elettorale. I candidati faranno una specie di tour distretto per distretto. Ho sentito che la Paylor aveva intenzione di cominciare dal 12.- Peeta mi guarda come se stesse soppesando parola per parola. A volte mi riesce ancora difficile decifrare le sue espressioni. Sembrano quelle di un estraneo. Interpreto il suo silenzio come perplessità, così continuo: - Immagino sia una tattica propagandistica. Mostrare come sotto la sua leadership il distretto 12 è stato ricostruito. O qualcosa del genere.
- Chi verrà con lei?
- Tutti i suoi collaboratori immagino.
- Ci sarà anche Gale?- Capisco che è questa l'unica cosa a cui sta pensando dall'inizio della conversazione.
-Immagino di si.- Ancora quell'espressione indecifrabile. In questi momenti mi domando dove sia Peeta.
Infine mi chiede: - Credi che sia pronta?
- Sono passati tre anni ed ora sta meglio...- La verità è che non ne ho idea.- Credo che non abbiamo altra scelta che chiedere a Katniss.- Concludo. Peeta muove impercettibilmente la testa in segno di assenso e usciamo in silenzio.


- Però! Stiamo migliorando ai fornelli, dolcezza!
- Chi sa da quanto non mangiavi un pasto decente Haymitch!- Mi rivolge uno sguardo severo e poi si rimette a mangiare lo stufato. Trascorriamo il resto della cena in silenzio, come facciamo sempre; ma stasera Peeta è più teso del solito e a Katniss che è sempre attenta al suo umore non sfugge. Peeta posa la forchetta e la guarda dritto negli occhi:- La Paylor verrà nel distretto 12 per presentare il suo programma elettorale la settimana prossima.- Un attimo di pausa e poi aggiunge freddo, distante, glaciale:- È probabile che ci sarà anche Gale.

Rimaniamo in attesa di una qualche reazione. Invano. Non una scintilla nel suo sguardo, non una smorfia di sorpresa. Niente. Guardo Katniss: il suo volto, la sua mano ancora chiusa intorno al cucchiaio, l'altra posata sul tavolo, le spalle dritte, i muscoli delle braccia allenati per via della caccia. Guardo quel corpo che non mi è mai sembrato tanto vuoto. Un senso di malessere diffuso si insinua dentro di me di nuovo, come quando l'ho vista sorridere. Mi scuote in profondità creando il vuoto e allo stesso tempo accendendo una scintilla da qualche parte dentro di me. In quella che un tempo doveva essere la mia parte combattiva, quella sensibile alla rabbia e all'indignazione, ormai sepolta sotto strati di indifferenza e insensibilità. Quella parte che Katniss in qualche modo è riuscita a raggiungere e a scuotere dal torpore con la sua combattività e il suo ardore, con la sua sfida a Capitol City. Quella parte che senza il fuoco che l'ha risvegliata è finita sepolta da qualche parte, anestetizzata per sempre. Quella parte la sento vibrare adesso che guardando Katniss a stento riesco a credere che quel fuoco venisse da lei. E mi rendo conto del perché sono tanto furioso. L'hanno spenta. Gli Hunger Games, la guerra, la morte di Prim, le perdite subite lungo il tragitto che appare così breve eppure così denso di sofferenza, tutto questo ha ucciso Katniss. Tassello dopo tassello si sono portati via la combattività senza cui non avremmo vinto la guerra, la spontaneità senza cui non sarebbe diventata la Ghiandaia Imitatrice, la compassione senza cui non si sarebbe insinuata la speranza nei distretti, la passionalità senza la quale non si sarebbe accesa la miccia che ha dato il via alle rivolte. È come se dopo aver profuso tutto quel calore, quella luce, si fosse semplicemente esaurita. Sono così arrabbiato adesso perché mi rendo conto di aver sperato in questi anni che il tempo mi avrebbe restituito Katniss, ma adesso, in questo istante, realizzo che non accadrà mai. Il tempo non ha mitigato il dolore, lo ha solo congelato: l'amore, la compassione, la sensibilità, la combattività tutto congelato dentro di lei. Tutto questo mi è fin troppo familiare. Ero anche io così prima di quella maledetta edizione degli Hunger Games, prima di conoscere katniss. Posso quasi avvertire il dolore che mi consuma. È diventata come me, ma io non sarò in grado di riportarla alla vita come lei fece con me. Mi rendo anche conto del ruolo fondamentale di Peeta: Katniss si è aggrappata a lui come io mi aggrappo alla mia bottiglia, senza non sarebbe sopravvissuta tanto. Eppure sento che non è abbastanza. La sopravvivenza poteva andar bene per me, ma per lei speravo in qualcosa di più. Meritava qualcosa di più. Nell'inespressività del suo volto leggo la rinuncia a quel qualcosa. In Gale rivive la Katniss combattiva, la ragazzina che infrangendo ogni regola ha permesso alla famiglia di sopravvivere, che si è sacrificata perché la sorella avesse una possibilità. Gale non è solo sopravvissuto alla guerra. Lui l'ha vinta. Ricopre un ruolo di primo piano nel governo della Paylor; è una personalità influente ma non ha perso la sua semplicità e per questo piace alla gente. I suoi discorsi riescono ad infiammare gli animi. Sono certo che la Paylor lascerà parlare lui qui nel 12, nonostante non vi sia un solo abitante del distretto che non abbia già deciso di votare per lui. Quando mi capita di guardarlo in tv riconosco nel suo sguardo quello di Katniss. O almeno quello della vecchia Katniss. E mi trovo a domandarmi se lui sarebbe riuscito a riaccendere Katniss, a ritrovare quella ragazzina sfrontata e coraggiosa, a ridarle vigore. Io e Peeta abbia rimesso insieme i pezzi ma lui sarebbe riuscito nella più ardua impresa di riportarla alla vita? Questa domanda rimarrà senza risposta perché so che Katniss ha rinunciato anche solo alla possibilità di tornare quella di un tempo. Si è arresa ad una vita da sopravvissuta e chi sono io per giudicare? Io che ho compiuto la stessa scelta.

