Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
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Autore: Owhhhbomer    26/12/2013    4 recensioni
La fama non esiste, l'essere famoso non esiste, gli amici non esistono, essere nulla e la musica, esistono.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sento soffocare, sarà per la poca aria che c’è in questa stanza, sarà per i troppi pensieri, per le troppe preoccupazioni o paure o l’ansia che ho dentro, non so esattamente cosa sono, chi sono e cosa sento in questo momento, so solo che voglio scappare via da qui, questo posto mi ha stancato; sempre le stesse persone, sempre le stesse facce, sempre la solita merda. Insomma, mi sono stufato di stare qui, quei pochi amici che ho, non mi chiamano mai per uscire, non si interessano a me, e mi chiamano solamente quando hanno bisogno che io gli accordi la chitarra o quando c’è da fare qualche lavoro con le apparecchiature elettroniche di casa. Infondo sono solo un diciottenne senza lavoro e che vive ancora con i genitori. 
Il tragitto che faccio, quando esco fuori dalle mura di casa, è sempre lo stesso, cammino due isolati, prendo l’autobus e passeggio per le vie del centro senza una meta precisa, a volte mi fermo al negozio di dischi ma è inutile, è sempre vuoto, il lettore cd è rotto e i commessi sono così antipatici che ti fanno venire voglia di bruciare il negozio, se non tutto l’edificio.
E’ estate e ogni volta che arriva il periodo estivo, Sydney si riempe di turisti ed io mi rinchiudo in casa.. odio l’estate, odio il caldo, odio il mare, la spiaggia e odio abbronzarmi. Ho una carnaggione troppo chiara e non ci tengo a bruciarmi, scottarmi o a diventare un aragosta.
‘Michael, ha chiamato Ronnie e mi ha chiesto se..’ cominciò a parlare mia mamma appena mi vide oltrepassare la soglia della porta della cucina.
‘No mamma, non darò lezioni di chitarra a sua figlia.. non chiedermelo più, per favore’ risposi schietto, aprendo lo sportello del frigo e prendendo una vaschetta di gelato al cioccolato.
‘Ma Michael, ti pagherà’ cercò di convincermi per l’ennesima volta, io nel frattempo aprii il cassettone dove si trovavano le posate, presi un cucchiaio e dopo aver richiuso il cassetto, presi la vaschetta di gelato e mi incamminai per uscire fuori dalla cucina. Prima di salire le scale che portavano al piano di sopra, urlai ‘dille che non ho bisogno dei suoi soldi.. io, lezioni di chitarra a bambine viziate, non ne faccio.’ Così dicendo, salii le scale e dopo essere arrivato davanti la porta della mia camera, l’aprì e ci entrai richiudendo la porta con un calcio. Posai la vaschetta di gelato e il cucchiaio sulla scrivania e andai ad accendere la play station, ma non ebbi il tempo di prendere il joystick, che mia madre fece irruzione in camera mia.
‘Come ti permetti a dire che la figlia della mia migliore amica, è una ragazza viziata? Stammi bene a sentire Michael, tu devi smetterla di essere così, non capisci che..’
‘Mamma, sai cosa significa no? Mi è bastata vederla sua figlia! Si da certe aeree che a me danno fastidio, la chitarra è uno strumento elegante per persone umili e lei, DI UMILE, NON HA NIENTE!’ risposi, facendo partire il gioco e spostando tutta la mia attenzione sulla tv.
Mia madre sbuffò ed uscì dalla mia stanza.













Sentì il campanello suonare e smisi di fare quello che stavo facendo fino a quel momento.. mi precipitai al piano di sotto ed aprii la porta con molta lentezza. Non ebbi nemmeno il tempo di salutare che subito la bambina bionda, mi buttò le braccia al collo e mi strinse forte. Sorrisi a quel gesto e di getto la sollevai, prendendola in braccio. Suo fratello mi fece un cenno con la testa, come saluto e mi porse la chitarra che teneva in mano, dopo di che fece per andarsene. Richiusi la porta alle mie spalle e feci poggiare ad Emily, i piedi per terra.. Emily era una bimba di sette anni che avevo conosciuto grazie al chiosco che mio padre possedeva in spiaggia. Ricordo che, quando mi mettevo a suonare fuori dal chiosco, lei veniva sempre a vedermi, si sedeva sulla sabbia, si mangiava il suo solito gelato offerto da mio padre e mi osservava e ascoltava.

Salimmo le scale e feci accomodare la bimba in camera mia, le feci spazio e le feci sistemare tutto il suo occorrente. Il leggio, lo sgabello, il poggiapiedi e tutto ciò che le serviva per la lezione.
‘Da cosa vuoi iniziare oggi? Teoria o pratica?’ le chiesi dolcemente sedendomi accanto a lei.
‘Pratica, mi piace tanto suonare!’ mi rispose allegra, così prese la chitarra e cominciò a strimpellare quel dolce strumento.








‘Sù Emily, che nota è questa?’ chiesi alla bambina seduta accanto a me.
‘E’ un si?’ mi chiese guardandomi dubbiosa.
‘No, è un la.’ dissi scuotendo la testa..la vidi accasciarsi sulla sedia annoiata e posare la matita sulla scrivania, fece dondolare le sue gambe avanti e dietro e cominciò a guardarmi.. era evidente, non le piaceva la teoria. Mi voltai per guardarla in viso e le sorrisi, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai ‘Che ne dici se andiamo a fare merenda e poi continuamo?’ vidi sul suo volto formarsi un ampio sorriso e dopo di che, annuì dolcemente con la testolina. La presi per mano e la portai al piano inferiore, entrammo in cucina e la feci sedere sul tavolo. 
‘Allora, cosa preferisci: merendine, gelato, succo di frutta, panino o..’ 
‘Michael, io ho voglia di caramelle gommose!’ Mi disse subito.
‘Ma le caramelle gommose non saziano e poi non è merenda! Quale bambino fa merenda con le caramelle gommose?’ chiesi più che altro a me stesso piuttosto che alla bambina davanti a me che mi osservava.
Feci una smorfia di disapprovazione e andai a prendere l’ultimo pacco di Haribo che era rimasto, in dispenza. 






Dopo aver fatto ‘merenda’ io e Emily ritornammo alla nostra lezione, per fortuna in poche ore, la bimba, riuscii a capire che le note sulle rige erano ‘ mi, sol, si, re fa’ e quelle sugli spazi erano ‘fa, la, do, mi’ 
verso le cinque, sentii suonare il campanello, andai ad aprire e mi trovai il fratello di Emily, sorridente e vestito da mare sull’uscio della porta. Lo feci entrare e lo salutai ‘Hei Calum, Emily scende subito’ dissi salendo le scale e andando ad aiutare la bambina a rimettere apposto tutte le sue cose.
Dopo aver sistemato tutto l’occorrente, accompagnai Emily alla porta e quest'ultima mi abbracciò ‘Oggi mi sono divertita, grazie per le caramelle, ci vediamo domani Michael’ mi disse sorridendo e io per ricambiare le accarezzai dolcemente la testa. Emily prese la mano del fratello più grande e aspettò che quest’ultimo trovasse le chiavi della macchina.
‘Grazie Michael, quanto ti devo?’ mi chiese indaffarato a cercare le chiavi.
‘Nulla per oggi, domani quando Aleisha verrà a prendere la piccola, pagherà lei.’ Conclusi la conversazione chiudendo la porta di casa.

  
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