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Autore: Yomi22    24/12/2013    3 recensioni
Una raccolta di brevi storie autoconclusive riguardanti relazioni sentimentali, attimi di introspezione o semplici missing moments incentrata particolarmente sul personaggio di Regina. SWANQUEEN.
ATTENZIONE: PUO' CONTENERE SPOILER. Chi non segue la linea della messa in onda statunitense, potrebbe trovare, appunto, spoiler. Astenersi chi non ne vuol saper nulla!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non stavamo combattendo per un accendino, lo facevamo per amore"
"Se devo scegliere qualcuno, sceglierò Henry. E' l'unico amore che voglio nella mia vita"
Queste parole riecheggiarono nella sua testa, mentre cercava a tentoni la sua maglia, nella penombra della tenda da campeggio.
"E' l'unico amore che voglio nella mia vita"
"L'unico amore"
Quelle due parole sembravano rimbombare nel vuoto totale che ristagnava nella mente di Emma, ora intenta a guardare la figura distesa sul pagliericcio accanto a lei, ancora assopita.
Guardò quelle spalle leggemente curve, segno di tutto il peso che quella persona aveva dovuto sopportare. Si alzavano e si abbassavano lievemente, seguendo un ritmo regolare. Regnava una strana e inquietante pace attorno a loro due. Emma si sentì come se fossero passati decenni dall'ultima volta che si era trovata in una simile dinamica.
Passò delicatamente una mano sui fianchi della figura, segnandone perfettamente la linea sinuosa. Ritrasse la mano quando la sentì scattare. Dormiva ancora.
Emma Swan si trovò incerta, in quella situazione: normalmente una persona sarebbe stata al settimo cielo, avendo ritrovato la capacità di amare così profondamente qualcuno, dopo tanti anni, eppure... eppure lei non riusciva ad esser del tutto convinta della faccenda.
Quella non era proprio la persona che si sarebbe mai aspettata di amare, dopotutto.
Lo sceriffo di Storybrooke chiuse gli occhi e inspirò a fondo, inebriandosi di quel profumo esotico e dolce che la figura che stava davanti a lei emanava.
Avrebbe voluto assaporarlo ancora, quel profumo. Avrebbe voluto perdersi di nuovo tra le sue labbra, sentire le sue mani vagare sul corpo in cerca di lei. Avrebbe voluto sentire di nuovo quell'inferno bruciarle dentro. Quella rabbia che aveva scatenato tutto.
Sentirsi sopraffatta da quella forza che nonostante tutto, non riusciva a combattere. Non ad armi pari, almeno. Forse, in realtà, non ci aveva neanche mai provato.
Sentiva ancora bruciare i graffi sulla schiena e ciò la fece sentire ancora più viva.
Silenziosamente, assicurandosi di non svegliare la sagoma, il cui respiro si era fatto più affannoso, si vestì e uscì dalla tenda.
Il sole era alto nel cielo, e tre figure erano già sedute attorno ai resti del focolare della sera prima.
 «Buongiorno tesoro» la salutò quella che aveva scoperto esser sua madre, Snow White, con il suo consueto sorriso sgargiante. Suo padre invece la salutò con un cenno, indaffarato com'era a pulire la spada.
Baelfire le sorrise, ma non disse nulla. Emma non seppe dire se si trattava di rabbia, oppure di dispiacere dopo il loro ultimo litigio.
"L'unico amore..."
«Cosa ci facevi in quella tenda, Emma?» chiese l'uomo, accennando alla costruzione da cui lei era appena sbucata.
Lei si voltò, visibilmente imbarazzata. «Dovevamo discutere di alcune cose.»
«Discutere di cosa? Con una persona come quella, è impossibile fare un discorso serio. Lo sai com'è.» ribattè lui, seccato.
Lei si sentì avvampare. Come poteva permettersi proprio lui, di fare certe scenate? Stava per controbattere, ma venne interrotta da una voce alle sue spalle.
«Con chi è che non si può fare un discorso serio, ex ladro da quattro soldi?»
Emma si voltò e il suo cuore quasi si fermò quando vide quella figura ergersi in tutta la sua maestosità. Non indossava gli abiti del giorno prima, che lei quasi aveva strappato nell'impeto. I suoi capelli erano di nuovo in ordine, come se Emma non ci avesse mai messo mano.
A distoglierla da quei ricordi dolceamari fu sua madre, che si interpose tra Baelfire e la sua controparte. «Regina, non litighiamo già di prima mattina. Il sole è alto, non ci sono nuvole e tutti siamo pronti per recuperare Henry.»
 


