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Autore: ElPsyCongroo    25/12/2013    0 recensioni
Una vita semplice, fatta di partite a poker, scherzi, corteggiamenti e grandi e sontuose feste. Una vita semplice per Allen, Mana e Neah, che a causa di vari eventi si trovano uniti da un legame indistruttibile, che va al di là di qualunque guerra o Dio.
Tratto dalla storia:
«Io sono solo biologicamente figlio di quei due esorcisti, ma non ne conosco il nome, l’aspetto o il carattere. Per quel che ne so potrebbero essere stati due esseri spregevoli, o al contrario i genitori migliori al mondo. Ma per me sono degli sconosciuti, solo due figure passate. La mia famiglia siete voi, ed è con voi che voglio restare.»
[...]
«Tu sei un clown, ma non fai ridere le persone. Tu hai sempre cercato di far felici gli altri, indossando tante maschere, senza renderti conto che il primo ad aver bisogno di un po’ di felicità eri proprio tu. Quindi tu sei ...»
(Contiene un lievissimo spoiler, giusto uno, che è più una parola che un spoiler in sé perché non dico niente a proposito, ma è comunque giusto avvisarvi.)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Walker, Mana Walker, Neah/Quattordicesimo, Road Kamelot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Pagliaccio triste

 

Capitolo 1: Un ricordo

«Vinto!» esclamò il ragazzo dai capelli castano chiaro, mostrando le proprie carte all’avversario.

«Ahhhhhhh!!! Con te non ha senso giocare!» Si disperò l’altro, che lanciò la propria mano per aria, spargendo le carte per tutta la stanza.

«Sei tu che mi hai chiesto una partita, mica ti ho costretto io. Se poi sei una schiappa non posso mica farci niente.»

«Come hai detto scusa?»

«Che sei una schiappa. Perché, non è vero?» Il ragazzo lo guardò con un ghigno divertito ed uno sguardo di sfida.

«Ti faccio vedere io chi è la schiappa! Un’altra partita, o-!» La “schiappa” non poté finire la frase perché qualcuno lo prese dal colletto della camicia e lo sollevò da terra.

«Ma che!? Mollami subito fratellone, devo insegnare un paio di cose a questa mammoletta!»

«Allen.»

«Smettila brutto idiota!» Il fratellone tirò una testata al ragazzo che aveva preso per la collottola stile gatto, che nel frattempo si era girato per guardarlo faccia a faccia.

«Lo sai che con Allen è inutile, dovresti averlo imparato. Quello ce l’ha nel sangue il poker, quindi è inutile che ci provi ancora, Neah.» Quest’ultimo era ancora a terra che si lamentava per la testata appena ricevuta, ed Allen ne approfittò per deriderlo ancora un po’.

«Ma guarda il piccolo e delicato Neah! Piange tanto per una piccola testata, ma dove le hai lasciate le palle, le hai perse per strada?» Detto questo anche lui si ritrovò a terra dolorante, questa volta per colpa di un calcio dritto nello stomaco.

«Ma che cazzo fai Mana!? Sei impazzito per caso!? Con un calcio co-» non riuscì a terminare la frase che un altro colpo lo raggiunse.

«Sei troppo scurrile Allen, lo sai che non lo sopporto.»

«Ahahah, Allen le ha prese dal fratellone! Vai così, Mana!» Neah si era miracolosamente ripreso alla vista delle botte date ad Allen, e se la rideva a vederlo a terra in agonia.

«Allora mammoletta, chi è la schiappa adesso?»

«Sempre tu» Allen, con una mossa fulminea, centrò Neah in mezzo alle gambe, facendolo sbiancare.

«Sei morto.»

«Tu credi?»

«Ne sono più che sicuro.»

«Forza allora, ti aspetto!»

«Basta! Ma perché mi devo ritrovare con due idioti simili che passano il loro tempo a insultarsi e picchiarsi!?» Mana afferrò entrambi per il collo e fece scontrare le loro teste, facendogli colare un po’ di sangue dalla fronte.

