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Autore: MissGolightly    23/12/2013    2 recensioni
One-shot natalizia ambientata dopo "Il canto della rivolta"
TRATTO DAL TESTO:
Aprì il cassetto con calma. Prese il medaglione tra le mani e cercò la perla con gli occhi, come faceva sempre.
Eppure, qualcosa non andava. La perla con c’era.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Katniss odiava il Natale.
Tutta quella felicità forzata, i regali…non c’era una sola cosa che le piacesse di quella festa.
Da quando Snow e la Coin erano morti e gli Hunger Games erano stati aboliti, le ricchezze di Capitol City erano state ridistribuite in tutto il territorio di Panem, in modo da permettere anche agli abitanti dei distretti di poter vivere una vita dignitosa.
E così, quando cominciava ad avvicinarsi il periodo natalizio, anche gli abitanti del distretto 12 venivano colti da quell’improvvisa pazzia che, prima di quel momento, Katniss aveva visto solo a Capitol City durante gli Hunger Games.
Doveva ammettere, però, che il Natale aveva anche qualche lato positivo.
Tanto per cominciare, durante le feste Peeta aveva sempre molto lavoro in panetteria. Tutti gli abitanti del 12 morivano dalla voglia di avere una delle sue torte per Natale. E se da un lato questo voleva dire vederlo molto meno del solito, dall’altro voleva dire vedere Peeta felice. Perché, Katniss lo sapeva, Peeta amava stare in panetteria e rendere felice qualcuno con una delle sue torte.
L’altro lato positivo era la possibilità di vedere Effie, Johanna e Annie.
Non si vedevano praticamente mai, se non a Natale.
Peeta insisteva sempre per organizzare un pranzo a casa loro e invitare i loro amici.
Il primo anno, anche la mamma di Katniss aveva accettato l’invito, ma gli anni seguenti aveva sempre trovato una scusa per declinare.
Katniss sapeva che il motivo era Prim. Il distretto 12 le ricordava troppo sua figlia ed era ovvio che le facesse male stare lì. Poteva capirla.
Non la giustificava, visto che anche lei sentiva la mancanza di Prim eppure era comunque rimasta al 12. Non la giustificava affatto, ma poteva capirla.
Katniss sbuffò sonoramente. Ogni anno, la mattina del 24 dicembre, si svegliava con questi pensieri in testa.
E ogni anno, la mattina del 24 dicembre, c’era solo una cosa che poteva tranquillizzarla.
Mettere a posto il primo cassetto dell’armadio.
Non sapeva perché. Forse semplicemente perché in quel cassetto c’erano gli oggetti più importanti della sua vita. Il medaglione e la perla.
Non era mai stata una ragazza materialista, eppure quei due oggetti contavano per lei più di quanto avesse mai potuto immaginare.
Aprì il cassetto con calma. Prese il medaglione tra le mani e cercò la perla con gli occhi, come faceva sempre.
Eppure, qualcosa non andava. La perla con c’era.
Appoggiò il medaglione a terra e cominciò a scavare nel cassetto, prima tranquillamente, poi sempre più freneticamente.
Dove diavolo era finita?
Solo dopo aver rovesciato (nel vero senso della parola) l’intero cassetto, si lasciò cadere a terra sconsolata.
Quel Natale sarebbe stato peggiore dei precedenti, non c’era dubbio.
 
 
-…e così la signora Altman si è messa a litigare con la signora Heigl perché volevano la stessa torta. Quelle due sono veramente agguerrite!-
Katniss sorrise mentre fingeva di ascoltare Peeta.
Aveva cercato la perla per tutto il giorno, approfittando del fatto che Peeta fosse in panetteria e lei avesse l’intera casa a sua completa disposizione.
Niente da fare, non l’aveva trovata.
Eppure, ne era certa, l’ultima volta che l’aveva vista era proprio in quel maledetto cassetto. E nessuno toccava quel cassetto, a parte lei.
-Ok, adesso basta. Che succede?- disse Peeta improvvisamente, interrompendo il suo racconto sulla lite della signora Altman e della signora Heigl che era avvenuta quel giorno in panetteria.
