È da una vita che non
posto qualcosa, specialmente una Dragon. Se non fosse stato per quelle
sante persone che ho citato nelle mie Note d'Autore, forse non avrei
seriamente ripreso a comporre qualcosa per il pubblico di EFP. Difatti, questa
storia è dedicata a tutti loro, nella speranza che possa essere di loro
gradimento. Grazie di cuore, carissimi. Se non fosse per voi...!
Mi
sento in dovere di fare alcune anticipazioni sulla storia, in modo che
vi risulti quanto più comprensibile possibile. Anzitutto, è mangaverse
ed è ambientata prima degli avvenimenti della Saga Yellow. L'intera
trama è basata su un semplice What If?: “Che cosa sarebbe successo,
se Sandra avesse affiancato Lance durante la sua missione?”. Ho cercato di
immedesimarmi nel suo personaggio, immaginandomi come avrebbe potuto agire e
reagire, dato anche il profondo legame (realmente esistente, aggiungo)
tra i due personaggi. Ergo, penso che questi non siano completamente OOC ma si
tratta di una questione di punti di vista.
Detto
questo, ringrazio ancora dal profondo dell'anima le persone che ho citato
precedentemente e auguro a tutti voi lettori delle buone vacanze di Natale! Che
questi siano giorni felici per tutti voi! Buona lettura!
Solo mera follia
«Allarme!
Allarme! Due terroristi si sono infiltrati nella fabbrica! Dovete assolutamente
proteggere il Direttore e il Generatore, costi quel che costi!».
Poveri
illusi. Non hanno la benché minima idea di con chi hanno a che fare. È inutile
opporre resistenza, perché noi non ci fermeremo di fronte al benché minimo
ostacolo. La nostra determinazione è molto più potente delle loro difese, così
vane e inutili ai nostri occhi.
Ridiamo
della loro ingenuità, mentre ordiniamo ai nostri Draghi di distruggere ogni
macchina, senza preoccuparci del dolore che potremmo recare a quelle persone
che cercano di preservarle da qualsivoglia danno – anche loro devono pagare a
caro prezzo le loro colpe, perché non sono esuli dal peccato. Dopotutto, è
colpa loro se in questo maledetto mondo c'è così tanta sofferenza.
«Sì,
sono solo in due» sento mormorare poco distante da me una voce tremante e
nervosa. A quanto pare, qualcuno ha avuto il coraggio di informare inutilmente
le forze dell'ordine. «Indossano delle strane divise con degli assurdi
mantelli! No, c'è troppo fumo per distinguere i loro volti. Si muovono
velocemente e... e... stanno distruggendo tutto!».
Facendomi
largo nella polvere, raggiungo questo folle individuo, presentandomi a lui con
un sorriso beffardo stampato sulle labbra. Che mi riconosca pure, così tutti
sapranno chi è quel mostro – così mi definiscono questi stolti – che sta
minacciando di rivoluzionare l'intero pianeta.
«Non
si fa così, sai?» mormoro, facendo ondeggiare l'indice, come se stessi
rimproverando un bambino capriccioso. «È scorretto nei nostri confronti»
aggiungo poi, prima di scoppiare in una fragorosa risata, strappandogli il
cellulare di mano.
Quanto
è appagante vedere questi abbietti tremare spauriti, con la morte dipinta negli
occhi. È a dir poco eccitante vederli implorare pietà, mentre dicono di essersi
pentiti di tutto ciò che hanno fatto – quando, in realtà, ricorrono
all'ennesima menzogna pur di aver salva la pelle.
Ho
sempre ritenuto che il mondo, privo di gente come loro, sarebbe a dir poco
perfetto. Inutile dire come scene di questo genere non facciano altro che
avvalorare ancor più la mia ipotesi. Vorrei poter ripulire la Terra con le mie
stesse mani ma, se mi macchiassi del loro ignobile sangue, mi abbasserei al
loro livello.
No,
devo essere paziente e aspettare il momento giusto, altrimenti tutto diverrà
vano.
Un'esplosione
improvvisa mi richiama all'attenzione, costringendomi a voltarmi di scatto
nella direzione dalla quale proviene. Non posso fare a meno di gioire, non
appena scorgo una colonna di fuoco innalzarsi verso il soffitto dell'edificio,
seguita da grida disperate: «Il Generatore! Il Generatore è esploso!».