«Ahah, guarda come ti si addice, tale sangue tale capelli, rossiccio.(*)»

«Tu sei proprio l’ultimo che dovrebbe parlare, braccio deforme.» Tra gli sguardi dei due si potevano vedere le scintille di rabbia pronte ad esplodere.

«Mana! Neah! Allen!» Qualcuno spalancò la porta del sontuoso salotto dove i tre avevano tenuto il loro solito teatrino fino a quel momento, pronunciando i loro nomi con voce cristallina.

«Che state facendo ragazzi?» La ragazza che era entrata, che dimostrava si e no 18 anni, li guardò con i suoi grandi occhi dorati pieni di curiosità.

«Niente di che, stavamo solo giocando a carte, vuoi fare una partita?» Neah si sistemò in fretta i rossi e scuri capelli disordinati per affiancare la ragazza dai lunghi capelli blu-viola.

«Giocare con Neah è inutile, lo sai che è scarso, gioca con me piuttosto, sono un insegnante perfetto per una lady come te.» Allen si mise di fronte a lei inchinandosi leggermente e porgendole la mano, come un vero gentelman.

«Lasciali perdere Road, non stare ad ascoltarli. È successo qualcosa che sei venuta a chiamarci?» Mana, con il suo fare elegante, allontanò Road dai due ragazzi portandola a sedere al centro del grande divano, ed i due fecero a gara per prendere posto accanto a lei dall’altro lato. Fu Neah a vincere in questo caso, così Allen fu costretto a sedersi sul tavolo di fronte.

«Niente di che, mi stavo annoiando così sono venuta a cercare voi nella speranza di divertirmi un po’ e» disse tirando il laccetto che stringeva in una coda i castani capelli di Mana «per prendere questo. Non trovo più il mio e sapevo che tu di certo ne avresti avuto uno da prestarmi.» Road ridacchiò e con una semplice mossa si legò i capelli in un’alta coda.

«In realtà quello servirebbe a me, non puoi rubarlo ad Allen?»

«Assolutamente no! Allen sta magnificamente con capelli legati!»

«Ma grazie Road, il tuo complimento mi rende davvero felice.» Allen sorrise mentre guardava trionfante Neah, che nel frattempo era caduto in uno stato depressivo.

«Di niente Allen. Allora, che si fa? Mi portate a fare shopping?»

«Lo sai che non possiamo, se ci becca siamo fregati. Già il fatto che io ed Allen possiamo stare con voi è un miracolo.» Mana guardò a terra, con lo sguardo un po’ triste ed un sorriso mesto. Allen lo imitò, volgendo però lo sguardo ad un angolo della stanza.

«Ehddai voi due, perché dovete sempre fare così? Lo sapete che per noi non è un problema.»

«Lo è per noi infatti.» Allen, con un po’ di rabbia, fissò con i suoi occhi argentei quelli dorati di Neah. «Voi siete Noah, noi semplici umani. È sbagliato di principio stare con voi, abbiamo detto addio a tutto, per nostra scelta ovviamente, ma non basta per non farci patire la situazione.»

Neah fissò i due, mentre Road, con occhi bassi, giocava con il piccolo golem dorato creato da lui. Riteneva che il tutto fosse semplicemente assurdo: lui e Mana erano fratelli, fratelli di sangue, non adottivi, per cui venivano dalla stessa famiglia. Proprio per questo non riusciva a spiegarsi perché lui era un Noah mentre Mana no. Il Conte gli aveva spiegato che non era obbligatorio che membri della stessa famiglia fossero Noah, altrimenti in tutto il mondo ci sarebbero, ma ciò non toglieva l’ingiustizia di essere stati divisi a quel modo.