-Come?- rispose Katniss sovrappensiero.
-Che ti prende? Non sei mai stata una chiacchierona e non sei nemmeno la definizione di “spensieratezza”. Ma oggi sei più scontrosa del solito. È successo qualcosa?-
Katniss sospirò. –Ho perso la perla-.
Peeta la guardò sorpreso. Quindi il motivo per cui Katniss era così nervosa, era dovuto a una perla?
-La perla?-
-Sì, la perla. Quella che mi hai regalato durante i settantacinquesimi Hunger Games- disse Katniss. –Non so se ti ricordi- aggiunse poco dopo, ricordandosi che spesso, a causa dei flashback, Peeta non ricordava molti episodi che riguardavano lei.
-Sì, mi ricordo- si affrettò a dire Peeta. Sorrise leggermente al ricordo. –Non pensavo che fosse così importante per te. Almeno, non al punto di renderti così di cattivo umore- disse poco dopo.
Katniss lo guardò come se avesse detto un’eresia. Possibile che non si fosse accorto di quanto quella perla fosse importante per lei?
-È il primo regalo che ho ricevuto da un ragazzo- disse Katniss, arrossendo leggermente.
Tecnicamente non era vero. In fondo, Peeta le aveva regalato il pane, qualche anno prima. Ma quella perla era stato il primo regalo, quello con la “r” maiuscola, il classico regalo che un ragazzo fa alla propria fidanzata.
-Posso regalartene un’altra identica. Sono sicuro che Effie conosce qualche gioielleria a Capitol City in cui potrei trovarla. Posso chiederle di prenderla per me e portarla domani, quando verrà a pranzo qui- disse Peeta.
-Non è questo il punto. Quella perla è stata l’unica cosa che mi ha fatta sentire vicina a te anche quando eri…quando non c’eri, insomma- spiegò la ragazza, evitando di nominare Capitol City.
Peeta abbassò lo sguardo al ricordo della sua prigionia. Non aveva mai pensato che Katniss potesse soffrire per la sua assenza.
Era sempre stato convinto che lei fosse innamorata di Gale e che, quindi, non avrebbe sentito la sua mancanza. O forse, era Capitol City che lo aveva convinto di quest’idea.
Qualunque fosse la verità, non gli importava. Non più, almeno. Ora era lì con lei e questo era tutto ciò che importava.
C’era voluto un po’ di tempo prima che si abituasse a convivere con i suoi flashback e con la paura di fare del male a Katniss, ma poi aveva capito che non sarebbe mai guarito senza di lei. Non poteva starle lontano.
I primi mesi erano stati difficili. Aveva paura a starle vicino e, allo stesso tempo, voleva dimostrarle che poteva contare su di lui se avesse avuto bisogno di qualcosa.
Katniss aveva detto più volte che non era affatto il caso di preoccuparsi. Non le importava dei flashback. Lei sarebbe rimasta comunque al suo fianco, così come lui aveva sempre fatto con lei.
Peeta aveva espresso il suo disappunto più di una volta, ma alla fine aveva ceduto.
Ricordava ancora perfettamente il giorno in cui aveva deciso che le sarebbe stato accanto per sempre, nonostante i suoi continui “episodi”. Era il giorno in cui Katniss gli aveva fatto capire che provava dei sentimenti sinceri nei suoi confronti. Lo stesso giorno in cui aveva ammesso di essere innamorata di lui.
 
 
 
Era piena estate e Peeta aveva passato la giornata tra le macerie di quella che una volta era stata la panetteria di suo padre. Aveva preso in seria considerazione l’idea di ricostruire la panetteria e voleva capire se sarebbe stato possibile ricostruirla esattamente nello stesso punto in cui era una volta.
Era rimasto seduto a guardare il nulla per tutta la giornata, perdendosi nei ricordi della sua vita prima degli Hunger Games. Aveva fatto ritorno a casa solo quando ormai cominciava a venire buio.
Appena mise piede nella sua villetta al Villaggio dei Vincitori, notò qualcosa di diverso. O meglio, sentì qualcosa di diverso.