A
quanto pare, la nostra missione si è conclusa al meglio. Dovranno evacuare
l'edificio, oppure periranno nel futile tentativo di salvare ciò che è rimato
della loro amata macchina infernale. Anche questa maledetta fabbrica è stata
distrutta e presto si ridurrà in cenere, com'è giusto che sia.
«Ottimo
lavoro» mi congratulo con te, che stai emergendo dalla cortina fumogena, prima
di affiancarti. Non mi deludi mai, portando a termine ogni incarico alla
perfezione. Ho fatto la scelta giusta, accettandoti come mia alleata.
«Avevi
qualche dubbio, Fratello mio?» replichi con un sorriso beffardo dipinto sul
volto, per poi avviarti con me verso l'uscita della struttura. Ovviamente ti
rispondo scuotendo il capo, quasi rassegnato: non cambierai mai il tuo
atteggiamento, vero?
Ci
facciamo lentamente largo in quel corteo di morte e disperazione, senza il
timore che qualcuno ci fermi e ci attacchi; sono tutti troppo impegnati con le
macchine da non prestare attenzione a noi, che siamo così vulnerabili e
invincibili al contempo.
E
tutto si conclude allo stesso modo, come ogni nostra impresa, con la mia
soddisfazione e il tuo orgoglio.
No, ho sbagliato a sceglierti come mia alleata
e me ne sono reso conto quando ormai era troppo tardi. Confessarti le mie
intenzioni e renderti partecipe dei miei piani è stato l'errore più grande che
potessi commettere – o meglio, permetterti di prenderne parte è stato uno
sbaglio imperdonabile, nonché la colpa peggiore della quale mi potessi
macchiare.
All'inizio non mi ero affatto reso conto di
quale male atroce ti avessi recato. Vederti così attiva e partecipe, così
entusiasta all'idea di aiutarmi nella realizzazione del mio futuro, mi aveva reso
felice e fiero di me stesso. Averti al mio fianco mi aveva permesso di
cancellare ogni paura, impedendomi di indugiare su ciò che avrei dovuto fare.
Se devo essere sincero, ti ho tenuto al mio fianco per un mero motivo
egoistico; se tu non fossi rimasta accanto a me, forse avrei rinunciato a ogni
cosa – e, in questo momento, non so dire che cosa sarebbe stato meglio.
Non avevo la benché minima idea di cosa
sarebbe successo. Non avevo minimamente pensato alle conseguenze di questo mio
gesto, né a cosa questo avrebbe scatenato. Se solo lo avessi saputo, mai ti
avrei trascinato in questo circolo vizioso, né tanto meno avrei corrotto la tua
anima.
Se solo ti avessi lasciata libera, forse
saresti la stessa di allora.
«Non
puoi essere serio, Lance» mormori a denti stretti, dopo una manciata di secondi
di silenzio che parevano interminabili. I tuoi occhi si riducono a due fessure
minacciose, che mi squadrano dall'alto al basso e mi ammoniscono con crudeltà.
Non
pensavo che uno sguardo potesse essere così letale.
In
tanti mi darebbero del pazzo, se venissero a conoscenza delle mie intenzioni,
ma non mi importerebbe affatto il loro giudizio. Eppure non posso ignorare il
tuo, non riesco a fingere che tu non abbia detto nulla: mi conosci meglio di
chiunque altro, hai trascorso gran parte della tua vita al mio fianco e sai
perfettamente decifrare i miei pensieri.
«Ammetti
anche tu che in questo mondo c'è qualcosa che non va» cerco di giustificarmi,
nel disperato tentativo di portarti dalla mia parte. Mi sto arrampicando sugli
specchi e ne sono perfettamente consapevole. Tuttavia, per quanto le mie
convinzioni possano essere invincibili, fino a quando non avrò la tua
approvazione, avrò sempre l'impressione che mi manchi qualcosa – e il senso di
colpa continuerebbe ad essere un nemico da non sottovalutare, capace di farmi
indugiare nei momenti critici e di farmi crollare quando proprio non è
necessario.
