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Autore: ciccia98    24/12/2013    6 recensioni
Maka è partita per un "percorso", lasciando solo Soul alla Shibusen, ritorna dopo quattro anni per aiutare a contrastare una nuova minaccia e insieme a lei arriveranno nuovi personaggi.
Tante cose sono successe, tante cose sono cambiate, tanti atteggiamenti intollerabili, tante questioni lasciate in sospeso.
Separarsi con l'amaro in bocca, per poi ritrovarsi quattro anni più tardi... Niente è più come prima, niente è come sembra. Cosa accadrà?
Estratto dal capitolo 2:
-" Tu sei solo mia. " Soffiò rauco Soul, nell'orecchio di Maka.
Lei si voltò da quella stretta appoggiando le mani sul petto di Soul, si ritrovò a guardare quei occhi rubino, che tanto la sapevano ipnotizzare. " Io non sono tua e tu non sei mio. "
Si avvicinò alle sue labbra carnose, tanto da volerle mordere.
" Non più.." Riprese depositando un leggero bacio sull'angolo della sua bocca. -
Spero di avervi incuriosito.
Buona lettura!
Ciccia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Franken Stein, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Power Of The Soul'
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The Power Of The Soul

Capitolo 8

La Forza Di Superare

Le Proprie Paure



Death the Kid entrò in cucina sbuffando e leggermente irritato, non si era ancora sistemato al meglio la camicia dentro i pantaloni e la sua giacca non era abbottonata. Vide Patty che era intenta a preparare la colazione per loro tre. << Buongiorno. >> Impastò tra la lingua tanto per educazione.
Patty si voltò verso di lui, sorridente come sempre. << Buongiorno, Kid! Che brutta cera che hai! Non sei per niente simmetrico oggi! >> E questo era una cosa abbastanza strana: Appena alzato lui era fin da subito simmetrico e Patty si stranì molto a vederlo così.
Lui sventolò una mano in modo da far capire che non era niente di particolare. << Non ho dormito bene, non ci fare caso. >>
Patty annuì con un sorriso smagliante in volto, anche se non per niente convinta. << Ah, Kid manca il latte, conosco un supermercato aperto 24 ore su 24, se vuoi posso andarlo a prendere. >>
Kid che nel frattempo si era seduto sulla sedia posò i gomiti sul tavolo e si passò le mani sul viso, le bloccò sui capelli e diede una rapida occhiata alla porta dove lui era entrato, si tirò su sospirando. << Se non ti dispiace tanto... >>
<< No, no. Non ti preoccupare, faccio subito. >> Scosse la testa sbarazzina, prese la borsa ed uscì di casa subito.
Rimasto solo posò le mani sulle ginocchia e fece forza per alzarsi dalla sedia, si sentiva un vecchio di ottant'anni: Stanco, con la vita vissuta. Ma purtroppo lui la stava per vivere e questo peso, che teneva sulle spalle, non lo fece dormire quella notte. Si diresse verso il frigo e lo aprì, gli uscì un sorriso spontaneo il primo da diversi giorni. Richiuse il frigo.
In quel momento alle sue spalle varcò la porta della cucina Liz con i capelli scompigliati e il pigiama. << Buon..Giorno >>
<< Buongiorno, noto con piacere di non essere l'unico ad non aver chiuso occhio stanotte. >> Le sorrise Kid appoggiandosi al bancone della cucina.
Liz alzò la mano con per poter annullare ciò che aveva detto Kid. << Non ne voglio parlare. Patty? >>
<< E' andata a comprare il latte. >> Le rispose neutro Kid, osservandola.
Liz strabuzzò gli occhi stanchi, avvicinandosi a Kid. << Ma se l'ho comprato ieri! >> Non poteva essere diventata malata, da non ricordare di aver comprato il latte.
<< Lo so. >> Le confermò Kid ancora neutro.
<< Ma allora-? >> Liz era ancora più confusa, poi di prima mattinata, dopo una notte insonne, non le sembrava proprio il caso di esserlo.
Kid si allungò verso di lei prendendole un polso e avvicinandola a lui. << Devo dirti una cosa. >>
<< Cosa? >> Chiese lei con voce spezzata ad un passo dal suo corpo.
Lui le alzò il viso con una mano permettendo così di guardarla negli occhi. << Promettimi che qualunque cosa succederà oggi, tu penserai alla tua incolumità e a quella di tua sorella. >>
Liz scacciò la mano che le teneva il volto. << Come? >>
<< Non devi pensare a me. Ma a te e a tua sorella. >> Ribadì serio Kid non smettendo di guardarla negli occhi.
<< E tu? Noi siamo le tue buki non possiamo- >> Cercò di ribattere Liz, ma Kid ribadì ancora una volta. << Io sono un dio della morte so cavarmela anche da solo! E voi in qualità di mie buki dovete far ciò che vi dico. >>
Lei si allontanò di un passo da lui, urtata oltre modo dalle sue parole. << Io non posso. Sono la tua buki è devo proteggerti. >>
Kid si passò una mano tra i capelli agitato, si spostò dal bancone da dove era appoggiato. << Liz non fare discussioni, ho deciso così! >>
<< Noi siamo una squadra. >>
<< Non posso rischiare di perderti di nuovo! >> Sbottò Kid.
Liz rimase a bocca aperta da quella dichiarazione, prendendo un respiro profondo Kid riprese. << Non posso rischiare, non dopo l'ultima volta che ce la siamo vista brutta, non posso, non voglio! Tu devi proteggere tua sorella e io vi guarderò le spalle. Non permetterò a nessuno di torcevi un capello. >>
Anche se sconvolta e colpita dalla decisione di Kid, Liz non poté fare altro che ribattere ciò che di assurdo diceva il suo maestro. << Che senso ha allora per noi partecipare alla missione? Dimmelo Kid! Per quale motivo assurdo io e Patty dovremmo venire, se al momento del bisogno ce ne andiamo a gambe elevate? >>
<< Liz.. >> Kid cercò di farla ragionare avvicinandosi a lei, ma lei gli puntò il dito sul petto premendo forte. << Noi siamo una squadra Kid! Non solo nei momenti di serenità, ma anche in quelli difficili! Che squadra saremo o sennò? >>
Kid non ebbe il tempo di replicare, perché Liz gli si lanciò contro colpendolo sul petto con dei pugni. << Non posso, non voglio prometterti niente del genere! >>
Lui la strinse in un abbraccio, bloccando quelle serie di pugni, le si avvicinò all'orecchio. << Io avrei comunque qualche possibilità di salvarmi, voi no! Lo capisci questo? >>
Lei scosse la testa sul suo petto, stringendogli la giacca si strinse a lui.
Kid sospirò accarezzandole i capelli. << Liz, te lo chiedo come un favore. Se non me lo prometti, io avrò la testa a te e a tua sorella e non mi potrò concentrare sullo scontro. >>
<< Non posso prometterti una cosa che non sono sicura di mantenere. Tu devi pensare allo scontro noi ti staremo accanto, non ti preoccupare per noi. >> Gli disse Liz in un sussurro.
Annuì arreso, sapendo di non poter dire più nulla per farle cambiare idea. Ma almeno una cosa gli doveva promettere. La scostò da se prendendo il viso tra le mani. << Allora, promettimi di stare attenta, almeno questo. >>
<< Te lo prometto. >> E lo abbracciò di nuovo affondando il viso nell'incavo del suo collo, lui con un sorriso ricambiò l'abbraccio.
Subito dopo sentirono la porta di casa aprirsi e poco dopo apparve sulla soglia della cucina Patty con un sacchetto in mano.
Kid allungò un braccio verso di lei. << Vieni qui, piccola peste. >>
Patty posò il sacchetto a terra e, con un enorme sorriso stampato in faccia, saltellò verso di loro. << Abbraccio di gruppo!! >>
Quando Kid le ebbe tutte e due tra le sue braccia sospirò, loro erano una squadra, aveva ragione Liz, ma facevano parte anche della sua famiglia e lui le avrebbe protette, nessuno poteva torcere un capello a qualcuno della sua famiglia.
Sospirò di nuovo, con un sorriso di speranza. << Ah le mie ragazze! >>


