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Autore: Ayaka_Story    23/12/2013    8 recensioni
Ciao a tutti, siamo Saku e Euphy! Abbiamo deciso di scrivere una storia a quattro mani, quindi... Eccola qui!
Una giovane Combat Girl di Kalos, Ayaka, sta finalmente per accedere alla Lega Pokémon: per farlo, ha bisogno solamente dell'ultima medaglia. Ma, con grande sorpresa di Ayaka, questa viene sconfitta dal Capopalestra. Sembrerebbe tutto ormai perso, quando all'improvviso una misteriosa ragazza, Lanuit, le offre di diventare il suo Tutore, così da potersi allenare per riuscire a sconfiggere l'ultima Palestra. Di certo, con "Tutore", Ayaka non si aspetta di certo ciò che in realtà davvero l'attende...
[Dal testo]
"Le due si guardarono negli occhi per un po’ di tempo, in silenzio. Ayaka non aveva idea di cosa stesse frullando nella testa di quella strana ragazza, la quale, infatti, sembrava molto pensierosa, avendo poggiato l’indice della mano destra sulle labbra.
[...]
«Il tuo nome?»
«Ayaka. Sono una Combat Girl.»
«Molto bene, Ayaka. Io sono Lanuit, ma tu puoi anche chiamarmi la Suprema! Preparati al mio allenamento, Ayaka: sta’ certa che non sarà facile ♪ »"
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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「からふるあやか」
【colorful ayaka】


 
 
