Dedicata a un cucciolo di dinosauro
È
una notte invernale, nessuno pensa anche solo lontanamente di uscire dalla
propria casa riscaldata per andare incontro al freddo pungente che vi è al di là
del muro ma Mia sì, ha messo da parte la pigrizia per qualche istante e ha
indossato giacca, guanti e cappello e uscita sul terrazzo: ora non riesce più
ad abbassare lo sguardo dal cielo.
Il
cielo è nero, ma quel nero così intenso che le stelle sembrano brillanti
incastonati su di esso, tanti piccoli Swarovski dai colori più vari, ma tutti
dotati di una tale lucentezza che riescono a illuminare una terra senza luna.
No, c’è anche la luna, è laggiù lontana, sta illuminando il suo riflesso nel
mare che fa da colonna sonora a questa notte, si sente solo lui.
Le
onde s’infrangono contro gli scogli taglienti, è un rumore secco, prepotente e
allo stesso tempo rilassante, Mia sorride, il mare è così diverso in inverno, è
così puro senza le urla dei ragazzi che corrono lungo la spiaggia o che si
buttano dalla scogliera.
Da
casa sua si scorge appena il punto più alto della scogliera, otto metri di pura
roccia, ma che in cima nasconde un piccolo prato, ora probabilmente arido dal
ghiaccio, ma che con i primi raggi di sole si riempirà di margherite e
violette, le quali si fanno dolcemente cullare dalla brezza marina. Lì Mia ha
dato il suo primo bacio, o più tecnicamente l’ha ricevuto prima che lui, lui di
cui non vuole ricordare il nome, si buttasse dalla scogliera, era stata una
scommessa, lui l’aveva vinta e invece lei era rimasta illusa.
Ricordo
lontano, ora sorride è felice.
«Mia
vieni dentro, fa freddo». La voce di Vittorio è impastata dal sonno, si passa
le mani sugli occhi appoggiandosi con un fianco alla porta. Mia si volta
stupendosi di vederlo lì, sveglio a preoccuparsi per lei. «Ti ammali».
«Non
mi ammalo mai, vai a dormire io ti raggiungo». Gli risponde sorridendo. «Due
minuti davvero». Vittorio storce la bocca, sospira e rientra nelle calde mura
domestiche.
Se
il nome del ragazzo che le aveva rubato il primo bacio voleva non ricordarlo,
quello di Vittorio avrebbe voluto tatuarselo addosso così, in caso di amnesia,
quel nome sarebbe rimasto lo stesso con lei.
Passa
una macchina, musica sparata, musica che Mia detesta, si chiede dove sono
finite quelle canzoni d’amore scritte per una ragazza specifica, quanto
vorrebbe che Vittorio gliene scrivesse una, ma si vergognerebbe troppo se lui
gliela cantasse.
«Brr…
che freddo!» sussurra mettendosi sotto le coperte, Vittorio alza un
sopracciglio, non cambierà mai, rimarrà sempre un controsenso vivente, ma
quando lei si avvicina a lui per cercare calore lui la abbraccia.
***
Perduta.
Mia non
sa più che strada prendere, anche quella che ha appena percorso le sembra sbagliata.
Guarda
davanti a sé il mondo scorrere come un film sullo schermo del cinema, ma quando
si volta non vede più nulla: gli alberi, le case, le persone sono svanite.
Dov’è la
sua mano che stringe forte quella di Mia durante i temporali? Ne sta per scoppiare
uno, le nuvole stanno diventando sempre più nere.
Dov’è la
sua voce che le promette che staranno sempre insieme?
Mia è
sola in una fredda notte di novembre, cammina per lungo il lungomare, una
macchina rallenta e abbassa il finestrino.
«Sali Mia
ti porto a casa». La voce del ragazzo è calda e suadente. «Mancano pochi minuti
a mezzanotte e non è un bel posto dove camminare la notte». Con il dorso della
mano Mia si asciuga una lacrima, Andrea apre la portiera dell’auto
dall’interno, Mia si guarda intorno e sospirando sale in macchina, una volta
seduta Andrea le appoggia sulle spalle la sua giacca ancora calda.
«Hai
ragione mancano pochi minuti a mezzanotte, finalmente sarà un nuovo giorno»
sussurra Mia lasciandosi cadere in uno stato di completo isolamento interiore.
Non vuole
stare bene.
Non vuole
che il dolore svanisca.
«Passerà».
Neanche Andrea è convinto, probabilmente sono quegli stessi occhi lucidi di Mia
che lo provano e lo stesso senso di fallimento. Non sono riusciti a proteggerlo
in quel dannato incidente. «Un giorno per forza deve passare».
Nessuno
aveva pianto in quel momento, era stato un lungo interminabile silenzio
interrotto solo una volta da un “ma” senza seguito.
La
macchina si ferma davanti alla casa di Mia, Andrea tiene le mani strette sul
volante e guarda davanti a sé, Mia fa lo stesso.
«Vuoi
entrare?» chiede voltandosi verso di lui. «Vorrei non stare stanotte».
Annuisce.
Il
caminetto è spento come il riscaldamento, ma non sembra fare freddo, Andrea
prende dei pezzi di legna dalla cassetta e accende il fuoco, mentre Mia prende
la coperta dal mobile e una bottiglia di qualche liquore sconosciuto dal
mobiletto nell’angolo prima di sedersi sul divano.
Si toglie
le scarpe e aspetta che Andrea la raggiunga, si coprono con la coperta e guardano
la fiamma pian piano aumentare tra una sorsata di quel nettare troppo forte.
«È
mezzanotte» dice Andrea.
«Sai non
ricordo il nostro ultimo bacio, dico non mi ricordo che profumo indossasse
Vittorio, non ricordo che suono avesse il suo ti amo, me l’aveva detto oggi?
Non voglio dimenticare, Andre, non voglio dimenticarlo». Il tono di voce
tremolante di Mia si conclude con un’altra crisi di pianto.
«Mia,
bisogna guardare al futuro e non al passato». Perché Andrea vuole dimenticare?
Era il suo migliore amico.
«Perché
dici questo?» chiede Mia quasi con rabbia. Andrea volta verso di lei e con un
solo movimento si volta e la bacia, Mia non oppone resistenza, si lascio
cullare dalle sue braccia e dalle sue labbra, tanto non ho più nulla da
perdere.
In
un anno le cose cambiano, le persone crescono, le lacrime bagnano le gote rosse
e a volte, raramente, nasce qualcosa di nuovo, ma non in questa storia.
Hello,
Questa storia in realtà l’ho scritta un anno fa, ma non mi
convinceva, come se ora lo facesse, comunque ho modificato la prima parte
inserendo tre elementi suggeritimi da una persona: il cielo stellato, il prato
fiorito e il mare in inverno, ora non so ma mi piace un po’ di più.
Non amo molto il lieto fine, lo trovo troppo falso e questo
finale rappresenta la disperazione di due persone che per affrontarla uniscono
le loro forze, forse…
Grazie di averla letta
I hope you like it
Kisses and Merry Christmas
Becky