A
radioactive,
per Natale.
.
Le bombe erano un
ricordo lontano.
Il giardino era
un tripudio di odori e colori, un posto piacevole dove trascorrere i pomeriggi
di primavera.
Le bombe e i
rombi delle armi da fuoco erano un ricordo lontano, sbiadito nella mente della
bambina che – seduta comodamente fra l’erba fresca – coglieva alcuni fiori, intrecciandoli
fra loro con lo sguardo concentrato.
Lyosha poggiò la spalla allo stipite della porta d’ingresso, osservando con un
sorriso Shyra, la piccola orfana che aveva deciso di
adottare in seguito alla Rivolta, al fuoco e alle fiamme che avevano
inghiottito il Distretto 8, tramutandolo in un Inferno in terra. Non avrebbe
saputo dire perché avesse deciso di farsi carico di lei: avrebbe potuto
prendere con sé un altro ragazzino, dopotutto. Ma in Shyra
c’era qualcosa che gli ricordava tremendamente se stesso, l’unica cosa
difficile era ammetterlo. Si fece strada sul ciottolato chiaro del piccolo vivaio
in fiore, sedendosi nel prato accanto a lei.
La bambina non
aprì bocca, si limitò a guardarlo e a sorridere, mostrandogli poi la piccola
coroncina che era riuscita a fabbricare. «Ti piace?» gli chiese, allungandosi
poi per poggiare la ghirlanda sul capo di Lyosha –
non riusciva ancora a chiamarlo “papà”,
era già tanto se proferisse parola, dato il mutismo in cui era piombata dopo il
trauma del lutto.
«È bellissima!»
le rispose con un sorriso, «Ma secondo me è ancora più bella se la metti tu»
aggiunse ornandole il capo con quel diadema colorato.
La bambina rise
stringendolo in un abbraccio, stampandogli un piccolo bacio sulla guancia in
segno di ringraziamento. «Però mi sono sporcata le mani» confessò sommessamente,
mostrandogli i palmi imbrattati di terriccio.
Lyosha sorrise prendendole le mani, «Non importa» mormorò stringendosela
contro, prendendola in braccio prima di tornare verso casa.
Nel frattempo,
nella villetta accanto, un ragazzo dai capelli biondi attraversò il giardino,
stringendo fra le braccia una bambina.
I loro sguardi
si incrociarono per qualche secondo, il tempo di un mezzo sorriso, prima di
ritornare ognuno per la propria strada.
“Un
bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza
motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua
forza quello che desidera.
Paulo Coelho”
• NdA;
Eccomi qui, sputatemi pure, su.
È un piccolissimo regalo di Natale per radioactive,
ma fa un po’ schifo.
Mi sento frustrata, non so fare Lyosha e mi
sembra sempre così poco lui, quindi chiedo scusa a lei in primis, e poi anche
lui, perché è un personaggio bellissimo che nelle mie mani finisce sempre per
perdere tutto quello che è intrinseco in lui.
No so perché, lo amo e ho il terrore di rovinarlo, di intaccarlo in
qualche astruso modo.
So che è terribilmente breve e terribilmente stupido, ma è il meglio
che sono riuscita a fare. Non so, mi dispiace anche, perché mi sembra uno
schifo, ma non so cosa mi è preso. Ecco.
Spero che conti il pensiero, e che a radioactive
sia piaciuta nonostante sia così smilza, al massimo ne scriverò un’altra dopo
Natale per farmi perdonare di questa. Devo solo trovare un’idea carina e non
scontata.
Intanto vi dico che potete trovare Lyosha
qui: Die on the front page, just like the stars.
Buone feste, insomma. ~
Fuggo. Miao. ~
~yingsu.