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Autore: Akemi_Kaires    26/12/2013    2 recensioni
{Blackthornshipping aka Dragonshipping; Lance/Sandra}
Ed è in questo frangente che la vita mi scorre addosso, assieme a tutti i ricordi e al passato, con i tuoi sorrisi e la tua bella voce. Mi sembra di rivederti bambina al mio fianco, che mi sorridi e mi saluti sventolando la tua piccola mano.
Ed ora mi pare di rivederti come ragazza, la stessa che versa silenziosamente lacrime di rabbia per la mia prossima partenza alla volta di Smeraldopoli.
Ed ancora ti manifesti come la giovane donna che sei, così fiera e divina, che si finge ostile per poi gettarmi le braccia al collo.
Ed infine ti vedo, bianca cadaverica, dinnanzi ai miei occhi. Mi additi con odio e disprezzo, il tuo corpo macchiato di sangue – del tuo stesso sangue -, mentre mi accusi di averti uccisa brutalmente.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lance, Sandra
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga
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È da una vita che non posto qualcosa, specialmente una Dragon. Se non fosse stato per quelle sante persone che ho citato nelle mie Note d'Autore, forse non avrei seriamente ripreso a comporre qualcosa per il pubblico di EFP. Difatti, questa storia è dedicata a tutti loro, nella speranza che possa essere di loro gradimento. Grazie di cuore, carissimi. Se non fosse per voi...!

Mi sento in dovere di fare alcune anticipazioni sulla storia, in modo che vi risulti quanto più comprensibile possibile. Anzitutto, è mangaverse ed è ambientata prima degli avvenimenti della Saga Yellow. L'intera trama è basata su un semplice What If?: “Che cosa sarebbe successo, se Sandra avesse affiancato Lance durante la sua missione?”. Ho cercato di immedesimarmi nel suo personaggio, immaginandomi come avrebbe potuto agire e reagire, dato anche il profondo legame (realmente esistente, aggiungo) tra i due personaggi. Ergo, penso che questi non siano completamente OOC ma si tratta di una questione di punti di vista.

Detto questo, ringrazio ancora dal profondo dell'anima le persone che ho citato precedentemente e auguro a tutti voi lettori delle buone vacanze di Natale! Che questi siano giorni felici per tutti voi! Buona lettura!

 

 

Solo mera follia

 

 

«Allarme! Allarme! Due terroristi si sono infiltrati nella fabbrica! Dovete assolutamente proteggere il Direttore e il Generatore, costi quel che costi!».

Poveri illusi. Non hanno la benché minima idea di con chi hanno a che fare. È inutile opporre resistenza, perché noi non ci fermeremo di fronte al benché minimo ostacolo. La nostra determinazione è molto più potente delle loro difese, così vane e inutili ai nostri occhi.

Ridiamo della loro ingenuità, mentre ordiniamo ai nostri Draghi di distruggere ogni macchina, senza preoccuparci del dolore che potremmo recare a quelle persone che cercano di preservarle da qualsivoglia danno – anche loro devono pagare a caro prezzo le loro colpe, perché non sono esuli dal peccato. Dopotutto, è colpa loro se in questo maledetto mondo c'è così tanta sofferenza.

«Sì, sono solo in due» sento mormorare poco distante da me una voce tremante e nervosa. A quanto pare, qualcuno ha avuto il coraggio di informare inutilmente le forze dell'ordine. «Indossano delle strane divise con degli assurdi mantelli! No, c'è troppo fumo per distinguere i loro volti. Si muovono velocemente e... e... stanno distruggendo tutto!».

Facendomi largo nella polvere, raggiungo questo folle individuo, presentandomi a lui con un sorriso beffardo stampato sulle labbra. Che mi riconosca pure, così tutti sapranno chi è quel mostro – così mi definiscono questi stolti – che sta minacciando di rivoluzionare l'intero pianeta.

«Non si fa così, sai?» mormoro, facendo ondeggiare l'indice, come se stessi rimproverando un bambino capriccioso. «È scorretto nei nostri confronti» aggiungo poi, prima di scoppiare in una fragorosa risata, strappandogli il cellulare di mano.

