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Autore: S t o n e r    24/12/2013    4 recensioni
La strada percorsa da Cory era buia e piena di pericoli.
Basta un passo di troppo, per cadere e non riuscire più a rialzarsi.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cory Monteith
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Grazie per la splendida serata!»
Cory era appena uscito dal locale nel quale aveva trascorso la serata con dei suoi vecchi amici di Vancouver.
Si passò una mano sulla nuca, grattandosela nervosamente, e cominciò a camminare.
La strada di ritorno per l’hotel in cui alloggiava la conosceva perfettamente, e non era molto distante dal pub; dritto per duecento metri, svoltare a destra, continuare per altri cinquanta metri e poi girare a sinistra.
Cory però, andò dritto.
Non era una zona nota a tutti, o almeno non una di quelle che la gente vorrebbe percorrere la sera.
Cory si guardò intorno, nervoso. Non dovette attendere a lungo; dall’angolo buio spuntò una testa, e presto riuscì a riconoscerlo.
«Il solito?»
Chiese il tizio, con un ghigno stampato sul volto folle.
«..sì»
Sussurrò Cory, affrettandosi a prendere il pacco trasparente e a nasconderlo in una tasca della giacca.
Non con meno nervosismo, tese la mano, porgendogli diverse banconote da cinquanta dollari.
Lo ringraziò velocemente, affrettandosi a tornare indietro.
Erano le gambe a guidarlo; torna indietro, vai dritto, apri la porta, vai avanti, premi il pulsante, entra nell’ascensore, apri la porta della camera, prendila.
Cory tirò fuori la bustina di plastica, contenente qualche grammo di cocaina.
Sfilò dalla tasca dei pantaloni la sua carta di credito, preparando subito una striscia.
Un tiro.
Si sedette sul letto, con il solo desiderio di imprimere quell’emozione nella sua memoria, di espanderla per tutto il corpo,  per quanto più tempo possibile.
Ma già l’effetto non era più abbastanza.
Si alzò, riprendendo la carta di credito e preparando un’altra striscia.
Due tiri.
Un sorriso cominciò ad espandersi sul suo volto, leggermente scavato.
Quel che ci voleva per finire la serata  in bellezza.
Poi il volto di Lea, la fidanzata, gli balenò davanti agli occhi.
Alzò una mano, pensando, che se si fosse sporto un altro po’, avrebbe potuto toccarla.
Senso di colpa, ma la droga era più forte.
E’ l’ultima volta… Poi non lo farò più, te lo giuro.
Sarebbe davvero stato così?
Ma in fondo, quella sera era il presente, e per quel che lo riguardava, la notte era ancora giovane.
Si avvicinò nuovamente al tavolo, preparando un’altra striscia.
Tre tiri.
Ma ormai la sola percezione del rilassamento di ogni neurone e di ogni articolazione del corpo non era più sufficiente.
Ancora.
Cory lottava tra l’essere felice e l’essere deluso da se stesso.
La droga gli dava un senso così profondo di felicità…
…ma come lo avrebbe guardato, Lea, se avesse saputo?
…ma assumere droga era così piacevole…
Un’altra striscia, un’altra soffiata.
Quattro tiri.
Si portò una mano sulla fronte sudata, barcollando, verso il mini frigo.
Afferrò una costosa bottiglia di Vodka.
Sfilò il tappo con la delicatezza che può avere un uomo completamente fatto, e senza prendere un bicchiere, cominciò a bere, direttamente dalla bottiglia.
Sembrava fuori controllo.
Aprì la valigia, e dopo qualche minuto di ricerca, sfilò una siringa.
Non percepì nemmeno il lieve dolore causatogli dall’ago; ormai c’era abituato.
Tutto il suo corpo gemeva, pregando di averne ancora.
Ma poi tutto si annebbiò.
La testa gli doleva, il cuore batteva un po’ lento e un po’ veloce, ogni suono amplificato a mille.
La felicità datagli dalla droga sparì, dando spazio ad un altro sentimento; paura.
Andò a tentoni con una mano, intercettando il letto e prendendovi posto.
Poggiò la testa sul cuscino, passandosi lentamente una mano sul cuore.
No…
E rieccola lì, sdraiata accanto a lui.
Il suo sorriso, la sua risata, la sua voce.
Era fiera di me.
Il panico cominciò a insinuarsi all’interno di Cory.
Sto morendo…
Ormai ne era convinto.
Non ci sarebbe stata una prossima volta per farsi perdonare.
Non avrebbe più cantato.
Non avrebbe più ballato.
Non avrebbe più visto la sua famiglia, i suoi colleghi.
Non avrebbe più visto Lea.
Una lacrima rigò il suo volto.
Scusa…
E poi fu’ buio.


Un grido lacerante, un pianto isterico, pugni lanciati a vuoto.
Una promessa non mantenuta, un per sempre troppo breve, un’anima troppo distante, ed un’altra ormai vuota.
Lea era sola.






 
Note dell'autrice:

Prima di giudicare la mia fanfiction, vorrei mettere in chiaro giusto qualche punto;
1- Cory era, è, e sarà per sempre il mio attore preferito, quindi questo contenuto non è stato creato per insultare et similia.
2- So bene che nella stanza dell'hotel non sono state trovate siringhe, buste o altro, lo so, mi sono informata, ma nel racconto ho voluto che accadesse ciò.
3- Sono una ragazzina di appena quindici anni; non so quali effetti -benevoli e non- possa portare la droga, quindi, se la mia descrizione non corrisponde nel minimo dettaglio a ciò che si prova,  me ne rammarico.
4- Se state visualizzando questa fanfiction, è perché amate Cory almeno quanto lo amo io, e per questo, vi ringrazio. Così, tanto per. Anche io ho sofferto moltissimo.
Detto ciò, buona lettura. (In teoria avre
ste già dovuto averla letta, ma vabbè, lol)
  
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