Sdraiata sul suo letto, sotto le coperte, a pancia in giù. Sentì, lungo il suo zigomo, un leggero tocco caldo che le donò dei dolci brividi lungo la schiena, sorrise inconsciamente e aprì gli occhi. Trovò, con sua dolce sorpresa, Star seduto su un lato del letto con le gambe fuori e il busto rivolto verso di lei, le regalò un sorriso. << Buongiorno. >>
Star negli ultimi giorni era diventato strano, aveva quasi completamente eliminato la sua aria da prepotente ed egocentrica da: “Io sono più potente di un Dio, sono imbattibile”. E l'aveva sostituita con dei comportamenti più dolci verso di lei, le dedicava molte più attenzioni di prima. Non che non le facesse piacere, ma era strano vedere Black Star comportarsi in quel modo.
Gli sorrise accarezzando la mano che aveva ancora sul viso. << Buongiorno. >>
Lui rimase a guardarla con un sorriso strano.
Tsubaki per quanto dolce e comprensiva poteva essere, quella volta voleva sapere a tutti costi che cosa stava succedendo a Star. Si mise supina e lo guardò negli occhi. << C'è qualcosa che non va, Star? >>
Lui strabuzzò gli occhi sorpreso. << In che senso? >>
<< Sei strano in questi giorni, è successo qualcosa? >> Chiese di nuovo lei non smettendo di guardarlo negli occhi.
Lui accigliò lo sguardo e spostò la mano da lei, appoggiandosela sul ginocchio, prese a guardare la parete di fronte a lui. << Non ho nulla. >>
Tsubaki si stupì del suo comportamento. << E' per il Kishin? >>
<< Finiamola! >> Sbottò Star offeso. << Lo posso battere in un battito di ciglia, nessuno è più forte di me! >>
Ma in quelle parole dette come sempre con un tono superbo, lei notò una lieve nota di malinconia. Star era ormai un uomo tutto di un pezzo, sicuro di sé almeno in apparenza, ma faticava molto a confidare le sue paure, lei aveva imparato ad aspettare i suoi tempi ed essere sempre pronta ad ascoltarlo. Ma c'erano momenti, come quello, in cui Star aveva bisogno di essere spronato.
Lei gli toccò un braccio, ma lui non si voltò a guardarla. << Parla con me, Star. Sai che puoi fidarti. >>
Un sospiro e un scuotimento del capo ottenne da lui, rimanendo in silenzio. Tsubaki attese in silenzio, lui aveva bisogno di quello.
Poi lui, dopo essersi passato una mano tra i capelli parlò. << Io sono sicuro di me. Posso rischiare di mettere in gioco me, perché per nulla al mondo mi ritirerei da un combattimento, ma- >> Un altro sospiro e si girò verso di lei ancora sdraiata. << Non posso mettere in pericolo te, non come l'ultima volta che abbiamo rischiato entrambi, non voglio. >>
Tsubaki sorrise comprensiva. << Star, ne abbiamo già parlato. Io starò sempre a tuo fianco. >>
Star sbatté la mano sul materasso, facendo sussultare lei. << Se ci sarai anche tu, non saprò stare tranquillo! Capisci? >>
<< Star, io sono la tua buki! Si vince assieme e si perde assieme, ricordi? >> Gli chiese lei innervosita, non l'avrebbe mai lasciato solo.
<< Qui non si tratta di perdere insieme. >> La guardò dritto negli occhi, poi abbassò lo sguardo sul copriletto. << Io non voglio perderti... >>
Tsubaki sorrise intenerita e allargò le braccia verso Star, lui la guardò confuso.
<< Vieni qui. >>
<< Cosa? >>
<< Tutti abbiamo bisogno, anche se per qualche istante, di sentirsi fragili. >> Spiegò lei attendendolo.
<< Tsu, io- >>
<< Star, siamo solo io e te. >>
A quelle parole, lui si convinse e si sporse verso di lei.
Lei lo accolse, facendogli appoggiare la testa nell'incavo del suo collo. Lui si sistemò meglio le gambe allungandole lungo il letto, respirò a fondo l'odore di lei. Rimase in quella posizione, in pace, con la mano di Tsubaki che gli accarezzava i capelli e con l'altra gli massaggiava la spalla.
<< Noi ci andremo insieme a battere il Kishin. >> Disse quasi con un sussurro Tsubaki vicino l'orecchio di Star.
Lui si irrigidì, ma non ribatté La strinse in un abbraccio, protettivo per entrambi. << Devi stare attenta! Promettilo. >>
Lei ricambiò l'abbraccio con un sospiro. << Starò attenta, Star. Ma anche tu devi esserlo! >>
<< Io sono imbattibile e per te che mi preoccupavo. >> Ribatté lui con un ghigno.
<< Star! >> Lo riprese Tsubaki, realmente preoccupata per lui.
Lui si tirò su da lei per guardarla negli occhi. << Te lo prometto, Tsu. >>
Lei soddisfatta e felice di quel passo avanti, gli circondò il collo e lo abbracciò con tutta la sua forza. Lui ricambiò per niente infastidito da quella stretta.
Anche lui stava bene stretto tra le braccia della sua Tsu.