Quanto è appagante vedere questi abbietti tremare spauriti, con la morte dipinta negli occhi. È a dir poco eccitante vederli implorare pietà, mentre dicono di essersi pentiti di tutto ciò che hanno fatto – quando, in realtà, ricorrono all'ennesima menzogna pur di aver salva la pelle.

Ho sempre ritenuto che il mondo, privo di gente come loro, sarebbe a dir poco perfetto. Inutile dire come scene di questo genere non facciano altro che avvalorare ancor più la mia ipotesi. Vorrei poter ripulire la Terra con le mie stesse mani ma, se mi macchiassi del loro ignobile sangue, mi abbasserei al loro livello.

No, devo essere paziente e aspettare il momento giusto, altrimenti tutto diverrà vano.

Un'esplosione improvvisa mi richiama all'attenzione, costringendomi a voltarmi di scatto nella direzione dalla quale proviene. Non posso fare a meno di gioire, non appena scorgo una colonna di fuoco innalzarsi verso il soffitto dell'edificio, seguita da grida disperate: «Il Generatore! Il Generatore è esploso!».

A quanto pare, la nostra missione si è conclusa al meglio. Dovranno evacuare l'edificio, oppure periranno nel futile tentativo di salvare ciò che è rimato della loro amata macchina infernale. Anche questa maledetta fabbrica è stata distrutta e presto si ridurrà in cenere, com'è giusto che sia.

«Ottimo lavoro» mi congratulo con te, che stai emergendo dalla cortina fumogena, prima di affiancarti. Non mi deludi mai, portando a termine ogni incarico alla perfezione. Ho fatto la scelta giusta, accettandoti come mia alleata.

«Avevi qualche dubbio, Fratello mio?» replichi con un sorriso beffardo dipinto sul volto, per poi avviarti con me verso l'uscita della struttura. Ovviamente ti rispondo scuotendo il capo, quasi rassegnato: non cambierai mai il tuo atteggiamento, vero?

Ci facciamo lentamente largo in quel corteo di morte e disperazione, senza il timore che qualcuno ci fermi e ci attacchi; sono tutti troppo impegnati con le macchine da non prestare attenzione a noi, che siamo così vulnerabili e invincibili al contempo.

E tutto si conclude allo stesso modo, come ogni nostra impresa, con la mia soddisfazione e il tuo orgoglio.

 

No, ho sbagliato a sceglierti come mia alleata e me ne sono reso conto quando ormai era troppo tardi. Confessarti le mie intenzioni e renderti partecipe dei miei piani è stato l'errore più grande che potessi commettere – o meglio, permetterti di prenderne parte è stato uno sbaglio imperdonabile, nonché la colpa peggiore della quale mi potessi macchiare.

All'inizio non mi ero affatto reso conto di quale male atroce ti avessi recato. Vederti così attiva e partecipe, così entusiasta all'idea di aiutarmi nella realizzazione del mio futuro, mi aveva reso felice e fiero di me stesso. Averti al mio fianco mi aveva permesso di cancellare ogni paura, impedendomi di indugiare su ciò che avrei dovuto fare. Se devo essere sincero, ti ho tenuto al mio fianco per un mero motivo egoistico; se tu non fossi rimasta accanto a me, forse avrei rinunciato a ogni cosa – e, in questo momento, non so dire che cosa sarebbe stato meglio.

Non avevo la benché minima idea di cosa sarebbe successo. Non avevo minimamente pensato alle conseguenze di questo mio gesto, né a cosa questo avrebbe scatenato. Se solo lo avessi saputo, mai ti avrei trascinato in questo circolo vizioso, né tanto meno avrei corrotto la tua anima.

Se solo ti avessi lasciata libera, forse saresti la stessa di allora.

 

«Non puoi essere serio, Lance» mormori a denti stretti, dopo una manciata di secondi di silenzio che parevano interminabili. I tuoi occhi si riducono a due fessure minacciose, che mi squadrano dall'alto al basso e mi ammoniscono con crudeltà.

Non pensavo che uno sguardo potesse essere così letale.

In tanti mi darebbero del pazzo, se venissero a conoscenza delle mie intenzioni, ma non mi importerebbe affatto il loro giudizio. Eppure non posso ignorare il tuo, non riesco a fingere che tu non abbia detto nulla: mi conosci meglio di chiunque altro, hai trascorso gran parte della tua vita al mio fianco e sai perfettamente decifrare i miei pensieri.

