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Autore: Cruel Heart    23/12/2013    4 recensioni
Quella notte, Chiara strinse il suo cuscino.
Quella notte, Chiara si sfogò, lacrima dopo lacrima, pensando a tutto quel dolore - troppo, si disse, per essere racchiuso in un video che tutti potevano vedere -.
Quella notte, Chiara ringraziò la sua buona stella, per averle fatto scoprire, tanti mesi addietro, quella ragazza con i capelli lisci e le cravatte.
[Song-fic su Tomorrow dal punto di vista di una fan]
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cry – Piangere

 

Avete mai provato una connessione davvero profonda con la persona che più stimate al mondo?

Avete mai provato quel feeling incancellabile che si crea tra artista e fan?

Chiara sì, ed era orgogliosa di poterlo ripetere a se stessa, nelle pagine bianche del suo diario segreto che sporcava d'inchiostro ogni sera.

 

Lei era la classica ragazza che gli altri definivano "timida", ed era strana la reazione che si verificava in loro, appena pronunciavano quella parola: stranamente, sorridevano, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, o come se fosse soltanto un difetto che la crescita avrebbe spazzato via.

No, gli altri non capivano che la definizione timida fosse troppo riduttiva per lei. Chiara non riusciva a parlare con i suoi coetanei e, nonostante tutto, poteva anche dire che ciò non le pesava affatto. Quanto potevano essere stupidi dei ragazzi che andavano alla ricerca di nuove amicizie, soltanto per coltivare il bisogno patetico ed egoistico di non essere più soli?

 

Sfogarsi sul suo diario era più facile, perché non poteva, o meglio, non voleva essere ascoltata da nessuno.

Era fermamente convinta che alla gente non interessassero i suoi sentimenti e le sue idee, o, se gli altri dicevano di essere interessati, facevano solo finta.

Guardò il suo diario, ricominciando a scriverci sopra.

Voleva parlare di una canzone in particolare, quella sera, una canzone che l'aveva colpita molto.

Non c'era neanche bisogno che specificasse l'artista, ormai tutto il suo mondo ruotava solo attorno ad una ragazza con i capelli lisci e le cravatte.

 

C'era bisogno, invece, che parlasse della canzone in questione. Per Chiara, era il pezzo più sottovalutato, più bello e più profondo che Avril avesse mai scritto: Tomorrow.

Tomorrow, come sapeva bene, era il settimo singolo di Let Go, con il quale, la ragazzina sconosciuta che era un tempo, aveva cercato di fare i suoi primi passi nel mondo della musica.

Certo, Chiara apprezzava anche Mobile e My World, quelli che rispecchiavano la cantante in ogni strofa, in ogni rima.

Ma, tra le tre, lei non aveva alcun dubbio su quale canzone dovesse ricadere la sua preferenza.

Era convinta che, se Mobile e My World cercavano di catalizzare l'attenzione su di loro per essere cantate a squarciagola, Tomorrow non faceva altrettanto.

Era come se Tomorrow le chiedesse di apprezzare Avril non come cantante, ma come persona. Come persona che, dopo una caduta, sapeva rialzarsi ed andare avanti.

Chiara sapeva che questa era una frase che si diceva spesso in giro, ma decise di scriverla lo stesso sul suo diario. Infatti, si chiedeva: la facilità con cui questa frase viene pronunciata corrisponde davvero alla sua facilità nell'avvenire quotidianamente?

E, automaticamente, si rispondeva di no.

Era riuscita a trovare anche un riscontro anche nelle parole della sua cantante.

 

And I wanna believe you,

when you tell me that it'll be ok,

Ya, I try to believe you,

but I don't

E voglio crederti,

quando mi dici che sarà ok.

Provo a crederti,

ma non ci riesco.

 

Chiara era fermamente convinta che, là fuori, dove le persone erano essenzialmente egoiste, c'era anche gente che non si rialzava dopo una caduta.