Dopo un lungo sbadiglio si sedette sulla sedia davanti al tavolo della cucina, si passò una mano davanti agli occhi e con l'altra prese la tazza di caffè che aveva posato poco prima sul tavolo.
Il gran giorno era arrivato e lui non aveva chiuso occhio tutta la notte. Aveva pensato per l'intera notte a Maka e al suo comportamento, per di più non era riuscito a parlare con lei il giorno prima. Voleva capire! Accidenti!
E poi c'era anche Jessica, che evitava di parlargli se non per l'essenziale. Come facevano a combattere insieme quello stesso giorno se a stento si parlavano? Doveva ammettere che era stato lui per primo a non voler parlare con lei, perché chiarire in un certo senso lo spaventava. Ma quel giorno, prima della battaglia, dovevano parlare!
Non era giusto nei suoi confronti, anche perché lui aveva sbagliato. L'unica cosa che poteva dire per giustificarsi e che quando c'era Maka, per lui non esisteva più niente e nessuno, ma non lo faceva apposta! Era una cosa naturale che lo infuriava!
Suonò il campanello di casa, lui con un sospiro stanco si alzò dalla sedia e andò ad aprire, senza neanche chiedere: “chi è?”, sapeva chi era. Le fece spazio per farle entrare, ma lei rimase sull'uscio della porta.
<< Dobbiamo andare, Soul. >> Gli disse Jessica senza guardarlo negli occhi.
<< Volevo parlare con te... >> Ribatté Soul serio.
Le comparse un sorriso amaro sul volto. << Non c'è bisogno. Non oggi, non ora. >>
<< Jess, per favore. >> Le afferrò il polso con delicatezza. << Non ho scusanti, lo so. Non le cerco neanche! >>
Con un sospiro lei entrò in casa di Soul e si sedette in una sedia accanto al tavolo della cucina. Lui si appoggiò nel bancone della cucina.
Fece per parlare, ma Jessica alzando la mano lo fermò. << Soul, non voglio giustificazioni. E' vero all'inizio ci sono rimasta male, guardavi solo lei! Se c'ero o non c'ero per te, non faceva differenza! Ero gelosa e avevo tutte le mie motivazioni! >> Soul fece per interromperla, ma lei lo fermò ancora una volta alzando la mano. << Ma dopo ho capito, Soul. Sono stata scema, non potevo fare nulla per tagliare il legame che unisce te e Maka, ne ho avuto la conferma quando ho visto l'eco delle vostre anime unite. Dovevo solo accettarlo, lo fatto e ora non c'è bisogno che aggiungi altro. >>
<< Volevo solo dirti, che quello che ho passato con te è stato qualcosa. >> Rivelò Soul un po' amareggiato.
Lei gli sorrise. << Lo so Soul, ma non è stato abbastanza, paragonato a quello che provi per Maka. >>
<< Jess, io non veramente quello che mi sia successo! Non credevo che- >>
<< L'ami? >>
Soul rimase senza fiato per quella domanda inaspettata e che lui non si era mai posto.
<< Io... Non lo so.. >> Rispose deluso da se stesso.
<< Dici sul serio? >> Gli domandò Jessica con un sorriso sarcastico.
Lui si schiarì la voce. << Beh, sì. Mi fa esasperare, mi fa innervosire quando non la riesco a capire, cioè quasi sempre! Mi blocco a fissarla, perché non ne posso fare almeno, né tanto meno di- >>
<< Di? >>
<< Toccarla. >> Lo disse in un sussurro.
Lei si alzò dalla sedia. << Non devi pensare a cosa potrei provare io, sentendo cosa provi con lei, Soul. Non è una cosa che si possa controllare. >>
Lui sbuffò e sbatté la mano sul bancone della cucina. << Non è solo per te! Non sopporto che lei abbia così tanto potere su di me! E io non ci posso fare niente! E ora sono ancor di più confuso! A cambiato per l'ennesima volta il suo atteggiamento! E non le ho potuto parlarle! >>
<< Mi dispiace, Soul. Non posso aiutarti qui, devi essere tu. >> Si dirige verso la porta. << Sei pronto? >>
Con un profondo respiro, Soul la raggiunse. << Ancora non lo so! E' tutto una grande incognita, lo scoprirò vivendo e ora abbiamo un Kishin da battere insieme! >>
Lei sorrise. << Vai così Soul! >>
Prima che lei potesse varcare la porta, Soul le afferrò un polso e la spinse contro di sé abbracciandola. << Grazie, Jess. Per tutto per la tua comprensione, per esserci. >>
Lei ricambiò l'abbraccio, non potendo farne almeno. << Dovere Soul. Che maestra sarei? >>
<< La migliore di tutte! >>
Risero insieme finalmente sereni.


Con un grugnito poco adatto alla sua femminilità entrò in cucina già pronta per andare a finire finalmente quel lavoro che durava da fin troppo tempo. Quella notte aveva dormito poco rendendola ancora più nervosa di quanto non lo fosse il giorno prima. Voleva spaccare il mondo intero! E quella battaglia contro il Kishin sarebbe stata un'ottima distrazione. Ormai tollerava poco e niente, soprattutto Andrea! Ieri sera pur di non stare con lui e sopportarlo, dopo mangiato, se n'era andata a letto, non che poi dormì, ma almeno era sola a sopportare se stessa!
<< Buongiorno. >> Andrea fece il suo ingresso in cucina ancora in pigiama.
Un volta prese la busta di latte si voltò verso di lui. << Buongiorno. Ma che ci fai ancora in pigiama? >>
<< Io non sono lento nel vestirmi, come voi ragazze. >> Rispose con grugnito prendendo una fetta di pane e addentandola. << Hai per caso visto, Maka? >>
Alexis si stizzì. << Probabilmente non ha neanche dormito a casa. Per quanto mi riguarda può essere anche morta. >>
<< Quanto siamo acide questa mattina! >> Osservò senza alcuna vena di ironia Andrea, non era neanche lui in vena quella mattina.
<< Tu invece, qualunque cosa lei faccia, la cerchi sempre no? >> Ribatté lei ignorando il suo insulto. Anche l'altra sera le aveva fatto la stessa domanda! Perché doveva arrabbiarsi per una come Maka?!
<< Voglio solo capire, Ale. Non salto subito alle conclusioni affrettate come fai tu, ti ricordo che è sempre una nostra compagna di squadra. >> Rispose lui serio posando sul tavolo la fetta di pane che gli era rimasta, non aveva più fame.
Non sopportava quando lui le faceva le ramanzine, non sopportava vederlo in quel modo. Soprattutto se il motivo perché lui stava così era Maka. << Lei ha detto di non voler più partecipare alla missione, solo perché mammina gliel'ha vietato! >>
Con due falcate Andrea si avvicinò ad Alexis e la guardò, occhi negli occhi. << Ti ripeto, non saltare subito alle tue cazzo di conclusioni! Perché devi giudicare tutto subito senza sapere niente? >>
<< Tu invece sai qualcosa? Solo perché una volta sei andato a letto con lei? >> Ribatté velenosa Alexis affrontando il suo sguardo di ghiaccio.
<< No io non so nulla. Ma conosco Maka, so com'è fatta lei e io non mi faccio annebbiare dall'ira. >> Rispose lui calmo con un sorriso amaro sul volto.
<< Noi non l'abbiamo mai conosciuta la vera Maka, nessuno l'ha mai fatto! >> Ribatté lei.
<< Io sì! Ora scusami, devo andare a prepararmi. >> Senza darle alcun modo di ribattere se ne uscì dalla cucina.
Lei diede un pugno sul tavolo per sfogare la rabbia.
Cosa altro non sapeva lei, di lui e Maka? Perché dice di conoscerla?
La faceva arrabbiare!
Non era in grado di stare anche solo per un minuto con lui, rassettò la cucina in breve tempo ed uscì di casa senza aspettarlo.
Tanto con la sua velocità, l'avrebbe raggiunta.


 


<< Bene, siete tutti presenti e puntuali. >> Lì salutò così Shinigami quando tutti i maestri con le proprie armi e non, furono difronte a lui.
Alla fine Andrea raggiunse Alexis lungo la strada, ma non le parlò anzi la ignorò completamente. Proprio lui prese parola. << Aveva dubbi? >>
<< Certo che no! Allora, sapete tutti il piano? >>
Tutti annuirono.
Shinigami con un cenno fece avanzare Stein, schiarendosi la voce lui prese parola. << Prima di tutto vi trasporterete attraverso lo specchio di Shinigami nel luogo in cui è stato individuato una fonte di potere negativo non indifferente. Da lì vi dovrete per forza dividere per coprire un maggiore campo di ricerca. Voglio che usiate la massima sicurezza e che date la massima fiducia al vostro compagno. È chiaro? >>
Vide negli occhi di ognuno di loro determinazione e consapevolezza. Quando tutti fecero un cenno positivo, continuò. << Incominciamo con Jessica e Soul. A seguire: Andrea e Alexis, Black Stars e Tsubaki e infine Kid, Liz e Patty. In bocca a lupo, ragazzi! >>
Quando tutti ebbero attraversato lo specchio, Spirit rilasciò un sospiro. << Ditemi perché non siamo andati pure noi. Siamo più esperti. >>
<< Perché non sappiamo l'obbiettivo preciso del Kishin. Non possiamo lasciare la Shibusen incustodita. >> Rispose una voce calda e femminile.
<< Che ci fai tu qui? >>
<< Non è ancora arrivato il momento di andarmene. >> Rispose semplicemente Kami, come se quella appena data fosse una risposta soddisfacente.
Shinigami non volle indagare oltre. << Maka? >>
La donna scosse la testa. << Da ieri, non l'ho più vista. >>
<< Ma non la potevi individuare? >> Si intromise stranito Stein.
Scosse ancora una volta la testa. << Ha annullato completamente la sua anima, come se non esistesse. Anche per me è difficile individuarla. >>
<< In pratica è come se fosse morta. Come fai a dire che non lo sia? >> Ribatté Stein
<< Non lo dico, infatti. >> Rispose candidamente Kami, ma appena vide le facce perplesse e preoccupate degli uomini che le stavano difronte, continuò. << Lo so. E' lei che non si vuole fare trovare, anche se questo richiede un enorme spreco di energia. Non posso individuarla, perché non sento la sua anima. Non vi preoccupate per lei in questo momento. >>
Stein e Spirit fecero per ribattere, ma Shinigami li precedette. << Ha ragione. I ragazzi si sono incappati in qualche labirinto temporale. >>
<< Cosa? >> Esclamò lo scienziato.
<< Forse è stato il Kishin: Ci ha preceduto. >>
<< Cosa dovremmo fare ora? >>
<< Nulla. Solo i ragazzi possono uscire di lì con le proprie forza. >> Rispose pensieroso Shinigami osservando il suo specchio, che non mostrava più nulla, solo segnali di interferenze.