Il profumo di Katniss, per la precisione. Quel misto di erba, aghi di pino e cannella. Era l’odore del suo bagnoschiuma, Peeta lo sapeva bene.
Non stavano insieme, anche se tutti gli abitanti del distretto 12 pensavano il contrario. Erano semplicemente buoni amici.
Ma una piccola parte di Peeta era ancora innamorata della Ragazza di Fuoco, al punto da memorizzare inconsciamente ogni dettaglio che la riguardava, compreso il profumo del suo bagnoschiuma.
Si stupì di sentire quel profumo proprio in casa sua. Era raro che Katniss andasse da lui; di solito, era sempre Peeta ad andare a casa della ragazza.
Non appena chiuse la porta, Katniss uscì dal soggiorno e si precipitò nell’ingresso, bloccandosi di colpo quando vide Peeta.
-Katniss, che ci fai qui?- chiese Peeta, stupito di vederla lì.
-Dove sei stato?- chiese Katniss, ignorando la domanda del ragazzo.
-Io…ecco, sono stato in panetteria. O meglio, ho contemplato quello che resta della vecchia panetteria- spiegò Peeta. –Ma che succede?- chiese subito dopo, notando l’espressione di Katniss.
Aveva gli occhi scavati e lo sguardo assente, come se avesse passato una giornata orribile.
-Hai anche il coraggio di chiedermi che succede?- chiese lei con una nota di esasperazione.
Solo in quell’istante Peeta notò che aveva gli occhi lucidi. Probabilmente aveva smesso di piangere da poco.
-Kat, non capisco. Cos’è…-
-Sei sparito- spiegò Katniss, prima che Peeta finisse di parlare.
Il ragazzo la guardò senza capire. Katniss continuò dicendo: -Ci vediamo praticamente tutti i giorni. Passi sempre da casa mia, anche solo per farmi un saluto veloce. Ma oggi non l’hai fatto. Ho pensato che stessi male, così sono passata qui. Ho bussato, ma ovviamente non mi ha aperto nessuno. Ho chiesto a Haymitch se ti aveva visto e mi ha detto di no. Ho cominciato a pensare che forse ti era successo qualcosa. Forse uno dei tuoi episodi era stato più violento degli altri e…accidenti, Peeta! Ho pensato che potessi esserti fatto del male!-
La ragazza si fermò un attimo per riprendere fiato, mentre Peeta la guardava senza dire nulla.
-Poi mi sono ricordata che tieni sempre una chiave di riserva sotto il tappeto, così l’ho presa e sono entrata. Ma tu non c’eri. E ora arrivi e mi dici che sei stato in panetteria! Non ti è passato per la testa di avvertirmi? O di avvertire Haymitch? Ero preoccupata per te, santo cielo!- disse Katniss.
Alla fine del discorso, si rese conto che una lacrima le aveva rigato la guancia. Non avrebbe mai voluto che Peeta la vedesse in quello stato, ma ormai era tardi. Poteva solo cercare di andarsene alla svelta e limitare i danni.
Senza attendere una risposta, attraversò l’ingresso il più velocemente possibile, superò Peeta e fece per aprire la porta. Ma la voce di Peeta la bloccò.
-Eri davvero preoccupata per me. Vero o falso?-
-Vero- rispose lei senza voltarsi.
-Perché?-
Katniss sospirò, indecisa se dire la verità. Rispondere alla domanda di Peeta avrebbe significato rendersi vulnerabile ai suoi occhi e non voleva che questo accadesse. Ma allo stesso tempo sapeva che Peeta si meritava una giustificazione.
-Ti hanno portato via da me già una volta. Non posso permettermi di perderti di nuovo- disse infine.
Peeta la guardò sorpreso. Non riusciva a credere che Katniss avesse davvero detto una cosa del genere.
C’era solo un motivo per cui una ragazza come Katniss poteva lasciarsi andare così. E Peeta, seppur in ansia per quale sarebbe stata la risposta, decise di chiedere a Katniss se la sua teoria sul perché avesse detto una cosa del genere fosse vera o falsa.