«Ammetti anche tu che in questo mondo c'è qualcosa che non va» cerco di giustificarmi, nel disperato tentativo di portarti dalla mia parte. Mi sto arrampicando sugli specchi e ne sono perfettamente consapevole. Tuttavia, per quanto le mie convinzioni possano essere invincibili, fino a quando non avrò la tua approvazione, avrò sempre l'impressione che mi manchi qualcosa – e il senso di colpa continuerebbe ad essere un nemico da non sottovalutare, capace di farmi indugiare nei momenti critici e di farmi crollare quando proprio non è necessario.

«Io non ho i tuoi stessi poteri, lo sai perfettamente, né sono così legata ai Pokémon» esclami poi, incrociando le braccia al petto e mostrandoti improvvisamente assorta. Ti volti di scatto e mi dai le spalle, quasi in segno di rifiuto nei miei confronti – proprio ciò che temevo e che fatico ad accettare. Faccio per indietreggiare e uscire da casa tua, rassegnato ma ancora determinato a compiere la mia missione, quando dai nuovamente voce alle tue riflessioni: «Non potrò fare tutto questo per i Pokémon, ma posso farlo per te. Sempre che non ti dia fastidio avermi costantemente appresso, ovvio».

Vedo le tue labbra curvarsi in un sorriso dolce, che raramente dipinge il tuo volto arcigno e freddo. Sono tenere manifestazioni di felicità che dedichi solo a me, che sono tuo Fratello e il centro del tuo mondo. Non ti mostri più ostile come prima, ancor meno rappresenti un ostacolo posto tra me e il mio futuro.

Istintivamente avvolgo il tuo corpo tra le mie braccia, stringendoti a me in segno di profonda gratitudine.

Sbuffi e protesti, recitando in modo maldestro la parte dell'indifferente, ma poi ti abbandoni a quel gesto di affetto e mi abbracci con fare possessivo. Ho quasi la sensazione che tu abbia finalmente trovato qualcosa che tanto desideravi e che tu ora non voglia lasciarlo mai più.

Eppure non riesco a capire di cosa si tratti. Forse è quel qualcosa che ti ha spinta ad accettare la mia richiesta di aiuto, ma poco mi importa. Al momento mi interessa solamente averti al mio fianco.

 

Sì, mi sono comportato da perfetto egoista. Non avevo la benché minima idea di quali pensieri ingombrassero la tua mente, né di quali sentimenti nutrissi silenziosamente nel tuo cuore. Me ne sono disinteressato completamente, concentrato com'ero sulla mia missione, felice di poter condividere nuovamente ogni cosa con te.

Ho realizzato i miei sogni, ignorando i tuoi. Ti ho sfruttata e ti ho usata come un oggetto, senza neppure rendermi conto di quanto ti stessi consumando e sgretolando tra le mie mani. Non avrò sterminato l'umanità, ma mi sono macchiato di un crimine ben più grande, del quale non sarò mai perdonato.

Ho cercato solo la tua approvazione, quasi estorcendotela, e ho sfruttato il nostro legame profondo per assecondare i miei capricci. Ti volevo con me, nel mondo perfetto che stavo progettando e che avrei realizzato, perché non potevo sopportare la nostra separazione. Se non ti avessi trascinato sotto la mia ala protettiva, forse saresti morta con il compimento del mio piano.

Pensavo che in questo modo non ti avrei perso, ma è successo comunque.

 

Corriamo a perdifiato tra rovi e sterpaglie, con la pioggia che bagna i nostri corpi e il vento che sferza i nostri volti. Ci muoviamo abilmente in mezzo alle fronde, scattiamo nel buio, fuggiamo e facciamo in modo di disperdere le nostre tracce.

Agire si rivela sempre più difficile, perché questi dannati stanno cominciando a prevedere le nostre mosse. Prendono precauzioni, ci tendono trappole, cercano di catturarci in tutti i modi – come se fossimo noi i mostri, come se fossimo noi i cattivi. Pensano che in questo modo noi ci arrenderemo, perdendoci d'animo e cedendo al loro volere una volta per tutte. Certo! Come se le nostre convinzioni fossero così deboli. Ci vorrà ben altro per farci desistere.