<< Non dovevano raggiungerci gli altri subito dopo di noi? >> Domandò Jessica guardandosi intorno.
Erano arrivati davanti le porte di una città, come previsto, distrutta e abbandonata, non si avvertiva nessuna anima presente. Il cielo era cupo, ricoperto da nuvole grige. Quel posto metteva i brividi solo respirando la sua aria.
<< Sarà successo qualcosa. Credo che da qui in ce la dovremmo cavare da soli. >> Rispose Soul con voce scura e pensierosa.
<< Dici che un modo per separarci e renderci vulnerabili? >> Chiese ancora una volta lei.
Lui annuì in sovrappensiero. << Devi stare attenta. Non perdere l'obbiettivo per nessuna ragione al mondo. >>
<< Sono sicura di non trovar problemi, rispetto a te. >> Rivelò lei.
<< Che vorresti dire? >> Chiese Soul storcendo il naso.
<< Niente, cerca solo di essere sincero con te stesso. Dai, andiamo. Abbiamo un Kishin da trovare. >> Chiuse il discorso incamminandosi verso la città.
Lui sbuffò, mettendosi le mani in tasca la seguì.
Entrati nelle mura della città, attraversarono una strada larga dove non si riusciva a vedere la fine di essa.
Ti ha lasciato solo...”
<< Cosa hai detto? >> Chiese Soul.
Jessica si voltò confusa. << Non ho detto nulla, Soul. >>
Non ti considera, neanche ci pensa a te...”
<< Se non sei tu.. >> Scosse la testa. << Tu non senti niente? >>
<< No, sei sicuro di stare bene? Sei tutto sudato. >> Gli chiese Jessica preoccupata.
Lui annuì guardandosi attorno.
Sono qui, Soul...”
Si girò di scatto alla sua destra, la vide: lì, di fronte a lui, bellissima con i suoi occhi verdi che lo guardavano dolci. << Maka... >>
<< Soul che stai dicendo? >> Jessica Notò inorridita lo sguardo di Soul perso nel vuoto. << Soul, ti prego ascoltami! >> Ma lui aveva una testa da tutt'altra parte.
Addio, Soul.”
<< No! Aspettami! >> Soul vide la figura celestiale dargli le spalle.
Devo andare avanti, senza di te.”
Quando la figura prese ad allontanarsi, lui prese a correre, inseguendola senza pensarci un solo istante. Gli era sfuggita una volta, una seconda volta non avrebbe retto senza di lei.
<< Soul, Soul! Per favore Soul! >> Ma ormai la voce di Jessica era lontana da lui.
Lui corse con un tutto il fiato che aveva nei polmoni. << Maka, aspettami! Non so come vivere senza di te! >>
Lei si voltò di scatto verso di lui, lo ghiacciò con i suoi occhi verdi. “Tu non conti niente per me, Soul. Sei solo una buki.”
Lui si paralizzò di colpo, scosse la testa incredulo. << No, non è vero... >>
Rassegnati, Soul. Non mi ha mai importato la tua parola, non mi importa nulla del tuo pensiero. Perché per me non sei nessuno.”
Perse l'equilibrio e cadde sulle ginocchia, aveva il respiro corto: i polmoni soffocati dalla gabbia toracica.
Non era vero! Tutto quello era una menzogna, non poteva averlo preso in giro per tutto questo tempo! Non ci credeva, non riusciva a crederci. Lui aveva visto i suoi occhi! Sapeva ciò che aveva visto, non poteva essere solo un illusione.
Alzò lo sguardo verso di lei, in quegli occhi vide solo freddezza, cinismo e superiorità. No è impossibile, sapeva cos'era per Maka! Lei si fidava di lui e lui si fidava di lei!
Quella che aveva d'avanti non era la sua Maka, ma semplicemente quella piccola parte di lei, finta, che si trovava dentro se stessa, costruita con il passare degli anni. Quella parte che lei aveva cercato con tutti i suoi sforzi di mettersela di fronte a lui, ma lui se n'era fregato, guardando oltre quella parte!
E guardando oltre a questa sotto specie di persona, non c'era nulla. << Tu non sei la mia Maka. >>
Maka sono io, quella che ricordi tu era solo un'illusione, mi sono presa gioco di te”
Lui scosse la testa con un sorriso di consapevolezza sul viso. << No, non era un'illusione. La mia Maka è fragile e insicura, magari fuori non può sembrare, ma io lo so, perché io sono stato, sono e sarò, fin quando lei vorrà, il suo porto sicuro dove potersi rifugiare. Non mi impressiona questa sua parte superficiale che lascia fiorire fuori. >>
Sei ridicolo! Io non ho bisogno di te, non me ne faccio nulla di una buki!”
<< Mi dispiace, ma non ci riesco. Con tutte le mie forze non ci riesco. >>
Cosa?”
<< Ad Odiarti! >> Rispose con semplicità Soul. << Onestamente ci ho provavo, ma non ti ho odiata quando te ne sei andata per poi non farti più sentire, non ti ho odiata quando sei ritornata e neanche mi calcolavi, non ho odiata neanche i tuoi cambi di atteggiamento repentini e non ho odiato neanche questa parte di te, bensì, l'accetto. >>
Lei non rispose più, vide piano piano sparire l'immagine di Maka dalla sua vista.
Aprì improvvisamente gli occhi e si ritrovò rannicchiato a terra.
Qualcuno lo scosse. << Come stai, Soul? >>
Lui le sorrise. << Ora molto meglio. >> Si tirò su e vide la nebbia che prima riempiva le strade della città, alzarsi e concedere una libera visuale. << Credo che ora, sarà più facile trovare il Kishin. >>
Jessica annuì confusa, non aveva capito nulla di ciò che era successo. << Ma cosa ti è successo? >>
Lui scosse la testa tranquillo. << Nulla, ora so rispondere alla tua domanda. >>
Capì e annuendo lo seguì verso il Kishin.
Soul si mise le mani in tasca, alzando la testa al cielo, ormai limpido, con un sorriso che non gli apparteneva.
Maka, mi stupisci anche tu. Come posso odiarti, se ho scoperto di amarti da sempre?