«Io
non ho i tuoi stessi poteri, lo sai perfettamente, né sono così legata ai
Pokémon» esclami poi, incrociando le braccia al petto e mostrandoti
improvvisamente assorta. Ti volti di scatto e mi dai le spalle, quasi in segno
di rifiuto nei miei confronti – proprio ciò che temevo e che fatico ad
accettare. Faccio per indietreggiare e uscire da casa tua, rassegnato ma ancora
determinato a compiere la mia missione, quando dai nuovamente voce alle tue
riflessioni: «Non potrò fare tutto questo per i Pokémon, ma posso farlo per te.
Sempre che non ti dia fastidio avermi costantemente appresso, ovvio».
Vedo
le tue labbra curvarsi in un sorriso dolce, che raramente dipinge il tuo volto
arcigno e freddo. Sono tenere manifestazioni di felicità che dedichi solo a me,
che sono tuo Fratello e il centro del tuo mondo. Non ti mostri più ostile come
prima, ancor meno rappresenti un ostacolo posto tra me e il mio futuro.
Istintivamente
avvolgo il tuo corpo tra le mie braccia, stringendoti a me in segno di profonda
gratitudine.
Sbuffi
e protesti, recitando in modo maldestro la parte dell'indifferente, ma poi ti
abbandoni a quel gesto di affetto e mi abbracci con fare possessivo. Ho quasi
la sensazione che tu abbia finalmente trovato qualcosa che tanto desideravi e
che tu ora non voglia lasciarlo mai più.
Eppure
non riesco a capire di cosa si tratti. Forse è quel qualcosa che ti ha spinta
ad accettare la mia richiesta di aiuto, ma poco mi importa. Al momento mi
interessa solamente averti al mio fianco.
Sì, mi sono comportato da perfetto egoista.
Non avevo la benché minima idea di quali pensieri ingombrassero la tua mente,
né di quali sentimenti nutrissi silenziosamente nel tuo cuore. Me ne sono
disinteressato completamente, concentrato com'ero sulla mia missione, felice di
poter condividere nuovamente ogni cosa con te.
Ho realizzato i miei sogni, ignorando i
tuoi. Ti ho sfruttata e ti ho usata come un oggetto, senza neppure rendermi
conto di quanto ti stessi consumando e sgretolando tra le mie mani. Non avrò
sterminato l'umanità, ma mi sono macchiato di un crimine ben più grande, del
quale non sarò mai perdonato.
Ho cercato solo la tua approvazione, quasi
estorcendotela, e ho sfruttato il nostro legame profondo per assecondare i miei
capricci. Ti volevo con me, nel mondo perfetto che stavo progettando e che
avrei realizzato, perché non potevo sopportare la nostra separazione. Se non ti
avessi trascinato sotto la mia ala protettiva, forse saresti morta con il
compimento del mio piano.
Pensavo che in questo modo non ti avrei
perso, ma è successo comunque.
Corriamo
a perdifiato tra rovi e sterpaglie, con la pioggia che bagna i nostri corpi e
il vento che sferza i nostri volti. Ci muoviamo abilmente in mezzo alle fronde,
scattiamo nel buio, fuggiamo e facciamo in modo di disperdere le nostre tracce.
Agire
si rivela sempre più difficile, perché questi dannati stanno cominciando a
prevedere le nostre mosse. Prendono precauzioni, ci tendono trappole, cercano
di catturarci in tutti i modi – come se fossimo noi i mostri, come se fossimo
noi i cattivi. Pensano che in questo modo noi ci arrenderemo, perdendoci
d'animo e cedendo al loro volere una volta per tutte. Certo! Come se le nostre
convinzioni fossero così deboli. Ci vorrà ben altro per farci desistere.
«Di
qua» sussurro in modo quasi impercettibile, sicuro che tu, poco distante da me,
riesca a udire ciò che ho appena mormorato. Ti vedo balzare giù dall'albero
sopra il quale ti eri rifugiata, pronta ad affiancarmi e seguirmi ovunque io
vada. A volte non servono neanche parole tra noi, perché bastano solo pensieri
e intenzioni per comunicare.
Silenziosa,
obbedisci e mi segui, fidandoti ciecamente delle mie istruzioni. Non sei per
nulla tesa, né sembri provata dalla corsa o dalla nostra ultima missione. Anzi,
se ti ordinassi di fare qualcosa, sicuramente saresti pronta a scattare da un
momento all'altro. Se devo essere franco, non ti ho mai visto così concentrata
e vigile prima d'ora – o forse non lo ricordo, più semplicemente.
