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Autore: Lux_daisy    24/12/2013    3 recensioni
24 dicembre – 18:13
"Il freddo pungente dell’inverno giapponese continuava a farsi sentire, nonostante Kagami camminasse ormai da venti minuti. Si sistemò meglio la sciarpa rossa, portandosela al naso e infilò le mani nelle tasche del giubbotto, mentre i suoi occhi vagavano di qua e di là, osservando il viavai di gente per strada"
Una one-shot a tema natalizio per i miei due amori, perchè Natale non è una festa da passare da soli :3
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale, Bakagami!





24 dicembre – 18:23
 
Il freddo pungente dell’inverno giapponese continuava a farsi sentire, nonostante Kagami camminasse ormai da venti minuti. Si sistemò meglio la sciarpa rossa, portandosela al naso e infilò le mani nelle tasche del giubbotto, mentre i suoi occhi vagavano di qua e di là, osservando il viavai di gente per strada.

D’un tratto lo sguardo gli cadde sulla vetrina di un negozio di articoli per la casa dove vi era esposto un grosso albero di Natale luminoso e pieno di addobbi colorati: senza che potesse controllarlo, il pensiero corse a tutti i Natali che aveva festeggiato in America e che adesso sembravano un lontano ricordo.

Le decorazioni in ogni dove, dalle case alle strade, dai negozi alle stazioni del metrò; i Babbi Natale sui marciapiedi che raccoglievano donazioni; lo shopping compulsivo e la corsa agli ultimi regali; le canzoni natalizie e le cene con i parenti; le vacanze da scuola; i pacchi sotto l’albero, il presepe e i biscotti di pan di zenzero.
Tutte cose che aveva sempre dato per scontato negli anni in cui aveva vissuto all’estero e che adesso, dovette ammettere, un po’ gli mancavano.
Anche se il Giappone si era occidentalizzato in molti aspetti e si celebrava il Natale, non era una festa molto sentita e l’aria che si respirava in quei giorni non era paragonabile a quella a cui Taiga era abituato.
Quella magia del Natale che potevi sentire in ogni momento, anche in una metropoli come New York o Los Angeles, lì, nel Paese del Sol Levante aveva poco significato.
 
Kagami rimase ad osservare l’albero, perso in questi pensieri un po’ nostalgici, quando, ripresosi, ricordò il motivo che l’aveva spinto ad uscire in quel freddo pomeriggio.
Proseguì per altri dieci minuti di cammino ed arrivò a destinazione, un famoso negozio di articoli sportivi.

Vivendo da solo, aveva imparato a far fronte alle spese e stava attento a non sprecare i soldi per non pesare sui suoi genitori che lo mantenevano, ma quel Natale aveva deciso di concedersi un regalo: l’ultimo modello di Nike appena uscite. Anche se un po’ costose, valevano tutto il loro prezzo e Taiga entrò con un leggero sorriso sulle labbra.
Appena le vide, esposte in bella vista, si avvicinò a passi rapidi, ma nell’istante in cui stava per mettergli le mani sopra, un altro tizio le afferrò insieme a lui e si ritrovarono entrambi a stringere la stessa scarpa.

<< Ehi! >> esclamò il rosso, pronto a farsi sentire, ma le parole gli morirono in gola quando si ritrovò davanti la faccia scazzata e arrogante di Aomine Daiki.
<< Tu! >> dichiararono all’unisono, indicandosi a vicenda con la mano libera, dato che l’altra era ancora arpionata all’oggetto desiderato.
<< Bakagami >> lo apostrofò il moro, fissandolo con i suoi occhi blu.
Taiga sentì una scarica di rabbia attraversarlo dalla testa ai piedi. << Ahomine >> gli rispose con tono palesemente infastidito.
<< Che ci fai qua? >> gli chiese Daiki, ignorando l’appellativo.
<< Secondo te? Voglio comprare queste >> disse, strattonando la scarpa verso di sé, << perciò molla l’osso >>.
L’altro la strattonò a sua volta, aggrottando le sopracciglia. << E se le volessi io? >>.
<< Non è un problema mio. Le ho viste prima io >>.
<< Le hai viste prima tu?! Quanti anni hai, Bakagami? >>.
<< Senti chi parla! Potrei farti la stessa domanda. Perché non lasci perdere? >>.
<< Lascia perdere tu! >>.
<< Tu! >>.
<< Tu! >>.
<< Falla finita! >>.
<< Falla finita tu! >>.
 