Sbuffò per l'ennesima volta da quando erano arrivati attraverso lo specchio di Shinigami in quella stupida città fantasma e senza un briciolo di divertimento.
<< Ale è inutile sbuffare. È ovvio che siamo capitati in un punto diverso da dove sono arrivati loro. >> Spiegò serio Andrea camminando lungo la città alla ricerca degli altri membri della missione.
<< Certo certo. Ma da quand'è che sei diventato così serio? >> Domandò lei.
Lui scosse la testa esasperato, si girò verso di lei. << Da quando ce n'è bisogno. >>
<< Mi vuoi dire, che non sono abbastanza matura per questa missione? >> Chiese irritata da quell'atteggiamento troppo maturo per come lo conosceva.
<< Non dico questo. Anche io se ci fosse Maka farei il giocherellone, ma dato che non c'è qualcuno deve pur fare la persona responsabile e ragionevole. >> Rispose con pazienza lui.
Lei si irritò particolarmente. << In tutto ci deve essere Maka, non è vero? Anche quando non c'è. >>
<< Finisci di fare la bambina, Ale. >> La rimproverò con un ringhio.
Lei si mise a ridere, isterica. << Solo perché sto parlando di Maka? Ho perché volevi tanto che partecipasse a questa missione che diceva tanto di volerla fare. >>
<< Finisci di parlare di lei! >> La avvertì per l'ultima volta.
Lei si avvicinò a lui. << Ammettilo: volevi lei a posto mio, qui con te. >>
Lui si mosse con una velocità che lo distingueva, la prese e la sbatté al muro di una palazzina, senza curarsi di farle male. << Che c'è? Non mi dire che sei gelosa... >>
Alexis ancora ansimante per quella sua mossa improvvisa non rispose.
<< Non parlare di cose che non conosci. Non conosci il rapporto che c'è tra me e Maka, non puoi giudicarlo. >> Le disse lui, tenendola ancora chiusa nella sua gabbia.
La rabbia di Alexis esplose. << Solo perché te la sei portata a letto?! >>
Gli comparse sul viso un sorriso di scherno. << Ah, quindi è questo il problema? Perché sono andato a letto con lei e con te no. >>
<< Tu puoi andare a letto con chi cazzo di pare! Non me ne importa niente di te! >> Ribatté lei con rabbia avventandosi contro di lui.
Lui le bloccò i polsi intrappolandoli tra le sue mani al muro. << Davvero? Non ti importa niente di me? Quindi oggi potrei benissimo morire, a te non cambia nulla. >>
<< Lasciami. >> La rabbia di lei si era affievolita, dando spazio a qualcosa di più disastroso..
<< Solo se fossi un pazzo... >> Rispose costringendola a guardarlo negli occhi.
<< Voglio solo finire questa stupida missione, lasciami! >>
<< Vuoi davvero battere il kishin con queste condizioni? >> Le chiese lui.
Lei lo strattonò con tutta la forza che aveva, allontanandolo da lei. << Sì! Io non ho nulla che non vada! >>
<< Allora, battiti con me. >> Le propose stupendola.
Lei strabuzzò gli occhi. << Cosa? >>
<< Hai capito bene. Battiti con me. >> Lo ripeté serio.
Lei sorrise. << Non mi batto con te. Dobbiamo andare a battere il Kishin, non possiamo danneggiarci a vicenda. >>
Lui mise le mani in tasca e la inchiodò con il suo sguardo. << Se ora noi andiamo dal Kishin uno dei due, sennò entrambi, rischia di essere assorbito in lui, così facciamo solo il suo gioco. >>
<< Stai dicendo un sacco di fesserie! A cosa serve batterci tra noi? >> Domandò irritata Alexis.
<< Serve a te per scaricare quella cazzo di tensione che hai da un paio di giorni e a me per fracassarti di botte fino a farti ragionare! >>
Rimase a bocca aperta, anche lui si era infuriato, quando fin all'attimo precedente possedeva il controllo su di se.
Lei ci pensò su, doveva ammettere che da un paio di giorni aveva uno sfrenato desiderio di picchiarlo a sangue e lui in quel momento le stava dando la possibilità di avverare quel suo sfrenato desiderio. << Sai che se combatto con te, potrei anche ammazzarti? >>
Lui scoppiò in una fragorosa risata. << Non ne sei capace! >>
<< Chi te lo dice! Mettimi alla prova! >> Ribatté con rabbia.
Lui, per la seconda volta, con la sua rapidità, la inchiodò di nuovo al muro bloccandole con le mani i polsi. << Prima di ammazzarmi, devi odiarmi! >>
Le si bloccò il respiro, era così tanto vicino a lei e in quel momento, più di ogni altro, aveva nei suoi confronti un istinto violento che non poteva fermare. << Chi ti dice che non ti odio! >>
Lui le sorrise, spiazzandola. << E di questo che si nutre il Kishin, lo sai vero? >>
<< La colpa è solo tua! >> Gli urlò lei cercando di allontanarlo, ma aveva perso qualsiasi forza, sia fisica che mentale.
<< Cosa ho fatto io? >> Le chiese ancora con il sorriso sulle labbra.
Non rispose.
Lui inarcò un sopracciglio. << Mi odi, ma non sai il perché? >>
<< Sei tu. >> Rispose con un sussurro.
<< Io? >>
<< Insopportabile, menefreghista, latin lover! >> Lo disse ancora con un sussurro, non sapeva il motivo, ma le forze le stavano venendo meno.
<< Mi odi perché sono semplicemente io? >> Chiese nuovamente lui.
Lei provò a scostarlo, non potendolo più sopportare. << Mi sono stancate di te... Preferisco essere cibo per il Kishin, che stare ancora con te! >>
<< Dimmi il motivo: perché mi odi tanto? Dimmelo e ti lascio andare! >> Andrea aveva perso il suo sorriso, era serissimo.
Lei scostò lo sguardo dal suo. << Non mi va di ripetere le stesse cose. >>
<< Per cosa? Perché sono un latin lover, perché ci provo con tutte e non con te? >>
Lei ancora una volta non rispose.
Lui strinse la presa sui suoi polsi. << Cazzo, rispondimi! Ora hai perso la lingua! >>
Fu inutile la sua protesta, perché lei ancora una volta non rispose e non lo guardò negli occhi.
Mollò la presa attorno ai suoi polsi e le alzò il mento con una mano, vide i suoi occhi velati dalle lacrime che non potevano più essere trattenute. Lui le sorrise sorprendendola. << Sai Maka dice sempre che noi ragazzi siamo stupidi. Lo sai cosa penso io? Che voi ragazze siete molto più stupide di noi e per di più siete paranoiche oltre ogni confine! >>
Lei lo guardò confusa. << Che vuoi dire? >>
<< Siete un casino! >> Le sussurrò lui per poi baciarla con impeto sulle labbra, cogliendola di sorprese.
Si ritrasse quasi subito, guardandola nei suoi occhi confusi. << Mi odiavi solo perché ti consideravo solo compagna di squadra? >>
Lei faticò a riprendere l'uso della parola, l'aveva baciata. Cosa significava quel bacio? Arrivato fin a quel punto era meglio dire la verità. Annuì solamente.
<< Davvero volevi essere trattata come le altre? >>
<< Almeno avresti avuto molta più considerazione di me, sembrava che ti scocciava stare con me. >> Rispose lei ritrovando la voce.
Andrea sorrise. << Come faccio a trattarti come le altre, se tu non sei come le altre? >>
Le mancò il respiro. << Che vuoi dire? >>
<< Io lo detto che sei stupida. Oppure non vuoi capire. >> Suppose lui.
Lei scosse la testa sconfitta: non lo riusciva più a seguire.
Lui le sorrise alzandole il mento un con un dito. << Sei isterica, violenta e pazza. Ma ti desidero in un mondo unico, diversamente dalle altre ragazze e riflettendoci su. Lo sai cosa ho capito? >>
Lei scosse la testa, in segno di negazione, non poteva dirle tutte quelle cose senza un preavviso, non riusciva a crederci.
Senza più alcun freno, lui riposò le labbra sulle sue, in un dolce bacio a fior di labbra, poi si staccò completamente da lei.
<< Ti amo, Ale. >>
Dettò ciò si voltò e si incamminò.
<< Andri! >> Lei anche senza fiato lo richiamò.
Lui si voltò di mezzo lato, la guardò e aspettò che continuasse.
<< Ti odiavo, perché ti amo. >> Lei gli rispose con un sorriso a quella domanda che lui le aveva fatto.
Lui le sorrise di rimando. << Vieni, andiamo a distruggere questo Kishin! >>
Lei annuì e lo raggiunse. Presero a camminare insieme.
Entrambi erano di nuovo sereni, con la forza di aver abbattuto le proprie paure e per l'odio non c'era più spazio nei loro cuori, ora erano pronti.