Solo
quando giungiamo nei pressi di una piccola capanna abbandonata, mio rifugio nei
momenti disperati, prendi parola: «Anche oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro,
Fratello mio» dici, pienamente soddisfatta di ciò che abbiamo appena fatto.
«Ancora poco e il tuo sogno si realizzerà!».
C'è
qualcosa di strano nella tua voce, lo sento nitidamente. Hai pronunciato queste
ultime parole con enorme trasporto, emozionata ed entusiasta come non mai all'idea
del compimento del mio progetto. Non ti
ho mai vista così coinvolta, neppure durante i nostri allenamenti.
Mi
volto di scatto verso di te, in quel momento intenta a sbarazzarti dei vestiti
fradici incollati alla tua pelle, spogliando il tuo bel corpo maturo e sensuale
di ogni drappo di stoffa. Ricambi il mio sguardo, per nulla imbarazzata,
curvando le labbra in un'espressione tutt'altro che rassicurante: pare quasi un
ghigno sadico e malefico, nulla a che vedere con quei bei sorrisi che mi hai dedicato
sino ad ora.
«Non
sei contento anche tu, Lance?» prosegui ancora, mentre ti avvicini lentamente a
me, per poi afferrare le mie mani e guardarmi negli occhi. Non posso fare a
meno di rabbrividire, non appena scorgo nel tuo sguardo qualcosa di a dir poco
insolito, per nulla noto, indefinibile, oscuro e spaventoso al contempo.
«Abbiamo praticamente distrutto tutto ciò che l'uomo ha creato di nocivo.
Stiamo plasmando il mondo esattamente come vuoi tu!».
«Non
abbiamo ancora finito, lo sai bene» replico, lasciandomi trasportare dalla tua
ardente determinazione. Vorrei anche io gioire di questo progresso, ma sono
consapevole di quanta strada abbiamo ancora da fare, prima di raggiungere il
tanto agognato traguardo. «Se vogliamo rendere questo mondo perfetto, dobbiamo
prima sterminare l'intera razza umana. Sai che da solo non posso farlo».
È
solo questione di un attimo e i tuoi occhi si accendono di nuovo di quella
strana luce indecifrabile. Una risatina nervosa e inquietante sfugge dalle tue
labbra, mentre ti getti tra le mie braccia e mi stringi a te con fare
possessivo. Non riesci a smettere di ridere, né di interrompere il nostro
contatto visivo. Così rapita e ipnotizzata, dai voce ai tuoi oscuri pensieri:
«Sono disposta a fare tutto ciò che desideri, Fratello mio» sussurri ancora,
invitante e melodiosa come non mai, mentre accarezzi ammirata il mio viso.
«Farò ciò che tu non puoi fare. Sono disposta a sporcarmi le mani al posto tuo!
Farei qualsiasi cosa, pur di vederti felice».
Le
tue parole sono profonde, capaci di rendere felice qualsiasi ascoltatore.
Eppure, per quanto sia contento di ricevere così tanta fiducia, non posso fare
a meno di preoccuparmi per te e per il tuo insolito comportamento. Che cosa ti
sta succedendo, Sandra? Perché mi stai parlando in questo modo?
Ma
non ho tempo di curarmi oltremodo di quei miei pensieri, perché due labbra
invitanti si posano sulle mie, costringendomi e convincendomi ad abbandonarmi a
una calda passione.
Se solo avessi aperto gli occhi prima,
forse avrei impedito quanto è invece accaduto. Se solo mi fossi accorto in
tempo di quanto inconsciamente ti stessi ferendo, ti avrei salvata in tempo. Mi
sarebbe bastato solamente decifrare il tuo sguardo e comprendere ciò che era
celato dietro alle tue parole, ma non l'ho fatto – non l'ho voluto fare,
probabilmente perché dentro di me già conoscevo la ragione dei miei sospetti,
ma avevo una folle paura di confermarli.
Non hai fatto altro che lanciarmi
silenziosi appelli disperati, nella vana speranza che li udissi e ti strappassi
in tempo dalle braccia della follia. Eppure ti ho voltato le spalle,
concentrato com'ero sul mio unico obiettivo. Ti ho ignorato e ti ho condannato
a morte – ironico, io non avevo alcuna intenzione di macchiare il mio cuore con
un qualsiasi crimine.