<< Signori, potreste farla finita entrambi? State disturbando gli altri clienti >>. Un commesso con tanto di divisa e falso sorriso stampato in faccia li costrinse ad interrompere il battibecco che aveva attirato l’attenzione di tutto il negozio.
I due ragazzi si guardarono attorno e notarono subito gli sguardi di rimprovero puntati su di loro: a quanto pareva avevano alzato la voce più di quanto pensassero.

<< Se volete questo modello, vi posso assicurare che ne abbiamo abbastanza per tutti e due >>. Ancora quel falso sorriso e quell’espressione che stava chiaramente dicendo “se fosse per me, vi sbatterei fuori dal negozio”.
Imbarazzato uno e seccato l’altro, mollarono la presa sulla scarpa, ma solo Kagami chiese di poterle provare.
<< Non  le volevi anche tu? >> domandò ad Aomine, mentre il commesso andava a prendere  le scarpe.
<< Tch. Ho già comprato un paio di Nike il mese scorso: se avessi preso anche questo, mia madre mi avrebbe tormentato fino alla mia morte >>.
Il rosso gli lanciò un’occhiataccia. << E allora perché prima ti sei messo a discutere? >>.
Un leggero ghigno curvò le labbra di Daiki. << Era divertente provocarti, Bakagami >>.
Il desiderio di togliersi la sciarpa e strozzare l’altro si fece strada in lui, ma alla fine decise di lasciar perdere: non avrebbe dato ad Aomine la soddisfazione di cedere ai suoi attacchi.
Sbuffò, ma non ebbe il tempo di dire altro perché il commesso fu di ritorno con le scarpe e, una volta messe ai piedi, Taiga non impiegò più di un secondo per confermare la sua scelta.

Le acquistò e uscì dal negozio… seguito da Aomine.

<< Che cavolo vuoi? Perché mi stai seguendo? >> sbottò il rosso.
L’altro camminava un paio di passi dietro di lui, le mani dietro la testa e un’espressione impassibile. << Non ho niente da fare >> fu la sua risposta.
Senza fermarsi, Kagami lo fissò ad occhi sgranati, ma non disse niente: se aveva tanta voglia di fare la sua stessa strada, che si accomodasse pure.
Poco dopo però Daiki parlò di nuovo. << Dove stai andando? >>.
<< Devo fare la spesa, così avrò qualcosa da cucinare per sta sera >>.
<< Mmh, grazie dell’invito: accetto volentieri >> se ne uscì il moro con tono calmo, lasciando l’altro a dir poco spiazzato.

Il rosso inchiodò sul posto e l’altro gli finì addosso. << Che cavolo fai? Perché ti sei fermato in quel modo? >>.
Kagami piantò gli occhi nei suoi. << Cos’è che accetti volentieri, scusa? >>.
<< Il tuo invito a cena. Come ricompensa per averti lasciato comprare le scarpe, è il minimo che puoi fare, no? >>. Senza dare all’altro il tempo di elaborare qualcosa e di rispondere, riprese a camminare, mentre Taiga rimase imbambolato come uno stoccafisso.
“Cos’è appena successo?”
<< Allora, Bakagami! Hai intenzione di rimanere impalato in mezzo alla strada? Abbiamo un supermercato che ci aspetta >>.