-Tu mi ami. Vero o falso?-
-Vero- rispose lei, voltandosi finalmente verso il ragazzo.
Quella era stata la prima e unica volta in cui Katniss aveva ammesso di essere innamorata di Peeta, ma quella volta era bastata per convincerlo che l’avrebbe voluta accanto per il resto della vita, nonostante tutte le sue paure portate dai flashback.
 
 
 
-Scusa, non avrei dovuto menzionare quel periodo. So che per te non è stato facile cercare di dimenticare- disse Katniss all’improvviso.
Solo in quell’istante Peeta si rese conto che, probabilmente, era rimasto in silenzio per parecchio tempo.
-Non fa niente. Non hai detto nulla di sbagliato. E per quanto riguarda la perla, ti prometto che domani, dopo che gli ospiti saranno andati via, ti aiuterò a cercarla- disse Peeta sorridendo.
Katniss ricambiò il sorriso e lo baciò dolcemente.
Ancora non sapeva che avrebbe ritrovato la perla prima del previsto e in un modo del tutto inaspettato.
 
 
La mattina seguente, Peeta si alzò prima del solito.
Katniss non ci fece caso, inizialmente. Dopotutto, era un fornaio. Era normale che si alzasse presto.
E poi, tra loro due, era Peeta quello bravo in cucina e che si occupava sempre del pranzo di Natale.
Eppure, nonostante tutto sembrasse apparentemente normale, Katniss aveva uno strano presentimento.
Ormai, lei e Peeta stavano insieme da un paio di anni. Quasi due anni e mezzo, per la precisione, pensò ricordando la sera di agosto di due anni prima in cui aveva ammesso di amare Peeta. E in quei due anni, aveva imparato a capirlo anche senza parlargli.
Solitamente, era Peeta quello bravo in quel genere di cose. Con il tempo, però, anche Katniss aveva imparato a capire le persone. Anzi, no. Aveva imparato a capire Peeta, e avrebbe potuto giurare che quella mattina non si era alzato presto solo per preparare il pranzo. Qualcosa lo preoccupava. E, prima o poi, Katniss avrebbe scoperto di cosa di trattava.
Scese al piano di sotto, dove Peeta si stava districando tra pentole e fornelli. Cercò di muoversi silenziosamente, in modo che lui non si accorgesse della sua presenza.
Rimase a fissarlo per un po’, appoggiata allo stipite della porta.
Le sembrava ancora strano che fosse finalmente riuscita a trovare un po’ di serenità. E questo lo doveva solo a Peeta. Era lui che le era stato accanto quando aveva bisogno di aiuto; era lui che l’aveva amata più di quanto credesse possibile.
Si avvicinò lentamente a lui e lo abbracciò da dietro. Lo sentì irrigidirsi appena, forse leggermente spaventato o sorpreso dal suo gesto, ma subito dopo lo sentì rilassarsi nel suo abbraccio.
-Buongiorno, dolcezza- disse mentre si voltava per guardarla negli occhi.
-Buongiorno- replicò lei con un sorriso.
Peeta le accarezzò una guancia, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Ti sei svegliata presto-.
-Anche tu-.
-Io mi sveglio sempre presto. E oggi abbiamo ospiti, quindi devo preparare il pranzo migliore dell’anno- rispose Peeta.
Katniss fece finta di nulla. Era convinta che ci fosse dell’altro, ma forse sarebbe stato meglio parlarne in un altro momento.
Sorrise al ragazzo e, dopo aver sciolto l’abbraccio, si avvicinò ai fornelli e cominciò ad aiutare Peeta.
Quando gli ospiti arrivarono, Katniss ormai si era dimenticata del segreto che, secondo lei, le nascondeva Peeta.
Forse era proprio quella la magia del Natale di cui tutti parlavano: il ritrovarsi tutti insieme, dopo così tanto tempo, la faceva smettere di pensare a qualsiasi altra cosa. Era semplicemente contenta di essere con loro, con le persone che ormai erano la sua famiglia.