E poi c’era Allen. Quello sì che era strano. Era stato cresciuto dalla madre di Neah e Mana come se fosse figlio suo perché aveva perso i genitori, uccisi dagli Akuma. Non lo era diventato lui stesso per un fattore non da poco: ironia della sorte, i genitori erano Esorcisti. Di tipo parassita. Allen era nato all’interno dell’ordine ovviamente, ma visto che la madre si rifiutava di farlo crescere ed usare come cavia dall’Ordine, un giorno lo prese con sé e fuggì. Lo lasciò in aperta campagna, affidandolo ad una donna che neanche conosceva, spiegandole il perché del suo gesto prima di sparire. Sapeva che se fosse tornata indietro l’Ordine l’avrebbe considerata un’eretica ed una traditrice, costringendola a rivelare dove si trovava il figlio, quindi fuggì il più lontano possibile, trovando la morte ad attenderla lungo la strada per mano delle marionette del Conte, che uccisero anche il padre che per puro caso l’aveva ritrovata. Tutto ciò i tre ragazzi l’avevano scoperto per mano della donna che ormai era una madre anche per Allen. Aveva deciso di raccontare la verità ai tre per il semplice fatto che non vedeva motivo per nasconderla.

Fu qualche anno dopo questa scoperta che accadde: in Neah si risvegliarono le memory del Noah e per qualche strana ragione non uccise né la madre né Mana ed Allen. Semplicemente sparì per un lungo periodo, per poi tornare chiedendo ai due e alla madre se volevano seguirlo all’interno dell’Arca. Ancora oggi non sapeva spiegarsi il perché, ma i due accettarono, ed abbandonando la loro vita da umani entrarono a far parte della famiglia Noah. La madre invece restò indietro, non volendo prendere le parti di nessuno in quella guerra. In realtà Neah si aspettava più resistenza da parte di Allen visto che era il Conte il costruttore degli Akuma e quindi in parte responsabile della morte dei genitori, ma lui disse semplicemente «Io sono solo biologicamente figlio di quei due esorcisti, ma non ne conosco il nome, l’aspetto o il carattere. Per quel che ne so potrebbero essere stati due esseri spregevoli, o al contrario i genitori migliori al mondo. Ma per me sono degli sconosciuti, solo due figure passate. La mia famiglia siete voi, ed è con voi che voglio restare.»

Era difficile capire anche perché il Conte avesse accettato quei due umani, ma Neah era felice così, quindi non si poneva troppi problemi. Gli altri Noah non avevano preso molto bene la notizia di avere due umani a caso che giravano per l’arca, ma ci fecero presto l’abitudine. L’unica che non ebbe alcun problema ad accettare i nuovi arrivati fu Road, che anzi adorò sin da subito quei due. Fu proprio lei a rompere il silenzio calato fra loro.

«Dai ragazzi, smettetela di tenere il broncio! Sono qui per divertirmi, mica per vedere i vostri musi tristi. Quindi ora mi portate a fare shopping, al Conte non interesserà, e se il problema sono questi» disse indicando le stigmate e gli occhi dorati «basta un gesto e via, ecco una bellissima ragazza umana!» E passandosi la mano davanti al volto la fronte non mostrò più i segni distintivi dei Noah, e gli occhi assunsero una tonalità viola scuro. Neah fece lo stesso, e sorridendo ad Allen e Mana fece sparire stigmate e occhi dorati.

«Sapete che essere nella nostra famiglia non vuol dire per forza abbandonare la propria vita da umani. Potete andare a trovare i vostri cari in qualunque momento, nessuno vi costringe a stare qui con noi tutto il tempo. Certo, non potete più tornare alla vostra vita di sempre, abbandonare noi, ormai siete dei Noah, ma non credo sia un male, no? Non vi piace la nostra famiglia?» chiese Road stringendo la mano di Mana e guardando, con il viso leggermente inclinato, il volto di Allen.