Capitolo 1~

 
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Il freddo gelido le penetrava le ossa come mille coltelli di ghiaccio. Dal cielo, un'infinità di fiocchi di neve cadevano sulla strada velata da un candido manto che si presentava di fronte ad Ayaka; la quale, vestita con una sottile hakama blu dalle cinque pieghe(1), correva nel freddo intenso che la circondava, mantenendo lo sguardo fisso sempre sullo stesso punto. Il paesaggio che la attorniava emetteva pace e tranquillità, al ritmo dei fiocchi che si susseguivano l'uno dopo l'altro, senza fretta; tuttavia per Ayaka non era altro che una distrazione dal suo obiettivo, ossia raggiungere gli edifici che scorgeva non molto lontani da dove si trovava. 
Ogni mattina, difatti, era solita svegliarsi prima del sorgere del sole e allenarsi nel freddo invernale per temprare il proprio spirito. Legati i capelli, biondi, e schiaffeggiatasi sulle guance, senza pensarci, iniziava a correre.
Il suo fiato gelava ad ogni passo e ogni respiro si faceva più doloroso, il petto sembrava comprimersi e le gambe cedere da un momento all'altro, ma il suo animo doveva essere forte abbastanza da sopportare ogni ingiustizia, al fine di divenire più forte. 
Quello stesso giorno, malgrado esso si fosse incamminato nella normalità della vita di Ayaka, le avrebbe riservato un curioso destino. Difatti, raggiunta la città, avrebbe sfidato l'ultima palestra che si ergeva sul suo percorso per diventare una Maestra, la Eisetsu Gym(2), la trappola di ghiaccio.
Già sentiva il brivido della lotta che avrebbe intrapreso di lì a poco: il cuore le batteva più forte che mai, le Poké Ball nella tasca fremevano, indice del fatto che anche i suoi amati compagni di avventure erano pronti a battersi per l’ultima medaglia. La Lega Pokémon era vicina, oramai, e nessuno avrebbe più impedito ad Ayaka di accedervi e di sfidare la Campionessa. Si avvicinò all’entrata della palestra con il cuore in gola, ma con un sorrisetto sul volto impallidito dal freddo, indice di determinazione a vincere. Si fermò un attimo, prima di proseguire e di entrare in palestra, per potersi preparare un’ultima volta al grande incontro finale. E avrebbe fatto scintille, ne era certa. Stava già per fare un passo avanti, quando una mano le si posò sulla spalla, sicura, e Ayaka si voltò, sorpresa e leggermente infastidita da quella interruzione. Dietro di lei, una ragazzina – forse della sua stessa età, o forse più grande di qualche anno – le sorrideva con una leggera smorfia sulle labbra, fissandola con quei suoi occhi chiari e grandi. A prima vista, Ayaka pensò che aveva dei capelli alquanto bizzarri: molto mossi e biondi, che però, al centro della testa, erano leggermente più scuri, sull’arancione o sul giallo ocra. Anche il suo abbigliamento era stravagante e pressoché insolito: nonostante il freddo, indossava un pomposo vestito che comprendeva un corpetto giallo e nero e una gonna molto gonfia a strisce gialle e color sabbia. Portava persino dei guanti neri – la cui estremità arancione, verso il polso, si gonfiava – e dei collant neri alle gambe magre, oltre che degli stravaganti tacchi color giallo canarino. Per completare l’opera, sulla testa indossava un eccentrico cappello a cilindro arancione. Insomma, di certo una tipa fuori dal comune, pensò Ayaka, squadrandola da capo a piedi. 
«Scusa» cominciò la ragazzina, alzando il naso all’insù «è per caso questa la Eisetsu Gym?» 
«Sì!» rispose Ayaka, con una certa fretta: era elettrizzata per la lotta che avrebbe presto intrapreso e non aveva tempo per inutili quisquilie. 
Fece per allontanarsi, ma la bionda la fermò di nuovo, prendendole il polso. «Quanta fretta, signorina... Per caso devi sfidare il Capopalestra?» 
«No, guarda, sono venuta qui a ballare la samba» avrebbe voluto risponderle Ayaka, ma cercò di mantenere la calma e rispose a quell’eccentrica ragazza in questo modo: «Già. Scusami, se permetti...» 
«Oh, ma certo! Vai pure. Ci becchiamo dentro, Miss Fretta!» 
Le aveva appena rivolto la parola e già osava parlarle in modo così confidenziale e darle stupidi nomignoli. Ayaka era certamente una ragazza educata, ma certe cose – e con certe si intende tante, troppe cose – le davano sui nervi. E quella biondina strana era una di quelle “cose”. Si voltò, evitando un inutile litigio, che le avrebbe solo portato via del tempo e, con decisione, aprì le porte della Palestra. 