Quanto sono stato ipocrita? Ho pronunciato
quelle parole proprio mentre, senza saperlo, ti stavo soffocando con le mie
stesse mani. Mi sono sempre reputato un giustiziere, un eroe, ma adesso
riconosco di non essere altro che un vile assassino.
Si diventa consapevoli dei propri errori
solo quando ormai è troppo tardi, Sandra.
Le
mie labbra si curvano in un sorriso soddisfatto e orgoglioso, non appena
l'Iperraggio del mio Dragonite distrugge l'ennesima macchina, riducendola in
cenere. Accanto a me vedo fuggire persone spaurite, che urlando terrorizzate e
implorano pietà. Non provano neppure a opporre resistenza, tanto sono
preoccupate per la loro stessa incolumità. Codardi, non hanno neanche la forza
di difendere quanto è loro!
Anche
oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, Sandra. Posso udire le altre esplosioni
provocate dalla potenza dei tuoi Pokémon, i tuoi ordini impartiti con
determinazione e gioia al contempo, la disperazione della gente che ti circonda
in quegli istanti. Non vi è nulla di più soddisfacente di tutto questo. Tutto
ciò è musica per le mie orecchie.
E
poi, all'improvviso, il silenzio. A quanto pare, anche tu hai portato a
compimento il tuo incarico; non posso fare a meno di congratularmi mentalmente
con te, che hai svolto egregiamente il tuo compito ancora una volta. Ora non
aspetto altro che vederti comparire in mezzo alle macerie e alla desolazione,
con un'espressione soddisfatta dipinta sul volto e con gli occhi brillanti di
gioia.
Nonostante
l'attesa, tu non arrivi mai. Magari stai curando le ferite della tua squadra,
oppure fatichi a muoverti agilmente in mezzo a tutti quei rottami –
quest'ultima ipotesi mi risulta impossibile da immaginare, ma tutto va bene
quando si tratta di dover sopire l'ansia.
Attendo
con impazienza la tua venuta, fissando la cortina di fumo e polvere nella
speranza di vederti comparire da un momento all'altro – ma non ti mostri, quasi
volessi farmi un dispetto. Per quanto io pazienti, non ti fai mai viva.
Senza
che io possa riflettere un secondo di più su quanto stia accadendo, le mie
gambe prendono a muoversi da sole sempre più velocemente, in una corsa senza
sosta. Non so che cosa mi prenda, né perché non riesca a ragionare
razionalmente in un momento simile. La mia mente mi raggira, formulando
immagini crudeli capaci di mozzarmi il respiro e facendomi presagire gli
accadimenti peggiori, come se volesse distruggermi e ridurmi in polvere.
Ed
è in questo frangente che la vita mi scorre addosso, assieme a tutti i ricordi
e al passato, con i tuoi sorrisi e la tua bella voce. Mi sembra di rivederti
bambina al mio fianco, che mi sorridi e mi saluti sventolando la tua piccola
mano. Ed ora mi pare di rivederti come ragazza, la stessa che versa
silenziosamente lacrime di rabbia per la mia prossima partenza alla volta di
Smeraldopoli.
Ed
ancora ti manifesti come la giovane donna che sei, così fiera e divina, che si
finge ostile per poi gettarmi le braccia al collo.
Ed
infine ti vedo, bianca cadaverica, dinnanzi ai miei occhi. Mi additi con odio e
disprezzo, il tuo corpo macchiato di sangue – del tuo stesso sangue -, mentre
mi accusi di averti uccisa brutalmente.
È vero, ti avevo letteralmente uccisa.
Inconsciamente e con certo egoismo, non avevo fatto altro che approfittarmi del
sentimento che nutrivi nel tuo grembo, strappandotelo con forza e corrompendolo
fino a farlo divenire qualcosa di puramente malvagio – e tu, innocente vittima,
non hai potuto fare altro che fidarti ciecamente di me e assecondarmi.
Quanto sei stata sciocca a confidare in uno
come me, Sandra? Perché mi hai permesso di rovinarti fino a questo punto?