Le piaceva discutere con Johanna, vedere Effie e Haymitch punzecchiarsi come al solito, sentire il piccolo Finn ridere e vederlo scorrazzare per casa seguito da Annie.
Avrebbe guardato quell’allegro quadretto familiare per tutta la vita.
-Forse è il caso che ne facciate uno- disse Johanna mentre si avvicinava a Katniss, la quale era appoggiata al mobile della cucina e guardava Peeta che insegnava al piccolo Finn come fare una pagnotta.
-Come?- chiese Katniss, convinta di aver capito male.
-Te e Peeta dovreste avere un bambino, secondo me-.
Katniss arrossì. –E perché?-
Johanna si strinse nelle spalle, mentre finiva di bere il contenuto del bicchiere che aveva in mano. –Non saprei. Però ormai state insieme da un po’, addirittura vivete insieme. E poi lo stai praticamente mangiando con gli occhi. E lo capirei, se lo facessi sempre. In fondo, è il tuo ragazzo, sarebbe normale. Ma tu non lo fai sempre. Lo stai facendo solo ora, mentre sta giocando con Finn-.
-E questo cosa vorrebbe dire, Johanna?-
-Vuol dire che ti piace vederlo giocare con Finn-.
-Questo non significa che io voglia avere un figlio- disse Katniss allontanandosi e andando verso il salotto.
Johanna lanciò un ultimo sguardo a Peeta e Finn, lasciandosi scappare un sorriso, poi seguì Katniss.
-Senti, non c’è bisogno che fai così con me. Non vuoi dirmelo? Va benissimo, ne faccio a meno. Ma almeno non mentire a te stessa!-
-Io non mento a nessuno, tanto meno a me stessa. Non voglio avere un figlio e mai lo vorrò!-
-Mai?-
Katniss le lanciò uno sguardo eloquente.
-Va bene, ragazza di fuoco. Scusa, non parlerò più! Ora chiudiamo questa storia e andiamo a fare un brindisi, ti va? Ho un disperato bisogno di alcol!- disse Johanna prendendo Katniss sotto braccio.
Katniss si lasciò trascinare sorridendo. Almeno il brindisi di Johanna sarebbe stato una scusa per chiudere la conversazione.
-Tutti in salotto! Johanna vuole fare un brindisi- urlò Katniss richiamando l’attenzione degli ospiti.
Effie e Haymitch smisero immediatamente di discutere. Haymitch, in particolare, sembrava molto più interessato al brindisi che a ciò che aveva detto la donna di fianco a lui.
Annie andò in cucina a chiamare Peeta e Finn. Quando tornarono in soggiorno, pochi secondi dopo, il ragazzo del pane e il figlio di Finnick erano completamente coperti di farina.
“Chissà che casino hanno combinato in cucina” pensò Katniss, guardandoli.
Johanna, intanto, riempì i calici di vino fino all’orlo guadagnandosi un’occhiataccia di Effie che sicuramente avrebbe voluto dire: “Secondo il galateo, non si riempie mai il bicchiere fino all’orlo!”
-Allora, Johanna, a cosa vuoi brindare- disse Katniss prendendo in mano un bicchiere e passandone un altro a Peeta.
La ragazza ci pensò su, mentre osservava gli altri invitati prendere un calice e attendere con ansia il suo discorso. Poi disse: -Io brindo a noi. Brindo al fatto che siamo rimasti uniti, nonostante tutto. Brindo al fatto che siamo stati in grado di superare difficoltà impensabili. Io e Peeta abbiamo affrontato la prigionia di Capitol City, così come Effie. Annie ha affrontato la perdita di suo marito. Haymitch ha affrontato una guerra e bisognerebbe fargli una statua perché non è semplice, visto il suo grado di sobrietà. E Katniss, ha affrontato la lontananza di Peeta, il ragazzo di cui era ed è tutt’ora innamorata. E non è affatto facile. Quindi brindo a noi, che dopo tutto questo siamo ancora qui a festeggiare insieme-.
I presenti alzarono il calice, ma proprio mentre stavano per bere vennero fermati dalla voce di Peeta.