«Di qua» sussurro in modo quasi impercettibile, sicuro che tu, poco distante da me, riesca a udire ciò che ho appena mormorato. Ti vedo balzare giù dall'albero sopra il quale ti eri rifugiata, pronta ad affiancarmi e seguirmi ovunque io vada. A volte non servono neanche parole tra noi, perché bastano solo pensieri e intenzioni per comunicare.

Silenziosa, obbedisci e mi segui, fidandoti ciecamente delle mie istruzioni. Non sei per nulla tesa, né sembri provata dalla corsa o dalla nostra ultima missione. Anzi, se ti ordinassi di fare qualcosa, sicuramente saresti pronta a scattare da un momento all'altro. Se devo essere franco, non ti ho mai visto così concentrata e vigile prima d'ora – o forse non lo ricordo, più semplicemente.

Solo quando giungiamo nei pressi di una piccola capanna abbandonata, mio rifugio nei momenti disperati, prendi parola: «Anche oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, Fratello mio» dici, pienamente soddisfatta di ciò che abbiamo appena fatto. «Ancora poco e il tuo sogno si realizzerà!».

C'è qualcosa di strano nella tua voce, lo sento nitidamente. Hai pronunciato queste ultime parole con enorme trasporto, emozionata ed entusiasta come non mai all'idea del compimento  del mio progetto. Non ti ho mai vista così coinvolta, neppure durante i nostri allenamenti.

Mi volto di scatto verso di te, in quel momento intenta a sbarazzarti dei vestiti fradici incollati alla tua pelle, spogliando il tuo bel corpo maturo e sensuale di ogni drappo di stoffa. Ricambi il mio sguardo, per nulla imbarazzata, curvando le labbra in un'espressione tutt'altro che rassicurante: pare quasi un ghigno sadico e malefico, nulla a che vedere con quei bei sorrisi che mi hai dedicato sino ad ora.

«Non sei contento anche tu, Lance?» prosegui ancora, mentre ti avvicini lentamente a me, per poi afferrare le mie mani e guardarmi negli occhi. Non posso fare a meno di rabbrividire, non appena scorgo nel tuo sguardo qualcosa di a dir poco insolito, per nulla noto, indefinibile, oscuro e spaventoso al contempo. «Abbiamo praticamente distrutto tutto ciò che l'uomo ha creato di nocivo. Stiamo plasmando il mondo esattamente come vuoi tu!».

«Non abbiamo ancora finito, lo sai bene» replico, lasciandomi trasportare dalla tua ardente determinazione. Vorrei anche io gioire di questo progresso, ma sono consapevole di quanta strada abbiamo ancora da fare, prima di raggiungere il tanto agognato traguardo. «Se vogliamo rendere questo mondo perfetto, dobbiamo prima sterminare l'intera razza umana. Sai che da solo non posso farlo».

È solo questione di un attimo e i tuoi occhi si accendono di nuovo di quella strana luce indecifrabile. Una risatina nervosa e inquietante sfugge dalle tue labbra, mentre ti getti tra le mie braccia e mi stringi a te con fare possessivo. Non riesci a smettere di ridere, né di interrompere il nostro contatto visivo. Così rapita e ipnotizzata, dai voce ai tuoi oscuri pensieri: «Sono disposta a fare tutto ciò che desideri, Fratello mio» sussurri ancora, invitante e melodiosa come non mai, mentre accarezzi ammirata il mio viso. «Farò ciò che tu non puoi fare. Sono disposta a sporcarmi le mani al posto tuo! Farei qualsiasi cosa, pur di vederti felice».

Le tue parole sono profonde, capaci di rendere felice qualsiasi ascoltatore. Eppure, per quanto sia contento di ricevere così tanta fiducia, non posso fare a meno di preoccuparmi per te e per il tuo insolito comportamento. Che cosa ti sta succedendo, Sandra? Perché mi stai parlando in questo modo?

Ma non ho tempo di curarmi oltremodo di quei miei pensieri, perché due labbra invitanti si posano sulle mie, costringendomi e convincendomi ad abbandonarmi a una calda passione.

 

Se solo avessi aperto gli occhi prima, forse avrei impedito quanto è invece accaduto. Se solo mi fossi accorto in tempo di quanto inconsciamente ti stessi ferendo, ti avrei salvata in tempo. Mi sarebbe bastato solamente decifrare il tuo sguardo e comprendere ciò che era celato dietro alle tue parole, ma non l'ho fatto – non l'ho voluto fare, probabilmente perché dentro di me già conoscevo la ragione dei miei sospetti, ma avevo una folle paura di confermarli.