Il freddo divenne ancora più pungente non appena varcata la soglia; Ayaka fu colta da un'improvvisa folata di vento gelido che le scompose i capelli, tanto da farla indietreggiare di due passi. Lanciò un ultimo sguardo alla ragazza pomposa, che ricambiava con un sorriso malizioso e le braccia conserte. 
L'interno della palestra si presentava agli occhi di Ayaka in modo assai curioso. Le pareti erano tappezzate da quadrati variopinti e la forma delle pareti pareva tondeggiante; forse aveva la funzione di confondere il nemico, ma certo non pareva sposarsi alla perfezione con il tipo ghiaccio che quell'edificio rappresentava.
«Il capopalestra deve avere un pessimo gusto in fatto di arredamento» ironizzò la ragazza dai capelli mossi e biondi, che intanto aveva raggiunto la nostra eroina «Io mi dirigo sugli spalti! Bye ♪» 
Non le andava a genio, su questo poteva starne certa. Ma di certo non l'avrebbe rivista molte altre volte, quindi sospirò e si diresse sul campo. Già intravedeva il capopalestra, Urup(3), che la guardava divertito. Anche se, quella a dover ridere era Ayaka, data la stravaganza dell'uomo che le si presentava davanti. Aveva certamente raggiunto la mezza età, difatti sia i capelli che la barba – corta nel mezzo e lunga sui lati – erano bianchi; tuttavia era vestito neanche fosse estate, con una maglietta bianca che lasciava scoperta la – ben abbondante – pancia.
«E tu chi sei, graziosa ragazzina?» domandò, abbassandosi e sorridendole come se stesse parlando a una bambina di cinque anni.
«Io sono Ayaka e ho sedici anni» affermò, schiarendosi la gola «e sono venuta per farti piangere» pensò, ma certo questo non lo poteva dire.
«Ma che carina! Io sono Urup, vediamo di che sei capace!» dalle sue parole, Ayaka non aveva l'impressione di essere presa sul serio, ma di certo gli avrebbe fatto cambiare idea.
Ayaka si diresse alla sua postazione. Si accarezzava la cinta, per fare coraggio ai suoi Pokémon; credeva di capire i loro sentimenti, perché erano gli stessi che provava anche lei: paura, certo, ma una voglia di vincere che sormontava qualsiasi altra emozione.
«Faremo un incontro tre contro tre, il primo che arriva a due vittorie vince» gridò Urup dall'altra parte della palestra. 
«Mi sta bene!» rispose Ayaka a squarciagola «Anche perché non ho più di tre Pokémon...» pensò, quasi scherzandoci su.
Prese dalla cintura la prima sfera biancorossa che trovò e premette il pulsante. «Vai, Scrafty!» urlò, scaraventando via la Poké Ball, che si aprì a metà strada con grande grazia. Scrafty, il Pokémon Furfante, che fu accolto nella squadra della ragazza dopo che questa lo aveva beccato a rubare in un negozio di ortaggi. Questo emise un gridò di lotta, tirando un violento pugno sul ghiaccio.
«Oh oh» fu la reazione del Capopalestra «Sembra forte! Allora non devo essere da meno»
Questo imitò quindi il gesto di Ayaka e fece scendere in campo uno dei suoi Pokémon. «Abomasnow!» fu il grido che lo accompagnò «Inizia subito con un Geloraggio!»
Il Pokémon obbedì fedelmente e scagliò su Scrafty un raggio ghiacciato. 
«Schivalo, immediatamente!» sbraitò l'Allenatrice. 
Il Pokémon Furfante seguì le indicazioni, schivando l'attacco con abili volteggi. «Reagisci con Breccia e prosegui fino a quando non cede!» continuò la biondina, che ora sorrideva.
«Credi sia così semplice?» fu la replica di Urup «Abomasnow, intrappolalo e finiscilo con Energipalla!» 
Il Pokémon Albergelo quindi avanzò a grande velocità contro Scrafty, fino ad entrare in collisione. Appena il Pokémon Furfante riuscì a reagire, Abomasnow lo colpì con una violentissima onda energetica dal colore verde. 
Scrafty era KO.
Ayaka non ebbe nemmeno il tempo di elaborare la situazione, che il suo amato Pokémon giaceva inerme a terra, mentre l'avversario non aveva subito nemmeno un graffio. 
«Ritorna, Scrafty» con un ulteriore movimento, fece ritornare il suo compagno nella Poké Ball.
«E così...» iniziò Urup «... la prima vittoria va a me. Ma non hai lottato male, sei solo molto prevedibile»
«E quindi il problema sono io...» pensò, temendo di aver deluso i suoi Pokémon «Vai, Mienfoo» tutta la grinta e la voglia di vincere, piano piano, stavano scemando. Ma non poteva darsi per vinta, non c'era vergogna più grande.
«Abomasnow, ritorna» ordinò, richiamando il suo compagno «Vieni, Cryogonal» 
L'immenso Pokémon Cristallo scese in campo, abbassando notevolmente la temperatura. Mienfoo, nonostante la stazza e la maestosità del Pokémon avversario, non si scompose di una virgola; era fatto così, determinato come la sua Allenatrice, ma con una forza d'animo inarrestabile.
«Mienfoo usa Calmamente!» ordinò «Cryogonal ha un attacco speciale notevole, meglio premunirsi.» pensò.
