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Autore: Shetani Bonaparte    25/12/2013    2 recensioni
Chi è?
Nessuno lo sa. Nessuno. Nemmeno lui. Una volta lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma ora non se lo ricorda più.
Non se lo ricorda perché, forse, tutta la pioggia che lo ha bagnato in questi anni gli ha fatto sgocciolare via la memoria di dosso, portandosela via scivolando lungo l’elegante completo nero con la cravatta del medesimo colore. O forse è perché, a forza di nascondersi e mimetizzarsi nel bosco, tra gli alberi, è divenuto parte di esso e il bosco non ha memoria.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Chi è?
Nessuno lo sa. Nessuno. Nemmeno lui. Una volta lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma ora non se lo ricorda più.
Non se lo ricorda perché, forse, tutta la pioggia che lo ha bagnato in questi anni gli ha fatto sgocciolare via la memoria di dosso, portandosela via scivolando lungo l’elegante completo nero con la cravatta del medesimo colore. O forse è perché, a forza di nascondersi e mimetizzarsi nel bosco, tra gli alberi, è divenuto parte di esso e il bosco non ha memoria.
Chi è?
Probabilmente dovrebbe sentirsi smarrito, dato che non lo sa, ma non prova niente. La pioggia e il bosco gli hanno portato via anche i sentimenti, tutti. O forse no? No, qualcosa in lui si smuove quando sente le risate cristalline dei bambini; allora esce dai boschi e s’avvicina al parco giochi più vicino, osserva i marmocchi.
Non sa come mai, ma si sente felice. E poi triste. E frustrato. Sente che rivuole qualcosa – o qualcuno – che gli apparteneva, ma non sa cosa sia. O chi sia. Ha poi paura di sbagliare, di tanto in tanto – non sempre, quasi – richiama a se uno di quei marmocchi, li incanta, li trascina con se nei boschi, tra gli alberi. Lo fa perché non vuole star solo e perché ha paura di tutti quei sentimenti che sente e a cui non è abituato.
Ma ogni volta il bambino di turno lo guarda, urla, si dimena, si spaventa. Lui cerca di farlo tacere ma non ne è capace, i suoi tentacoli non sanno essere gentili.
Un cadaverino. Sangue. Ecco come va a finire. Sempre.
E lui si ritrova di nuovo solo. Solo, con se stesso.
Chi è?
Impossibile dirlo. È un cavillo.
A forza di rimanere solo, quando la sua vittima si spaventa guardandogli il volto con terrore – un volto che non esiste, quello – non prova più nemmeno ad essere gentile. I tentacoli saettano. Un nuovo cadavere che diverrà humus nel sottobosco.
Se prima guardava – anzi, no, percepiva – i bimbi morti dinanzi a lui con tristezza, ora li sorpassa senza cura, in cerca di un parco giochi.
Che poi, i marmocchi che prende, non sono molto importanti.
Ne cerca uno, uno in particolare. Lo cerca da tempo. Troppo tempo. Talmente tanto tempo che si è dimenticato la propria identità.
Chi è?
Come si identifica un’anima sbiadita e priva di consistenza quanto il suo volto bianco cera e inesistente? Come?
Lui non è più nessuno, oramai, no, lui è una leggenda, un mostro.
Chi è?
Nessuno lo sa. Nessuno. Nemmeno lui. Una volta lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma ora non se lo ricorda più.
Cos’è?
Slender Man.
  
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