-Aspettate un attimo! Visto che siamo in tema di brindisi e di parole carine, avrei qualcosa da dire anch’io. Voi siete la mia famiglia e sono davvero felice che siate qui, perché per me è un giorno importante. Non perché è Natale, il motivo è un altro. Devo dire una cosa e mi fa piacere che siate tutti presenti-.
A quel punto si fermò a riprendere fiato, poi si voltò nella direzione di Katniss. –Kat, non odiarmi, ma ho preso io la perla-.
Katniss lo guardò incredula. –Cosa?-
-Lo so, non avrei dovuto farlo. Ma ho una giustificazione- disse Peeta, torturandosi le mani nervosamente. Poi si inginocchiò davanti a Katniss. Sentì Effie, qualche passo dietro di lui, trattenere il respiro.
-Katniss Everdeen, vuoi sposarmi?- disse tirando fuori dalla tasca un cofanetto blu.
All’interno del cofanetto, c’era un classico anello di fidanzamento, solo che al posto del brillante aveva una perla. La perla.
La ragazza lo guardò, incapace di dire una sola parola. Peeta l’aveva colta di sorpresa.
In pochi secondi, cercò di esaminare i pro e i contro nel caso in cui avesse risposto “sì”.
Sarebbe diventata la signora Mellark, sarebbe stata legata a Peeta per tutta la vita e, a dire la verità, non le sarebbe dispiaciuto.
Se lo avesse sposato, però, sapeva che prima o poi sarebbe saltato fuori l’argomento bambini. Peeta ne avrebbe voluti, mentre lei no. Era disposta a sacrificare la felicità dell’uomo della sua vita per la sua?
La risposta era no. La felicità di Peeta veniva prima di qualsiasi altra cosa.
Non poteva dirgli di sì, non poteva sposarlo e poi negargli la felicità. Peeta meritava di sposare qualcuno che fosse in grado di dargli quello che voleva.
Katniss si guardò intorno. Tutti aspettavano che lei rispondesse e tutti si aspettavano che avrebbe risposto di sì.
Peeta continuava a fissarla, inginocchiato davanti a lei.
-Peeta, credo che prima dovremmo parlare- disse Katniss. Poi, dopo aver guardato gli ospiti, aggiunse: -In privato, possibilmente-.
Senza aggiungere altro, si diresse in camera da letto, seguita da Peeta.
-Senti, Katniss, se pensi che sia troppo presto, va bene. Capisco che il mio può sembrarti un gesto sconsiderato e impulsivo, ma ti assicuro che ci ho pensato bene prima di prendere questa decisione. Ma posso anche capire che tu non ti senta pronta, quindi se hai bisogno di tempo per pensarci, non c’è problema. Posso aspettare- disse Peeta, chiudendo la porta dietro di sé.
-Non ho bisogno di tempo per pensare-.
Peeta la fissò per qualche secondo, prima di abbassare lo sguardo deluso. Era tutto chiaro. Non l’aveva portato lì per dirgli che aveva bisogno di tempo. L’aveva portato lontano dagli altri per non umiliarlo ulteriormente mentre rispondeva di no.
-Capisco. Posso almeno sapere perché?-
-La tua felicità è più importante della mia-.
-Ed è per questo che non vuoi sposarmi? Perché preferisci la mia felicità alla tua? Bè, rispondendomi di no non mi stai facendo felice- replicò Peeta. Il tono di voce era duro e scontroso. Katniss non l’aveva mai sentito parlare in quel modo.
-So che ora non capisci il motivo della mia decisione, ma tra un po’ di anni lo farai- disse Katniss, faticando per far uscire quelle poche parole. Dire di no a Peeta si era rivelato più complicato del previsto.
-Hai ragione, non capisco il motivo. Spiegamelo-.
-Peeta, io…-
-No, Katniss. Merito di avere una spiegazione. Spiegami perché non vuoi sposarmi e giuro che, se sarà una spiegazione soddisfacente, dimenticherò tutta questa storia e non toccherò mai più l’argomento-.
Katniss sospirò rumorosamente e si sedette sul letto. Doveva porre fine a quella conversazione al più presto, altrimenti sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro. Sentiva già gli occhi appannati e non ci sarebbe voluto molto prima che le lacrime cominciassero a rigarle le guance.