Non hai fatto altro che lanciarmi silenziosi appelli disperati, nella vana speranza che li udissi e ti strappassi in tempo dalle braccia della follia. Eppure ti ho voltato le spalle, concentrato com'ero sul mio unico obiettivo. Ti ho ignorato e ti ho condannato a morte – ironico, io non avevo alcuna intenzione di macchiare il mio cuore con un qualsiasi crimine.

Quanto sono stato ipocrita? Ho pronunciato quelle parole proprio mentre, senza saperlo, ti stavo soffocando con le mie stesse mani. Mi sono sempre reputato un giustiziere, un eroe, ma adesso riconosco di non essere altro che un vile assassino.

Si diventa consapevoli dei propri errori solo quando ormai è troppo tardi, Sandra.

 

Le mie labbra si curvano in un sorriso soddisfatto e orgoglioso, non appena l'Iperraggio del mio Dragonite distrugge l'ennesima macchina, riducendola in cenere. Accanto a me vedo fuggire persone spaurite, che urlando terrorizzate e implorano pietà. Non provano neppure a opporre resistenza, tanto sono preoccupate per la loro stessa incolumità. Codardi, non hanno neanche la forza di difendere quanto è loro!

Anche oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, Sandra. Posso udire le altre esplosioni provocate dalla potenza dei tuoi Pokémon, i tuoi ordini impartiti con determinazione e gioia al contempo, la disperazione della gente che ti circonda in quegli istanti. Non vi è nulla di più soddisfacente di tutto questo. Tutto ciò è musica per le mie orecchie.

E poi, all'improvviso, il silenzio. A quanto pare, anche tu hai portato a compimento il tuo incarico; non posso fare a meno di congratularmi mentalmente con te, che hai svolto egregiamente il tuo compito ancora una volta. Ora non aspetto altro che vederti comparire in mezzo alle macerie e alla desolazione, con un'espressione soddisfatta dipinta sul volto e con gli occhi brillanti di gioia.

Nonostante l'attesa, tu non arrivi mai. Magari stai curando le ferite della tua squadra, oppure fatichi a muoverti agilmente in mezzo a tutti quei rottami – quest'ultima ipotesi mi risulta impossibile da immaginare, ma tutto va bene quando si tratta di dover sopire l'ansia.

Attendo con impazienza la tua venuta, fissando la cortina di fumo e polvere nella speranza di vederti comparire da un momento all'altro – ma non ti mostri, quasi volessi farmi un dispetto. Per quanto io pazienti, non ti fai mai viva.

Senza che io possa riflettere un secondo di più su quanto stia accadendo, le mie gambe prendono a muoversi da sole sempre più velocemente, in una corsa senza sosta. Non so che cosa mi prenda, né perché non riesca a ragionare razionalmente in un momento simile. La mia mente mi raggira, formulando immagini crudeli capaci di mozzarmi il respiro e facendomi presagire gli accadimenti peggiori, come se volesse distruggermi e ridurmi in polvere.

Ed è in questo frangente che la vita mi scorre addosso, assieme a tutti i ricordi e al passato, con i tuoi sorrisi e la tua bella voce. Mi sembra di rivederti bambina al mio fianco, che mi sorridi e mi saluti sventolando la tua piccola mano. Ed ora mi pare di rivederti come ragazza, la stessa che versa silenziosamente lacrime di rabbia per la mia prossima partenza alla volta di Smeraldopoli.

Ed ancora ti manifesti come la giovane donna che sei, così fiera e divina, che si finge ostile per poi gettarmi le braccia al collo.

Ed infine ti vedo, bianca cadaverica, dinnanzi ai miei occhi. Mi additi con odio e disprezzo, il tuo corpo macchiato di sangue – del tuo stesso sangue -, mentre mi accusi di averti uccisa brutalmente.

 

È vero, ti avevo letteralmente uccisa. Inconsciamente e con certo egoismo, non avevo fatto altro che approfittarmi del sentimento che nutrivi nel tuo grembo, strappandotelo con forza e corrompendolo fino a farlo divenire qualcosa di puramente malvagio – e tu, innocente vittima, non hai potuto fare altro che fidarti ciecamente di me e assecondarmi.