Perché non mi hai fermato, invece di concedermi di distruggere quanto di più
bello e caro avevamo?
Sei stata solo una sciocca. Se solo ti
fossi resa conto in tempo di che razza di persona fossi in realtà, di quanto
fossi menefreghista nei tuoi confronti, magari non mi avresti venduto la tua
anima senza troppi complimenti – no, invece lo sapevi perfettamente, ma hai
voluto concedermi il beneficio del dubbio. Questo ti rende ancor più folle e
incosciente, ancor più di quanto già tu non lo fossi stata.
Rimproverandoti ora, non posso fare altro
che accusare la mia cecità. Troppo preso dalla mia vendetta personale, non mi
sono minimamente accorto dell'effetto negativo che avevo su di te. Purtroppo,
però, i “Se” e i “Ma” non fanno la storia.
E, per colpa dei nostri errori mortali, la
nostra favola si è tramutata in follia.
Un
sospiro di sollievo sfugge dalle mie labbra, non appena il suono della tua voce
giunge nuovamente alle mie orecchie. Stai ancora impartendo ordini ai tuoi
Pokémon, invitandoli a distruggere tutto ciò che capita loro a tiro. Eppure, se
mi soffermo ad ascoltare attentamente il tono sibilante con cui li pronunci,
posso cogliervi una nota sconosciuta e a dir poco agghiacciante. Non c'è più
sicurezza nelle tue parole, né la fermezza che ti caratterizza da tanti anni a
questa parte, né la compostezza di cui vai tanto fiera: odo solo istinto cieco,
atto a portare morte e desolazione, e rabbia profonda che corrode tutto ciò che
ostacola il tuo cammino.
Il
tempo, per me, pare congelarsi all'improvviso, come mi soffermo a guardare il
tuo corpo. Bella e indomabile, combatti fino allo stremo delle tue forze,
guidata solo da una furia che cresce e divampa in te. Le tue dita avvolgono e
stringono il collo di una povera vittima, mentre il tuo corpo trema sotto il
controllo di quelle emozioni che ti dominano con violenza.
Ma
ciò che mi spaventa di più è il tuo volto.
Che
fine ha fatto quella Sandra che conoscevo, a cui volevo bene come se fosse una
sorella? Dov'è finito il tuo sorriso? E il tuo sguardo radioso? Perché sono
stati soppiantati da un ghigno demoniaco e da occhi iniettati di sangue?
«Lance!»
mi richiami all'improvviso, con voce tanto distorta da non sembrare neanche la
tua. Stringi ancor più la morsa sulla carne della tua povera vittima, smaniando
di ucciderla con le tue stesse mani, mentre una risata esaltata rimbomba tra le
pareti della stanza. «Se tu non vuoi sporcarti le mani con il sangue di questi
scarti umani, allora lo farò io al posto tuo!».
Sei
arrivata a fare davvero tutto questo, a rinunciare alla tua umanità, solo e
solamente per rendermi felice. Pur di permettermi di realizzare il mio sogno,
ti sporcherai le mani dell'altrui sangue, cosa che io mi sono sempre rifiutato
di fare. Ti sei ridotta come un burattino, serva solo dei miei comandi, con il
solo desiderio di assecondare il mio volere e di soddisfarmi appieno.
Null'altro può giustificare quello che sto osservando con i miei stessi occhi.
Non c'è altra spiegazione.
«Non
serve che ti abbassi a così tanto, Fratello mio!» prosegui imperterrita, prima
di gettare a terra il corpo della tua preda, pronta ad avventartici sopra con
violenza e dargli il colpo di grazia. «Finché sarò al tuo fianco, non serve che
ti abbassi a combattere contro questi sporchi esseri. Farò io pulizia al tuo
posto!».
In
che cosa ti ho trasformato, Sandra? Perché non ti volti mai a guardarmi? Sei
così concentrata sulla tua missione personale da non degnarmi neppure di una
benché minima attenzione.
Eppure
dici di fare tutto questo per me, per rendermi felice.
Ma
io non volevo forse un mondo di pace, dove crimini come questo non sarebbero
mai più esistiti?
«Fermati,
Sandra. È un ordine».