Il Pokémon Marziale obbedì, ricoprendosi di una misteriosa luce rosea. 
«Reagisci con Stordiraggio!» 
Ayaka si allarmò, ma non perse la calma. «Mienfoo, Individua!» 
Prima che l'avversario potesse intraprendere la mossa, il Pokémon Marziale non esitò e si preparò a evitare il colpo. Il raggio che gli fu scagliato contro, che senza nessuna via d'uscita lo avrebbe confuso, fu acutamente schivato.
«E ora usa Calcinvolo!» 
La distanza che lo separava dal nemico era minima, non lo avrebbe mancato. 
«Cannonflash, veloce!» fu il comando di Urup.
La velocità di Cryogonal superò quella di Mienfoo, che fu investito da un potentissimo raggio dal colore brillante, come il metallo. 
Cadde a terra dolorante. «E ora, Cryogonal, finiscilo con Geloraggio!» il suo grido si fece sentire in tutta la palestra. 
Mienfoo non fu in grado di reagire e fu assalito da una gelida onda d'urto. Era KO.
Ayaka non poteva crederci, non era mai successo. Era come se il suo mondo fosse crollato su di sé; aveva deluso i suoi Pokémon e tutte le persone che credevano in lei. 
«E con due vittorie, ho vinto» concluse Urup, sogghignando.
Ayaka chinò il volto e strinse con forza i pugni. Si fece coraggio e richiamò Mienfoo.
«È vero, hai vinto, ma lascia che concluda questo incontro tre contro tre.» ribatté Ayaka.
Mancava ancora un Pokémon per poter dire di aver perso.
«Ammiro il tuo coraggio» ammise Urup «ma credi che il tuo Pokémon possa subire tutto ciò?» 
«La prego. È importante.» lo scongiurò.
«Non mi lasci altra scelta, allora...» affermò con aria di pietà «Manderò in campo il mio ultimo Pokémon»
«Allora, vai Meddy» fece, lanciando il aria la sua ultima Poké Ball.
Meddy era un Meditite di cui Ayaka aveva cura sin dai tempi più passati. Avevano subito ogni genere di esperienza, dalla più umiliante alla più gratificante. Avrebbero superato tutte le avversità che si sarebbero presentate sul loro cammino insieme.
«Scelta interessante» confessò Urup «Allora scelgo te, Avalugg!» 
All'ingresso in campo del Pokémon Iceberg, la temperature scemò ulteriormente. Un colosso di ghiaccio alto due metri certo non sembrava facile da battere, ma mai e poi mai Meddy si sarebbe permessa di perdere l'incontro.
«Meddy. Iniziamo con Acupressione» ordinò Ayaka «In questo modo farò sì che due a caso delle statistiche di Meddy aumentino» pensò.
Il Pokémon Meditazione si avvolse di una luce gialla e emise un grido di concentrazione. 
«Avalugg, usa Vortexpalla!»
Il Pokémon Iceberg, di rimando, cominciò a roteare su se stesso, raggiungendo dei picchi di velocità altissimi. «E ora attacca!» gridò con furia Urup.
Quell'immenso Pokémon si precipitò con grande impeto su Meddy che non si spostò di un millimetro. 
«Meddy» gridò Ayaka «Usa il Dinamipugno e annientalo!» 
Il Pokémon Meditazione attese il momento propizio e racchiuse tutta la forza che conservava in corpo nel pugno. Con un grido acuto e straziante colpì Avalugg, scaraventandolo contro il muro variopinto della palestra. 
Aveva vinto, nonostante la sconfitta.
Respirava piano, Ayaka, per cercare di mantenere la calma: era basita, immobile, come se il freddo di quella palestra l’avesse trasformata in una statua di ghiaccio. Richiamò Meddy senza spiccicare una parola, accarezzando in seguito la Poké Ball e tenendo gli occhi fissi sul campo di battaglia ghiacciato. Non poteva credere di aver davvero perso. Tutti quegli allenamenti, quegli sforzi, quelle vittorie... Era stato tutto inutile. E adesso, il suo sogno era andato in frantumi. Tutto per colpa sua, perché non era stata all’altezza di quella lotta, ragionevolmente vinta dal forte Capopalestra di tipo Ghiaccio. Avrebbe dovuto allenarsi ulteriormente, cambiare il proprio metodo e le proprie strategie; così, non avrebbe sicuramente perso. Se fosse stata più brava, meno prevedibile, quella medaglia l’avrebbe avuta in tasca. La delusione nei confronti di se stessa era tanta, ma si rendeva ben conto che non poteva rimanere lì impietrita per tutto il giorno, sotto lo sguardo leggermente preoccupato di Urup, il quale era combattuto tra andare dalla ragazza per confortarla o restare lì in silenzio. Prima che potesse fare qualcosa, improvvisamente, Ayaka alzò lo sguardo verso di lui: sorrideva, nonostante il pallore del volto e gli occhi del colore del cielo quasi traboccanti di lacrime. 
«Sarà per la prossima volta, allora.» fece, con una voce che voleva apparire allegra e spensierata ma che era chiaramente spezzata. «Almeno, sono riuscita ad abbattere uno dei tuoi Pokémon. Mi allenerò di più.» 