Lei non parlava di gente pigra, che non voleva rimboccarsi le maniche semplicemente perché aveva paura di affrontarne le conseguenze, ma perché… non sapeva come fare.

Non era la volontà che mancava. Era la possibilità.

E anche questo, veniva detto nella canzone.

 

Give me a little time,

Leave me alone a little while,

Maybe it's not too late,

not today, today, today, today, today...

 

 

Dammi un pò di tempo,

lasciami sola un attimo.

Forse non è troppo tardi

non domani, domani, domani, domani, domani...

 

La penna volava sul foglio, macchiando sempre di più quelle righe ormai non più immacolate.

Per lei, Tomorrow non chiedeva di essere cantata, non chiedeva di essere ascoltata tre o quattro volte in un'ora. Era silenziosa, era introspettiva, un po' come il discorso che stava facendo a se stessa.

Nonostante fosse al settimo gradino della scala, chiunque l'avrebbe ascoltata, l'avrebbe fatto con un'attenzione tale da rimanere immobilizzato.

Ed era questo ciò che aveva fatto la ragazza, la prima volta che l'aveva sentita.

Era rimasta completamente immobile, certa che anche un minimo movimento di un solo muscolo avrebbe potuto guastare la bellezza di quella canzone.

 

La voce di Avril esordiva, fragile e delicata, tra gli accordi iniziali delle chitarre che, oltre a farle iniziare il brano, lo facevano anche concludere.

Forse non era la più ritmata, forse era anche un po’ ripetitiva, ma a Chiara non importava: Tomorrow, ormai, era diventata la sua canzone preferita.

Ogni volta che era triste, e questo succedeva il novantanove per cento delle volte, ripensava a quella voce così esile, e si lasciava trasportare dalle lacrime.

Si chiedeva se fosse normale, che una canzone potesse farle quell’effetto, e, ogni volta, si rispondeva che lo era, visto che possedeva un valore così grande, sia nella musica che nel testo. 

 

Accostò di poco il diario sulla scrivania, posando la penna sul foglio su cui stava scrivendo.

Voleva saperne di più, su tutto: sul mondo che aveva scoperto da poco, su come l’avesse cantata durante i concerti, cosa ne pensassero i fans…

Prese il piccolo computer portatile che custodiva gelosamente nel suo cassetto del comodino, e lo accese.

Inserì la password, impaziente, e aspettò il caricamento del sistema operativo.

Durante l’attesa, continuava a canticchiare quella canzone. Le sembrava così… perfetta e giusta per lei.

Connesse il computer alla prima rete internet libera che trovò, aprì il browser internet e digitò il nome di un forum su Avril che aveva imparato qualche mese prima.

Ne era diventata un’assidua frequentatrice, ormai.

 

Cliccò sulla sezione “Let Go” e subito apparvero davanti ai suoi occhi decine e decine di foto di quegli anni.

Selezionò il campo “curiosità” e il suo monitor fu subito inondato da nuove notizie, che incominciò a leggere velocemente: la vita della cantante al liceo, la sua band, un particolare concerto in Irlanda del 2003…

Fermò improvvisamente lo scorrimento verso il basso.

“Perché mettere la notizia di un suo concerto? Voglio dire, non ci trovo nulla di particolare… perché l’hanno messo lì?”, pensò.

Era una ragazza curiosa per natura, e le sembrava quasi che il sito le stesse proponendo una nuova occasione di conoscere più a fondo la sua cantante preferita.

Raccolse al volo quell’opportunità e, senza pensarci troppo, cliccò sul piccolo link blu.

Sullo schermo si aprì una nuova finestra, e la ragazza aspettò pazientemente l’attesa del caricamento di un video.

 

Mentre aspettava, lesse la descrizione, con la lista delle canzoni che Avril aveva cantato. Lo fece velocemente, non trovando ancora il motivo per cui quel concerto doveva essere stato diverso dagli altri.

I suoi occhi, però, furono attirati dall’ultimo titolo. L’ultimo brano della lista era proprio Tomorrow, ma la particolarità stava nel fatto che, accanto ad esso, c’era scritto “Cry”. 