Lui la guardò un attimo e sbiancò. Iniziò ad urlare e a stringersi forte la testa, in preda ad un dolore lancinante. Nella sua mente stavano apparendo un mucchio di ricordi che non avevano un senso, o almeno, non riusciva a trovargli un senso, ma capiva che dovevano essere importanti in qualche modo, perché il suo cuore era stretto in una morsa d’angoscia. Come dei flash nella sua mente apparvero varie persone dai volti confusi: un ragazzo con i capelli rossi ed una benda su un occhio, un altro dai lunghi capelli neri, una ragazza dai capelli neri con riflessi verde scuro, un uomo dai folti lunghi e rossi capelli per cui sentì una strana sensazione di disagio mista ad affetto. Vide moltissime persone vestite di nero ed altre di bianco, altre ancora con un camice da scienziato. Poi ci fu un flash più lungo, dove lui assisteva da spettatore ad una scena che vedeva protagonisti due ragazzini pieni di ferite. Ad un certo punto un volto solo si fece più chiaro rispetto a tutto il resto: il viso di una ragazzina dai capelli blu-viola, le stigmate sulla fronte e occhi dorati che guardavano con dolcezza il ragazzo davanti a lei. Quella era Road, solo poco più giovane, e lui, quel ragazzo, dai capelli stranamente bianchi, era ciò che più faceva impazzire Allen, perché non capiva: era come se Road guardasse sia lui che il ragazzo dai capelli bianchi contemporaneamente.

Era a terra, respirava a fatica, il cuore a mille, e a malapena sentiva la voce di Road, Neah e Mana attorno a lui, quasi fossero lontani chilometri e chilometri. Ad un certo punto vide il piccolo golem dorato ingrandirsi, ma prese anche quella come una sorta  di allucinazione, perché nessuno sembrava averci fatto caso a parte lui. Il golem si alzò in volo e fece qualcosa che lo sconvolse: inghiottì lui e Road, che si trovava di fronte a lui. Tutto attorno a loro tacque e Road lo abbracciò con forza.

«Tutto bene, Allen?!» Il ragazzo continuava ad essere schiacciato da quella strana sensazione, ma le immagini si stavano dissolvendo, pian piano tutti quei volti sparirono, così come erano arrivate quelle persone sparirono dalla sua mente, senza lasciare traccia.

«È tutto apposto, ormai.» Road continuava a tenerlo stretto per calmare i suoi tremori. «È ancora troppo presto per ricordare, aspetta ancora un po’, altrimenti rovini il mio regalo» disse la ragazza guardandolo dolcemente.

«Che stai dicendo Road? Che cos-» Lei lo zittì poggiandogli un dito sulle labbra e con un ultimo sorriso gli coprì gli occhi con una mano, mormorando parole incomprensibili. Allen non capì, si sentì solo avvolgere da qualcosa di caldo, poi la sua coscienza lo abbandonò.

 

Allen si svegliò all’improvviso. Si trovava nella sua stanza e notò immediatamente Road sdraiata accanto a lui, mentre Mana e Neah erano seduti l’uno accanto all’altro contro il muro, anch’essi addormentati. Si alzò piano per evitare di svegliare tutti loro e si diresse verso il bagno per rinfrescarsi un po’. Dopo essersi sciacquato con dell’acqua gelata si guardò allo specchio e notò qualcosa di strano nel suo riflesso: gli sembrava che i capelli fossero più chiari e sotto l’occhio sinistro gli pareva di scorgere un chiarissimo segno, come una cicatrice. Avvicinò la mano sinistra all’occhio per sentire se ci fosse qualcosa ed allora notò qualcosa di strano anche li: al centro della sua mano vedeva qualcosa che somigliava al disegno di una croce che emetteva un lieve brillio.

«Ma che diamine-»

«Allen!» Il ragazzo si voltò di scatto e vide Road sul ciglio della porta che lo guardava con occhi strani, quasi… rassegnati. Era come se avesse visto qualcosa che le aveva fatto perdere le speranze, in cosa non si sapeva.

«Ehi Road, che c’è?»

«Ti pare il caso di chiedere a me “che c’è”? Qualche ora fa sei svenuto in preda a dolori lancinanti e chiedi a me cosa succede? Non dovresti spiegarmelo tu?» Ogni traccia di quella rassegnazione era sparita dallo sguardo della ragazza, che ora lo guardava con un po’ di stizza e molta preoccupazione.