La voce di Aomine lo raggiunse come una scarica elettrica, facendogli capire che qualunque cosa stesse succedendo, non era un’allucinazione.
Si mosse come spinto da una forza invisibile e insieme raggiunsero la loro destinazione. Per tutto il tempo rimasero in silenzio, rivolgendosi la parola solo per discutere delle cose da comprare, mentre Taiga cercava di capire come fosse finito in quella situazione.
A fare la spesa con Aomine Daiki, il suo avversario, il ragazzo più irritante che avesse mai incontrato.
Lo stesso Aomine Daiki che si era autoinvitato a casa sua senza chiedergli il permesso.
“Sono forse finito in uno strano universo parallelo dove io e lui siamo amici?”
 
Pagarono la merce alla cassa e si divisero le buste, tornando poi verso casa di Kagami. Una volta arrivati, posarono la spesa in cucina e Aomine si accomodò rapido in salotto, spalmandosi sul divano come fosse a casa sua.

Il rosso gli lanciò tante di quelle occhiatacce e di quegli insulti mentali che quasi si dimenticò di dover preparare una cena per due.
Intanto il moro aveva acceso il televisore e lanciava ogni tanto sguardi in giro per casa, osservando l’appartamento dove, aveva saputo, l’altro viveva da solo.

A pensarci bene, non sapeva neanche lui perché aveva deciso di andare a casa di Kagami. Aveva agito d’istinto, come al suo solito, senza riflettere sulle conseguenze, ma del resto era vero che non aveva niente da fare e quello era meglio che annoiarsi a casa da solo.
Dopo un po’ l’aria si riempì del profumo della cena preparata da Taiga e Aomine poté sentire il suo stomaco brontolare.
 
Quando si misero a tavola, il moro si sorprese di tutte le cose buone che l’altro aveva cucinato e si sorprese ancora di più non appena le assaggiò, divorandole poi con gusto.
<< Mmfh, shei dabbero bravo a cuscinare >> farfugliò Aomine con la bocca piena.
Kagami stava quasi per riprenderlo, ma alla fine si concesse un sospiro un po’ allegro un po’ sconsolato. << Ti direi grazie, ma visto che sei stato tu ad autoinvitarti, dovresti essere tu a dirmi grazie >>.
Daiki deglutì e bevve un lungo sorso d’acqua. << Gochisousama Deshita*, Bakagami >> disse col suo tipico ghigno stampato in faccia, a cui Taiga rispose con la stessa espressione.
<< Doo Itashimashite,* Ahomine >>.
Si sorrisero a vicenda, con quel sorriso di sfida che era l’emblema del loro rapporto.

All’improvviso l’atmosfera si rilassò e i due si ritrovarono a parlare del più e del meno, scoprendo di avere diversi interessi in comune, come il sogno di poter giocare a basket da professionisti o i playmakers famosi che ammiravano.
Alla fine della cena si accorsero di non aver fatto caso al tempo trascorso e quando Kagami pensò che a quel punto Aomine se ne sarebbe andato, parlò prima che il suo cervello capisse cosa stava facendo.
<< E-ehi, ti va di guardare un film? >>, si accarezzò la nuca con fare imbarazzato, << se non hai niente da fare… >>.
Il moro inarcò un sopracciglio e gli lanciò un’occhiata perplessa, ma poi scrollò le spalle. << Mmh ok, ti concederò l’onore della mia compagnia ancora un po’ >>.
Detto questo, si ributtò sul divano e lo guardò con la sua solita aria arrogante e divertita, mentre il rosso, sbuffando, gli si sedette accanto e gli assestò un piccolo calcio alla gamba.
<< Non montarti la testa >> disse, mentre faceva partire il film e Daiki poté quasi giurare di aver visto le sua guance colorarsi.
<< Space Jam?! >> gli chiese sorpreso quando riportò gli occhi sullo schermo del televisore. Voleva davvero vedere quel film con Michael Jordan e i Looney Tunes?
Kagami lo fissò con un punto interrogativo che svolazzava sulla sua testa. << Che c’è di male? >>.
<< Niente, è solo che… >>.
<< Lo guardo ad ogni Vigilia di Natale da quand’ero piccolo: è una specie di tradizione >> spiegò col tono di chi stava dicendo una cosa ovvia e un piccolo sorriso si aprì sul suo viso.
Aomine lo fissò per alcuni secondi con un’espressione indecifrabile e alla fine sospirò, ingoiandosi la frecciatina che gli era venuta in mente.
Vedere uno come Bakagami sorridere in quel modo, con quell’aria felice, ma anche un po’ malinconica gli fece uno strano effetto e per un po’ gli passò la voglia di punzecchiarlo.
 