Quanto sei stata sciocca a confidare in uno come me, Sandra? Perché mi hai permesso di rovinarti fino a questo punto? Perché non mi hai fermato, invece di concedermi di distruggere quanto di più bello e caro avevamo?

Sei stata solo una sciocca. Se solo ti fossi resa conto in tempo di che razza di persona fossi in realtà, di quanto fossi menefreghista nei tuoi confronti, magari non mi avresti venduto la tua anima senza troppi complimenti – no, invece lo sapevi perfettamente, ma hai voluto concedermi il beneficio del dubbio. Questo ti rende ancor più folle e incosciente, ancor più di quanto già tu non lo fossi stata.

Rimproverandoti ora, non posso fare altro che accusare la mia cecità. Troppo preso dalla mia vendetta personale, non mi sono minimamente accorto dell'effetto negativo che avevo su di te. Purtroppo, però, i “Se” e i “Ma” non fanno la storia.

E, per colpa dei nostri errori mortali, la nostra favola si è tramutata in follia.

 

Un sospiro di sollievo sfugge dalle mie labbra, non appena il suono della tua voce giunge nuovamente alle mie orecchie. Stai ancora impartendo ordini ai tuoi Pokémon, invitandoli a distruggere tutto ciò che capita loro a tiro. Eppure, se mi soffermo ad ascoltare attentamente il tono sibilante con cui li pronunci, posso cogliervi una nota sconosciuta e a dir poco agghiacciante. Non c'è più sicurezza nelle tue parole, né la fermezza che ti caratterizza da tanti anni a questa parte, né la compostezza di cui vai tanto fiera: odo solo istinto cieco, atto a portare morte e desolazione, e rabbia profonda che corrode tutto ciò che ostacola il tuo cammino.

Il tempo, per me, pare congelarsi all'improvviso, come mi soffermo a guardare il tuo corpo. Bella e indomabile, combatti fino allo stremo delle tue forze, guidata solo da una furia che cresce e divampa in te. Le tue dita avvolgono e stringono il collo di una povera vittima, mentre il tuo corpo trema sotto il controllo di quelle emozioni che ti dominano con violenza.

Ma ciò che mi spaventa di più è il tuo volto.

Che fine ha fatto quella Sandra che conoscevo, a cui volevo bene come se fosse una sorella? Dov'è finito il tuo sorriso? E il tuo sguardo radioso? Perché sono stati soppiantati da un ghigno demoniaco e da occhi iniettati di sangue?

«Lance!» mi richiami all'improvviso, con voce tanto distorta da non sembrare neanche la tua. Stringi ancor più la morsa sulla carne della tua povera vittima, smaniando di ucciderla con le tue stesse mani, mentre una risata esaltata rimbomba tra le pareti della stanza. «Se tu non vuoi sporcarti le mani con il sangue di questi scarti umani, allora lo farò io al posto tuo!».

Sei arrivata a fare davvero tutto questo, a rinunciare alla tua umanità, solo e solamente per rendermi felice. Pur di permettermi di realizzare il mio sogno, ti sporcherai le mani dell'altrui sangue, cosa che io mi sono sempre rifiutato di fare. Ti sei ridotta come un burattino, serva solo dei miei comandi, con il solo desiderio di assecondare il mio volere e di soddisfarmi appieno. Null'altro può giustificare quello che sto osservando con i miei stessi occhi. Non c'è altra spiegazione.

«Non serve che ti abbassi a così tanto, Fratello mio!» prosegui imperterrita, prima di gettare a terra il corpo della tua preda, pronta ad avventartici sopra con violenza e dargli il colpo di grazia. «Finché sarò al tuo fianco, non serve che ti abbassi a combattere contro questi sporchi esseri. Farò io pulizia al tuo posto!».

In che cosa ti ho trasformato, Sandra? Perché non ti volti mai a guardarmi? Sei così concentrata sulla tua missione personale da non degnarmi neppure di una benché minima attenzione.

Eppure dici di fare tutto questo per me, per rendermi felice.

Ma io non volevo forse un mondo di pace, dove crimini come questo non sarebbero mai più esistiti?

«Fermati, Sandra. È un ordine».