<< Questa situazione non mi piace. >> Commentò serio Black Star.
Tsubaki smise di camminare e lo guardò. << Non trovare gli altri è un brutto presentimento, lo so. >>
<< Non solo per quello. >> Rispose secco Star, ancora più serio, come non lo era mai stato.
Lei sospirò. << Cosa pensi? >>
Scosse la testa frustrato. << Solo che... Mi sento costretto, come se non potessi comandare sulle mie azioni. >>
<< Non possiamo fare altrimenti, cosa potevamo fare? Restare fermi lì? Ad aspettare cosa? >> Gli chiese.
Sbuffò sonoramente. << Appunto per questo! Non sopporto che non ci siano altre vie da valutare. Sono costretto ad andare in una sola strada. >>
<< Una trappola. >> Arrivò al punto lei.
Sbuffò un'altra volta passandosi una mano tra i capelli.
<< Star, da quando in qua ti preoccupi di cadere nelle trappole? In passato eri proprio tu a cercartele, ti elettrizzavano. >> Tsubaki era confusa, non riusciva a capire quell'atteggiamento strano di Star.
<< In passato era tutt'altra cosa, si cambia. >> Rispose secco Star.
Si irritò particolarmente, quello non era il suo Star. << Mi spieghi qual'è il problema, per favore? >>
<< Prima non tenevo conto di te! >> Sbottò lui.
Lei sbatté più volte le palpebre. << Star ne abbiamo parlato stamattina! Sono la tua buki e io seguo te in condizionatamente, smettila di pensare a me! >>
<< Ho capito non ne voglio parlare anche ora, Tsu! >> Rispose lui secco e irritato nei confronti di Tsubaki, ma anche verso se stesso.
Lei annuì delusa e stupita del suo atteggiamento, riprese a camminare in silenzio.
Lui la imitò sempre in silenzio. Non voleva trattarla così, non voleva arrabbiarsi con lei, anzi voleva rassicurarla ed essere forte anche per lei, come un vero maestro deve fare, ma le sue domande lo irritavano particolarmente e la sua opposizione a lui, lo infastidiva. Perché doveva sempre ribattere su ogni cosa che diceva lui? Perché non poteva semplicemente annuire e dire che aveva ragione? Perché lui aveva ragione, no? Accidenti! Perché la parola di Tsubaki doveva mettere in discussione tutto ciò che pensava lui? Perché la sua parola aveva un effetto rivoluzionario sul suo pensiero? Ogni qualvolta che lui pensava di avere ragione, bastava una solo sillaba di Tsu per fargli sorgere il dubbio sull'intera questione. Diavolo! Era lui il maestro! Ma il quell'istante si sentiva un maestro comandato dalla sua stessa buki.
Tu sei un assassino, non dimenticarlo.”
Lui si arrestò di colpo. Si guardò attorno, forse se l'era solo immaginato.
Un assassino, agisce solo con le proprie idee.”
Lui strabuzza gli occhi incredulo. Ma chi diavolo gli stava parlando? Si guardò intorno nuovamente.
Nel frattempo Tsubaki si accorse che Star si era fermato, si voltò verso di lui, osservandolo.
Un assassino è solitario, segue solo le sue regole.”
Chi diavolo era quella voce? Chi gli stava parlando si voltò per l'ennesima volta.
<< Star, cosa succede? >> Gli chiese Tsu confusa.
<< Tu non senti nulla? >> Le chiese stupido, era solo lui a sentirla?
Lei scosse la testa.
Che cosa significava? Chi era entrato nella sua testa?
Black Star, sei un assassino e un assassino elimina tutto ciò che lo ostacola senza rifletterci.”
Cosa vuole dire? Chi diavolo era?!
La tua buki non segue più i tuoi ordini, va eliminata!”
Cosa?! No!
Star si afferrò la testa con entrambe le mani, improvvisamente gli venne un atroce emicrania.
<< Star! Cos'hai? >> Gli chiese preoccupata Tsu.
Allungò una mano per toccarlo, ma Star la cacciò via. << Stammi lontano! >>
Le mancò il respiro, perché Star la stava allontanando così? Si sentì ferita.
Lui chiuse gli occhi non potendo tollerare né lo sguardo di Tsu né quel mal di testa che gli annebbiava la ragione.
Non puoi rinnegare le tue origini, Black Star. Sei un assassino, sei un solitario, uccidi chiunque di intralci la strada.”
Lui scosse fortemente la testa, cercando di mandare via quella voce così oscura e tenebrosa. Lui non avrebbe mai ucciso la sua Tsu, per nessuna ragione al mondo!
Perché allora sentiva che stava perdendo il controllo dei suoi movimenti? Perché il suo corpo si stava muovendo da solo?
<< Star.. >> La sua dolce Tsu, stava cercando di richiamarlo con un sussurro timido.
Lui scosse ancora una volta la testa. << Vattene via, devi stare lontana da me! >>
Ma lei non accennava a spostarsi di un sol millimetro da lui, colpita e affondata dalle sue dure parole, le sue lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo viso.
No! Perché stava piangendo? Perché invece non se ne stava andando lontano da lui?
Visto? Non ascolta quello dici. E' solo un peso, eliminala!”
Tsubaki si avvicinò per l'ennesima volta a lui, ma questa volta la spinse lontano così forte da farle perdere l'equilibrio e cadde a terra.
<< No! >> Urlò lui. Non l'aveva fatto lui, non di sua intenzione. Cosa gli stava succedendo.
<< Star.. >> Sussurrò lei tra le lacrime, ferita. << Perché? >>
E' solo un peso per te, devi eliminarla. Lei non segue i tuoi ordini, lei non ti serve.”
No! Non voleva torcerle un capello. Non doveva ferirla, non quando si era ripromesso di difenderla da qualunque pericolo e, in quel momento, era lui il pericolo.
<< Vattene, Tsu! Scappa! >> Le urlò mentre nella sua mano si stava formando l'eco della sua anima. Perché si stava formando? Il suo corpo voleva colpirla con quello? No, per favore. No!
Lei scosse la testa. << Non me ne vado, Star. >>
Lui concentrò tutta la sua forza di volontà per stare fermo dov'era. << Posso ferirti! Scappa da me! Ascoltami! >>
Ma lei non ne volle sapere, si rialzò in piedi. << Non ti lascio, Star. >>
Accidenti! Perché una volta tanto non poteva ascoltarlo? Non si sarebbe mai perdonato di farle male! Ma non riusciva a controllare i movimenti del suo corpo.
E' il tuo momento, colpiscila!”
Fece due passi avanti, avvicinandosi a lei, il pugno alto pronto a colpire. << Tsu, ti prego. Non voglio farti del male. Scappa! >> Finché i suoi muscoli della faccia rispondevano ancora a lui!
<< Se non vuoi, non mi farai del male! >> Ribatté prontamente lei, più sicura di sé.
Si avvicinò ancor di più a lei pronto a colpirla, sentì i suoi occhi improvvisamente pizzicare. Cosa gli stava succedendo? << Non riesco a controllarmi. >> Sussurrò lui.
Lei alzò le braccia ai lati del suo corpo.
Cosa stava facendo? Gli stava dando libero accesso? Ma è impazzita!?
Non poté più controllarsi si avventò su di lei, lei non batté ciglio, rimase a guardarlo con quei occhi... Quei occhi... così...
Arrestò il pugno a un centimetro dal viso della sua Tsu, il braccio tremante. Aveva il respiro affannato, Tsu non dava cenno di volersi spostare.
Colpiscila! Ora!”
<< No!! >> Con le lacrime che ormai scendevano copiose sul suo viso si diede un pugno, carico della sua stessa onda dell'anima, sullo stomaco. Cadde a terra sulle ginocchia.
<< Star! >> Urlò colpita lei, si accasciò di fronte a lui prendendo il viso tra le sue mani. << Cosa hai fatto? >>
Lui aveva il respiro affannato, si sentiva tutto indolenzito per il colpo che lui stesso si era inferto. Le sorrise rassicurandola l'attirò a sé e l'abbracciò.
In quell'abbraccio lei pianse e si strinse ancor più forte a lui. << Perché l'hai fatto? >>
Lui le accarezzò la testa vittorioso di sé stesso. << Non permetto a nessuno di farti del male, perlopiù a me stesso. Ne morirei. Ho preferito colpirmi. >>
<< Sei uno stupido! >> Gli urlò tra i singhiozzi, ancora stretta a lui.
Lui restò fermo a coccolarla. << Andiamo, credo che ora siamo pronti per andare a sconfiggere il Kishin assieme. >>
Lei si allontanò quel poco che bastava per guardarlo negli occhi. << Riesci a camminare? >>
Lui rise. << Pff!! Secondo te mi faccio annientare da un pugno dato da me stesso? >>
Lei scosse la testa sorridente e si sollevò da lui, gli tese la mano. << Hai ragione, andiamo Star. >>
Lui la prese e si alzò, prima che lei potesse allontanarsi, riprendendo a camminare, lui l'attirò a se stringendola di nuovo. << Scusami se ti ho spaventata. >>
<< Non eri tu, Star. Qualcuno ti controllava, sei stato molto più forte di lui. >> Lo rassicurò Tsubaki.
Lui annuì e ripresero a camminare.
Era vero, era stato più forte di quella fastidiosissima voce, ma il merito non era tutto suo. Quegli occhi... Quegli occhi così limpidi, fiduciosi. Lei era sicura che non gli avrebbe fatto nulla, lei aveva fiducia in lui. Quegli occhi l'avevano salvato e non voleva mai più vedere quegli occhi ricoperti di lacrime.