 
Guardarono il film in silenzio, ma giunti quasi alla fine, il moro sentì l’altro russare. Si voltò verso di lui e lo vide semidisteso sul bracciolo, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta.
“Si è addormentato?”
D’un tratto si grattò la pancia, sollevando così la maglietta e scoprendo un pezzo di addome. Spostò la gamba e la fece finire sopra Aomine che la ributtò al suo posto senza delicatezza.
Kagami però continuò a dormire profondamente.
“Ma che cavolo è, un orso in letargo?!”

Lo fissò ancora e la sua mente, di solito non abituata alle riflessioni, cominciò a pensare e a porsi domande.
Si chiese come fosse vivere da solo in quell’appartamento e doversi occupare di tutte le faccende domestiche: lui, pigro com’era, avrebbe lasciato diventare la casa un porcile prima di fare qualcosa e probabilmente non l’avrebbe neanche fatta bene.

Si chiese se ogni tanto Kagami si sentisse solo, in quella casa vuota, senza qualcuno con cui parlare o con cui condividere un pasto.
Aomine era figlio unico e fin da piccolo era stato abituato a rimanere a casa da solo, ma i suoi genitori tornavano sempre e sua madre, anche se quando si arrabbiava faceva paura, continuava a viziarlo, mentre Kagami doveva badare a se stesso e alla casa.

Fu allora che notò – o forse sarebbe meglio dire che capì la presenza del piccolo albero di Natale dall’altro lato del soggiorno. L’aveva già visto quando era entrato, ma non gli aveva prestato attenzione; adesso, invece, ne comprese il significato: Taiga era cresciuto negli Stati Uniti, un paese in cui il Natale era una delle feste più importanti dell’anno, così come in tutti gli altri paesi occidentali e di sicuro anche lui l’aveva sempre festeggiato insieme alla sua famiglia.
Probabilmente, si disse Aomine, il rosso provava un po’ di nostalgia in quei giorni e il fatto che avesse sistemato le scarpe nuove sotto l’albero, magari per aprirle il giorno dopo, convinse sempre più il moro delle sua idee.

“Sembra quasi destino che ci siamo incontrati proprio in questo giorno” si ritrovò a pensare, guardando Taiga ancora tra le braccia di Morfeo.
Anche lui, del resto, avrebbe trascorso quella sera da solo, visto che suo padre era in viaggio per lavoro e la madre era andata a trovare una qualche zia malata.
Invece si era imbattuto in Kagami e aveva trascorso una piacevole serata; per di più vedere l’altro reagire ad ogni sua minima provocazione era un divertimento di cui non si sarebbe mai stancato.
 
Giunse così ad una conclusione che, anche per l’articolata composizione, lo lasciò un po’ sorpreso, un po’ confuso e un po’ spiazzato.
 
Kagami Taiga era sicuramente una delle persone più interessanti che avesse mai incontrato, non solo perché era riuscito a sconfiggerlo sul campo di basket, ma anche perché fin dall’inizio era stato uno dei pochi a spingerlo a dare il massimo nel gioco.
L’aveva salvato dall’oblio in cui era caduto fin dai tempi della Teikou: gli aveva fatto riscoprire l’amore per il basket e l’adrenalina di scontrarsi con un avversario al suo stesso livello.
Nessuno ci era mai riuscito.
 
Gli rimise a posto la maglia e un sorriso gli curvò le labbra. “Non sei niente male, eh? Bakagami…”.
 