-Credimi, è la cosa giusta per entrambi-.
Peeta si passò una mano tra i capelli, sospirando. Una parte di lui avrebbe voluto lasciare la stanza, lasciare Katniss, lasciare tutto e andarsene. Ma c’era un’altra parte di lui, quella più razionale, che continuava a dirgli di sedersi accanto a Katniss e prenderla tra le braccia.
E fu esattamente quello che fece.
Lei non oppose resistenza e si lasciò abbracciare.
-Ora vuoi dirmi che succede?- chiese Peeta dopo qualche minuto.
-Tu meriti di sposare una donna che possa darti quello che vuoi e io non sono quel tipo di donna- disse Katniss.
-Di cosa stai parlando? Tu sei tutto ciò che voglio-.
-Sto parlando di bambini, Peeta. Ti ho visto giocare con Finn. Si vede che ti diverti, che ne vorresti uno tuo…e io non posso dartelo! Ecco perché non voglio sposarti-.
-È davvero solo questo il motivo?-
-Ti sembra poco?- chiese Katniss guardandolo incredula.
-Sì. Katniss, abbiamo vent’anni! C’è tutto il tempo per cambiare idea sui bambini. Magari tra qualche anno deciderai di avere un figlio, non è il caso di angosciarsi adesso-.
-Io non cambierò mai idea, Peeta-.
-Questo non puoi saperlo. Ho visto come mi guardavi mentre giocavo con Finn. Vuoi davvero farmi credere che non ti ha fatto nessun effetto? Nemmeno un po’ di tenerezza?-
Katniss rimase in silenzio.
In effetti, era rimasta colpita da quel quadretto. Le tornarono in mente le parole di Johanna. Lo stai praticamente mangiando con gli occhi. E lo capirei, se lo facessi sempre. In fondo, è il tuo ragazzo, sarebbe normale. Ma tu non lo fai sempre. Lo stai facendo solo ora, mentre sta giocando con Finn.
Aveva ragione. Forse, in fondo c’era la possibilità che in futuro avrebbe cambiato idea.
Si voltò verso Peeta, il quale la stava guardando dolcemente. Se non avesse sposato lui, era sicura che non avrebbe mai sposato nessun altro. Peeta era l’unico che avrebbe voluto al suo fianco per sempre.
-Katniss, anche nel caso in cui effettivamente tu non dovessi cambiare idea, non sarà un problema. Vorrà dire che non avremo figli. Ma ti prego, sposami. Non mi interessa nulla di tutto il resto, io voglio soltanto te-.
-Finirai per odiarmi. Tra un po’ di anni, ti sveglierai e penserai: “Ma perché non ho sposato un’altra ragazza? Perché ho deciso di sposare proprio Katniss?”-
-Forse lo penserò. E sai quale sarà la risposta? “Ho sposato Katniss perché la amo e la amerò per il resto della mia vita”-.
-Anche se, per colpa mia, non diventerai mai papà?-
-Anche in quel caso-.
E a quel punto Katniss sorrise e allungò la mano sinistra verso Peeta. Il ragazzo prese l’anello dalla tasca e lo infilò all’anulare sinistro di Katniss.
La ragazza puntò lo sguardo sull’anello. L’idea di avere quella perla sempre con sé la faceva stare bene e il fatto che Peeta avesse optato per un anello così personalizzato le fece capire che era davvero il ragazzo giusto.
La conosceva meglio di chiunque altro.
-Sto davvero per diventare la signora Mellark?- chiese, più a se stessa che a Peeta, mentre guardava l’anello.
-A quanto pare- replicò lui sorridendo. Poi la prese per mano e insieme tornarono al piano inferiore.
Quando uscirono dalla stanza, gli ospiti in salotto stavano bisbigliando tra di loro.