<< Che facce serie che avete! >> Urlò a loro Patty allegra, mentre saltellava lungo la strada che, a quanto sembrava, non aveva fine.
Kid le rispose con un grugnito, solo perché non voleva litigare con lei, Liz invece le sorrise. << Ci sei tu che sei allegra per noi due Patty. >>
La sua piccola sorellina prese a camminare all'indietro, sporse il labbro inferiore. << Ma così è una noia! Pensavo che sarebbe andata come una gita! >>
<< Mi dispiace Patty, ma siamo in missione e perora non sta andando come dovrebbe. >> Liz dimostrò una pazienza che mai aveva avuto con sua sorella, solo perché non voleva dare altre preoccupazioni a Kid, gli mancava solo occuparsi pure della sua buki che voleva divertirsi.
Kid sospirò ancora pensieroso, qualcosa non andava, no, non andava per niente. Gli altri non c'erano stati al loro arrivo: cos'era successo?
Aveva pensato a più e a più soluzioni, ma nulla quadrava. Dov'erano capitati? Era impossibile che lo specchio di suo padre aveva sbagliato la destinazione. Qualcuno aveva spostato il luogo di arrivo? Gli altri erano in pericolo?
Non era il momento di pensare a loro, dovevano preoccuparsi di lui e delle sue buki. Ma non riusciva a trovare un senso logico! E per giunta stavano camminando da un bel po' senza riuscir a vedere nulla di particolare, solo case abbandonata, nebbia fitta e quella strada che dava segno di non voler finire.
<< A cosa stai pensando, Kid? >> Gli chiese Liz interrompendo i suoi pensieri confusi.
Lui sospirò ancora una volta. << Tutto questo è strano e non riesco a trovare un filo logico su questa città. >>
Lei annuì guardandosi intorno. << Hai ragione e questa fitta nebbia non aiuta. E come se stessimo camminando a vuoto, come in un labirinto senza uscita. >>
Kid sbatté le palpebre. Labirinto? Erano davvero capitati in un labirinto? Ma com'era potuto succedere?
Si fermò con le mani in tasca, un lapsus gli era venuto; era possibile che era successo proprio quello. Li aveva fregati tutti, compreso suo padre.
<< Kid. >> Lo richiamò Liz un po' più avanti di lui, accanto a Patty.
Lui tremò, lo percorse una sensazione che non gli apparteneva. << Dobbiamo stare vicini. >>
Non ebbe neanche il tempo di finire, che una figura oscura e coperta da un cappuccio comparve alle spalle di Liz e Patty, bloccandole entrambe con una catena nera e resistente.
<< Kid! >> Urlarono entrambe.
Lui fece un passo per avvicinarsi, ma si bloccò subito quando notò che le catene incominciarono a stringere le due ragazze.
<< Salve Death the Kid. Come avrai già intuito non ti conviene avvicinarti, le tue buki dipendono solamente da te. >> Era una voce scura e malvagia che metteva i brividi, ma non a Kid che rimase freddo e impassibile, almeno in apparenza.
<< Chi sei? >> Gli chiese.
La figura oscura ghignò. << Mi riconoscerai da solo. >>
Strinse, le mani che ancora teneva nelle tasche, in pugni. << Cosa diavolo vuoi? >>
<< Ho una proposta semplice da farti. >> Gli rispose con molta calma, calma che stava per perdere Kid.
<< Parla. >> Gli ordinò.
Con calma senza fretta presa a parlare, facendo sì che Kid si innervosisse. << Ti propongo una scelta. >>
<< Vuoi essere più chiaro! >> Stava completamente perdendo le staffe e vedere le sue buki incatenate, non lo aiutava per niente.
La figura oscura ghignò. << Devi scegliere Death the Kid. Chi scegli di salvare delle tue due buki. >>
<< Cosa?! >> Fece un passo avanti.
Le catene intorno a Liz e Patty si strinsero automaticamente, lui si fermò di colpo.
<< Attenzione figlio del Sommo Shinigami. Non ti conviene attaccarmi o le perderai entrambe. >> Lo avvertì la voce tetra.
Lui chiuse gli occhi in due fessure, impotente. << Non sceglierò mai tra le mie due buki! Sappilo. >>
<< Allora moriranno entrambe. >> Ribatté stringendo ancor di più le catene.
Liz e Patty incominciarono a non respirare bene.
<< Io t'ammazzo. >> Lo minacciò Kid.
Lui scoppiò in una risata oscura. << Non puoi farlo! Sono immortale. Le tue buki no, posso scegliere di ucciderle in questo istante. Ti sto dando la possibilità di salvarne una, allora? >>
Era un incubo, pregò che qualcuno lo svegliasse, perché era fin troppo reale. Voleva essere risvegliato a casa assicuro assieme alle sue ragazze. Ma purtroppo per lui quello non era un incubo, era la pura realtà: Un pazzoide aveva nelle sue mani le sue ragazze, che altro non erano che la sua famiglia. Erano perfettamente asimmetrici e le piacevano proprio per quello, entrambe davano un tocco di asimmetria nella sua vita fatta tutta di simmetria.
Non poteva perderle, non voleva perderle. Ma cosa poteva farle per salvarle?
Non accettava di salvarne solo una. A costo della propria vita.
<< Allora? Dio della morte? >> Lo incitò la voce oscura.
Lui sospirò. << Lasciale andare, se devi uccidere qualcuno: uccidi me. >>
<< No! >> Urlò Liz districandosi tra le catene. << Salva Patty! Kid salva Patty! >>
L'ombra oscura scoppiò in una sonora risata. << Interessante, davvero interessante. Un Dio della morte che si vuole far uccidere per salvare delle patetiche buki. >>
Kid strinse i pugni, ma non rispose.
Liz scoppiò in lacrime. << Per favore, Kid. Salva Patty, non preoccuparti per me. >>
Lui scosse la testa. << Non lascerò morire nessuna delle due. Allora? >>
<< Uccidere Death the Kid, che onore! >>
Scosse la testa. << Prima ti uccido e poi le libero. >>
Kid sospirò arreso. << Va bene. >>
<< Kid! Non farlo non ti arrendere! Non puoi morire pensa a tuo padre! >> Cercò di convincerlo Liz tra le lacrime.
Ma lui non diede nessun cenno di voler cambiare idea.
<< Non riesco a vivere in un mondo dove non ci sei tu. >> Sussurrò Liz ormai in balia dei singhiozzi.
Lui mosse la testa di scatto verso lei. << Mi dispiace, non ti lascerò morire. >> Si voltò verso l'ombra. << Sono pronto. >>
Con un ghigno l'ombra si preparò al suo attacco: una sfera nera gli crebbe nella mano. << Dì il tuo ultimo addio, Death the Kid. >>
<< No! >> Urlò Liz, mentre la sfera venne lanciata le catene si allentarono ed ebbe la possibilità di uscire da esse, un attimo prima che la sfera prendesse Kid, lei si lanciò addosso a lui facendolo cadere a terra.
La sfera le sfiorò il fianco.
Si ritrovò ansimante su Kid.
Lui ancora stordito la scrollò dalle spalle. << Che cos'hai fatto, Liz?! >>
<< Ho difeso il mio maestro come promesso. >>
<< Che ragazza coraggiosa, peccato che il coraggio non le servirà! Vi ucciderò entrambi! >> Ghignò l'ombra oscura.
<< Puoi trasformarti? >> Le sussurrò Kid.
Liz scosse lievemente la testa. Lui la strinse più forte a sé. << Sei una stupida. >>
L'ombra riformò la sfera nera, ma mentre stava per lanciarla, Patty gli diede un calcio nei talloni sbilanciandolo e facendolo cadere a terra.
<< Kid! >> Urlò Patty mentre si tuffava su di lui, trasformandosi in una pistolla.
Lui l'afferrò prontamente e sparò su l'ombra che scomparve in tanti piccoli pezzi. Sospirò, era solo un ologramma. Non poteva ucciderlo comunque, ma chi diavolo lo manovrava?
Liz fece per alzarsi, ma il dolore al fianco le fece stringere i denti dal dolore.
<< Ferma, stupida! >> La bloccò Kid, lasciando andare a Patty. << Brava Patty. >>
Lei annuì preoccupata. << Liz, tutto ok? >>
Lui la sdraiò sull'asfalto. << Perché l'hai fatto? >>
<< Ho agito d'istinto, scusa. >> Si scusò lei. << E' solo un graffio, guarirà da solo. >>
Lui le mise la mano sul fianco dolorante, bloccandola. << Non è solo un graffio. Ti mostro un trucchetto che mi ha insegnato Maka. >>
Liz mise una mano su quella di Kid. << Mi fai male. >>
<< Durerà poco. >>
Prese un respiro e incominciò a passare la sua forza dell'anima a Liz, in modo tale da far rimarginare interamente la ferita.
<< Grazie. >> Sussurrò lei, una volta finito.
<< Sei una stupida. >> Ribatté Kid alzandosi.
Lei sospirò. << Hai intenzione di ripetermelo a lungo? >>
Lui le tese una mano. << Fin quando non lo capirai tu stessa. >>
Liz la prese e si tirò su, non mollò la mano di Kid. << L'ho fatto per salvarti. >>
<< Stupida. >> Le disse ancora una volta.
Lei sbuffò e gli lasciò la mano. << Hai ragione, sono stupida. >>
Lo sorpasso, ma lui le afferrò un braccio voltandola e stringendola a sé. << Anche io non riuscirei a vivere in un mondo dove non ci sei tu. >>
Lei ricambiò l'abbraccio mettendosi a piangere.
<< Ragazzi guardate! >> Patty li distrasse. << Non c'è più la nebbia. >>
Kid annuì. << Bene, così troveremo prima il nostro obbiettivo. >>
Liz annuì e ripresero a camminare.
Lui sospirò felice, le sue ragazze erano salve e non avrebbe mai permesso a nessuno di poter far loro del male.
Avrebbero affrontato assieme il Kishin, come avevano fato con quel ologramma, non avrebbe più cercato di trovar soluzioni da solo, erano una squadra e come tale doveva agire assieme. Si sarebbero protetti a vicenda, come solo una famiglia può fare.