Intanto il film era finito e Daiki pensò fosse meglio svegliare il padrone di casa e andarsene.
<< Ehi! Svegliati, principessa >> esclamò, dandogli un pizzicotto sulla guancia.
Taiga si agitò come colpito da una scossa e aprì gli occhi, ritrovandosi davanti il ghigno bastardo di Aomine. << Dormito bene, principessa? >>.
Kagami sentì di nuovo l’istinto omicida invaderlo e riservò all’altro un’occhiataccia fulminante. << Quanto siamo spiritosi >>.
<< Modestamente >> scherzò il moro, accentuando il ghigno.
Sbuffando, il rosso si mise seduto e si stropicciò la faccia e gli occhi, per poi puntarli sull’altro.
Daiki osservò così quella faccia assonnata e non poté impedire a se stesso di trovarla… adorabile.
<< Che c’è? >> gli chiese allora Taiga, dato che il moro lo fissava con una strana espressione.
<< Ah, niente… >> disse, alzandosi in piedi, << sarà meglio che vada >>.
 
Kagami si alzò a sua volta e accompagnò Aomine alla porta.
<< Grazie per la cena. Ci vediamo >> lo salutò il moro, mettendo un piede fuori casa.
<< O-ok. Alla prossima >> gli rispose monocorde, guardandolo uscire.
 
L’asso della Touou si fermò e si voltò verso l’altro. << Domani hai da fare? >>.
Il volto di Taiga divenne l’emblema della confusione e lui si limitò a scuotere la testa.
<< Che ne dici di vederci per un 1on1? >>.
<< Che? >>.
Daiki ghignò. << Oh, andiamo, Bakagami: ti sto dando la possibilità di sfidarmi un’altra volta. Non vorrai perderti quest’occasione >>.
Nell’istante in cui la matricola del Seirin elaborò appieno la frase, anche la sua bocca si piegò in un ghigno. << Ci sto, ma quando ti annienterò un’altra volta, non venire a piangere da me >>.
<< Tch, staremo a vedere chi piangerà domani >>.
 
Ancora quei sorrisi di sfida di due avversari pronti allo scontro.
Di due ragazzi che amavano giocare a basket più di qualunque altra cosa.
Di due giocatori che avevano sviluppato un legame speciale, nato sul campo attorno a un pallone.
 
<< A domani >> si congedò il moro, allontanandosi dalla porta.
Poi si ricordò di non aver fatto una cosa importante. << Ah! Buon Natale, Bakagami! >> gli urlò, quando giunse alle scale.
Non aspettò una risposta, ma poté quasi sentire la leggera risata dell’altro.
O forse gli piaceva immaginarselo mentre rideva.
 
Kagami però ridacchiò veramente, chiudendo poi la porta.
Nonostante tutto, quella Vigilia non era stata niente male e il giorno dopo si prospettava decisamente avvincente.
“Non vedo l’ora!” pensò eccitato.
 
A quanto pareva, la magia del Natale esisteva davvero…




*
Gochisousama Deshita = Grazie per l’ottimo cibo
*Doo Itashimashite = Prego


Salve a tutti ^^ innanzitutto premetto che la storia della nostalgia di Kagami per il Natale, di come lo festeggiava in famiglia, ecc.. è un po' una piccola licenza poetica che mi sono presa u.u mi piaceva immaginare questa cosa e così l'ho messa, a mia discrezione.
detto questo, vi ringrazio per aver letto la mia piccola storiella - alla fine non è niente di che, non succede niente - ma volevo scrivere qualcosa natalizia su Aomine e Kagami (amo troppo questi 2 insieme: hanno un potenziale infinito infinito e sottovalutato <3 ): ci sarebbe dovuta essere una scena romantica con annessi e connessi, invece è uscita questa one-shot scritta di getto in 30 minuti.... X)
sarei voluta tornare in qst fandom con qualcosa di eclatante, ma ahimè, niente da fare.... però ho tante Aokaga in mente, quindi tornerò presto >.<
spero che questa storia vi sia piaciuta <3 e sarei felicissima di ricevere qualche commento, anche solo 2 righe *_*
concludo augurandovi buone feste ^^ baci-baci

 
  
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