Scendendo le scale, Katniss sentì Effie chiedere a Haymitch se fosse a conoscenza delle intenzioni di Peeta e, poco dopo, sentì il suo ex mentore rispondere di no e aggiungere che, anche nel caso in cui Katniss avesse risposto negativamente alla proposta, si sarebbe pentita quasi subito perché, in fondo (e forse nemmeno poi così in fondo) lei amava Peeta più di quanto immaginasse.
Sentendo quelle parole, un sorriso le increspò le labbra.
Strinse maggiormente la mano di Peeta, quasi come per chiamarlo. Il ragazzo si fermò sulle scale, guardandola interrogativo.
-Qualcosa non va?-
-Ti amo, Peeta-.
Il ragazzo la guardò un po’ sconcertato. Era la prima volta che Katniss gli diceva di amarlo.
Certo, due anni prima quando lui le aveva chiesto se lo amava usando quel gioco del “vero o falso?”, lei aveva risposto “Vero”. A parte quel piccolo, fugace momento, quella era la prima volta che Katniss ammetteva i suoi sentimenti per lui.
-Che c’è? Ti ho stupito al punto di lasciarti senza parole?- chiese Katniss, vedendo che Peeta era rimasto in silenzio.
Peeta scosse la testa sorridendo. –No, è solo che è la prima volta che te lo sento dire-.
-Mi hai appena chiesto di sposarti e ho pensato che forse ti stavi chiedendo perché, nonostante tanti dubbi, ho accettato. Questa è la risposta-.
Peeta tirò a sé la ragazza, chiudendola in un abbraccio. Avvicino il viso al suo e quando fu a pochi millimetri di distanza, sussurrò sulle sue labbra: -Ti amo anch’io, Katniss-. Poi terminò la frase con un dolce bacio.
-Andiamo? Abbiamo una notizia da comunicare, se non sbaglio- disse Katniss sorridendo, non appena si separarono.
Peeta annuì e, dopo averla presa nuovamente per mano, scesero gli ultimi scalini che li separavano dal soggiorno.
Non appena varcarono la soglia, la stanza piombò nel silenzio. Johanna e Annie erano sedute sul divano, l’una accanto all’altra, e la signora Odair intimava a Finn di stare in silenzio.
All’altro angolo del salotto, Effie si era interrotta nel bel mezzo di un animato discorso con Haymitch, mentre quest’ultimo era rimasto immobile con il bicchiere a mezz’aria.
-Allora? Vi sposate o no?- chiese Johanna, impaziente.
Effie le lanciò un’occhiataccia, mentre Haymitch sogghignava.
Peeta sorrise lievemente e guardò Katniss, la quale, dopo un respiro profondo, mostrò a tutti la mano sinistra, che fino a quell’istante aveva tenuto nascosta dietro la schiena.
L’anello all’anulare di Katniss era indizio fin troppo chiaro, e gli ospiti esplosero in una serie di gridolini eccitati e risatine allegre.
-Sei ancora convinta di odiare il Natale?- chiese Peeta sotto voce, in modo che solo la sua futura moglie potesse sentirlo.
-Potrei cambiare idea- rispose lei sorridendo.
E fu in quell’istante che se ne accorse. Ancora una volta, quella perla aveva avuto un ruolo importante durante il Natale: l’aveva trasformato in un giorno che Katniss avrebbe ricordato per sempre come uno dei più belli della sua vita.
Se c’era qualcosa che l’aveva salvata in più di un’occasione, era senz’altro quella perla. Le aveva fatto sopportare la mancanza di Peeta, l’aveva fatta calmare durante le sue crisi di nervi pre-natalizie, e ora l’aveva fatta diventare la quasi-signora Mellark.
Buttò un’occhiata all’anello, poi guardò Peeta, cercando di imprimere nella mente quel momento.
Il momento in cui, dopo tanto tempo, si era sentita finalmente e di nuovo felice.




NOTE:
Eccomi qua :)
Per prima cosa, devo ammettere che sono abbastanza soddisfatta di come è uscita questa ff.
Ovviamente l'ultima parola spetta a voi, quindi vi prego recensite! Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero tanto al vostro parere :)
E, anche se un po' in anticipo, con questa piccola storia vi auguro buon Natale!
Baci :)
   
 
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