Sorrise guardando la sua meta raggiunta, dalla collina riusciva a vedere l'intera città che altro non era che una grande illusione, creata proprio da un esperto come lui, ma lei non si sarebbe mai fatta incantare da quella città.
Chi l'avrebbe mai detto che avere una strega come amica sarebbe stato utile?
Non che da sola non ce l'avrebbe fatta, ma lei le ha semplificato le cose.
Finalmente era alla resa dei conti e se quella sotto specie di Kishin credeva di averla vinta su di lei, si sbagliava di gran lunga.
Era giunta l'ora di mietergli l'anima.

 




Note finali autrice ritardataria:
Ciao a tutti! E Buon Natale!
So di essere in un enorme ritardo, non cercherò nessuna scusa, sono lenta io a scrivere i capitoli :)
Vi è piaciuto questo bel lungo regalo di Natale?
Spero che l'attesa ne sia valsa la pena.
Che cosa ne pensate del capitolo?
Come avrete visto, ho ritagliato un po' di spazio per ognuno dei personaggi, spero che vi abbia fatto piacere! L'ho fatto anche per chiarire tante cose.
Fatemi sapere, ci conto.
Ringrazio a tutti quelli che continuano a seguirmi, nonostante i miei clamorosi ritardi.
Ringrazio chi a inserito la storia tra le preferite e le seguite.
Ringrazio chi a recensito lo scorso capitolo, siete dolcissimi.
Non vi lascio in asso! Un finale ce l'ha la storia! E per quanto sia lenta, prima o poi lo saprete pure voi.
Spero che sia stata una buona lettura,
Un abbraccio,
Ciccia. 

 
  
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