«Scusami Road. In realtà non so nemmeno io cosa mi sia successo. Ad un certo punto ho sentito un forte mal di testa, ma oltre a questo non so che dirti. Mi dispiace averti fatta preoccupare.»

«E a noi non ci pensi, ingrato?» Mana e Neah, che da bravi fratelli qual’erano si spintonarono per chi arrivasse per primo da Allen, caddero lunghi distesi sul pavimento, evitando per miracolo di portare Road con loro. Si rialzarono come se niente fosse e raggiunsero Allen, che li guardava sconcertato riflessi nello specchio. I due gli si affiancarono e guardarono il loro riflesso, ed era così che apparivano: tre ragazzi in camicia, tra i 20 ed i 25 anni. Quello a sinistra era il più vecchio, Mana, che aveva ancora i capelli scuri sciolti sulle spalle. Al centro il più piccolo, Allen, che guardava con divertimento i due che lo affiancavano. A destra Neah, quello di mezzo, con i suoi capelli rosso scuro sempre in disordine che rispecchiavano la sua indole agitata e ribelle. 

«Sembrate davvero tre fratelli» disse Road guardando il loro riflesso.

«Ovvio, è quello che siamo!» esclamò con gioia Mana.

«Tre fratelli idioti che si vogliono bene, giusto, “fratellino”?» chiese Neah ad Allen, che scoppiò a ridere a quella scena così surreale.

«Sì, tre fratelli, uno più idiota dell’altro, e se non fosse chiaro quello messo peggio sei tu Neah, che si vogliono bene da bravi fratelli.»

«Quello messo peggio eh?»

«Ovvio, e sotto molti aspetti. Mana ti batte in intelligenza, io in bellezza, quindi sei proprio giù in graduatoria.»

«Concordo sul fatto che Mana sia il più intelligente, ma tu il più bello? Non credo proprio! Tu sei solo un bamboccio, vedi di abbassare la cresta!»

«Sempre a litigare voi due, sembrate due adolescenti!»

«Come scusa!?» gridarono in coro le due adolescenti Neah ed Allen.

«Ahahahahahahahahahahah!!!» I tre ragazzi si girarono di scatto e videro Road in preda ad un attacco di risa, con tanto di lacrime agli occhi.

«Ehi Road, non ridere così!»

«Giusto, non prenderci in giro!»

«Almeno tu sii più matura di ‘sti due, non far scendere il loro livello di maturità mentale ancora più del dovuto!»

«Scusate, scusate, è che fate davvero ridere. Due secondi prima tutti tristi, poi vi comportate come un terzetto perfetto, e subito dopo prendete ad insultarvi! Io proprio non vi capisco, voi tre non state mica bene!» Road li guardò molto divertita mentre i tre iniziavano a ridere di loro stessi. All’improvviso si alzò e gli saltò addosso, facendoli ritrovare a terra per l’ennesima volta.

«Ahhh, quanto mi piace stare così con voi. Vorrei che continuasse sempre così, vorrei vivere tranquilla e felice con i miei fratelli per sempre!»

«Fratelli?» Neah ed Allen furono colti dalla depressione: entrambi erano parecchio cotti di Road, altro che fratelli. Ma Road non voleva, ed allora si limitavano ad osservare da lontano quella bellissima ragazza dai lunghi capelli scuri ed i grandi occhi viola, donandole l’affetto che solo dei fratelli potevano donare. E Mana si limitava a stringere a sé i suoi adorati fratellini e quella bella ed irraggiungibile ragazza, proteggendoli da bravo fratello maggiore.

«Road-sama! Neah-sama! Mana-sama! Allen-sama!» Il dolce quadretto fu interrotto da una voce stridula che li chiamava a gran voce.

«Uhrg, questo è Lero.» Mormorarono in coro i quattro, pronti a ricevere la visita di quell’insopportabile ombrello parlante.

«Vostra signoria, dove siet-! Road-sama, cosa fate sdraiata sui suoi fratelli~lero?!»