 

Ricordo ancora perfettamente la tua reazione, quando ti impedii di compiere quella tragedia. Lacrime calde scorrevano lungo il tuo viso, in quel momento dipinto di un'espressione folle e al contempo terrorizzata, mentre sibilavi preghiere imploranti libertà – ma che cosa intendevi? Volevi che ti ordinassi di concludere ciò che avevi iniziato, oppure che io ti strappassi dalle braccia invitanti della pazzia?

Non sono stato in grado di fare nessuna di queste cose richieste, lo sai benissimo. Mi sono semplicemente limitato a condurti fuori dall'edificio prima che le forze dell'ordine arrivassero, per poi contemplare in silenzio la tua agonia interiore. Intanto meditavo, pensando a un modo per rimediare a quanto fatto senza dovermici impegnare personalmente.

Che sporco egoista! Non mi sono neppure sprecato di curare le ferite che io stesso ti avevo recato. Volevo solamente abbandonarti da qualche parte, per permetterti di quietare il tuo animo corrotto una volta per tutte – da sola, ovviamente.

Nonostante tu avessi intuito le mie intenzioni, non riuscivi a smettere di sorridere. Non si trattata dell'ennesima manifestazione di follia, quanto dell'ennesima dimostrazione di piena fiducia nei miei confronti. Avevi proteso la mano in mia direzione, aspettandoti che la afferrassi e ti aiutassi a uscire dal baratro profondo nel quale io stesso ti avevo gettato.

Pensavi davvero che, a suo tempo, ti avrei aiutato? Ti sei comportata come una povera illusa, Sandra. Proprio tu, così indipendente e orgogliosa, ti sei appoggiata all'ultima persona alla quale avresti dovuto fare affidamento.

Perché hai accettato di aiutarmi, anche a costo di vendere la tua stessa anima, se eri consapevole del rischio che stavi correndo?

 

Un grido disperato si leva nel mezzo di Bosco Smeraldo, spaventando i Pokémon placidi che riposavano nella quiete della notte. Si odono passi veloci scattare ovunque. Seguono una via non ben definita, come se alla ricerca disperata di qualcosa di davvero importante.

E quel qualcosa è proprio il nome che grida il tuo animo tormentato.

«Lance! Fratello mio, dove sei?» sento urlare in direzione completamente opposta rispetto al luogo ove mi trovo e mi nascondo, mentre un mesto sospiro sfugge dalle mie labbra. «So che sei qui! Per favore, fatti vedere!».

Non sarei mai dovuto scomparire senza alcun preavviso, lasciandoti in balia della tua stessa sorte. D'altronde, che cosa avrei potuto fare, se non liberarti dalla schiavitù? Andarmene era l'unica soluzione, perché solo così ti saresti slegata da me e saresti ritornata quella Sandra a cui tanto ho voluto bene in passato.

No, non ho alcuna intenzione di uscire dal mio nascondiglio. È inutile che mi cerchi nel nostro rifugio, tanto non farò mai ritorno lì, dove i ricordi sono accesi e sono pronti ad ardermi da un momento all'altro. Sto solo aspettando il momento in cui tu, sconfitta, ritornerai ad Ebanopoli. Solo allora potrò partire alla volta di una nuova meta, in modo tale da disperdere le mie tracce, fino a quando non troverò il modo di portare a termine il mio piano.

La tua sofferenza è tangibile negli appelli disperati che mi stai lanciando, ma io non posso fare nulla per lenire il tuo dolore: non farei altro che aggravare le tue condizioni precarie, presentandomi dinnanzi a te.

Me la caverò perfettamente da solo, Sandra. Non dovrai più vendere l'anima per qualcuno che non se lo merita. Ritengo che tu abbia già fatto abbastanza, benché tu ne dica.

Puoi godere del meritato riposo, anche se so che non lo farai per nulla al mondo. Continuerai a seguirmi, ritenendo che sia giusto così, continuando a portarti appresso un briciolo di follia.

Un giorno aprirai gli occhi, magari quando avrai trovato la persona giusta, che sarà capace di donarti quanto io non ho potuto darti. Allora ti renderai conto che seguirmi è stata una pazzia e che tu non eri altro che una sciocca.

Nel frattempo, tu continua pure a cercarmi, okay?

Forse, un giorno, tornerò.

  
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