Non essendoci risposta, Peeta propone:
- Forse è il momento per quel viaggio nel distretto 4. A tua madre farebbe sicuramente piacere rivederci.
Gli occhi di entrambi fissi su di lei. Aspetto qualcosa. Un segno che da qualche parte Gale significhi ancora qualcosa per lei. Che non abbia dimenticato.

- Sono d'accordo. Le farà sicuramente piacere.- Torna a mangiare lo stufato; così anche Peeta che sembra essersi tranquillizzato. Io invece sto andando in pezzi. Bevo un lungo sorso di vino. Troppo leggero. Ho bisogno di qualcosa che mi annebbi il cervello fino a che la sofferenza sarà sparita e riuscirò a ricordare a me stesso quanti progressi abbia fatto Katniss negli ultimi tre anni. Va a caccia, cucina, si prende cura della casa, del giardino, di Peeta. Lo ripeto come un mantra tra me e me quando lo sconforto la fa da padrone. Ma stasera semplicemente non è abbastanza.

- Incredibile che non abbiate niente di più forte in questa casa!- Sbraito, mi alzo rumorosamente e corro nella mia cucina appena rimessa in ordine da Peeta. Bevo e continuo a bere finchè non crollo sulle piastrelle fredde del pavimento. Un ultimo pensiero mi culla prima del buio: l'abbiamo spezzata. Tutti noi. Io l'ho spezzata. Sussurro un mi dispiace al pavimento prima di svenire.

 

È ancora buio quando riprendo conoscenza. Il bagliore della luna che penetra dalle finestra sopra di me illumina la figura familiare seduta su una sedia a pochi metri dal mio corpo. Intravedo le gambe accavallate, le mani chiuse a coppa, le labbra socchiuse. Gli occhi sono nascosti dall'ombra, ma so che sono fissi su di me. Chi sa da quanto è lì che mi osserva.
- Che ci fai lì nell'ombra dolcezza?- A fatica mi metto a sedere sul pavimento. Alzarmi richiederebbe troppo sforzo, non ci provo neanche.
- Abbiamo deciso di partire tra due giorni. Rimarremo via un paio di settimane. Cerca di non morire di fame d'accordo? Ho chiesto a Sea di darti un' occhiata.
- So badare a me stesso!- Protesto con meno vigore di quanto dovrei.
- Considera la mia un inutile precauzione d'accordo?!- Fa una pausa e poi mi rivela il vero motivo per cui è qui:- Digli che mi dispiace.- Il liquore mi rallento e impiego un paio di minuti a capire a cosa si riferisca, a chi si riferisca.
- Per cosa?
- Essere scappata così.- Non c'è enfasi nella sua voce.
- E' quello che stai facendo?
- Sai bene che è così.
- Potresti restare. Peeta capirebbe.
- Non lo faccio per Peeta.
- E per chi allora?
- Sai bene anche questo. Non sono più la persona che Gale amava.

Capisco che anche lei rivede in Gale la vecchia Katniss. Magari pensa che stare con lui potrebbe riportarla indietro...magari... Sento una strana sensazione scuotermi. Potrebbe essere ancora l'effetto del liquore o forse è qualcos'altro. Aspettativa. Speranza.
- Magari rivederlo potrebbe...- Comincio con eccessiva enfasi.
- No. Non posso.- Con un tono gelido, privo di qualsiasi trasporto mi stronca immediatamente. Stiamo pensando alla stessa cosa e questa è la sua risposta.

- Dovrebbero tutti dimenticarsi di quella Katniss.
E questa era diretta a me.

- Va bene dolcezza. Glielo dirò.-
Rinuncio. Perché è quello che vuole. Perché lei ha rinunciato.

  
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