«Niente, stavamo pensando di organizzare un’org-!» la frase che Neah aveva intenzione di portare a termine fu prontamente interrotta dalle mani di Allen e Mana, che gli tapparono con forza e violenza la bocca. Road ridacchiò divertita e si sollevò da terra.

«Che vuoi Lero?»

«Sua signoria il Conte dice che dovreste iniziare a prepararvi per la festa di stasera~lero, si è fatto tardi e siete ancora qui a giocare~lero»

«Che noioso che sei Lero. Vabbeh, io vado, ci vediamo dopo ok? Preparatevi anche voi, voglio che tutti guardino noi alla festa. Bye~» e così dicendo se ne andò, lasciando i tre ancora seduti sul pavimento del bagno.

«Uff, che noia ‘ste feste, sono tutte uguali, tutte mirati ad accoppiarmi con una di buona famiglia per estendere il potere della famiglia Noah.»

«Povero Neah, ha a disposizione tutte le donne che vuole e si lamenta pure!»

«Guarda che non è mica divertente essere visto da tutti solo come un profitto vivente. La maggior parte delle ragazze a queste feste mi vuole solo per farsi soldi. Non che non mi piacciono certe attenzioni, ma alla lunga stufa. Ma che te lo dico a fare, il mio fratellino che può capirne di donne?»

«Tra un attimo te le prendi, voglio vedere se continui ad essere un buon partito anche con il visino tutto rovinato.»

«Ohoh, ti ho colpito sul vivo eh? Tanto è inutile che fai lo sbruffone, non hai mai avuto a che fare con una donna e mai accadrà.»

«Tu credi? Ed allora Lenalee come me la spieghi? Mi pare più che ovvio che…?» Non servì aspettare che Mana o Neah gli dicessero qualcosa, se n’era reso conto da solo di aver detto una cosa senza senso. Il mal di testa che lo aveva colpito qualche ora prima si fece sentire nuovamente, ed Allen stava per avere un altro attacco se non fosse stato per l’intervento del piccolo golem dorato, che morse il ragazzo con tutte le sue forze, quasi a staccargli la carne.

«Ma sei impazzito stupido golem!? Vuoi staccarmi le dita per caso!? Neah, vedi di tenere a bada le tue stupide invenzioni!»

«Susu, non sgridare il piccolo Tim!»

«Tim?»

«Timcampy. È il suo nome, me l’ha consigliato Road, dice che è il nome di una marca di gioielli.»

«Allora piacere Timcampy,» disse Allen sorridendo malvagio «sappi che se provi ancora a mordermi ti riduco in tanti piccoli frammenti, chiaro?» Il golem annuì con foga e volò via in fretta.

«Povero il mio golem!»

«Quello attenta alla mia vita e ti preoccupi per lui? Stronzo di un-!» Allen si girò verso Mana avvertendo il suo sguardo omicida puntato alla schiena.

«Cosa stavi dicendo scusa?»

«Niente! Assolutamente niente, non preoccuparti!»

«Sarà meglio. Ora a prepararsi, bamboccio, altrimenti chi lo sente più il Conte!»

«Subito!» Allen corse nella propria stanza, mentre lanciava imprecazioni al piccolo golem che gli svolazzava intorno.

«Pensi che sia giusto? Per lui intendo. Si trova bene qui.»

«È proprio per lui che lo stiamo facendo. Dobbiamo liberarlo da tutto questo. Dobbiamo salvare il nostro fratellino.»

Mana e Neah ascoltarono la voce di Allen che arrivava in lontananza, e con un sorriso mesto andarono a prepararsi per la serata.

 

(*) Nella stragrande maggioranza di fanart si vede Neah con i capelli castano scuro, ma sulla wikia di D.Gray ho letto che dal romanzo si capisce che ha i capelli rossi, quindi per far andare incontro le due cose ho optato per un rosso scuro. Per Mana ed Allen invece ho seguito fedelmente le varie art: castano scuro per Mana e chiaro per Allen, ovvero il colore che assumono i suoi capelli quando il 14th prende il sopravvento.

  
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