 
La sera prima



 
 
I continui battibecchi da adolescenti di Hook e Baelfire iniziavano a stancarla; Emma non poteva proferir parola che subito i due si attaccavano e cominciavano con le loro buffonate da palloni gonfiati. Chi è più bravo con la spada, chi ha più senso dell'orientamento...
E nel frattempo nessuno dei due si accorgeva di ciò che stava accadendo all'interno dello sceriffo Swan.
La confusione, il sentore di trovarsi sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato. Forse, era lei ad essere sbagliata.
Ancora non aveva perdonato Snow White e Prince Charming per averla abbandonata, in cuor suo sapeva bene che lo avevano fatto per lei e per il regno, ma non riusciva a superare quel rancore che portava dentro.
E tutto era nato per colpa di quella Evil Queen, quella donna che ora si trovava al loro fianco, alla ricerca del figlio che condividevano.
A pensarci bene, Beautiful a loro avrebbe fatto un baffo.
Mentre i due uomini litigavano e i suoi genitori erano immersi in una vivace discussione, Emma si ritrovò a fissare Regina, seduta su un tronco, intenta ad osservare le stelle con un'espressione colma di malinconia. Per un attimo provò tenerezza per quella donna che aveva torturato e assassinato interi villaggi.
Come poteva un mostro del genere essere così bello e fragile?
Quando Regina si voltò a guardarla, tutto parve spegnersi attorno a loro. Emma non riuscì più ad udire un minimo suono, né riuscì a vedere altro che gli occhi di lei, neri come la notte e pieni di oscurità celate. Si fissarono per qualche attimo, che ad Emma parve durare un'infinità.
Fu Regina a muoversi per prima. Abbozzò un sorriso e fece cenno alla bionda di sedersi accanto a lei. Per un solo istante, Emma titubò. Le passarono in mente tutte le malefatte della Evil Queen, tutto il dolore che quella donna aveva causato a lei e agli abitanti di Storybrooke.  I suoi piedi si mossero da soli; Nel breve tragitto che la separava dal ceppo, lo sceriffo si chiese come mai di tanta gentilezza.
Si accomodò al fianco di Regina, lasciando che tra i loro corpi avanzasse una manciata di centimetri. Non sembrò neanche accorgersi di quello che stava accadendo attorno a lei.
Hook, Baelfire, Charming e Snow White... erano tutti svaniti nel nulla più totale. Riusciva a scorgere solo il cielo, le stelle e lei.
Regina non disse nulla e tornò ad osservare il buio, cosparso di una miriade di puntini bianchi.
Emma la imitò e sorrise, attirando l'attenzione della sua "nemica-amica". I loro sguardi si incrociarono di nuovo. La notte e il mattino si mescolarono per un momento, quando Emma scrollò le spalle, facendo scivolare via il peso dello sguardo di Regina.
«A Boston non si vedono così tante stelle.»
Seguirono minuti interminabili di silenzio. Emma si sentì un po' a disagio. Aveva forse detto una cosa sbagliata?
«Forse, semplicemente,» sussurrò innocentemente Regina, senza distogliere lo sguardo dall'oscuro cielo, «non le hai mai osservate con la persona giusta.»
Emma Swan non seppe di preciso cosa accadde in quel momento. Per un attimo avrebbe voluto ridere istericamente, l'attimo dopo un forte desiderio di piangere la pervase.
Sentì qualcosa di caldo bagnarle le guancie, qualcosa di salato.
Regina non disse nulla, la prese tra le braccia in silenzio e aspettò.
Emma riversò sulla donna tutte le sue paure, tutte le sue aspettative e tutto il suo io, in un silente fiume di lacrime. La Evil Queen si limitò a stringerla e a lasciarla sfogare con le sue parole taciute.
Una scena tanto idilliaca che nessuno, nel gruppo, parve accorgersi dell'accaduto. Tutt'attorno c'era la vita, la frenesia e il nervosismo del mondo, ma lì, su quel ceppo, il tempo si era fermato. Si potevano udire i loro respiri, i loro battiti, i loro pensieri. Nulla v'era, oltre a quei due corpi, cinti l'uno all'altro in una morsa che pareva indistruttibile.
Restarono così per chissà quanto, smaniose di quell' affetto che nessuno aveva mai osato dar loro. Due anime solitarie, unite nella loro solitudine.
Non seppero neanche loro come e quando accadde.
Si ritrovarono nella tenda di Regina, ora due fuochi ardenti, carichi di rabbia. Si strapparono i vestiti, si graffiarono e si morsero. Sanguinarono e godettero.
Fu un susseguirsi di gesti violenti e nervosi. Non c'era dolcezza nelle loro carezze. C'erano furore, ira e bisogno. Bisogno di calore, bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi.
Due inferni entrarono in collisione. Bruciarono a lungo, senza complimenti. Volevano prevalere l'una sull'altra, in una battaglia senza fine.
Fu solo quando entrambe si accasciarono sfinite che Emma provò a parlare, ma Regina la zittì con un bacio, un unico bacio delicato, sfuggente. Un bacio d'amore.
Nessuna delle due disse nulla, e quel piccolo gesto di tenerezza, che sigillava segretamente i loro cuori, fu il loro ultimo ricordo prima del mattino.


 
 
 
 
 
 
 
  
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