Non ci voleva di certo un madrelingua inglese per capire cosa quell’unica parola significasse.

Piangere.

Cos’era successo in quel video?

Avril aveva pianto?

E il motivo?

 

Come se avesse percepito tutta l’ansia che Chiara stava provando in quel momento, il caricamento finì, e la ragazza andò subito ai minuti conclusivi del video.

Avril stava cantando “Losing Grip”, con tutta la grinta e la forza che la caratterizzavano in quegli anni.

Chiara non notò neanche i colori non definiti o i rumori di sottofondo, voleva soltanto stare a guardare cosa fosse successo.

Il clima nel video cambiò improvvisamente.

Di regola, avrebbe dovuto vedere l’esibizione con Tomorrow, invece non fu così.

Vide Avril iniziare a parlare velocemente in inglese, con l’alternarsi di immagini del discorso che stava facendo e delle immagini del concerto.

Aveva la testa bassa, come se fosse… triste.

Non capì molto di quello che stava dicendo, e così scelse di non fermare il video e di andare avanti.

Le scene si concentrarono improvvisamente sul concerto in Irlanda.

La gente gridava in modo assordante, forse troppo presa dalla foga di vederla, da non accorgersi della sua espressione addolorata.

Sul palco qualcuno le diede una chitarra, mentre lei si avvicinava al microfono e incominciava a parlare.

Questa volta, per sua sfortuna, Chiara capì più o meno tutto di cosa Avril stesse dicendo, o meglio, cercava di dire.

 

I just wanna to say that this show tonight goes out to my grandpa, who passed away today…

 

Chiara ingoiò il groppo che aveva in gola.

No… n-non può essere…

E invece, era andata proprio così.

Avril incominciò a cantare Tomorrow con la voce rotta dal pianto, perché suo nonno se n’era andato qualche ora prima che iniziasse lo show.

Sembrava soltanto uno stupido scherzo del destino: nonostante la notizia, la cantante aveva deciso di non mandare tutto a monte e di finire il concerto e, guarda il caso, stava cantando proprio la canzone più difficile che in quel disco potesse esserci.

Quella che ti diceva non importa cosa possa succedere oggi, domani andrà sempre meglio.

Cosa c’è di più doloroso di immaginare una situazione migliore, quando ciò che vuoi fare è soltanto annegare nelle tue lacrime?

Per tutti quei dannatissimi quattro minuti, Chiara voleva coprire la voce spezzata dal pianto di Avril con la sua, voleva farle coraggio, anche attraverso uno stupido schermo, e voleva ritornare indietro nel tempo per abbracciarla, proprio come stava facendo la sua band.

 

“N-non piangere, Avril… perché… se sei triste tu… lo sono anch’io.” Era tutto quello che riusciva a pensare. Chiuse di scatto il computer, il diario, provando un enorme senso di frustrazione verso tutto ciò che i suoi occhi potessero vedere.

 

Quella notte, Chiara strinse il suo cuscino.

Quella notte, Chiara si sfogò, lacrima dopo lacrima, pensando a tutto quel dolore - troppo, si disse, per essere racchiuso in un video che tutti potevano vedere -.

Quella notte, Chiara ringraziò la sua buona stella, per averle fatto scoprire, tanti mesi addietro, quella ragazza con i capelli lisci e le cravatte.

 

**

Ennesima Song-fic depressa della sottoscrittaT.T

Queste sono state, più o meno, tutte le sensazioni che provo ogni volta, sia ascoltando Tomorrow, sia rivedendo il video del concerto in Irlanda del 2003.

Credo siano sensazioni un po’ comuni a tutti.

Bene, se volete prendermi a calci per la depressione, sapete dove trovarmi.

Cruel Heart.

P.S. Un grazie speciale a  Nunueroby  che, in parte, mi ha convinta a pubblicare quest’oscenità. Grazie.

   
 
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