 
~ o ~

A causa di quel freddo, gli occhi le facevano male: erano lucidi, sull’orlo del pianto. In più, si sentiva stanca ed eternamente sconfitta; era come se il mondo le fosse crollato addosso e non riuscisse più a rialzarsi. Aveva deluso se stessa ed i suoi Pokémon. Era una perdente. Avanzò lentamente lungo il sentiero ghiacciato che collegava la strada principale della città con la Palestra. Mosse alcuni passi, quando, per la seconda volta, una mano le si posò sulla spalla. Ayaka si voltò: ancora lei. Ancora quella ragazzina bionda a dir poco insopportabile. Se l’avesse presa in giro per la sconfitta, le avrebbe spaccato la faccia; dopotutto, era una Combat Girl: dopo un suo cazzotto, era impossibile ritrovarsi senza il naso rotto. Era già abbastanza irritata di suo, ci sarebbe mancata soltanto la presa in giro di un'idiota. Tuttavia, al contrario delle aspettative di Ayaka, la ragazza né la canzonò né le si rivolse male, anzi: sul volto aveva un sorriso a trentadue denti, cosa che però, inizialmente, la Combat Girl non interpretò come un buon segno. 
«Mi dispiace per la tua sconfitta.» cominciò, con quella voce acuta e a dir poco irritante. «Inizialmente, pensavo che fossi una principiante, ad essere sincera.» Ayaka strinse il pugno, pronta ad attaccare; ma la bionda fu più veloce di lei e continuò, bloccandola. «Però... Però quando hai mandato in campo la tua Meditite, ho capito. Non devi essere una ragazza che molla, eh? Anzi, secondo me sei un osso duro.»
Non poteva credere alle sue parole. Lei? Un osso duro? Come poteva dirlo, dopo averla vista perdere clamorosamente? 
«...Davvero?» sussurrò Ayaka, interdetta. 
«Certo!» rispose la biondina, incrociando le braccia. «Credo che tu abbia del potenziale, devi solo imparare a sfruttarlo! Hai bisogno di molto allenamento...» 
Le due si guardarono negli occhi per un po’ di tempo, in silenzio. Ayaka non aveva idea di cosa stesse frullando nella testa di quella strana ragazza, la quale, infatti, sembrava molto pensierosa, avendo poggiato l’indice della mano destra sulle labbra. All’improvviso, sbottò e allargò le braccia, poggiando in seguito entrambe le mani sulle spalle della Combat Girl. 
«Che ne dici se ti alleno io per benino?» esclamò la bionda raggiante. 
«T-Tu?!» 
Tutto si sarebbe aspettato, ma non una proposta del genere: quella biondina sembrava vanitosa e superba, pronta a canzonare il prossimo. Insomma, sembrava la perfetta ragazza insopportabile e che Ayaka avrebbe potuto reggere per poco tempo. Che diventasse il suo tutore, le sembrava alquanto strano: non si sarebbe nemmeno aspettata che fosse un’Allenatrice! Intanto, di rimando a quell’esclamazione sorpresa, la bionda fece una smorfia, aggrottando le sopracciglia. «Ti sembro una principiante? Guarda che anche io sono un’Allenatrice! E sono anche molto in gamba!» «Seriamente?» 
«Sicuro! Allora? Accetti o no?» Ayaka ci pensò su due volte: certo, quella ragazzina era insopportabile, ma allo stesso tempo avrebbe tratto vantaggio. Si sarebbe potuta allenare per bene, se davvero la bionda era un’Allenatrice in gamba; e se fosse stata una bugiarda, l’avrebbe riempita di botte e se ne sarebbe andata per conto suo. Provare, però, non era un peccato, anzi, sarebbe potuta essere una buona opportunità. E per vincere, avrebbe fatto questo e altro. Con una leggera esitazione, allungò la mano verso la giovane, dopodiché gliela strinse con forza e sorrise di rimando: un sorriso determinato, sicuro di sé. E questo atteggiamento, alla ragazza bizzarra piacque. «Affare fatto.»
«Perfetto!» esclamò la biondina, sorridendo eccitata. 
«Il tuo nome?»
«Ayaka. Sono una Combat Girl.»
«Molto bene, Ayaka. Io sono Lanuit, ma tu puoi anche chiamarmi la Suprema! Preparati al mio allenamento, Ayaka: sta’ certa che non sarà facile ♪ »



(1) Nota 1: tradizionale abito giapponese, composto da una gonna blu che arriva fino alle caviglie e una sorta di camicia bianca coperta da una giacca anch'essa blu.
(2) Nota 2: Eisetsu Gym, è il nome giapponese per “Palestra di Fractalopoli”, città di Kalos.
(3) Nota 3: Urup è il nome giapponese per Edel, Capopalestra di Fractalopoli.


 
 

L’angolo di Euphy

Yuh, gente.
Beh, ecco... Ma ciao! Ma come andiamo?
Ok, contieniti, Euphy.
Abbiamo deciso di scrivere una storia a quattro mani in seguito alla richiesta di uno stravagante (?) anon sul mio Ask – anon, ti prego, svelaci la tua identità se stai leggendo, siamo molto curiose (?) – e quindi... Ecco cosa ci è venuto fuori!
Scrivere una storia a quattro mani è sempre difficile, tuttavia sia io che Saku ci stiamo divertendo un botto! Penso che sclereremo un po’ (?), però dai, lo sclero c’è sempre. (y)
Non mancheranno un po’ di scene fluff e aw, ma niente roba troppo smielata, perché né io né Saku le reggiamo AHAHAH
Per anticipazione al prossimo capitolo dico solamente che verranno presentati altri personaggi importanti... Quindi tenetevi aggiornati e continuate a seguirci!
La storia per adesso è indirizzata intorno alla decina di capitoli, in ogni caso. Speriamo sia una trama di vostro gradimento e che vi possa continuare a piacere! Se avete consigli da darci, li accettiamo ben volentieri!
Oh, e vi piace il banner del primo capitolo? C’ho messo vent’anni per disegnarlo e modificarlo al computer, è stata un’impresa! C’:
Che dire... Io e Saku vi ringraziamo di cuore per aver letto! Se volete, potete anche lasciare una piccola recensione o contattarci dicendoci cosa ne pensate della storia, così da poter migliorare, o che so... <3
Alla prossima!
Euphy 
  
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