Ricordo ancora perfettamente la tua
reazione, quando ti impedii di compiere quella tragedia. Lacrime calde
scorrevano lungo il tuo viso, in quel momento dipinto di un'espressione folle e
al contempo terrorizzata, mentre sibilavi preghiere imploranti libertà – ma che
cosa intendevi? Volevi che ti ordinassi di concludere ciò che avevi iniziato,
oppure che io ti strappassi dalle braccia invitanti della pazzia?
Non sono stato in grado di fare nessuna di
queste cose richieste, lo sai benissimo. Mi sono semplicemente limitato a
condurti fuori dall'edificio prima che le forze dell'ordine arrivassero, per
poi contemplare in silenzio la tua agonia interiore. Intanto meditavo, pensando
a un modo per rimediare a quanto fatto senza dovermici impegnare personalmente.
Che sporco egoista! Non mi sono neppure
sprecato di curare le ferite che io stesso ti avevo recato. Volevo solamente
abbandonarti da qualche parte, per permetterti di quietare il tuo animo
corrotto una volta per tutte – da sola, ovviamente.
Nonostante tu avessi intuito le mie
intenzioni, non riuscivi a smettere di sorridere. Non si trattata dell'ennesima
manifestazione di follia, quanto dell'ennesima dimostrazione di piena fiducia
nei miei confronti. Avevi proteso la mano in mia direzione, aspettandoti che la
afferrassi e ti aiutassi a uscire dal baratro profondo nel quale io stesso ti
avevo gettato.
Pensavi davvero che, a suo tempo, ti avrei
aiutato? Ti sei comportata come una povera illusa, Sandra. Proprio tu, così
indipendente e orgogliosa, ti sei appoggiata all'ultima persona alla quale
avresti dovuto fare affidamento.
Perché hai accettato di aiutarmi, anche a
costo di vendere la tua stessa anima, se eri consapevole del rischio che stavi
correndo?
Un
grido disperato si leva nel mezzo di Bosco Smeraldo, spaventando i Pokémon
placidi che riposavano nella quiete della notte. Si odono passi veloci scattare
ovunque. Seguono una via non ben definita, come se alla ricerca disperata di
qualcosa di davvero importante.
E
quel qualcosa è proprio il nome che grida il tuo animo tormentato.
«Lance!
Fratello mio, dove sei?» sento urlare in direzione completamente opposta
rispetto al luogo ove mi trovo e mi nascondo, mentre un mesto sospiro sfugge
dalle mie labbra. «So che sei qui! Per favore, fatti vedere!».
Non
sarei mai dovuto scomparire senza alcun preavviso, lasciandoti in balia della
tua stessa sorte. D'altronde, che cosa avrei potuto fare, se non liberarti
dalla schiavitù? Andarmene era l'unica soluzione, perché solo così ti saresti
slegata da me e saresti ritornata quella Sandra a cui tanto ho voluto bene in
passato.
No,
non ho alcuna intenzione di uscire dal mio nascondiglio. È inutile che mi
cerchi nel nostro rifugio, tanto non farò mai ritorno lì, dove i ricordi sono
accesi e sono pronti ad ardermi da un momento all'altro. Sto solo aspettando il
momento in cui tu, sconfitta, ritornerai ad Ebanopoli. Solo allora potrò
partire alla volta di una nuova meta, in modo tale da disperdere le mie tracce,
fino a quando non troverò il modo di portare a termine il mio piano.
La
tua sofferenza è tangibile negli appelli disperati che mi stai lanciando, ma io
non posso fare nulla per lenire il tuo dolore: non farei altro che aggravare le
tue condizioni precarie, presentandomi dinnanzi a te.
Me
la caverò perfettamente da solo, Sandra. Non dovrai più vendere l'anima per
qualcuno che non se lo merita. Ritengo che tu abbia già fatto abbastanza,
benché tu ne dica.
Puoi
godere del meritato riposo, anche se so che non lo farai per nulla al mondo.
Continuerai a seguirmi, ritenendo che sia giusto così, continuando a portarti
appresso un briciolo di follia.
Un
giorno aprirai gli occhi, magari quando avrai trovato la persona giusta, che
sarà capace di donarti quanto io non ho potuto darti. Allora ti renderai conto
che seguirmi è stata una pazzia e che tu non eri altro che una sciocca.
Nel
frattempo, tu continua pure a cercarmi, okay?
Forse,
un giorno, tornerò.